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il sonno non si cava la fame; Chi dorme non piglia pesce, e vale Chi opera negligentemente non conchiude cosa veruna Chi vuol far non dorma, Prov. Chi ha premura di far alcuna cosa non dee trattenersi a perder tempo Chi dorme d'agosto dorme a suo costo, Prov. degli Agricoltori per far intendere che Allora è tempo di rassettare e riporre i frutti della terra, e chi dorme corre pericolo che gli sieno rubati Chi fugge falica non fa la casa a tre solai, e dicesi degl' Infingardi che poco approdano.

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DORO, Isidoro, Nome proprio di Uomo. DORONDONA, Voce che più da noi non si parla, ma vedesi usata dal Dotti per Agg. a Femmina mondana, e vuol dire Meretrice, ma s'intende di Quelle che vagano per le piazze o per le strade ad uccellare i merlotti.

DORONI, s. m. Gangheri, Strumenti di ferro con piegatura simile ad un anello e inanellati insieme; servono per congiungere i coperchi delle casse e simili arnesi che sopr'essi si volgono.

DORONZINI, s. m. Gangheretti, Due fili di ferro ec. V. DORONI. DORSODURO, 8. m. dettosi ancora ORSODURO e SCOPULO, chiamasi Una delle isole maggiori componenti la Città nostra, da S. Agnese sino a S. Marta, che dà altresì il nome ad uno de' Sestieri o Rioni in che la Città stessa è divisa. Pretendesi da una antica Cronaca che quest' Isola si formasse artifizialmente a' tempi del Doge Orso Participazio dopo l'anno 864, calcando e battendo il terreno onde divenisse sodo; dal che si chiamasse Dorsoduro, quasi Dosso duro.

DOSA (coll' o aperto) s. f. Dose e Dosa.

UNA BONA DOSA DE BASTONAE, Rovescio Carico di legnale, di bastonate; Una bastonatura di santa ragione. DOSANA, B. f. T. de' pescatori (i Francesi dicono jusant) Riflusso, che i marinai toscani chiamano Empifondo della luna, Il ritorno della marea. V. CEVENTE.

GH'È UNA GRAN dosana, Vè un riflusso gagliardo o forte, L'acqua corre rapidamente verso il mare. DOSAR, Dosare.

rezioni, a segno che gli ultimi Dogi non avevano influenza decisiva nel governo, salva però tutta l'apparenza e gli onori di Principe; dal che soleva dirsi che il Doge era In habitu princeps, in senatu senalor, in foro civis. Ed era anche da ciò che comunemente a quei tempi col nome di Principe intendevasi il Governo o sia la Repubblica, non già il Doge, al quale non veniva dato che il suo titolo di Dose o per antonomasia quello di SERENISSIMO. dose dei nICOLOTI, Gastaldo della Comunità di S. Nicolò, detto dei Mendicoli, Chiamavasi ai tempi del Governo Veneto il Capo della Contrada o Parrocchia di S. Nicolò, in gran parte composta di poveri pescatori. Questo così detto Doge, che si mantenne fino alla cessazione della Repubblica, e ch' era in sostanza un capopopolo, godeva di alcune distinzioni e diritti. Il suo abito pubblico di formalità consisteva in una sopravvesta lunga, rossa, di damasco a maniche larghe, cinta ai lombi con fiocchi di seta dello stesso colore, e portava a' nostri giorni la parrucca corta e al di dietro inanellata. Esso aveva il privilegio di seguitare il Doge con una barchetta legata alla poppa del Bucentoro nel giorno solenne dell' Ascensione, allo sposalizio del mare; il diritto di esigere una tassa su tutte le barche pescarecce della sua parrocchia; e quello di tener due banche da pescivendolo nelle pescherie di S. Marco e di Rialto. L'ultimo Doge Nicolotto era di cognome Dabalà, il quale fu anche membro della Municipalità provisoria nel tempo democratico, l'anno 1797.

DOSE (coll'o chiuso) s. m. Doge, dal la-
tino Dux, Nome del capo supremo o Prin-
cipe della già Repubblica di Venezia, ed
anche di quella di Genova. Qui esso era
nominato a vita; aveva il titolo di Serenis-
simo; la veste era magnifica e principesca;
e non usciva in pubblico che col corteg-
gio dei Senatori, tutti ricoperti della veste
ducale (V. DUCAL). Il primo doge Veneto
fu Paolo Lucio Anafesto di Eraclea, nel-
l'anno 697 dell' era cristiana, stato crea-
to in vecc de' Tribuni; l' ultimo a' dì no-
stri fu Lodovico Munin, che finì colla Re-
pubblica il 12 maggio 1797, cioè mille e
cento anni dopo. L'autorità del Doge an-
ticamente era grande e quasi dispotica,
ma fu in seguito moderata in tante cor-

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DOSI IN ZENOCHIÒN, dicevasi metaf. ai tempi Veneti nel sign. di Zecchini, perchè era in essi rappresentato il Doge inginocchiato dinanzi a 8. Marco. DOSÈTA, 8. f. Così chiamavasi ai tempi Veneti la Nuora del Doge, quasi Piccola Dogaressa o Duchessina. V. DOGARESSA. DOSSO 8. m. e per lo più Dossi e CONCHE, Ridosso, si chiamano que' Siti ineguali del fondo nelle nostre lagune a guisa di monticelli, che sono formati da sabbia e limaccio, pieni d' erbe, ad eccezione de' luoghi dove l'acqua muore. V. BARENA.

