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lingua in balia, Non gli muore la lingua in bocca o Non se gli rappallozzola. E'non sarà rimandato per mutolo. Parla schietto e speditamente.

TEGNIR LA LENgua drento dei denti, Tener la lingua a freno o Tenerla in briglia; Rafrenare la lingua, vale Parlare consideratamente e con riguardo.

ANDE A METER LA LENGUA INT' UN GATOLO; Maniera d' ammonizione, Tenete la lingua a freno o in briglia, Parlate con riguardo.

TUTI PARLA LA SO LENGUA, Ciascuno parla il suo latino, cioè La sua lingua.

TUTO EL SO FORTE STA IN TE LA LENGUA, Aver il suo in contanti nella lingua, Aver tutto quanto il suo maggior capitale nelle chiacchiere.

LA LENGUA TRÀ DOVEL DENTE DIOL, La lingua balle dove il dente duole, Prov. Sempre si ricade sulla`cosa che preme. LENGUA DE VACA, 8. f. Lapazio, detto in Toscana Ramice o Rombice, Erba che ha le foglie lunghe e larghe, della figura d'una lingua vaccina, e che cresce ne' luoghi incolti; detta in sistema Rumex palientia.

LENGUA DE VACA, detto per ingiuria di Liugua mordace, Lingua tabana o fracida; Lingua serpentina. LENGUÀGIO, 8. m, Linguaggio, La propria favella di ciascuna Nazione.

TEGNIR UN CERTO LENGUAGIO, Tener un certo parlare o discorso; Parlare in certa guisa, cioè Un certo modo di discorrere o equivoco o sardonico o simile; e dicesi per Jo più in mala parte.

LENGUÀL, s. m. Linguale, Chiamasi una specie di salsiccia, in cui racchiudesi colla carne di poco tritata anche la lingua. LENGUAZZA, 8. f. Linguaccia; Mala lingua ; Lingua nocina.

LENGUAZZÓN, V. SLENGUAZZÒN. LENGUÈLA, 8. f. Striscelta di cuoio; Cinturino, Pezzetto lungo di cuoio, che serve a varii usi.

LENGUELA DE LA BALANZA, V. BALANZA. LENGUÈLA DEL SALTARELO, Linguetta del sallerello, Pezzettino di legno tagliato a ugnatura e adattato al salterello degli strumenti da taɛto e corde. Linguelle uegli Organi sono piccoli pezzi d'ottone flessibile ed elastico, di cui si cuopre il canuello d'ottone degli organi.

LENGUÈLA DE Le bragresse, T. de' Sarti, Coda, Quella con cui altre volte si affibbiavano i calzoni al codino (CENTURON) per di dietro.

LENGUETA, s. f. Linguetta, Piccola lin

gua.

LENGUETA DA REDE, V. AGO DA REDE. LENGUIN, s. m. Linguino, Dimin. e Vezzeggiativo di Lingua.

LENTARINE, 6. f. T. Agr. Lente o Lenticchia palustre o Erba Pulla, detta da' Si

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quale si vede sovente coprire in forma di tappeto composto d'infinite foglioline verdi chiare, la superficie degli stagni e delle paludi. Le Anitre ed altri uccelli di simil razza se ne cibano volentieri. LENTE, s. f. Lente; Lenticchia ; Lenta; Civaia, e Lente civaia, Legume noto, prodotto da una Pianticella detta da Botanici Ervum Lens.

Lente, dicesi per Vetro o Cristallo di figura simile alla Lente. Se il vetro è convesso da una parte sola, dicesi Mezza lente. LENTE DEL PENDOLO, T. degli Oriolai, Lente; Lente del bilancere.

LENTE, detto per LENTIZENE, V. LENTISCHIO, 8. m. Lentisco e Dentischio detto da Linn. Pistacia Lentiscus, Albero da cui cola quella resina che dicesi Mastice. Le sue foglie odorose ponno essere impiegate nella concia de' cuoi, come praticavasi in Venezia al tempo del Mattiolo. Dai piccoli odorosi suoi frutti si cava olio per espressione, il quale è adattatissimo per ardere nelle lucerne, spandendo grato odore, come pure per i saponi che rende odorosi. Questo legno è stimato buono per fortificare le gengive, onde se ne facevano steccadenti, da'quali è venuto il nome di Dentischio e poi di Lentisco. LENTIZENE, 8. f. Lentiggine; Lintiggine, e Litiggine o Letiggine. Macchiette che si spargono particolarmente sul viso, simili alle lenti.

PIEN DE LENTIZENE, Lentigginoso o Letigginoso. V. PANE.

LENZA, 8. f. (colla z aspra) Voce ant. che significa Acqua. È ancora usata però come furbesca dagli Osti, con che indicano l'Acqua ch'essi meschiano col vino per allungarlo.

BOLA DE LA LENZA, V. BOLA. LEONORA, 8. f. Eleonora, Nome proprio di femmina.

LEPA, pesce. V. TENCA DE MAR. LEPRA, §. f. Lebbra, Specie di Scabbia in somino grado, che fa bruttissima crosta in sulla pelle.

LEPROSO, add. Lebbroso, Pien di lebbra. LERIGION, s. f. Voce bassa e trivialissima, detta per Religione.

