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molte polemiche per dimostrarne la autenticità (un solenne articolo dell'Athenaeum la proclamava edizione anteriore all'Ambrosiana); ne pubblicarono l'anno stesso un bel facsimile con ampie illustrazioni, e finalmente la venderono, per 4500 dollari (L. 22,500) al sig. Brayton Ives, ricchissimo bibliofilo di New York. L'apocrifità di questa copia era facile a vedersi dopo un breve ma spassionato esame; nondimeno volli interrogare su di ciò il Villa il quale senza ambagi mi confermò che era opera sua, ed io lo dissi sinceramente (senza però fare il nome del Villa, allora ancora in vita) nella mia Bibliografia citata. Ciò non ha impedito che compratore e venditore, e forse altri con loro, seguitassero a ritenerla autentica; finché avendo il sig. Brayton Ives nel 1899 venduta all'asta la sua libreria, fu finalmente costretto ad accorgersi di essere stato mistificato. Di qui un lungo processo intentato dal Brayton Ives ai librai di Londra per la restituzione dell'enorme prezzo sborsato, e portato fino davanti alla Corte Suprema di Albany, per finire.... con l'assoluzione dei librai, avendo gl' intelligenti giurati, non ostante tutte le prove fornite loro, dichiarato che non era stata provata la falsità dello pseudo-cimelio. La prodigiosa istoria di questo processo è diffusamente narrata dall' Harrisse nell'articolo già più volte citato. Egli vi racconta pure le vicende di altre due falsificazioni della stessa lettera, uscite dalla medesima officina. Una fu venduta ad Albany a prezzo bassissimo; l'altra ebbe sorti assai comiche. Nel 1894, a tre riprese e da diverse persone fu offerta in vendita alla biblioteca Lenox di New York, la quale non volle saperne. Allora un quidam italiano andò in giro ad offrirla a tutti gli amatori della città, chiedendone prima 2000 dollari, poi 1000, poi 500. Rifiuto generale. Allora torna alla Lenoxiana, rinnovando le sue insistenti offerte, a cifre sempre più basse, ma quei conservatori sono ostinati a non volerla comprare, nemmeno per 50 cents; e il sensale, al colmo della rabbia e della disperazione, strappa il prezioso cimelio in pezzi che getta nel cestino! Pietosamente raccolti, riuniti e incollati dal bibliotecario testimone della lamentevole scena, quei tristi resti figurano oggi fra le curiosità bibliografiche della grande biblioteca noviorchese!

So pure di un' abilissima falsificazione, della stessa origine, della preziosa edizione principe del Novus Orbis del Grynaeus (Basilea 1532), acquistata a caro prezzo verso lo stesso tempo da un museo tedesco, il cui conservatore ebbe lo spirito, quando si accorse della frode avendo potuto vedere ed acquistare un esemplare genuino, di esporre l'uno accanto all'altro perché il pubblico potesse ammirare a che punto giungeva l'abilità dei moderni contraffattori.

Ma il Villa, come ho già detto, eccelleva soprattutto nella imitazione delle antiche legature; e fra queste riproduceva anche dei Canevari di cui egli mi disse (lascio la responsabilità dell'asserzione al povero morto) di avere potuti vendere parecchi al libraio Quaritch, che pure non era facile di trarre in inganno. Per fare queste falsificazioni, il Villa si era naturalmente provveduto di ferri speciali; e alcuni di essi ho avuto la fortuna di ritrovare presso il sig. Domenico Conti-Borbone di Milano (in via Moneta), valente legatore cui li aveva venduti il Villa pare in un momento di bisogno. Alcuni di questi ferri constava al sig. Conti-Borbone essere quelli che il Villa adoperava per contraffare le legature Canevari, e gentilmente me ne ha concesso i calchi. Pur troppo non

vi ho trovato il ferro del medaglione che era il più importante. In ogni modo riproduco (Fig. 4), nelle loro precise dimensioni, quelli che ho trovati, e la riproduzione sarà utile, spero, ai possessori di legature Canevari acquistate in commercio in questi ultimi anni, per riconoscerne l'autenticità. Io ho fatto questa verifica su alcuni

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Ferri da dorare moderni, contraffatti a imitazione dei ferri delle legature Canevari. (Grandezza naturale).

facsimili che ho potuto procurarmi, ma non voglio pronunziare giudizi affrettati, tanto piú che nei facsimili fotografici non sempre si conservano le esatte proporzioni. Preferisco che gli stessi interessati, senza averne ad arrossire in pubblico, riconoscano, dopo sicure verifiche, l'errore in cui senza loro colpa possono essere caduti (1).