FARSE FAR UN ABITO SUL SO DOSSO. Farsi fare un abito a suo dosso o assestato a suo dosso.

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DOTA e DOTE, 8. f. Dote e Dota, Quel che
la Donna porta al marito al tempo del suo
matrimonio DOTA GRANDA, Dotone - Do-
tone DOTA DEL FRIUL, Nutiche e zinne.
Chiamarse la dota, V. Chiamàa,
DOTAR, v. Adottare, Eleggere alcuno per
suo figliuolo secondo la legge.
DOTÀR, v. V. INDOTÅR.

Dorin, per far la dote, V. INDOTAR.
DOTAZZA, 8. f. Dotone, Gran dote.
DOTIVO, add. Adottivo.
DOTOR, 8. m. Dottore.

FAR EL DOTÒR D'UNA COSSA, Leggere d'alcuna cossa in cattedra; Esserne camera o maestro, vale Esserne molto pratico Esser camera di che che sia; Esser camera di novelle.

PARLAR DA DOTòn, V. PARLAR.

ESSER DOTOR D'UNA COSSA, detto in altro sign. Esser informato o conscio o consapevole d' una cosa.

VOLER PAR EL DOTÒR, Fare il caffaggiaio, cioè Cercar di dominare nelle società particolari, voler sempre far le carte. DOTÒRA O DOTORESSA, 8. f. Dottora e Dottoressa, detta anche Monna merda; Salamistra; Salamona; Saputona. DOTORADA, . f. Saccenteria, Presunzio ne di saperne Dottoreria vale Tuono magistrale. Parlare per dottoreria, vale Parlare in tuono magistrale. V. SPROTEZZO. DOTORÀR, v. Dollorare; Addottorare § Laureare, Dicesi anche in sign. neutro pass.

DOTOR COGION O DE MERDA, Dottorello; Dottorino; Saputello; Saccentuzzo; Dottor de' miei stivali.

DOTORARSE A LA NOBILISTA, Addottorarsi all' uso de' nobili, ch'era Farsi laureare in legge senz' aver fatto il corso regolare del quadriennio negli studii. Tal era il privilegio che ai tempi Veneti godevano i nobili patrizii, ed anche talora i cittadini per cagioni di convenienza, ch'erano riconosciute dalla competente Magistratura de' Riformatori degli studii. La voce NOBILISTA trovasi tra le barbariche del du Cange, che si spiega per Nobile Alunno.

VOLER DOTORAR, Sulamistrare; Fare il salamistro; Fare il saccente.

TOTI DOPO SA DOTORAR, Del senno poi ne son ripiene le fosse, Prov. che si dice a Coloro che dopo il fatto dicono quel che si doveva o poteva far prima.

DOTORARSE, T. del giuoco del Vinciperdi (COTECHIO). Dicesi quando un Giuocatore rimasto perdente de' primi segni, ne prende degli altri pagando la posta doppia, per seguitare il giuoco, e dicesi Dottore il Giuocatore stesso, e quindi Dottorarsi. DOTORESSA, V. DOTORA. DOTORETO, . m. Dottorello; Dottoret to; Dottorelluccio e Dottoricchio, direbbesi per avvilitivo di Dottore.

Detto per agg. a Giovanetto pretendente, Dottorino; Saccentino; Saccentuzzo ; Saputello; Arrogantuccio. DOVE, avv. Dove.

IN DOVE CHB, Quando che; Laddove EL PRETENDE D'ESSER CREDITÒR, IN DOVE CHR SON CREDITÒn mı, Egli pretende d' essere creditore, laddove lo son io. DOVESSEU, 8. m. Serratesta, Sorta di cuffia che usavano una volta le nostre donne civili, e che copriva loro quasi il volto. DOZENA, 8. f. Dozzina o Dodicina, Quantità numerata di dodici.

CHIAVE DA DOZens, Chiave da dozzina, cioè Rozza, ordinaria.

ROBA DA DOZENA, V. ROBA.

STAR ▲ DOZENA, Star u dozzina, cioè Vivere con altri in compagnia per una pattuita mercede.

METERSE IN DOZEna con qualcùn, Maniera metaf, ant. Affratellarsi; Domesticarsi; Apparentarsi, si dice di Chi si dome. stica più del convenevole o Usare colla maggiore intrinsechezza. DOZENAL, add. Dozzinale; Comunale, Di mediocre condizione o lavoro volgare.

ONO DOZENAL, Uomo o persona dozzinale, vale Plebes. Dozzinalissimo è il Superlativo.

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DOZENANTE, s, m. Dozzinante, Quegli che sta a dozzina Commesso, dicesi a Quello che dando tanti danari il mese s' aggiusti con altro a stare alle sue spese e far vita seco; il che fare si chiama Commettersi.

