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a' imprenderne la restituzione avrebbe torto di scegliere un altra forma diversa di questo nobile lavoro.

Questi canti son ben più antichi di Ennio che li trasformò in esametri e vi trovò da riempire tre libri. Egli si stimava seriamente il primo poeta di Roma perchè igno rando l'antica poesia della nazione, la disprezzo e spense con buona fortuna. Parlerò altrove di questa poesia e del suo fine non aggiungendo quivi che una sola parola per antico che sia il fondo dei canti epici, la forma in cui sono redatti ed una gran parte del loro contenuto sembrano comparativamente più recenti. Se da una parte gli annali dei pontefici alteravano la storia a profitto dei pa trizj, dall' altra vive in tutte queste poesie uno spirito plebeo che si rivela per l'odio contro gli oppressori, e si hanno indizj certi che allora che si cantavano le famiglie plebee erano di già grandi e potenti. È in questo spirito che ci sono rappresentate le distribuzioni delle terre di Numa, di Tullo, d'Anco, di Servio. Tutti i re amati favorivano gli uomini liberi, e Servio è il migliore plebeo dopo il santo Numa; i patrizj appajono sotto un aspetto orribile ed odioso e come complici della strage di Servio. Gaja Cecilia sposa romana di Tarquinio Prisco è una plebea parente di Metello; il fondatore della repubblica e Muzio Scevola sono plebei, e fra gli altri non v' ha che i Valerj e gl'Orazj che siano di nobili portamenti; e queste famiglie erano amiche del popolo. Per questo io non assegnerei a questi poemi dopo quello che sappiamo del loro contenuto, una data anteriore alla ristaurazione della città dopo il disastro' dei Galli, e questo è il tempo più antico a cui si possa salire. La metà del quinto secolo che fu l'età d'oro delÍ'arte può essere stata pur quella della poesia. Le consultazioni dell' oracolo Pittico fanno cenno di questo tempo;

R la maniera simbolica con cui l'ultimo re fa conoscere a suo figlio d' essersi tolti d' attorno i principali dei Gabi è tratto da un racconto greco che si legge in Erodoto si vede pure rinnovare la frode di Zopiro, convien dunque ammettere che aveva qualche notizia delle greche tradizioni, E perchè non si poteva conoscere Erodoto?

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Un'era che torna indietro cominciando da un dato punto, e non trova il suo principio che per via di stu diate combinazioni potrebbe essere mal' atta all' uso cro̟pologico, o per lo meno sembrarne poco degna. La sola cosa essenziale per l'uso, si è che il principio ne sia posto in un modo relativo. (non si sa forse che il primo anno dell' era di cui generalmente ci serviamo è incontestabil mente errato? Se non che converrà badare che questo punto cronologico non sia preso per una certezza istorica. La dignità di Roma cancella la macchia fatta all' era sua per l'impostura della sua origine.

L'istoria ha duopo di più di un' era. E differenti ne occorrono all' Asia, ed all' Europa. Quelle che camminano a ritroso o che sono necessariamente legate ad un dato conosciuto per falso sono assolutamente cattive; ed occorrono altre ere per altri tempi. Così finchè durò l'impero d'oc◄ cidente, l'era spagnuola che partiva dalla battaglia d'Azio, era conveniente; ma si avrebbe dovuta abbandonare molto più presto per l'era generale dei cristiani, come l'era di Nabonassare cesse il luogo a quella dei Seleucidi. La principale condizione dell' uso di un era si è ch'ella incominci a tempo per comprendere nella sua sfera una serie di date realmente storiche, procedendo sempre in avanti, si è che

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in questa sfera raccolga senza sforzo la storia dei popoli più importanti; in fine bisogna che la ragione che glie ne diede la preferenza si mantenga lungo tempo senza alterazione. In quanto al punto di partenza, l'era delle Olimpiadi e quella di Nabonassare differiscono poco da quella di Roma, ma mentre che quest'ultima si conserva e diventa ogni giorno più applicabile sino alla battaglia d'Azio l'una delle due prime, sinile alla Grecia stessa non sopravvisse ad Alessandro che di nome, e la seconda fui come Babilonia ed alla stess'epoca. Al di là del punto in cui si loca la fondazione di Roma non vi ha alcuna. specie di cronologia per l' Esperia. Il calcolo di Eratostene, cominciando dalla caduta di Troja, fu una felice idea per indicare dei rapporti d'epoca in Grecia. In quanto ai tempi anteriori dei Greci, ogni eronologia è un sogno da quella d'Asia in fuori; ma possiamo aderire al computo babilonese che comincia mille novecento cinque anni innanzi il primo anno della residenza d'Alessandro in Babilonia, e che è applicabile tutta l' Asia di quà dall' Indo (689).