LERIGIOSO, add. Idiotismo per Religioso. LERIQUIA, 8. f. Reliquia. È pure idiotismo. LEROÀ, 8. m. Chiamasi comunemente una Medicina purgativa e curativa, introdotta ed accolta con qualche fanatismo popolare fra noi l'anno 1825; stata proposta ed insegnata dal Chirurgo parigino Le Roi, donde trasse il suo nome volgare. Le regole di comporla e di usarla cautamente in pratica, sono prescritte in un libro divulgato per tutta Italia colle stampe in molte edizioni, al quale può ricorrere chiunque avesse curiosità d'informarsene. LEROGIO, s. m. Voce degl' idioti, V. Re

LOGIO.

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QUEL DA LA LESCA, Escaiuolo, Venditore di esca, zolfanelli e pietre focaie.

Barèta de lesca, V. Barèta.

LESCA, detto in T. de' pescatori, Esca dicesi al Cibo con cui si allettano i pesci per farne preda.

LESCA, pure, in T. de' Valligiani, diconsi quelle piante erbacee, fra le quali specialmente la Tifa (PAVÈRA) e la Carice (CaneSINA), che sono tagliate ne' luoghi paludosi, affastellate, seccate al sole e vendute ad uso di fuoco in mancanza di cannucca. Queste erbe sono poi chiamate Lesca, divenendo per la loro leggerezza facilmente arsibili, quasi Esca.

LESCADURA, s. f. T. Milit. Polverino, Polvere da guerra o stacciata o che non è stata aggranellata o che non lo è più. Nel secondo caso chiamasi più propr. Polverino verde; nel terzo Pulverino vecchio o Polveraccio. Il polverino, come più fino della polvere, serve a Dar l'inescatura al pezzo, quando non si usa lo stoppino. LESCÀR, v, T. de Cacciatori, lo stesso che INESCAB, V. questa voce al terzo siga. LESCHE. Sorta di Pianta. V. ÌRIOS. LESEGNO, (coll' e stretta) s. m. Penneochio o Lucignolo, Quellà quantità di lino, canape etc. che si mette sulla rocca per filare.

LESENA, (collas dolce) Aggetto, Ciò che aggetta, cioè che sporta in fuori dalla dirittura d'un muro; e così intendono anche i nostri Falegnami, i quali però appropriano per analogia il termine Lesena a quei membretti che risaltano dalla dirittura perpendicolare degli armadii, degli stipi e di altre loro manifatture, come sono cornici, colonnette e simili. V. SPORTO. LESENA, add. Aggettato, dicesi per agg. ad un'Opera fatta da' Falegnami, la quale abbia qualche risalto dalla dirittura a piombo. LESENADURA, 8. m. dicono i Falegnami al Lavoro dell' aggetto FAR UNA LESENADURA, Lo stesso che LESENAB, V. LESENAR, v. T. de' Falegnarui, Far un aggetlo o un lavoro d'aggetlo o che ag gella, cioè che risalta dalla dirittura perpendicolare di qualche opera. Il verbo Aggettare si riferisce all'aggetto o sia all'opera che aggetta, mai all'Artefice che fa l'aggetto.

LESSA, 8. f. e per lo più Lesse in plur. Succiola; Bullolla; Balogia; Tiglia; Tigliata, Castagna colta nell'acqua colla sua

Bcorza.

CALDE LE LESSE, Calde tiglie. LESSADA, 8. f. Lessatura, II lessare. LESSADINA, 8. f. Bislessaturu, Leggera lessatura.

DAR UNA LESSADINA, Bislessare. LESSÀR, v. Lessare; Allessare, Cuocere che che sia nell'acqua. LESSIÈRA, 8. f. T. de' cuochi, Lo stesso

che PESSIERA.

LESSO, 8. m. Lesso e Allesso, La cosa che

si lessa, e per lo più s'intende della carne o simile.

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LESTO, add. Lesto cioè Destro, pronto, presto.

Lesto de man, V. LADRO. LÈTERA o Letar▲, 8. m. Lellera o Pistola - Missiva Invievole, dicesi a Quella che si scrive la prima; Responsiva o Risponsiva a Quella che si risponde.

Lellera, chiamasi il Carattere dell' Alfabeto; e Tutti i Caratteri di Stamperia. V. CARATERE LETere grande, Lettere maiuscole e nel dimin. Maiuscolelle, LETERK BASSE, Lettere minuscole OCHIO DE LE LETERE, V. in Caritere,— Culo O FONDO de le letere, Piè delle letlere, La parte o estremità opposta all'occhio TACA DR LE LETERS, V. TACA. Asta delle lettere, dicesi a Quella parte de' caratteri ch' esce dalla riga per di sopra; Pendenza (dal francese Pendentif) a Quella che esce per di Botto e ch'è come Coda.

LRTERA DE RACOMANDAZIÓN, Commendatiziu; e talora per ironia indica biasimo FAR UNA BONA LETERA DE RACOMANDAZIÓN, detto per ironia, Tagliar i panni addosso ad alcuno, Dar mala informazione in aggravio altrui.