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L'arte tipografica in Foligno, cosí splendidamente iniziata circa il 1470, non trovò poscia cultori in questa città fino al 1541. Eranvi però verso la metà del XVI secolo parecchi librari, o cartolari, cioè commercianti di libri, onde il bisogno di una stamperia si faceva evidente. Vincenzo Cantagallo libraro è nominato nel 1541 ai 30 di settembre, Nicolantonio di Simone Coradino libraro è nominato l'8 Gennaio 1558, Vin

(1) Questo numero della Bibliofilia era già impaginato e pronto per la stampa quando ho potuto vedere tre recentissimi articoli del sig. H. Harrisse, che per un caso singolare mi erano prima sfuggiti: sono intitolati falsifications bolognaises reliures et livres, e pubblicati nel Bulletin du Bibliophile et du Bibliothecaire (Paris, 1902, n.os 8-11, pag. 428, 445, 505). Sono una amplificazione del primo articolo citato a pag. 313, n. 1 e l'autore dà anche i facsimili di tre legature false uscite dalla nota officina, ma non vi parla affatto di Canevari; per compenso racconta con gran lusso di particolari la storia delle falsificazioni di cimeli americani. Su questi articoli dovrò tornare sopra nel prossimo fascicolo.

centio di Felitiano Garri libraro è nominato il 23 Febbraio 1577, ecc. (1) Questo numero di librari doveva far supporre un forte commercio di libri, e però doveva invogliare qualche tipografo, o cittadino o forestiero, a piantare le sue tende in Foligno. A questo pensò Luca Bini tipografo da Mantova che dal 1536 al 1539 aveva esercitata la sua professione in Perugia (2). Il Bini e i suoi compagni nel 1541 avevano chiesto al Comune di essere accettati in città a stampare libri greci e latini, domandando solo l'abitazione gratuita e l'esenzione dalle gabelle, onde sulla loro domanda si discusse nell'adunanza dei Consiglieri il 4 Ottobre di quell'anno (3). Cesare Merganti Consigliere opinò favorevolmente, proponendo di creare una commissione di tre o quattro cittadini, la quale stipulasse il contratto col Bini a nome del Comune. Pierpaolo Floriani convenne col Merganti, solo facendo la riserva che l'esenzione dalle gabelle avesse valore finché le gabelle fossero in mano del Comune, e che se il Bini e i suoi, oltre le dette cose, altre ne volessero chiedere, ne dovessero riferire in Consiglio. In conclusione la domanda di Maestro Luca fu approvata a pieni voti. Quali libri stampò M. Luca Bini? Lasciando stare le stampe perugine del 1536 (4), 1537 (5), 1538 (6), 1539 (7), noi sappiamo che il Bini si occupò volentieri nella stampa di Statuti Municipali; e cosí nel 1543 stampò gli Statuti di Spoleto (8), nel 1544 quelli di Cascia (9), nel 1548 quelli di Montemonaco (10), nel 1550 quelli di S. Vittoria (11), nel 1553 quelli di Macerata (12), nel 1555 quelli di S. Maria in Cassiano (13), nel 1561 quelli di lesi (14), nel 1564 quelli di Montegranaro (15), nel 1566 quelli di Tolentino (16), e forse anche altri. Si vede che il Bini fu felice nella scelta, e cercò la stampa di volumi nei quali poco avesse da rischiare, e con sicurezza vi fosse da lucrare. Nel 1541 si era condotto a Foligno, e fu certo per sua iniziativa che il 13 Aprile 1542 il Comune di Foligno riflettendo che il vecchio esemplare dello statuto Comunale per il lungo uso si finirebbe di stracciare, con quarantotto voti contro otto deliberò di riformarne alcune parti e di stamparlo intieramente (17). Lo Statuto, come vedremo, fu stampato, ma non fu il Bini che lo impresse, poiché probabilmente egli non impresse alcun volume. Difatti se il 4 Ottobre 1541 fu letta la sua istanza al Comune per ottenere favori e franchigie per la stampa, e l'11

(1) Croniche della Compagnia di S. Girolamo di Foligno, Cod. A. II. 21 della Bibl. del Seminario di Foligno, fog. 14, 18, 21.

(2) BRIZI ANTONIO, Annali tipografici di Perugia. Bologna, 1888, pag. 23.
(3) Archivio Comunale, Riformanse 1541-1542, fog. 140-142.

(4) VERMIGLIOLI G. B., Bibliografia storico-perugina. Perugia, 1823, pag. 83-84.

gini. Perugia, 1829, vol. I, pag. 303.

