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ringraziarvi pubblicamente Sevigny, Buttmaun ed Heindorf; senza voi e senza l'amico che la morte ci ha tolto, non m'avrebbe mai dato l'animo d'intraprendere questo libro; senza le vostre amorevoli cure e la vitale presenza io l'avrei difficilmente compito. Bonn 8 di cembre 1826.

Contro la mia intenzione e il mio disegno questa nuova edizione precede la pubblicazione del tomo secondo, che per diversi ostacoli si trova indietro di un'anno intiero; perchè quantunque le ricerche e la redazione siano di molto innoltrate, intendo di differirne il compimento e l'impressione dopo il viaggio del corrente estate in cui io spero di trovare riposo e salute. Quest' ultima revisione non sopprime per nulla veruno dei risultati precedentemente enunciati con precisione; ma oltre un gran numero d'addizioni isolate v'ha aggiunto dei nuovi risultati a maggior compi mento di quelli che si son già ottenuti. Diede alle mie intenzioni un carattere più deciso oltre che forse ha sparso di qualche maggior chiarezza il modo di presentare le cose e il modo di esprimerle. Quest' edizione offrirà dunque in seguito il vantaggio d'una base, compitamente consolidata, su cui si potranno fondare senza aggravarla delle costruzioni estę riori. Bonn 9 aprile 1828,

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STORIA ROMANA.

INTRODUZIONE.

M'accinsi a scrivere la storia di Roma dai primi tempi della città sino all' epoca in cui l'onnipotenza d' Augusto sul mondo romano fu riconosciuta senza contrasto. Principio laddove colonie vicine e nazioni diverse posero il fondamento d'un popolo novo; quando questo popolo dopo aver accolto nel suo seno milioni di uomini, con cui accomunò leggi e favella, distendendo il suo imperio dall' oriente all'occidente ridusse a provincia l'ultimo dei regni formati dalle conquiste d'Alessandro. Prima che in quelle lontane epoche appaja una rimembranza storica che si riferisca ad un qualche personaggio si possono con certezza riconoscere le forme con cui si reggeva lo stato; tanto esse erano scolpite efficacemente ių tutte le cose da non poter essere cancellate dai secoli, tanto l'esistenza d' ognuno s'era per così dire confusa nell' esistenza di tutti gli altri di cui era parte. Ma laddove appunto si compie l'epoca ch'io intendo di abbracciare, la nazione s'è risolta in una massa in fermento, ridotta all' ultima prostrazione, e che ogni giorno diventa meno riconoscibile, sempre vieppiù sconnettendosi.

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Sono innumerevoli gli accidenti e le mutazioni per cui i romani trapassarono da questi termini a termini opposti. Destini immensi, forti fatti e uomini giganti c' hanno potuto tramandare anche pel bujo de' secoli della più densa ignoranza non poche cose appartenenti alla storia romana. Rispetto però ai primi tempi la fantasia che inventa ha diffuso su la verità storica un velo screziato di varj colori, Poscia le finzioni della vanità non meno frequenti delle tradizioni popolari di molte e diverse sembianze vennero mescolarsi alle avide indicazioni delle croniche ed ai poveri frutti d'uno o più storici che vi attinsero. Per lo più queste favole si contradicono di modo che sono facili a scoprirsi, ma talvolta eziandio sono applicate a meraviglia ai racconti da cui son tratti. Osservata insomma una certa proporzione forse non c'è storia in cui la verità indugi più tardi a discoprirsi. Non se ne inferisce per questo che s' abbia d'abbandonare come disperata, nel suo più lungo la parte più importante di lei, ma che si deve piuttosto trasandare l' inesattezza di certi particolari che sono di poco conto per noi. A queste condizioni si potranno forse trovare nelle tenebre di quei tempi alcune cose non meno sicure di quel poco che sappiamo circa le antiché origini della Grecia. Giungere a questo scopo è l'ufficio che ci siamo proposto.