LETERA ORBA, Lettera cieca; Lellera anonima, Senza nome di chi l'ha scritta

LATERE ORBE, detto in T. degli Stampatori, Lettere callive d'occhio; Lettere guastate, corrose, Sono appunto Quelle guastate che convien cangiare nella correzione d'un'Opera.

DIRGHELE O Parlarghe a leTERE DE SCATOLA, Purlargli a lettere di scatola o di speziali o di appigionasi o in volgare, cioè Chiaramente, Parlare liberamente. V. SCATOLA.

FERMAR LE LETEAK, Intercettare, Sorpreudere; arrestar lettere missive o simili per iscoprir qualche disegno etc. E quindi Lellere intercette e Intercezione di leltere.

NO SAVER DE LETERA, Non saper leggere; Esser uomo senza lettera; Essere illillerato.

SCRITOR DE LETERE, Letterista.

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ÎN LETERA E IN ABACO, Si dice che un numero è scritto IN LETERA K IN ABACO, quando è scritto prima col nome che ha e poi indicato colle cifre numeriche. P. e. Cinquantasei, 56. Pare che possa dirsi In lettere e in ubaco.

LETERATO, ■ m. Letterato; Scienziato nelle lettere, Che ha lettere o dell'erudizione, versato in belle lettere.

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LETERATO MINCHIÒN, Lellerulo, Letterato da poco Scioperalibrai, Letteratuccio ch'è d'impaccio a' librai. LETESİN, 8. m. Lellicello; Lellerello ; Lettino; Lettuccio; Letticciuolo, Piccolo letto.

LETIÈRA, s. f. Lettiera o Cassa del lello. Intelaiatura di legnami contenente le assi che reggono il saccone ed i materassi del letto. V. CAVIOLA.

LETO, 8. m. Lello, Quell'arnese su cui si dorme. V. TOLE, CAVALETI, Letieba, TESTIERA, STRAMAZZO, PAGION, CAVAZZIL, CUSSINI, NIZIOLI, Filzada, Imbotis, CoVERTOR, SPONDA, CALRSÈLA, etc.

Andia in leto, Allettarsi, Coricarsi. ANDAR IN LETO COME I POLASTRI, Andar a lello o a riporsi come i polli o all'ora de' polli, cioè A buon'ora.

ANDAR IN LETO SENZA CENA, V. CENA. ESSER IN LETO, Giacere o Essere in letto e dicesi per riposo. Essere decumbente, per male.

ESSER SEMPRE DA LA CAREGA AL LETO, Essere, Stare o simili, tra 'l letto e il lettuccio, vale Sempre malazzato. V. So

TOSSORA.

Levár dal leto, V. Levin e Alzis.

LETO DE PENA, Coltrice, Specie di materasso riempiuto di piuma, su cui si gia

ce.

LETO DA SPOSI, Talamo; Letto nuziale. LETO DA CANI, Canile, Letto cattivo. V. Cuzzo.

FAR EL LETO, Rifare il letto Spiumacciure o Sprimucciare, s'intende propr. Rimenare la coltrice.

FARSE UN BON LETO, detto fig. Farsi credilo o buon nome o concello.

LETO DE LE BESTie, Impatto, Lo sterno o letto che si fa alle bestie, ove hanno a riposare. Far l'impatto alle bestie. LETO DEL FIUME, Lello o Alveo del fiume, Il fondo del fiume.

LETO O MARE DEL VIN, Lello o Mamma del vino, dicesi La feccia o posatura o sedimento del vino.

LETO O GIAZZA DE LE CAENE, T. de'Muratori, Arcale, Catena che si pone nella parte inferiore de'cavalletti, fatta pure di legno come le travi.

LETO DEL PAGIOL, V. PAGIÒL.

LETO DA CANON, T. Mil. Cassa da cannone, detta anche Carro o Carretta, Telaio a due ruote formato di due tavoloni che si chiamano Cosce, uniti con traversi detti Calastrelli, su cui si riposa il can

none.

LETO DEL MORTÈR DA BOMBA, Ceppo di mortaio, Cassa sulla quale posa il mortaio ed il petriero.

LETO. Questa voce è anche il participio passato letto del verbo LEZER, corrispondente al lectum dei Latini, ed al lu dei Francesi.

LETORIN, s. m. Leggio, Strumento di le

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ANDAR ZO DE LEVA, Bellissima frase met. tratta dal troppo lievitare del pane, e vuol dire Perdere la freschezza della gioventù: il che si dice per lo più delle Donne. LA XE ANDADA ZO DE LEVA, La merla ha passato il Po o Il merlo è passato di là dal rio, prov. che si dice di Chi già vocchio è scaduto di forze, e per lo più Del mancare il fiore dell'esser suo in che che sia, v. g. la bellezza nella donna e simili.

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ANDAR ZO DE LEVA, dicesi non meno fig. del Perdere la voglia, la lena, il brio So zo DE LEVA, Suno svogliato; Non ho lena; Son pieno di lasciami stare; Non ho voglia di ridere, e simili. LEVÅ, add. Levato, da Levare.

OMO LEVI, Elevato, Superbo, altiero. COVERTA LEVADA, Sollalzata, Alquanto alzata.

