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a quelli che deturparono i tempi degli imperatori Romani, onde furono una moda di tutta Roma, quando vi fosse un filo di verità non si potrebbe meno di crederne contaminata tutta la nazione. Aggiungerò che è inverosimile che fra i doviziosi più corrotti si trovassero congreghe di stravizio ed orge come sono dipinte da Teopompo e come esistono realmente nelle isole della Società; perchè come altri pure l'hanno fatto notare i monumenti Etruschi non ostentano mai una rappresentazione impudica.

L'Etruria era al più eminente grado di potenza verso la fine del terzo secolo di Roma. In quello che seguì perdette tutto il paese al di là dell' Appenino Veja e Capena; una gran parte del quinto secolo si dileguò in una resistenza irrisoluta alla felice stella di Roma. Volsinia sola perseverò con ostinazione nella lotta. La nazione godette in seguito due secoli di riposo senza gloria; dalla guerra di Annibale la sua felicità era talmente salita in alto che ai tempi dell' impresa di Scipione la sola città d'Arrezzo potè fornire armi e grani per tutta un' armata, e le paghe degli equipaggi di tutta una flotta.

In questo stato di prosperità il dritto di cittadinanza romana che seco traeva si duri doveri non pungeva i desiderj degli Etruschi, nulladimeno quando una volta l'ottennero nè i Marzj nè i Sanniți non si mostrarono più perseveranti a conseguirne tutto l'onore ma la fortuna non fu punto giusta ver' essi; ella non lo fu d'avantaggio lasciando perire tutta l' istoria della loro eroica resistenza contro Silla.

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In grazia delle numerose modificazioni che le desinenze recavano nei nomi dei popoli Italici vi ha luogo di chiamare Ombrici gli Ombrj: i Greci pronunciavano Oupinor e ritrovavano in questo nome l'indicazione dell' alta antichità degli Ombrj. Secondo questi Greci significava che esistessero di già prima dei diluvi causati da quelle dirotte pioggie che secondo l'opinione dei sapienti della Grecia avevano distrutte in molte contrade molte razze d' uomini appartenenti a tempi anteriori. Io non credo che questo giuoco di parole sia mai stato seriamente interpretato, ma quel che è certo si è che gli Ombrii furono grandi innanzi gli Etruschi e sino dai tempi dei Siculi e non è senza rągione che si sono qualificati col nome di popolo veramente italico e primitivo (430). Secondo Catone Ameria loro città sarebbe stata fondata novecento sessantaquattr'anni innanzi la guerra di Persia, o trecento ottant' uno prima di Roma (431). È certo altresì che anticamente occupavano un territorio vastissimo: oltre ciò che rimase Ombria, era probabilmente, come si disse di sopra, la parte meridionale dell' Etruria; e secondo le tradizioni romane molto precise bisogna aggiungervi il paese che i Sabini conquistarono fra il Tebro e l'Apennino. Si dice che gl'Ombrii si sparsero vincitori sul pendio nord-est delle montagne verso il mar superiore e verso il Po discacciando dalla piaggia i Siculi e con essi i Liburni, in fine combattendo con ostinazione contro gli Etruschi per la possessione delle terre vicine alla parte del Po.

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La storia trova gl'Ombrii riserrati sulla riva sinistra del Tebro: essi hanno ancora sul mare e presso il Po dei

possedimenti isolati come Ravenna, difesa dalle lagune ed alcuni altri che tennero pagando un tributo ai Galli,

L'ombrica che i Greci collocano ai confini di oscure regioni nell'interno del golfo Adriatico, ha una estensione immensa e indefinita. In Erodoto tocca sino al piede dell' Alpi, perchè egli fa uscire dal paese che è dissopra agli Ombrii le riviere chiamate Carpi ed Alpi che si gettano nell' Ister, ed una delle quali potrebbe ben essere l'Inn (432). Scillace, che restringe questo limite settentrionale congiunge il Piceno all' Ombrica (433): e senza dubbio l'antica geografia dei Poeti l'estendeva fino al Gargano o al Drione; perchè le isole di Diomede sono all' ovest del promontorio, e Scillace, che seguiva senza dubbio un poeta, attribuisce agli Ombrii il culto del figlio di Tideo che dei Greci più recenti credettero di rinvenire presso i Dauni. Nulladimeno è conformemente alla verace geografia del suo tempo, Scillace assegna ai Sabelli la costa che è fra gl'Ombrii e gli Apu!i.