DRAGANTI, . m. Dragante o Draganti e Adraganti, Lagrima o Gomma ch' esce da una pianta spinosa detta Tragacante, e da Linn. Astragalus Creticus, che nasce specialmente in Candia.

Draganti nostraNI, Orichicco, dicesi la Gomma che stilla da alcuni alberi, come dal Susino, Ciriegio, Mandorlo etc., e che serve al medesimo uso del Dragante. DRAGANTE, 8. m. Mar. Dragante, L'ultimo de' sbagli o l' ultima latta del vascello, che serve a tener salda tutta l'opera della poppa.

DRAGO, detto per Agg. a uomo, Imbestialito; Inferocito ANDAR IN COLERA COME UN DRAGO, Indracarsi o Indragarsi, Inferocire a guisa di drago FAR Andir In COLERA COME UN drago, Indracare alcuno, Far andar uno nelle furie.

PESSE DRAGO, V. CAVALMARIN. DRAGOMAN, 8. m. Drugomanno, Interprete di lingua, che dicesi anche e molto meglio Turcimanno o Torcimanno, dalle voci barbariche Dragumanus e Turchema

nus.

DRAGÒN, 8. m. Dragone, Soldato addestrato a combattere a piedi ed a cavallo.

ERBA DRAGON, T. degli Erbolai, Dracuncolo ortense o Dragone, delta Dragoncello dal Mattioli e Turgone dal Cav. Re. Pianta detta da' Sistematici Artemisia Dracunculus. È detta ancora Erba anice e si mangia in insalata.

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DRAGONCEI O DRAGONCÈLI, 8. m. Gongola; Gonga; Gangola; Gavine e Stranguglioni, Malattia a guisa d' un certo noccioletto, che viene sotto il mento attorno alla gola, e che porta impedimento all' inghiottire. I Milanesi lo chiamano SGOLTERA, da SCOLTA, Guancia Senici si dicono que' Grumi duri che vengono vicini al polso e che si scacciano con freghe forti. DRAGÒNI, chiamano i Maniscalchi certe Macchie che vengono all'occhio del Cavallo; ed è un'escrescenza piana sopra la membrana lucida, per cui l'animale si adombra e perde la vista, se la macchia tutta invade la cornea lucida. DRAPAMENTI, Voce antiq. V. DRAPI. DRAPARÒLO, 8. m. Voce antiq. chiamavasi il Venditore di drappi, cioè di vestimenta

belle e ammannite, che si tenevano in bottega per venderle.

DRAPETO, . m. Drappicello, Stoffetta leggera.

DRAPIÈR, s. m. Voce ant. Drappiere o Setaiuolo, Quello che fa o vende drappi di

seta.

DRAPO, s. m. Drappo, Tessuto di pura

seta.

DRAPI, Drappi; Vestiti; Vestimenti in

genere.

A

Meter a L'aria i drapi, V. DesteNDER. DRAPI, chiamano le nostre donne quei paunilini che servono loro per ripararsi nel tempo de' menstrui: lo stesso che BRACHIER, Y.

DRENTO, Prep. Dentro o Entro. Il suo contrario è Fuori.

DRENTO DE MI, In mio cuore; Nel mio dentro; Nel mio me; Nel mio segreto. DRENTO SIN AI OCHI, Abbandonato a checchè sia totalmente; Cieco, Detto fig.

O DRENTO O FORA, O dentro o fuori ; Risolvere o dentro o fuori; 0 si o no : 0 guasto o fatto.

QUEL CHE GO DRENTO GO FORA, Locuz. metaf. Le mie labbra non mentiscono i sentimenti del cuore, cioè lo son sincero, non son finto o doppio.

TEGNILA DRENTO DE VU, Serbatela nel vostro cuore ; Tenetela occulta.

DARGHE DRENTO, V. Dar.

DRETO, 8. m. Ritto, contrario di Rovescio. DRETO O DRITO add. Diritto o Diritto, Per linea retta Retto; Rettissimo.

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FAR LE COSSE PER DRETO E PER STORTO, Far le cose a dritto e a torto, cioè E bene e male. V. MENAR ZO A campane dopie, in MENAR.

NO AVER NE DRETO NE ROVERSO, Essere come una lasagna, o come il pesce Pastinaca che non ha nè capo nè coda, Si

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dice di Cosa senz' ordine ti, dicesi d' un Cotale non capace nè di ben nè di male. V. NË TI NË MI.

OGNI DRETO GA EL SO ROVERSO, Ogni ritto ha il suo rovescio; Ogni casa ha cesso e fogna.

PARLAR DA DRETO, V. PARLAR.

PORTIR DRETO, Portar pari, vale Trasferire una cosa da un luogo all'altro in maniera che non penda

SAVEBLA PER LE SO DRETE, Sapere il vero diritto, Saper la verità.

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TEGNIR DRETA LA BARCA, Dirigere; Essere al timone; e dicesi anche metaf. TEGNIR LA BALANZA DRETA, Tener la bilancia del pari.