PAN LEVA, Pane lievito o Lievitalo, contrario di Azzimo. V. PAN e LEV▲ sust. LEVADOR, add. Levatoio, Da potersi levare, come Ponte levatoio. LEVAI DE MAR, 8. m. T. de' Pescatori, che varrebbe in buona lingua Lieviti marini. Sorta di produzione marina, un tempo creduta animale e posta fra gli Alcionii, stata poi dal celebre Abbate Olivi di Chioggia conosciuta vegetabile, e conseguentemente separata e posta in un nuovo genere di Piante crittogame, detto da es830 Lamarkia. Il suo carattere è una ūgura globosa, depressa e cava. Sta attaccata per mezzo de' suoi filamenti a' fondi duri del mare o a qualche pezzetto pietroso. LEVANTE, 6. m. Levante; Oriente; Est, Quella plaga della Terra dalla quale leva il Sole.

VENTO LEVANTE, V. Vento. ARIA DA LEVANTE, V. ARIA. LEVANTERA O LEVANTARA, B. f. T. Mar. Soi locco - Levante, ovv. Est-Sud-Est. Vunto forte, specialmente se sia accompagnato da estuazione, che viene dalla parte del Le

vante.

LEVANTINA, 8. f. Chiamasi fra noi una Stoffa di seta liscia d'uso moderno, di cut

si servono specialmente le Donne per farsi degli abiti; ed è stoffa che si fabbrica dai nostri Setaiuoli ad imitazione di quella portataci in origine dall'estero, e probabilmente dal Levante.

AVER UNA GAMBA LEVANTINA, -Aver buona gamba; Aver gamba leggiera, sveļļa.

In questo secondo sign. LEVANTINA è addiettivo.

LEVAR, v. Levare.

LEVAR, parlando di pane, Lievitare o Levilare, Il fermentare della pasta ridotta a pane. Fatto il pane si suol porre a levitare.

LEVAR DA PARTO, Levare, Assistere una donna meutre partorisce, e raccogliere il parto.

LEVÅR DBL VIN, Levare in capo, dicesi❘ Quando per lo bollire manda su la vinaccia. LEVAR, parlando d'una stadera, Gettare, si dice della Quantità del peso che accenna la stadera o la bilancia.

LEVAR EL BOGIO, Levar il bollore, Cominciare a bollire: dicesi delle pentole o simili.

somma

LEVÅR EL CONTO, Rilevare il conto, La LEVAR LA COPIA DEL CONTO, che anche dicesi LEVAR UN CONTO, Levare un conto.

Levar el pelo A UNO, V. PELO.
LEVAR LA PELE, V. Pele.

Levir el LiEvro, T. de'Cacciatori, Levare la lepre, Cacciar dalle macchie o dalla siepe.

Levir le carte, Alzare le carte, T. di Giuoco. Taglia, chiamasi l'Atto stesso di alzarle.

LEVÅR LE PAROLE, Rilevare o Compitare, L'accoppiar delle lettere, che fanno i fanciulli, quando cominciano ad imparar a leggere.

LEVAR MERCANZIE, Levare mercanzie, vale Comperarle.

LEVAR POLVERE, detto fig. Stuzzicare il calabrone; il formicaio, il formicolaio, il vespaio; Svegliare o Destare il can che dorme. V. Polvere.

LEVÅR SERVITÒR, Metler su servilore, Cominciar ad averlo.

LEVAR DAMA, Mettersi a servire la dama, Far il cavaliere servente.

LEVAR VIA UNA COSSA DA LA TESTA A UNO, Disimprimere uno d'una cosa.

metaf. Levarselo d' attorno, Liberarse.

ne.

A CHI TOCA LEVA, Prov. volgare preso dall'alzar delle carte prima di dispensarle al giuoco, A chi tocca tocca, e dicesi quando una tal cosa o disgrazia o danno succede per puro accidente piuttosto ad una persona che ad un'altra. Chi sente scotlare tiri a sè i piedi, e vale figur. che Ognuno dee pensare alla propria difesa. LEVAR, 8. m. Levare; Levamento, Il nascimento, e dicesi di quello del sole e della luna. LEVARESSA

COMARE LEVARESSA, 8. f. Levatrice, Quella che assiste alla femmina partoriente e ricoglie il parto, che anche dicesi Ricoglitrice. V. COMARE. LEVATA, s. f. Levata o Levamento, Il levare, il nascere; e dicesi per lo più di quello del sole e della luna. Levala del sole e della luna, etc.

FAR UNA BONA LEVATA, Levarsi o Alzarsi per tempo, per tempissimo o di buon mattino o al primo suon delle squille. LEVATEZZA, 8. f. Elevatezza, Altezza, superbia,

LEVAZIÓN, 8. f. Elevazione dell' Ostia; Campanellino che si suona all' elevazione.

* LEVAZION Dei sculieri, Così chiamasi familiarmente e scherzevolmente l'incominciamento del pranzo, il quale suole aver comunemente principio dalla minestra o zuppa, per cui occorre far uso di cucchiai (in veneziano SCULIERI); onde l'ora del pranzo chiamasi l'ORA DE LA LEVAZIÓN

DEI SCULIERI.

