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Negli storici che ci sono rimasti l'estensione del diritto di città alla seconda e terza tribù non è più riconoscibile che in quel poco che si dice sull' aumento del pumero dei senatori; ma qualche discrepanza non toglie di poterla vedere a questo luogo. Si acconsente unanimamente che dapprima non vi ebbero che cento senatori. Tito Livio è il solo che non parla punto dell' accrescimento di questo corpo, in seguito della pace conchiusa coi Sabini. La tradizione ordinaria conforme ad un'idea molto giusta ammette che il senato fu raddoppiato. Ben pochi autori dicevano che il numero dei senatori non era stato portato che a 150 (768) e stimavano ogni tribù rappresentata da cinquanta senatori come nel consiglio di Clistene. Pensando pure che prima della federazione dei Sabini, le due tribù di Ramnete e di Luceria fossero rappresentate del pari nel numero primitivo di 100. Farò vedere a suo tempo come questa opinione era in rapporto con l'asserzione che Tarquinio Prisco avesse raddoppiata la quantità dei membri del senato (769). Ora ci basti d' intendere che annunciando che questo re aveva recato il numero dei senatori da duecento a trecento, Dionigi ne forni la vera espressione dell' anumissione della terza tribù. All' incontro, l'asserzione secondo la quale Tarquinio avrebbe compito il senato coll'aggiunta di 200 membri disconosce la preminenza dei Sabini sui Luceri.

Ciascuna di queste città ed anche la soggetta Lucera aveva oltre il suo senato le sue dignità politiche e sacerdotali. E le conservò al possibile sino che le due cittadi-, nauze soyrane furono trasformate in tribù. Dionigi d'Alicarnasso me dice che Numa pose la concordia tra i patrizj in quanto che non tolse alcun diritto ai cittadini primitivi della città, cioè ai Latini di Romolo; perchè egli diede ai Sabini nuovi venuți altri onori (771). Ma non però s'immaginarono nuovi onori all' occasione dell' unione dei due

popoli se non che gli uni e gli altri si tennero quelli che avevano. I Luceri al contrario furono men largamente gratificati al tempo della loro riunione, Ben è vero che perdu¬ rarono i loro magistrati; ma non furono dignità conferite dallo stato, ma dignità locali come intervenne più tardi nei municipj. Ecco perchè si trovano raddoppiate nella repubblica e raramente triplicate. Questo stato di cose e soprattutto l' inferiorità delle minores gentes, appariva più chiaramente nei collegi dei sacerdoti,

Prima che la terzą tribù fosse chiamata al senato non vi erano che quattro Vestali. Lo stesso re che crebbe il diritto di questa tribù, vi aggiunse pur due vergini, affinche avesse anche essa le sue vestali (772).

Per questo vi avria voluto come lo notò Tito Livio, un augure per ciascuna tribù, o parecchi in simil numero (773), ed è appunto, perchè nella legge Ogulnia non ye ne aveano che quattro, che questo antare presuppose che vi fossero due sedi vacanți. Ma la legge non poteva aver riguardo ad una riduzione-fortuita, nè farne un mo¬ tivo per diminuire i diritti dei patrizj. E chiaro che le due prime tribù sole avcano duc auguri per ciascuna, e che Tarquinio non avea accordato alla terza casta i medesimi onori come l' avea fatto per le vestali, S' attribuisce a Numa l'instituzione di due di questi auguri (774).

I pontefici pure erano rimasti in umero di quattro (775) e per conseguenza rappresentavano i Ramneti ed i Tiziani, Per consacrare il concilio del popolo non intervenivano coi pontefici e cogli auguri che due flamini (776), quantunque i grandi flamini fossero al numero di tre, e che per conseguenza il terzo ordine avesse pure il suo, I feciali, giudici del diritto pubblico, erano venti (777), onde ve ne avca uno di ciascuna curia per le due tribù; ed è cosi

che se ne sceglievano quattro per ambasciatori cioè due di ciascuna tribù (778).