Le ere delle città erano comuni in Italia, e Scaligero riferisce l'esempio dell' iscrizione d'Interamua presso gli Ombrj (690). Nè vi ha dubbio dopo quello che abbiamo accennato di Catone che Ameria non avesse pure la sua. Non abbiamo nulla che ci dia indizio che prima d' Augusto į Romani numerassero gli anni a quel modo; ma si trova di frequente un' era che parte dall' espulsione dei re. È soprattutto a proposito d' innovazioni nella costituzione dello stato che si avea costume di notare le date a quella foggia. Così adoperavano Cicerone, Tacito e lo stesso Cajo (691), e questa conformità di procedere fa pensare che un autore che tutti copiarono abbia notate quelle innovazioni; questo

autore probabilmente non era che Giulio Gracano che apparteneva alla prima metà del settimo secolo.

Dionigi poneva che questa maniera di numerare era in uso dalla metà del quarto secolo. Senza questo non si sarebbe fondato sui registri dei censori che fissavano la presa di Roma nell'anno cento diecinove dell' espulsione dei re, come sopra documenti autentici (692). Ma concedendo pure l'autenticità dei registri una tal data nou poteva essere contemporanea, ma piuttosto un' addizione fatta innocentemente o con intenzione di falsare. Intanto non conviene obbliare che tale addizione mostrerebbe senza replica l'uso d'una tal era nei documenti pubblici, quand' anche ciò fosse per un' epoca più recente.

In un'era ogni numero d'anni deve sempre essere supposto della medesima natura, sia che si parli di anni astronomici o di anni lunari. Ora i nostri fasti contando cento venti anni di magistratura, dal principio del consolato alla presa di Roma, risponderebbero anno per anno a un simil numero di quelli dell'era. Ma non si può in niun modo aquetarsi a questi fasti e questa circostanza che nel trattato con Cartagine, Bruto ed Orazio sono nominati come colleghi, basterebbe per provarlo (695). Farò vedere altrove che i consoli che nel principio della repubblica, si presentano per un solo anno più numerosi che mai appartengono a parecchi anni. Per questo in Tito Livio, che tien dietro a Catone, mancano precisamente in tal' epoca i consoli degli anni 248, 254, 265, senza parlare di variazioni di meno importanza. I fasti di Diodoro offrono ancora maggiori differenze; e qualunque ne sia il disordine. meritano maggiore considerazione che non ebbero. Perchè ciò che richiudono di più cattivo non sono che falli d'inavvertenza: Diodoro può aver guastati į suoi fasti, ma non

i ha per certo inventati. Subito che l'elezione non si faeeva prima che fossero spirati i poteri dei magistrati in carica, era impossibile che gli anni dei magistrati rispon◄ dessero tratto per tratto a quelli di un' era. Si potrebbe pur dire che è molto verosimile che in principio si con‐ servasse pei consoli l'uso del tempo dei re di fare cioè delle elezioni per interrè o almeno dovette accadere assai facilmente e molta di frequente che i magistrati usciti non riempissero l'elezione, e che per conseguenza vi fosse l' interregno. Ora i nuovi magistrati non esercitavano per questo meno il potere durante un anno intiero (694). Quindi ne veniva che due anni di magistratura erano più lunghi di due anni civili, di tutta la durata dell' interregno. Di regola pare che i nuovi eletti entrassero in esercizio un giorno delle calende o degli Idi (695). Così a meno che circostanze straordinarie sollecitassero le cose, gli anni magistrali erano ritardati nel loro principio della metà di un mese ogni volta che l'elezione si faceva da un interrè. Ma bene spesso tenevano dietro molti interregni, nè si ha di attendere di vederli segnati da Tita Livio nei primi tempi, poichè H ha di spessa obbliati in progresso.

Quindi la discrepanza degli anni dei fasti colla serie degli anni civili ha dovuto andar si da lungi, che stimando che in quanto la prima il punto di partenza sia stato comune ha potuto intervenire, dopo quindici annî che i consoli abbiano preso possesso della loro dignità al mese quintilio solamente, e che per conseguenza il tempo della loro carica sia stato scompartito sugli anni quindici e sedici. E şe la cosa continuò così, può essere che i consoli eletti pel trentesimo anno non abbiano occupata la sedia curule, che al principio dell' anno trentuno, e che per conseguenza un anno realimente passato sia stato un anno perduto per

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