LEVO, 8. m. LEVO DE SOSPENSIÓN, T.del Foro ex Veneto, Atto o Decreto o Sentenza del Tribunale civile, che dichiarava Levata o Tolta la sospensione degli atti stata precedentemente ordinata; Ritrattazione dell'impedimento.

LEVO DE SUCESSION, Decreto che il Giudice civile accordava all'erede legittimo per immetterlo al possesso dell'eredità. Decreto di adizione d''eredi'à.

LEVO D'UN MANDATO O D'UNA LETERA, Valeva Ottenimento, Impetrazione d'un ordine o suffragio; ed era frase del Foro giudiziario Veneto.

LEVO DE PENA, dicevasi l'Ordine per pignorare della multa o sia della pena minacciata a un disubbidiente.

LEVAR UN DAZIO, Abboccare un dazio, LEVRIER, s. m. Levriere e nel dimin. Prenderlo in affittanza,

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Levrierino, Cane da pigliar lepri, che anche dicesi Cane da giugnere.

EL LA IMPATA CO UN LEVRIER, V. IMPA

TAR.

LEUTER, V. Lauter.

LEZE, s. f. (coll'e aperta) Voce antiq. che dicevasi anche negli ultimi tempi della cessata Repubblica per Legge; rimasta però ai Barcaiuoli ed alla gente di bassa mano. V. Lege.

MI GHE DARÓ LEZE, Maniera fam. dei Barcaiuoli e de' plebei, che vuol dire, Io gl'insegnerò il suo dovere, il buon costume, le creanze; lo lo instruirò di ciò che

egli non sa o finge di non sapere e simili. TORNAR A LEZER,

LEZER, v. Leggere

Rileggere.

LEZER MAL, Leggere a compito ; Bíasciarla; Strolagarta; Rimasticarla, dicosi per ischerno di Chi non sa leggere. Ei legge benissimo, ma ha un po'di difficoltà nel compitare.

LEZER SENZA INTOPARSE, Leggere speditamente.

Lezer in piombo, Leggere in piombo, T. di Stamperia.

LEZER IN TEL HUSO A QUALCUN, detto per simil. Leggere in fronte, Conoscere a'contrassegni, penetrar le intenzioni.

SAVER LEZER, Saper di lettera, Saper leggere Leggere appuntato, vale Secondo la buona interpunzione. LEZIER O LEZIER, add. Loggière; Leggère e Leggero o Lieve e Leve.

VESTIO LEZIER, V. Vestìo.

OMO LEZIER, Leggere, cioè Instabile, Volubile; che può anche dirsi Frittella ; Trinfino; Vanerello; Bergolo; Farfalla.

Vin lezier, Vino leno, fiacco, debole. LEZIÈR DE COLO E DE GAMBA, Scurico di collu; Scarico di gumba, dicesi de Cavalli che abbiano il collo e la gamba sottile, svelta.

TEGNIR LEZIER QUALCÙN, Tenere in filetto; Tenere a stecchetto, & orusca, a cavoli, Trattarlo magramente, Tenerlo a die

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mezzo. Nelle due laterali v'erano moltissime pallottoline di metallo bianco che corrispondevano anzi superavano il numero degli adunati votanti. In questi due cappelli erano frammischiate alle bianche 30 pallottoline dorate per cadauno; in quello di mezzo 36 dorate e 24 bianche, che corri spondevano al numero delle 60 dorate o d'oro dei due cappelli laterali. Ognuno era chiamato ad estrarre una pallottola da uno dei due cappelli delle urne laterali. Se la estraeva bianca, dicevasi Fallito e tornava al suo posto; se d'oro, passava a levarne un'altra dal cappello di mezzo. La palla bianca lo escludeva da ogni diritto; la palla d'oro lo faceva divenir Elettore, detto volgarmente Lezionario. In questo caso egli passava in altro luogo contiguo alla sala, dove gli si consegnava una palla di tela colorita. I colori erano bianco, rosso verde e turchino, nove per sorte. Tutti gli❘ Elettori in numero di 56 ricevevano una palla colorita. Essi si dividevano in quattro camere separate, 9 per cadauna, e vi si chiudevano con un Segretario. Ogni Camera procedeva con questo metodo, cioè Poste in un' urna 9 palle numerate dal I sino al IX, gli Elettori per ordine di età le estraevano, e nominavano quindi a quegli uffizii ch'erano proposti e indicati per numero progressivo. I Candidati erano prima approvati dai voti degli Elettori, indi proposti alla votazione del Maggior Consiglio.

Do, TRE O QUATTRO MAN DE LEZiòn, Due, tre o quattro nomine. Poteva una stessa persona esser proposta da due o tre o quattro Camere, e dicevasi allora che quel tale veniva per due o tre o quattro maní di elezione. Ognuno poi degli Elettori era chiamato Pieggio della persona da lui propo

sta.

ANDAR IN LEZIÓN, Essere elettore, civè Uno dei trentasei sopraddetti.

LEZIÓN PER SCRUTINIO, Elezione per isquillino, facevasi dal Corpo del Senato, e questa dava diritto di proporre con una schedola o polizzetta segreta, che veniva posta in un'urna, quel Cittadino che più gli paresse, e tutti i proposti si sottoponevano ai voti del Consiglio. LEZIONARIO, s. m. V. Lezión. LEZIONCÈLA, 8. f. Lezioneinu. LEZZO (coll'e stretta) s. in. V. Lea. LIAGO, 8. m. Voce antica che diceasi per DIAGO. V.