TORLA PER LE SO DRETE, Pigliare una cosa pel suo verso; Pigliare il verso d' una cosa o in una cosa,

TROVIR EL DRETO, Trovare il verso; il costrutto, la congiuntura, Pervenire alla cognizione del fatto.

DRETO, come voce ant, vuol dire Giusto - VOGIO EL MIO DRETO, Voglio il mio giusto, cioè Quel che la giustizia m'accorda. Voglio la parte mia fino al finocchio.

DRETO, avv. Rillo; A dirittura; ▲ corda; A linea retta; Dirittamente. Andar ritto a casa.

VEGNIR DRETO, Venire a dirittura o dirittamente, Senza fermarsi. DRETON O DRITON, detto per agg. a uomo, Diritlaccio, accr. di Diritto, in sign. di Accorto, astuto; Destrissimo; Accortismo; Avvedutissimo; Avvisatissimo; Volpe vecchia; Furbo in cremisi; Bambino da Ravenna.

In altro sign. Barattiere; Giuntatore, Truffatore; Dirittaccio; Più scaltro che il fistolo o uno zingano. V. PRATICO.

GUARDITE DAI DRETONI, Chi ha il lupo per compare porti il can sotto il mantello, e vale Chi ha a trattar co' tristi, vada cauto. Egli ha da far con un barbiere che sa radere. DRETURA O DRITURA, 8. f. Dirittura, La linea retta.

STRADA IN DRETURA, Strada rellilinea o a rettifilo.

ANDAR A DRETURA, Andar diviato o diviatamente o affilato, a gitto, di filo, disteso, tirato, al diritto, a corda, ratto.

DRETURA dicesi per lo più fig. nel sign. di Astuzia; Avvedutezza; Accortezza; Furberia e simili. V. INDRETURA.

DRETURA O SORAMAN, in T. de' Falegnami, Piallone, Pialla lunga oltre un braçcie per uso de' Legnaiuoli e de' Finestrai. DREZZA, 8. f. Treccia o Trezza, dicesi Tutto quello ch❜ è intrecciato insieme, specialmente i capelli di donna.

FAR LE DREZZE, Intrecciare

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DREZZAGNO, 8. m. Dirittura, Corso dritto del fiume.

DREZZAGNO. detto in gergo per Agg. ad uomo, lo stesso che DRETON. DREZZAR O DRızzir, v. Dirizzare e per sincope Drizzare, che anche dicesi Raddirizzare; Addirizzare; Rizzare; Rettificare.

Sbiecare, dicono i Legnaiuoli quando pareggiano alcun pezzo di legno e 'l fanno eguale.

TORNAR A DREZZAв, Ridirizzare o Raddrizzare e Ridrizzare.

DREZZAR I PIE O LE GAMBE A QUALCOSSA, detto fig. Raccomodare; Riaccomodare; Racconciare; Ripiegare; Ripescare le secchie, Rimediare a' falli altrui.

DREZZAR LE GAMbe ai cant, Dirizzare il becca agli sparvieri o le gambe ai cani; Torre a peltinare un riccio o lisciare una spugna, detti metaforici e valgono, Voler fare delle cose impossibili.

DREZZAR QUALCUN, detto fig. Addirizzare
o Ravviare alcuno, Ridurre, correggere,
ricondurre alcuno sulla buona via.

DREZZARSE, Alzarsi; Rizzarsi.
DREZZARSE A QUALCHE PARTE, Volgersi ;
Addirizzarsi o Indirizzarsi.

DREZZARSE Duro Duro, Intirizzarsi, Ri-
maner diritto sulla persona.

DREZZARSE I CAVELI, Arricciare i capelli o Rizzare i peli o i capegli, dicesi dell' Intirizzire che fanno per subitano spavento di che che sia o per ironia-Raccapricciarsi; Rizzarsi i bordoni.

DREZZAR LA BACHETA A LE cime de qualCùn, Maniera ant. V. BACHETA. DREZZIOLA, 8. f. Trecciuola, Piccola treccia dei capelli, o di checchè sia. DRIAN, add. T. de' Barcaiuoli, Dietro ; Seguente; Susseguente, Quelo che va dopo l' altro.

MI SARÒ DRIAN DE TI, Io ti seguirò; Verrò dopo di le; La mia volla sarà dopo la tua, dicono i Barcaiuoli del Succedersi l'uno all' altro ordinatamente nella volta delle barche ai traghetti.

DRIEDO O DRIETO; T. antiq. e vale Die-
tro V. DRIO.
DRIO, Prep. Dietro e Addictro, contrario
di Innanzi. Fu detto anche Dopo. V. INDRIO.
SUBITO DRIO, Accanto per Dietro, Poco
dopo-Accanto accanto, vale Vicin vicino,
Appresso appresso.

A DRIO ▲ DRIO, Successivamente, Lun dopo l'altro.

ANDAR DRIO DE QUALCUN Altergursi ad alouno; Seguire alcuno; Addoparsi.

ANDAR DRIO, detto in altro senso, Camminar per la pesta; Andar per la bulluta, valgono Seguitare l' esempio dei più.