(5) Ibidem.

(6) MELZI e Tosi, Bibliografia dei Romanzi. Milano, 1865, pag. 162.

(7) MORELLI I., Bibliotheca Maphaei Pinelli. Venetiis, 1787, tom. IV, n. 3126.

Biografia degli scrittori Peru

(8) MANZONI L., Bibliografia Statutaria e Storica Italiana. Vol. I, Bologna, 1876, pag. 468.

(9) Ibidem, pag. 103.

(10) Ibidem, pag. 300.

(11) Ibidem, pag. 445.

(12) Ibidem, pag 246.

(13) Ibidem, pag. 301.

(14) Ibidem, pag. 223.

(15) Ibidem, pag 297.

(16) Ibidem, pag. 482.

(17) Archivio Comunale, Polizze 1542-1552, log. 6-7.

Marzo 1543 avea terminato a Spoleto la stampa dello Statuto di quella città (1), è evidente che la sua dimora in Foligno fu brevissima, e deve forse attribuirsi la sua partenza al fatto che lo Statuto non era stato corretto e modificato, come si vedrà, e quindi non essendo pronto per la stampa, egli si decise ad abbandonare la città.

CAPITOLO II.

I Fratelli Cantagalli di Foligno
1542-1547.

Nove mesi dopo la concessione fatta a Luca di Bini di Mantova, il Comune di Foligno deliberava sopra la dimanda di due cittadini, Giansimone e Vincenzo Cantagalli, i quali chiedevano pro impressione librorum pressoché le stesse esenzioni e gli stessi privilegi fatti al Bini. Ciò accadde il 6 Luglio 1542 e la proposta presentata alla discussione del Consiglio, suonava cosí :

Io: Simonem Cantagallum et Vincentium eius Fratrem petere provideri de manutentione immunitatis in afferendo uinum forense ac macenatum quo ad solutionem gabelle, ac insuper concedi pro impressionibus librorum quamdam cameram cum anticamera existente in fraternitate Sancti Francisci.

Costantino Orfini consigliere opinò favorevolmente sí circa l'esenzione dalle tasse, sí in quanto all'uso gratuito della casa, e il suo parere ebbe 47 voti favorevoli ed 8 contrari (2), sicché il 29 Dicembre di quell'anno 1542 fu fatto un regolare istrumento fra il Comune e i Cantagalli, circa l'Artem imprimendi libros literis grecis et latinis, vulgariter nuncupata La stampa. Ecco i Capitula stampae:

Che li dicti Gio: Simone et Vincentio debbano mettere la dicta stampa in Foligno per tutto il tempo della proxima fiera de dicta Citta, et messa mantenerla. Et per remuneratione delli prefati dalla magnifica comunita de Foligno se concedano a essi le infrascripte, videlicet che nissuna altra persona possa mettere nè esercitare dicta stampa in Foligno, nè far Bottega di libri excepto al tempo della fiera. Declarando che venendo qualche salta in banco glie sia licito in omne tempo uendere libri et altre cosecte, come è usanza. Et similmente che non se intenda esser prohibito a Folignati nativi il posser dirizzare Bottega de Librarie, purchè non useno exercitar la stampa.

Che la prefata magnifica comunita debba far pagare alli dicti cinquanta uolumi de statuti d'essa magnifica comunita da stampare per essi a ragione de diece carlini l'uno, per Doctori, Procuratori, Notari, altri cittadini: quali pareran a essa magnifica Comunità. Ma esso Gio: Simone et Vincenzo debbano stamparne sexanta et donarne diece alla prefata magnifica comunità.

Che la dicta magnifica comunità concede alli dicti Gio: Simone et Vincentio la exemptione reale et personale delle cose spectante alla magnifica comunita et dalle Gabelle, sinchè le Gabelle saranno conducte per essa comunità: La quale exemptione non se intenda in cose camerale, come sono gravezze che vengono imposte da Nostro Signore, o dalla Camera Apostolica. Et simil cose che non dependono dalla magnifica comunità.

(1) MANZONI, Op. cit., pag. 469.

(2) Archivio d.o, Riformanze 1542-1544, pag. 23-24.

Et finalmente che essa magnifica comunità da una parte, et Gio: Simone et Vincentio predicti dall'altra siano obligati respectivamente obseruare quanto di sopra se con

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tiene: sopto pena di cinquanta scudi per parte non obseruante da applicarse alla parte obseruante ipso facto che si contrauenesse (1).

(1) Archivio Comunale, Istrumenti dal 1541-1556, fol. 36-38.

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