LIÁTICO, 8. m. Leatico o Aleatico, Vino scelto e dolcissimo della Toscana. LIBADÓR, s. m. T. carcerale, Mondatore, Colui che nelle carceri ha l'incumbenza di portar fuori le immondezze. V. LIBAR & LI

BO.

LIBÀN, 8. m. T. de' Pesc. Libano e Libanello, Specie di Corda o Fune di carice o di giunco, che si fa ad uso di tirare le reti. V. BRULA e CARESINA. LIBÀR, v. T. Mar. Alibare, vale Alleggerire e Alleggiare: dicesi propr. del Sollevar Boerio.

del peso una barca, levandole una parte del carico per alleggerirla. Libare, latinamente o Delibare importano anche Diminuire, Levar via: onde il nostro termine sembra essere derivato da quelli. LIBARÒL, 8. m. T. Mar. Così chiamasi Co. lui che ha una barca proprta per porvi i colli levati da un'altra barca, a fine di alleggerirla. Forse potrebbe dirsi Alleggeri- |

ture.

LIBELO, s. m. (coll'e aperta) Voce forense ex-Veneta, Libello, dicevasi a quella parte del mandato giudiziario criminale, ch'enun❘ ciava e motivava l'imputazione del delitto, la qual parte cominciava dall'espressione Imparlato per quello che o sopra quello che; dall'antica nomina barbarica En quol o Super eo quod. Quindi Libello famo so dicesi ad una Carta infamatoria, che venga pubblicata a pregiudizio di una persona, LIBERÈTO, 8. m. T. antiq. Libretto. LIBERO, s. m. T. antiq. Libro. LIBERTÀ, s. f. Libertà e Libertade.

LIBERTA BARONA, Libertinaggio, Sregolatezza, sfrenatezza di chi è di guasti costumi Allo bieco, vale Disonestà Capestreria o Capresteria, Vivezza licenziosa, Detto licenzioso.

LIBERTA, Chiamasi tra i nostri Gondolieri il Diritto di tenere una gondola e averne esercizio ad uno de' Traghetti della Città, diritto che si può esercitare da se od affittare ad altri o alienare. LIBERTADÈLA, s. Î. Piccola licenza o licenziosità, detto in sign. di Atto che offeuda il pudore o il convenevole.

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Scorso di lingua, direbbesi a Inavvertenza nel favellare. LIBERTIN, add. Licenzioso; Impudico; Disordinato; Disonesto; Lordo. Lasciuolo, Quasi dissoluto. LIBICHIÀDA, 8. f. T. Mar. Libecciata, Furia di vento libeccio. V. GARBINADA. LIBÍCHIO, 8. m. T. Mar. Libeccio, Vento; lo stesso che GARBIN. V. LIBITUM AD LIBITUM, A libito, vale Quando e come pare e piace. A piacere. LIBO, 8. m. Alleggerimento, nel signif. più comune, intendiamo L'alleggerire le navi o le barche d'una parte del loro carico, perchè vadano più liberamente e sicure.

BARCA O PEATA DA LIBO, Alleggia e Alleggeritore, T. Mar. Piccolo bastimento piatto nel quale si travasa parte del carico d'una nave, per scemarlene il peso e per iscaricarla. Vi sono degli alleggi senz' alberi e senza vele, altri che vanno a vela.

Libo de le preSON, Spuzzatura; Spazzamento; Nettatura, Il nettar le prigioni delle immondezze, che fassi metodicamente ogni mattina, portandone fuori le fecce, spazzandole etc. V. Libador e LibàR. LIBRARÈTO, 8. m. Libraino, Piccolo Libraio, cioè da poca merce, con piccola bottega.

LIBRARIA, 8. f. Libreria, dicesi al Luogo dove sono di molti libri Biblioteca, si dice propr. a Quella che ha molti e molti

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libri. È in sostanza lo stesso che Libreria, ma la voce è più nobile, siccome grecismo. LIBRARIONA, s. f. Libreriona, acer. di Libreria, Grande libreria. LIBRÁTOLO, 8. m. Librettuccio; Libriccino; Libricciuolo; Librico'o.

Dicesi anche per Opuscolo o Opusculo, Operetta.

LIBRER, 8.m. Libruio.

ARTE DEL LIBKER, Arle libraria e Libreria.

LIBRER de poche tavole, V. LibrAKETO. LIBRÈRA, 8. f. Libraia, potrebbe dirsi per la Moglie o Femmina di Libraio, come dicesi Beccaia; Fornaia etc. LIBRETO, 8. m. Detto in T. di Battilori, Libro, Riunione di pezzetti di carta a fog. gia di libretto, in cui i Battilori distendono le foglie dell'oro battuto, a comodo di chi dee farne uso.

LIBRO, 8. m. Libro.

LIBRO SCRITO, Manoscrillo; Cartabello,
Libro scritto a mano. Se il Manoscritto è
antico, suol dirsi Codice.

Libro de autor falso, Libro di autore,
apocrifo, cioè falso, fittizio.
LIBRO ROTO, V. ROTO.