ÅNDÅR PER DA DRIO, Andare pel di dietro, per la parte deretana.

CALUMARSE DRIO, lo stesso che CALARSE DRIO, V. CALAR.

CAMMINAR DRIO A UN FIUME O UN ARZERE, Camminar lungo o lunghesso il fume o l'argine.

DAR DRIO A QUALCOSSA O A QUALCÙn, V. Dar. DAR O FARSE IN DRIO, Dare addietro; Farsi in dietro; Arrestarsi; Dietreggiar- Detto si o Indietreggiure; Rinculare fig. Cagliare, Mancar di coraggio. DAR IN DRIO UNA COSSA, Restituirla; Renderla.

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DAR IN DRIO, parlando di Piante o di Animali, Ammutolire, dicesi degli occhi della vite e degli alberi quando perdono le inesse-Intristire; Dimagrire; Diseccarsi · Parlando di bolle o simili malori, Tornare addietro, vale Non venire innanzi, non far capo.

DAR IN DRIO DE PREZZO, parlando di biade o altre merci, Calare; Rinviliare. Il grano rinvilia.

FAR DAR IN DRIO, Rincacciare o Rincalciare, Risospingere indietro per forza. RESTAR IN DRIO, V. RESTAK.

DRIO DE CHE, Dopo di che; Appresso a che.

DRIO STRADA SE CONZA SOMA, detto fig. Per le vie si ucconciano le some; Cosa fatta capo ha, Tutto s' aggiusta col tempo.

EL DA DRIO O EL DA DRIO LE GROPE, Il diretro; Il dietro a casa; Il dietro via ; Il di dietro; Il dereiano; La parte postica, Il culo.

EL GA DA DRIO LE SPALE, Gli andò di dietro e lo colpì alla traditora. EL ZORNO O LA NOTE DRIO, Il giorno o la notte vegnente, appresso, cioè Il giorno o la notte seguente.

ESSER DRIO A QUAlcoss▲, Lavorare, Essere nell'azione del fare o del lavorare Detto in altro senso, Essere o Entrare in piscina, Aver maneggi.

ESSER DRIO A QUALCUN, Sollecitare; Stimolare alcuno; Essere o Star alle spalle d' uno; Serrare il panno o i panni addosso ad alcuno.

ESSER DRIO A UNO O ESSER A DRIO ▲ UNO, Assediare uno, detto fig. vale Esser sempre attorno ad alcuno, per conseguir che che sia, Importunare-Lusingare, Allettare con false o finte o dolci parole, per indurre a sua volontà - MoRiR DRIO ▲ UNA, Fare il cascamorto; Spasimar per una; Esser cotto di una.

FARSE VARDAR DRIO, Dar da dire o da parlare di sè; Dar che dire o Dar che dire alla brigata; Far dire di sè o de' fatti suoi o Far dire altrui o la gente.

FAR UN DRIO L'ALTRO, Alternare, Operare scambievolmente, a vicenda.

L▲ ▲ DRIO, All' incirca; Circa; In quel

torno.

STAR DRIO A UNO, Esser alle costole d'alcuno; Insipillare uno, vale Pressarlo acciò che faccia etc.

NO STAR IN DRIO PER NISSON, Non rimaner per alcuno.

TOR IN DRIO, Ripigliare ; Ritogliere; Ritorre.

TRAR DRIO LA ROBA, Gillar via, Dare o Vender le cose per manco ch'esse nou valgono.

TRAR DRIO A QUALCOSSA, V. TRAK.

TEGNIR DRIO A UNO, Tener dietro ad uno, vale Seguitarlo camminando - Codiare alcuno o Tener dietro ai passi d'alcuno vale Osservar i suoi andamenti TEGNIA DRIO AL NEMIGO, Ormare l'inimico, cioè Seguir le sue orme o tracce.

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ANDAR DRIO A QUALCUN, detto fig. Cattarsi l'amicizia o la benevolenza · d'alcuno, cioè Procacciarsela con lusinghe o carezze o simili. Collivarsi alcuno o Coltivarsi l'amicizia o la benevolenza altrui, Porre ogni studio per acquistarla, accrescerla o conservarla.

DRIO PONTO, V. in PONTO.
DRÌOGHE, Drietole; Drietrogli; Dietrole,
Dietro a quello o a quella.

DRIO MAN, Dietro mano; Successivamenle; Seguentemente.

DRITO, V. Dreto.
DRITON, V. DRETON.
DRITURA, V. DRETURA.
DROGA, 8. f. Droga.

BONA DROGA, detto iron. per agg. a Giovane o Femmina, Buona spesa; Mala lanuzza; Bravaccio; Bravazzone ; Mal tar tufo.

TI XE UNA BONA DROGA, Non sei farina da ciulde; Non sei farina netla, Sei cattivo. DROGHIER, s. m. Droghiere e Droghiero, Colui che vende droghe. DROGHIERA, 8. f. La femmina di Droghiere, la quale sull'esempio di altre voci consimili e così formate, potrebbe dirsi Droghiera.

DROMIDA, V. DORMIA.