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Anzi in quanto l'istoria interna e le diverse situazioni dello stato credo, che vi si potrà riescire con miglior fortuna che nell' archeologia greca. Niun popolo come i romani adempi la sua carriera senza essere attraversato da forze straniere. E niuno l'adempi con tanto vigore e tanta abbondanza di vita. In niun altro luogo scorse più di tempo prima che alcun elemento venisse assorto; dall' origine sino all'istante in cui si spensero si mantennero moltiplici e

numerosi; rimosso da se ciò che cousunse la sua vita, altre cose omogenee vi sottentrarono e ne riempirono il vano. Cosi lo stato ha potuto serbarsi giovane e sempre lo stesso nell' intima essenza, rinnovandosi sempre sino che si fermò e stette immobile, per avere scambiato prima in un languore, poscia in una malattia mortale quell' abbondanza di vita che pareva che non dovesse finire più mai. Ma è precisamente nei tempi in cui bisogna più presto indovinare l'istoria che apprenderla, che si trova un così fatto ordine e dei rapporti così bene connessi, che basta a poter discoprire qualche vestigio, qualche reminiscenza di cui si possa cogliere il filo per ritrovare un' intiera certezza rispetto molt' altre cose, ch' ora non si potrebbero più ritrarre dai rottami, perchè i rottami stessi furono scavati dai fondamenti. Del pari che in matematica dove bastano talvolta pochi dati per dispensare d' un' intiera operazione.

Simile al mare che accoglie tutti i fiumi, la storia di Roma accoglie quelle di tutti i popoli che il mondo antico, ci mostra attorno al mediterraneo, Alcuni nou si mostrano che per sparire all'istante, degli altri, ma quasi sempre guerreggiando conservano ancora per qualche tempo la loro esistenza in tanta vicinanza di Roma che presto o tardi li spegne. Non è necessario che l'istoria di Roma lasci la cura di cercar altrove l'immagine che deve animare il nome di queste nazioni, e tanto meno l'immagine dell' indole loro e del loro governo, che forse non si potria trovare. Spetta a lei a ritrarvi la loro fisonomia per quanto la possono dare delle investigazioni e delle meditazioni, per tema che il lettore non si contenti d' un nome vano, e d' immagini troppo leggermente concepite.

Tale non era per certo lo scopo di T. Livio, egli seriveva perchè da natura avea sortito una brillante attitudinę

per la narrazione e per raccogliere i tratti caratteristici del cuore umano, egli avea l'ingegno del poeta, ma senza fa¬ cilità e senza gusto per la forma metrica del discorso. Egli scriveva senza essere agitato nè dal dubbio nè dalla persuasione introducendo nell' istoria il maraviglioso dei secoli eroici, come lo faceano in quest' epoca in cui una fede ingenua accompagnava l'uomo dall'infanzia per tutta la vitą quelli che per verità erano tutt' altro che creduli circa gli affari del tempo e della propria esperienza. Egli non vale dispiccar dall' istoria in un mondo assoluto queste età primitive in cui gli dei si mescolavano cogli uomini, e ciò che dalle tradizioni meno rimote riferiamo rispetto a dei fatti conciliabili coll' andamento ordinario delle cose terre stri, gli sembrava per verità meno completo, meno certo che le trasmissioni delle storie le meglio attestate, ma che egli considerava come della stessa natura. Quanto alla forma di governo, egli la trascurò affatto, a meno che la sua attenzione non vi fosse stata rivolta da torbidi interni, ed allora pure egli vedeva e giudicava con le prevenzioni di parte a cui l'avevano affezionato le rimembranze della sua prima gioventù; e sempre per una conformità di denominazioni egli inclinava a dichiararsi contro quelli che in questi tempi di corruzione, ravvisava perversissimi fra i perversi che lottarono gli uni cogli altri. T. Livio in fine ha ben potuto descrivere in una maniera vivace negli ultimi libri delle regioni incognite come la Bretagna; ma per quello che concerne, tempi antichi egli non ha saputo dilucidar troppo bene i suoi pensieri nè circa i popoli nè circa gli stati.

Egli cercava d'obbliare la degenerazione del suo secolo nudrendosi delle gloriose rimembranze dei tempi passati. Fra le sue dolorose sensazioni egli doveva provare qualche

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