Libro da scarsela, Libro portatile. INTENDENTE DE LIBRI, Bibliologo, dicesi Chi è versato nella cognizione dè’libri ; B.bliografo è lo scrittore che tratta di cose attinenti a' libri; quindi Bibliografia vale Descrizione ordinata de'libri Bibliologia, La scienza de’libri - Bib'iogn osta dicesi d' Uomo che ha la conoscenza de'libri relativamente al loro titolo, alle differenti edizioni, al luogo ed al tempo in cui sono state fatte.

PASSION PER I LIBRI, s'è regolata, chiamasi Bibliofilia, se sregolata Bibliomania, Vaghezza di posseder molti libri e de' più rari; e quindi Bibliomane dicesi Colui che ha la passione di raccogliere un gran numero di libri senza utilità e senza oggetto di studio Bibliofilo, T. Filologico, Quello ch'è vago di libri, amatore di libri, e Bibliotafo, colui che provveduto di molti libri, li tiene come seppelliti in libreria, uè inai ne usa.

LIBRO DEI DESMENTEGAI O Dei scossi, Dimenticatoio, quasi Abituro della dimenticanza: cioè libro su cui sono registrate partite di crediti inesigibili - Porre al libro dell'uscita alcuna cosa, vale Perdere la speranza di riaverla.

PER STUDIAR GHE VOL DEI LIBRI, Acqua alligne col cribro chi erudilo vuol farsi senza libro: cioè Senza studio.

Libro dei viziosi, Libro del quaranta, Le carte da giuoco.

LIBRO DA DO CARTELE, Locuz. di gergo, Le nutiche.

Scuri o PORTE FATE A LIBRO, Imposte sia di finestre o di usci, che si chiudono a guisa di libro.

AVER QUALCUN SUL SO BON LIBRO, Avere in buon conto una persona, Stimarla e volerle bene No AVER SUL SO BON LIBRO,

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Non aver alcuno sul suo calendario, Non volergli bene o non istimarlo.

Libro d'oro, Titolo d'un Protogiornale, che stampavasi ogni anno sotto la cessata Veneta Repubblica, in cui erano poste con ordine alfabetico tutte le Famiglie patrizie viventi, i nomi di tutti gl'individui maschi e femmine che le formavano, il giorno della nascita di cadaun patrizio, l'anno del matrimonio etc. Inoltre tutte le Magistrature e molte altre nozioni relative al Governo.

VERZER EL LIBRO D'ORO, dicevasi, quando la Repubblica pei bisogni o per le convenienze de'tempi aveva decretato l'aggregazione di altre famiglie al patriziato.

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piccia.

LICADA, 8. f. Leccamento; Leccatura.

DAR UNA LICADA, V. LICAR. LICAIZZO, add. Ghiollo, Gustoso, Agg. a Vivanda che abbia del dolce o che sia appetitosa Leccume, dicesi di Cosa appetitosa che si leccherebbe.

LICAÒR, verb. m. Leccatore, Che lecca colla lingua, come fanno i cani. LICAPIATI, s. m. Leccapiatti; Leccone; Leccardo, Ghiotto, Goloso e che volentieri lecca Pappone; Pappalardo; Mangione; Piluccone, dicesi a Chi volentieri piglia quel d'altri.

Leccapestelli; Leccataglieri; Leccapeverada; Leccone si dice per ischerno di persona da poco e di vil mestiere. Ghiottonaccio, che lecca i pestelli; Roditozzi; Succiaminestre, sono termini che vi corrispondono.

LICAR O LECAR, V. Leccare.

Detto in sign. di Mangiare, Assaggiare; Far credenza, Gustar leggermente che che sia per sentirne il Masticacsapore chiare, Mangiar poco e adagio senz' appetito.

LICAR A MACA, Mangiare a bertolotto o a macca. V. MAGNAR A MACA.

Leccare, si dice anche da noi fig. per Buscare, cioè Procacciar od acquistar che che sia con industria o con arte.

LICAR EL CESTO A QUALCUN, Confettare alcuno, vale Fargli cortesie e ossequi per renderselo benevolo-Confettare uno stronzolo, vale Far cortesie a chi sia da poco e non le meriti― Correr dietro a chi fugge, Far del bene a chi nol vorrebbe.

Licarse I dei o 1 BARBISI, Leccarsene, le dila, Si dice di cosa che piaccia estremamente EL SE PODEVA LICAR I DEI, Poleva leccarsene le dila NO TI GHE NE LICHI, Tu non ne pappi; Tu puoi attaccar la voglia all'arpione. LICARSE DE LE DONE, V. FREGARSE e ZUPEGARSE.

LICAR I VASI COME EL SORZE DEL SPECIER, detto furbesco, Star di fuori; Far da lucerniere V. STROPABUSO.

LICAR è anche voce di gergo de' Barcaiuoli, parlando della vela, nel sign. di Prender vento LA LICA, Busca o Lecca il vento, detto fig. Prende un po' di vento, cioè Il vento comincia ad operare.