DUCAL, Ducali, in forza di sust, ed anche

Lettere ducali, chiamavansi sotto il cessato Governo veneto, le Lettere del Maggior Consiglio, del Senato e del Consiglio de' Dieci dirette ai pubblici Rappresentanti dello Stato, le quali erano scritte in foglio aperto di carta pergamena. Esse portavano fino ai nostri tempi per proemio una formola latina così concepita, (supposto per esempio che si scrivesse, regnante l' ultimo Doge Manin, all' ultimo Rappresentante di Bergamo.) Ludovicus Manin Dei gratia Dux Veneliarum etc. Nobili et Sapienti Viro Alexandro Octolino de suo mandato Capitaneo et Vice Potestati Bergomi, fideli dilecto salutem et dilectionis affectum. Susseguiva poi in italiano la lettera, dopo cui dicevasi Data in nostro Ducali Palatio die... mense... anno.... indictione ... ed era firmato soltanto da un Segretario. V. BOLO DUCAL & BOLA.

Ducale, in forza di sust. o Vesta ducale, dicevasi quell' ampia Toga di drappo di seta di color chermisino, lunga ed a maniche larghissime, che portavano i patrizii veneti nelle pubbliche comparse. Una egual veste si permetteva per onore ai Segretarii Regii, quando intervenivano alle feste per l'elezione del Gran Cancelliere loro capo, e nel giorno del di lui solenne ingresso, per accompagnarlo.

DUCATÈLO, 8. m. Piccolo ducato, dinin

della moneta Ducato. Non si trova che da buoni Autori sia stato detto Ducatino o Ducatello. V' ha però Duchetto per dim. di Duca, e Scudicciolo dim. di Scudo. Nel Dizionario enciclop. dell' Alberti, alla voce Seudicciolo, trovasi quest' esempio. Ogni povero lavoratore etc. potrebbe avere o un pezzo di panno o uno scudicciuolo etc. ch'è appunto lo stesso significato in cui s'usa la parola DUCATELO.

DUCATO, B. m. Ducato o Ducatone, Moneta che in Venezia distinguevasi sotto il Governo Repubblicano dal Ducato corrente: perchè il ducato effettivo o d'argento del peso di carati 109, grano uno, valeva lire otto, e il corrente lire sei e soldi quat

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tro Il Ducato di banco era moneta ideale, e valeva lire nove e soldi dodiel, e il Ducato da olio L. 6. 19.

DUCHIA, ■. f. Duglia, T. Mar. Così diconsi que' giri ne' quali sono raccolte le gomonc o cavi delle navi, perchè occupino minore spazio. V. CURCUMA.

METER IN DUCHI▲, Adugliare una gomono o un cavo, è disporla in giri;raccoglierla in duglie. Adugliare a destra, e sinistra, a rovescio.

DUERNO, ■. m. Duerno, T. degli Stamp. Due fogli uniti, e così dicesi Terno e Quaderno.

DUGÀO, 8. m. Voce ant. detta dal nostro Calmo per DOGADO, Ducato, cioè Il primitivo Stato della Repubblica Veneta. DUGO, 8. m. o GUFO DE MONTAGNA, T. degli Uccellatori, Gufo reale, detto anche Gufo grosso e Barbagianni selvatico, e da Linn. Strix Bubo. Uccello di rapina, di piuma si folta, che lo fa parer grosso quanto un' Oca, sebben ne sia molto minore.

CANTAR DEI DUGHi, V. Cantàr. DULCAMÀLIA, 8. f. Volcameria, Pianta fruticosa del Giappone, che anche fra noi si coltiva da pochi anni ne' vasi, per l' odore grattissimo de' suoi fiori, simile a quello del Mugherino. Linneo la chiama Volkameria fragrans, ed il naturalista Ventenat la dice Clerodendrum fragrans. DULCAMARA, 8. f. Dolcamara, Pianta coltivata anche fra noi, detta da' Botanici Solanum Dulcamara. I Contadini portano a vendere de' ramoscelli di questa pianta, che servono per farc sciroppi, e ch'essi denominano lucamara.

DULIMAN, ■. m. Voce ant. che da' Greci

era già detta Dolumas e Dulamàs e dai moderni Anteri, in Francese e in Tedesco Doliman, Sottoveste di panno senza fodera, ch'era anticamente usata da'Greci e dai Turchi, ed anche da' Veneziani di bassa mano nel secolo XVI, come raccogliesi dal poemetto sulla guerra de' Nicolotti e Castellani avvenuta nell'anno 1521. Nel dizionario tedesco dell' Henke, e cosi purc nel Francese dell'Alberti, si dà il Dulimano per Vestito turchesco ad uso teatrale. DULIPAN O VIOLIPAN, 8. M. Tulipano, Sorta di fiore notissimo, detto da' Sistem. Tulipa Gesneriana Linn. Noi conosciamo il Parrucchetto che ha le foglie tagliuzzate; il Trombone che le ha intiere; il Lanciuola, Specie di Trombone di minor forma, colle foglie intere; e il Tulipano vergato o venalo o filettato di nero. DUPLA, 8. f. Lista o Nola doppia, con la quale si propongono due persone ad una carica. Nel Dizionario universale dell' Alberti trovasi Duplo, sust. V. Terna. DUPLICADA, . f. T. degli Stamp. Duplicatura. È la ripetizione d' una o più parole, d'una linea o d'una frase, che il Compositore ha fatto nella sua composizio

ne.