Si vede nelle confraternite il medesimo sistema di eguaglianza delle due tribù, e l'esclusione della terza. I Salj primieri di Gradivo aveano sul monte Palatino altare e sacri arredi; essi appartenevano dunque ai più antichi Romani. Gli Agonali di Pavor e di Palior del monte Quirinale erano per conseguenza d'origine Sabina (779) come lo erano pure i Sodales Titii che probabilmente rispondevano ai fratres arvales. In fine sono doppj anche i Luperci, e sono i Fabius e Quinctilius. I primi notati come compagni di Remo passeranno tanto più facilmente per la confraternita sabina, in quanto che si ha modo a pensare che la famiglia di Fabio fosse Sabina (780); la gelosia delle due tribù trapela da una fiaba (781). E non per altro se non perchè la giustizia fosse eguale per ambedue, si scelsero, secondo la stessa proporzione i decemviri dai libri Sibillini ed i duumviri perduellionis: ma non già i consoli. È più probabile che la legge di Servio ne concedesse uno ai plebei.

Sarebbe stato dannoso al riposo dello stato, confidare la dignità regia a due uomini eletti a vita. Sarebbe stato facile al superstite d'impedire come fece Romolo l'elezione di un collega. Si preferi dunque di fare la scelta alternativamente fra i Romani e fra i Quiriti, come si riconosce agevolmente dalla successione di Tullo e di Anco, legandosi il primo ai Romani, per via di Osto, e il secondo ai Sabini per Numa. In quanto a Numna appartiene ad un ordine anteriore di cose giusta il quale una tribù faceva l'elezione traendolo dal seno dell' altra.

All' aspetto di questi privilegi così manifesti delle due prime tribù, si ravviserà che fu a buon dritto chiamata la Niebuhr. T. I.

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terza minorum gentium, quantunque in generale i cittadini primitivi costituissero le case patrizie (782). Non si prendevano i suffragi dei senatori di questa classe che dopo aver raccolti quelli dei padri majarum gentium ed è così che per lungo tempo, senza dubbio le curie dei Luceri fu¬ rono chiamate le ultime, La differenza della denominazione risponde alla differenza dei diritti, e quest'ultima era sì picciola fra le due prime tribù che lo sbaglio di Dionigi nell' applicare alla seconda il nome di minorum gentium cade da se appena che è avvisato.

Conviene la prima tribù abbia avuto qualche preminenza e questo è conforme al progresso generale dell' isto¬ ria. Ed è così che a Colonia le quindici case (Geschlechter) conservarono la superiorità. La denominazione di decemprimi che pure prima della gran guerra si usava nel senato latino, come più tardi in tutte le colonie e municipj, si gnifica, senza alcun studio d'interpretazione, la riunione di dieci uomini che tenevano il primo grado, ciascuno nella sua decuria.

Nel senato romano vi avevano pure somiglianti decem primi (784). Senza dubbio erano gli stessi che quelli che componevano il decemvirato degli interrè uno per ciascuna decuria. È detto altresì che i giudizj, di alto tradimento appartenevano altre volte alla tribù la più para (785); nè si può non conoscere quivi una tradizione sulla preminenza dei fieri Ramnetes (786), qual si sia d'altronde il vero stato delle cose su questo punto si bujo. Perchè i Tiziani presupponendo che non avessero parte alcuną al diritto di alta giustizia sulle gentes minores, non ne esano però privi in quanto ai membri della loro tribù, il che è fuori di dubbio. D'altronde ho già fatto notare che vi aveaup due giudici per le cause capitali.

NOTE.

(1)

In questo era fondata la sprezzante asserzione di al

cuni Greci che dicevano che i Romani non erano una nazione, ma un' orda formata dall' assembraglia d'ogni sorta di popoli. Dionigi oppugnò questa asserzione. Giuseppe difese la sua nazione contra Apione che l' insultava col medesimo oltraggio; fondandosi sull' eccellente ragione che la più parte dei giudei di Palestina e d'Egitto non discendevano punto dalla piccola colonia rientrata in Giudea sotto i Persiani, ma da individui ch'erano addivenuti giudei. Apione apparteneva ad un popolo che s' era serbato illeso d'ogni miscuglio; di qui il suo disprezzo per degli uomini senza avi; ma per parte dei Greci il rimprovero è pura tristizia,

(2)

Eccettuato il poco che concerne i Liguri e gli altri popoli delle Alpi, queste indicazioni dovevano essere tanto nel primo libro che tratta della storia dei re che nei due seguenti, in cui si discorre delle guerre d'Italia. Questa divisione servì evidentemente di tipo all' istoria di Apione i di cui tre primi libri avevano assolutamente il medesimo oggetto. Non bisogna supporre che le origini di Catone siano state disposte altrimenti che a norma dell' ordine condotto accidentalmente per la serie dei tempi; per esem

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