* LICAPOTE O LICAMONE, Vocabolo sconcio e trivialissimo, che dicesi per ingiuria a chi sta continuamente dietro alle donne, facendo loro assiduo corteggio per ottenerne illeciti favori; non si usa però in conto alcuno tra persone ben nate e civili, le quali dicono piuttosto ICARDIN. V. È il cunnilingus di Marziale. ZANCHI. LICARDA, s. f. Leccarda o Ghiotta, Tegame di forma bislunga, che si mette solto l'arrosto quando e' si gira, per raccogliere

l'unto che ne cola.

LICARDIN, 8. m. Zerbino; Vagheggino ; Civellone, Che fa lo spasimato, l'innamo

rato.

Leccardo; Leccone; Goloso; Ghiottuzzo; Ghiollerello, Avido di cibi delicati.

LICENZA O LICIENZA, 8. f. Licenza o Licenzia, Permissione o Concessione fatta dal superiore ad eccezione delle regole generali.

TOR LICENZA DE PARTIR, Accommiutarsi. V. CONGEDO.

Licenza o Licenziosità, dicesi per Troppa libertà di costumi, Sfrena tezza, Dissolutezza, Libertinaggio; O per Libertà soverchia contraria al rispetto ed alla modestia.

LICENZIA, add. Licenziato; Congedato ESSER LICENZIA, Essere licenziato; Pigliare il lembo o il cencio.

LIBRO LICENZIA, Libro rivisto, approvato, cioè Libro da stamparsi, approvato dal Revisore.

LICENZIÀR, v. Licenziare ; Accommiatare; Scommiatare; Congedare; Mandar sano altrui; Mandarlo a spusso o con Dio.

LICENZIAN, per le Ricette che fanno i Medici, Ordinare: Compor ricelle, Ricellare.

LICENZIAB'UN LIBRO PER LA STAMPA, Licenziare.

Licenziar tuti, Pigliar la granata, Mandar via tutta la servitù o tutti i ministri e subordinati, perchè non faccia no l'ufizio loro.

LICENZIARSE, Licenziarsi; Accommiatarsi; Congedarsi; Pigliar buona o grata licenza; Pigliar commiato.

Licenziare il processo, dicevasi ai tempi

del Governo Veneto, quando nelle cause fiscali in grado d'appellazione, si sottoponeva alla firma o veduta dei Fiscali della Signoria od ai Contraddittori della Quarantia e de' Collegi, il processo, senza la quale formalità non poteva aver corso la

causa.

LICET, s. m. Cameretta, Privato, Stanzino ov'è posto il cesso, per uso de' Fanciulli che vanno a scuola.

ANDIR A LICET. Andar a fur le sue occorrenze, i suoi agi, a cacare. LICHÈTO, 8. m. Lecco e nel dimin. Lecchetto, Cosa ghiotta, Cosa che alletta od attrae.

LICHETO DE BEZZI, Lecco dei quattrinı; L'allettamento dei danari, nel signif. di Cosa attrattiva, allettativa.

CHIAPAR EL LICheto, Pigliar il lecchetto o il lecchettino o il vizio, il mal uso, il mal vezzo.

LICON, s. m. Leccone; Leccapestelli, Ghiottonaccio; Ghiollo, Goloso, V. LICAPIATI.

Lecconessa, direbbesi alla Femmina. LICOR, s. in. Liquore. LICOSO, add. Ghiotto, Agg. a Vivanda, e s'intende Appetitosa, Gustosa, cioè di Cosa di gola.

LIE (corrotto da Ille per Illa) usavasi dire ne'tempi del nostro Andrea Calmo, cioè nel secolo XVI, per Lei, che ora si dice ELA. Leggesi in un sonetto dello stesso, No CREDO MAI D'AVER DA LIE VITORIA; in altro AMOR S'HA IN LIE CON HONESTAR CONZONTo; e in altro ancora GALDO DE LA ΜΙΑ DONA EL SO CONTENTO, Cussì co CREDO CHE

LA GALDE LIE.

LIESENA, 8. f. Lesina, Ferro appuntatissimo e un po' ricurvo, col quale da'Calzolai e da altri per lo più si fora il cuoio per cucirlo.

LIEVA O LEVA, o Liviera, B. Leva o Lieva o Manovello o Manovella, Strumento meccanico fatto a foggia di stanga, inserviente a muovere ed alzar pesi. Leva di ferro o Velle, dicesi pure per Leva. Martinello chiamasi anche uno Strumento per alzar pesi.

LEVA DE SOLDAI O DE COSCRITI, Leva di soldati. Far leva. LIEVO, 8. m. Svellimento o Sveglimento, Lo svellere o svegliere, direbbesi dello sradicare o estirpare, ed è proprio delle piante e dell'erbe che si spiccano dalla terra. Schiodatura, l'Atto dello schiodare o sconficcare de'chiodi confitti-Distaccamento o Distaccatura, l'Atto di distaccare, e lo stato della cosa distaccata. V. Levo. LIEVORÈTO, s. m. Leprallo; Leprella, Leprettino; Leproncello; Leprolto, Piccola lepre.

LIEVRO, s. m. Lepre, di gen. femm. Nel più si dice Lepri. Animale selvatico assai noto, detto da'Sistem. Lepus timidus.

ESSER UN LIEVRO, detto a uomo, Essere svelto, agile, snello, franco al cammi

nare.

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