* DUPLON, 8. m. Gallone molto largo, cioè alto il doppio del solito. DURACHÈTO, Lo stesso che PAROCHETO, V. DURADA, 8. f. Durata, Conservazione.

STO PANO XE De vurada, Questo panno è d'un buon uso, È atto ad usarsi per molto tempo, È durevole o durabile. V. DURÈLO.

DURAR, v. Durare.

FRUTI CHE DURA, V. FRUTO.

ROBA CHE DURA, Cosa durevole o di buon uso, cioè Che si mantiene.

CHI LA DURA LA vince, Chi più dura o Chi la dura la vince, Col tempo si supera ogni difficoltà.

DURÈLO (coll' e aperta ) 8. m. Ventriglio, e per similit. Cipolla, Il ventricolo carnoso de' polli, uccelli e simili.

AVER POCO DURELO, Esser maldurevole, Di poca durata.

NO AVER PIÙ BON DURÈLO CON UNO, Non aver più buon sangue; Non aver più amicizia con uno; Aver il sangue grosso

NO GO PIÙ DURELO, Maniera fam. o Atto d'impazienza che vale Non posso più; Sono annoiato o ristucco; Non duro più a lungo, cioè Non resisto, non reggo.

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STAR DURO a confessir, V. ConfESSÅR. TEGNIR DURO, Tener duro o Stare alla dura, vale Fare ogni sforzo per sostener che che sia Tener duro vale anche Stare nell'opinione primiera, tenervisi costante.

Duro, detto per agg. a uomo, Duro, vale Ostinato, Caparbio, che anche fu detto Sodo alla macchia o al macchione, Fermo nella propria opinione - VEDARE CHE STAGO DURO, Vedrete ch'io non mi muovo a vento, cioè che non desisto dalla mia opinione.

DORO DE MODEGAL, V. MODEGÅL.
MUSO DURO, V. in Muso.

DUSENTO, Dugento, Nome numerale.
DUSENTO E CINQUANTA, Dugencin

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Boerie.

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E

ECE

E, Lettera vocale dell' alfabeto, che pronunciata in forza di sust, è femminina.

Particella congiuntiva del discorso, che, per quanto vedesi nelle scritture del Calmo, era anticamente usata nel nostro parlare, in quello stesso significato che nel Padovano e nel Polesine s' usa odiernamente la particella A. Dicevasi, per esempio, E NO ME ARECORDO; E VE CREDO; E NO VORIA, come a Padova e nel Polesine si dice A NO ME RECORDO; A VE CREDO; A NO VORIA. Ora però i Veneziani ommettono del tutto queste vocali congiuntive, e dicono No ME RECORDO; VE CREDO; NO VORAVE O No Voria e simili.

EBREO O ABREO, 8. m. Ebreo o Giudeo, detto altrimenti Circonciso.

EBREO LEVANTIN, Grecastro, Ebreo nato nella Grecia.

UN

Ebreo, dicesi anche in vernacolo fig. ad un Usuraio o a Chi vende a prezzo esorbitante i viveri e le mercanzie. L'EU: ABREO, Egli è un Ebreo, cioè un usuraio Dicesi pur EBREO in vernacolo, e in buona lingua Bigio e Nero, a Colui che non è conforme ai dogmi della cattolica Religione.

FAR DA EBREO, Giudaizzare.

MISSIAR ABREI CO SAMARITANI, Mescolar le lance con le mannaie, Mescolar insieme cose disparate.

Avevamo in Venezia nel Governo Veneto una Magistratura di Tre Inquisitori sopru gli Ebrei, senatoria e gravissima, la quale soprintendeva alle Università di tutti gli Ebrei dello Stato, e in conseguenza a tutte le leggi disciplinari emanate nel proposito. ÈBULO, V. ERBA DA CIMEST, in ERBA. ECELENTE, add. Eccellente, era titolo d'onore, che davasi qui ne' tempi Veneti alle persone laureate. V. CELENTE. ECELENTEMENTE, avv.- - VA ECELENTEMENTE, Va per eccellenza; Va benissimo, a capello.

ECELENTISSIMO, add. Eccellentissimo, era Titolo d'onore e di distiuzione, che davasi per aggiunto ai Magistrati della Repubblica Veneta, ed anche talvolta, parlando familiarmente, ai patrizii, come SIOR ECE

LENTISSIMO ME RACCOMANDO A LA SO PROTE

ZIÓN, E GHE BASO LA VESTA. ECELENZA, 8. f. Eccellenza, era titolo di distinzione che davasi anche familiarmente

ai Patrizii Veneti, e che qui ora compete ai Consiglieri intimi di Stato e ad altri personaggi titolari di cariche distinte dell'Impero. V. ZA.