In quanto a noi gli Ombrii non sono più nei nostri pensieri che come un nome intieramente spento. Quando una parte dei Galli si pose sui loro lidi, gl' Ombrii perdettero l'indipendenza insieme alle loro ricche contrade. Mentre la Toscana era da questo lato difesa dall' Appennino, l'Ombria aperta al nord, ne' suoi limiti angusti, avrà secondo ogni apparenza, fatto parte dei paesi limitrofi che sottomisero i Galli (434). Fu la strada militare che tennero per varcare verso il Lazio.

Sino dalla prima guerra una sola battaglia mise gl'Ombrii in arbitrio dei Romani; sia che essi vi fossero tratti per accordo o per forza presero parte in seguito alle guerre che fecero contro Roma altre più posseuti nazioni, ma senza alcuna perseveranza.

La nazione Ombria si componeva di popoli diversi (435), gli uni abitatori delle città, gli altri dei cantoni rurali (plaga) (456) e Tribù (437). I Camertini strinsero amicizia coi Romani prima che mettessero piede nell' Ombria e la conservarono. Polibio nominava perfino i Sarsinati come un popolo particolare diviso dagli Ombrii (438), e Roma trionfo due volte d'essi soli.

Al quinto secolo i Romani, per negoziare cogli Ombrii, ebbero ricorso a un ambasciatore che conosceva la lingua Etrusca (439); ad ogni modo la scrittura che sulle tavole eugubine si considera ragionevolmente, come Ombrica è per ogni verso differente dall' Etrusca. Ella è inconprensibile per noi şebbene contenga un certo numero di parole latine o che per lo meno pajono essere in affinità con quella lingua, e quantunque tali parole vi dovessero stare per tutta necessità se è fondata l'ipotesi ch' io proporrò altrove sull'origine degli Ombrii. La perfezione con cui Plauto il Sarcinate scriveva il latino, dà luogo a credere che la lingua della sua nazione vi si approssimasse come l'osco di Nevio. I caratteri delle monete sono etruschi, sono latini quelli delle iscrizioni.

LA JAPIGIA.

Essa comprendeva l'Italia del sud-est; secondo gli anautori più antichi usciva da Metapunto anzi abbracciava questa città e si estendeva da Şiri (440) fino al Gargano o Drione come lo chiamavano i Greci per cui la loro antica geografia faceva quivi probabilmente cominciar l'Ombrica, senza altra terra di mezzo. Polibio pure nei ruoli degli uomini in grado di portar l'armi comprese insieme i Japigi e i Messapi. Non si lesse in niun altro luogo che i Romani abbiano dato una tale estensione all' Apulia. Del resto i Japigi ed Apulo non sembrano fare che un sol nome (441).

I Greci distinguevano tre popoli diversi in questo vasto paese; i Messapi, i Peuceti e i Dauni. I primi sulla penisola all' oriente di Taranto; i Peuceti al nord di cotestoro lungo il lido da Brindesi a Bari, e di là sino al Gargano i Dauni. In principio del quarto secolo i primi erano nemici dei Tarentini e gli altri due popoli alleati. Ma Strabone vede nei Messapi due popoli diversi i Salentini e i Calabresi; quelli erano a Leuternia sulla riva orientale del golfo di Taranto e questi si stendevano dal promontorio di Japigia verso il nord sulla costa del mare Adriatico (442). I fasti fanno pure due popoli dei Messapi e dei Sallentini dei quali i Romani trionfarono nel quattrocento ottantasette. La più semplice spiegazione che se ne possa dare è di supporre che sotto il nome nazionale di Messapi si intendino i Calabresi, ed è così che talvolta si restringeva il nome d' Ausonj a un popolo isolato, o a una parte della nazione. Un' antica ed importante indicazione che per verità è molto alterata, ma che fu restituita con un' emenda sicura (443) diceva che in Japigia vi avevano cinque lin

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