ECO

ECELSO, add. Eccelso, Titolo aggiunto pèr onoranza, che davasi nei tempi della Repubblica al Consiglio de'Dieci; anzi la sola parola Eccelso detta per antonomasia e sustantivamente, valeva per lo stesso Consiglio. Quindi dicevasi; Decreto dell Eccelso; Ordine dell' Eccelso.

PIATANZA ECELSA, Cibo o Mangiare eccelso o prelibato, cioè Eccellente, squisito. ECEPİR, v. Eccepire, voce latina da Excipere, usata più nelle scritture che nel discorso, particolarmente dai Legisti, e significa, 1.) Eccettuare: p. e. Da questa regola conviene eccepire il tal caso. 2.) Escludere e dicesi di qualche giudice che per qualche eccezione legale si escluda dal giudicare in una causa. 3.) Opporre qualche eccezione legale alle pretese dell' avversario in una causa civile: : p. e. La prescrizione mi valse per eccepir la pretesa dell' attore. In tutti questi sensi si può usare anche in latino. Si noti che questo verbo colla qualificazione di Voce dell' uso, fu registrato nell'Ortografia enciclopedica della lingua italiana del Bazzarini. *ECESSO o EssESSO, 8. m. Eccesso, quantità o misura eccedente di checchè sia. V. anche ESSESSO.

ECÈTARA O ETCÈTARA, Eccelera o ElceLeru, Nota di abbreviatura che si fa da chi scrive; o Maniera di reticenza o pretermissione.

L'ECETERA, detto per traslato, vale Il culo; Il deretano.

AVER NE L'ETECETARA, lo stesso che AVER

IN CULO.

ECEZIONÁR, v. Lo stesso che EcEria. V. ECO O LECO (coll' e larga ) s. m. Eco o Ecco, Voce che, mediante il ripercotimento in alcuni luoghi atti a rimandarla, ritorna alle orecchie. V. LECO.

ECONOMICO, add. — Detto sustantiv. Economico vale Economia. L' Economica, cioè La parte che riguarda l'economia o sia il risparmio.

IN VIA ECONOMICA, Maniera avverb. di nuovo uso presso li Regii uffizii, e vale In breve; Alle brevi ; Brevemente, cioè Sommariamente, senza le formalità d'ordine. ECONOMIZAR, v. Risparmiare, Astenersi da gravi e superflue spese, Vivere con economia o parsimonia. ECONOMO, add. Economo.

Dicesi Assegnato ad uomo che spende con regola e con misura. È divenuto il più assegnalo uomo del mondo.

BON ECONOMO, Massaio o Masserizioso,

EFE

dicesi a Uomo atto a far roba ed a mantenerla.

ÈCOTE, Eccoti, si dice per Ecco, senza che si riferisca ad altra persona, Eccoti quel malvagio.

ECRISSAR, così pronunciato dall'infima plebe v. Ecclissare o Eclissare, ECRISSE, 8. f trivialmente pronânciasi Ecclisse o Eclissi, s. m. L'oscurazione del Sole o della Luna.

ECULOMIA, s. f. dicono alcuni idioti per Economia, ch'è L'assegnatezza nello spendere.

EDOMADARIO, s. m. Ebdomadario, detto sust. dagli Ecclesiastici, s'intende di Colui che nella settimana corrente debbe celebrare e fare le altre funzioni sacre. V. SETIMANAL.

EFE, 8. m. Effe 8. f. La sesta lettera dell'alfabeto.

BECO CO L'EFE, dicono scherzevolmente e talora per impazienza o per vezzi, le nostre donne a qualche loro fanciullo cattivelluccio, per non dirgli BECOFOTUO O BR

COFUTRISTO.

0

BABUIN CO L'EFE, leggesi in una satira del nostro Varotari, il quale parlando di certe mogli pessime e moleste ai poveri mariti del suo tempo, così s' esprime:

DISÈ QUEL CHE SENTI, LE SE NE MOCA, SEMPRE SE MATO E UN BARUÌN CO L'EFE.

Ritenuta la frase antecedente di Bɛco co L'EFE, che usasi ancora, e debb' essersi usata anche due secoli fa, l'Autore interpretandone il significato, è dell' avviso, che trattandosi d'una satira sul costume pubblico, il Poeta siasi astenuto per onestà dall'esprimere chiaramente la suddetta frase, ed abbia quindi sostituito BABUIN in vece di Beco; che dunque BABOIN CO L'EFE voglia dire BABUIN FOTÙO.

Osservasi in oltre che la frase LE SE NE MOCA (Non se ne curano ) è precisamente il s'en moquer de' Francesi: non potendosi però decidere se tale francesismo appartenga al solo autore o al dialetto di quel tempo.

EFÈTO, 8. m. Effetto.

EFETO, detto in T. merc. vale Capitale ; Avere; Sustunza.

EFETI (dal Franc. Effets) si dice e si scrive dagl' imperiti in senso di Robe; Musserizie; Suppellettili; quindi Ereti preZIOSI si chiamano le gioie.

EFETI STERICI, Affetti o Affezioni isteriche, cioè Malattia uterina; è idiotismo per islerici.

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