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il ceppo, perchè i popoli così designati dai Romani hanno bene maggior importanza dei Sabini istessi, oltrechè un oreechio avvezzo all'uso latino sarebbe offeso d' intendere applicar ai Sanniti il nome dei Sabini; è necessario che se ne assuma uno più generale per delle indagini come quelle di questa storia.

Quando Roma trapassò i confini del Lazio, di tutti i popoli d'Italia i più poderosi di potenza e d'estensione di terra erano i Sabelli. Gl' Etruschi erano di già caduti, come avevano visto cadere le nazioni che avevano fiorito prima di loro, i Tirreni, gl' Ombrj e gl' Ausovj. I Dori erano grandi nelle loro colonie, ma la metropoli poco possente; ella restava in pace mentre le sue tribù si spandevano di lontano per le loro conquiste ed i loro stabilimenti. Tale pure, secondo Catone era l'antico popolo Sabino; la sua prima patria, era al dir di lui, nei contorni d' Amiterno (277), sull' alte cime degl' Appennini negl' Abbruzzi, in vicinanza di Majella, luoghi di perpetue nevi, e pascolo nell' estate agl' armenti dell' Apulia. Di quivi uscirono negl' antichissimi tempi, molto tempo innanzi alla guerra Trojana; urtando da una parte i Casci, e dall' altra gl' Ombrj, occuparono la contrada che da tre mill' anni porta il nome loro, e dal seno di questa contrada una popolazione che crebbe in soverchia moltitudine si sgravò in progresso per diversi altri paesi. Era consuetudine religiosa d'Italia di far il voto d' una primavera sacra ( ver sacrum) nelle guerre difficili o nelle malattie pestilenziali: questo voto comprendeva tutti i prodotti della primavera ; dopo vent'anni (278) tutti gl' animali erano imolati o riscattati, e la gioventù fatt' uscir di paese (279). I Romani fecero un simil voto nel second' anno della guerra d'Annibale, ma non comprendeva che le proprietà (280). La

tradizione fa intendere che furono questi stessi voti che diedero luogo alle emigrazioni dei Sabelli, e gli Dei a cui s'erano dedicati (281) inviarono degl' animali sacri per guidare queste colonie. Un pico, uccello sacro di Mamerte condusse quella del Piceno (282) che allora era pelasgica o liburna; ed un torello un' altra moltitudine nel paese de gl' Opici, da cui poi venne il gran popolo sannita; e un lupo fu la guida degl' Irpinj (285). Noi sappiamo per alcuni dati che sono già storici, che il Sannio forni pure delle colonie. I Frentani su la costa dell' Adriatico, erano pure Sanniti (284) che se ne erano segregati nel corso della seconda guerra contro i Romani. I Sanniti conquistarono la Campania e la contrada che si stende sino al Silaro; in fine un' altra moltitudine, nominandosi Lucani (285) da Lucio loro capo invasero e diedero il nome alla Lucania (286). Capoa che di quei tempi si chiamava Volturno, città d'origine etrusca, che senza dubbio apparteneva agli Oschi, comperò la pace dai Sanniti accogliendone una colonia, scompartendo con lei la città e la terra (287). Quest' è l'origine del popolo Campano, avvenimento notabile pei Greci della Sicilia che chiamavano Campani tutti i popoli mescolati di Sabelli e d'Opici, e per conseguenza i mercenarj che ne avevano la lingua, sotto il giogo dei quali essi gemevano. Diodoro lo riferisce al 3 anno dell' 85 Olimpiade nell'anno di Roma 314 (288). Non v' ha alcuna contraddizione fra quest' indicazione e quella di T. Livio secondo la quale non sarebbe che nel 331 che i naturali fossero stati uccisi dai sopravvenuti. Tre anni dopo che questi antichi cittadini di Capoa furono sterminati, cioè nel 334 (289) i Campani presero Cuma d'assalto desolandone gl' infelici abitatori con tutte le miserie della guerra (290), ed introducendo una colonia nella città. Però

la popolazione greca non fu intieramente disfatta, subito che un mezzo secolo più tardi Scillace ha potuto chiamar Cuma una città greca, e quattrocento anni dopo si trovavano ancora delle tracce di costumi ed usanze greche, quando da lungo tempo la lingua osca che avea distrutta la lingua greca, era stata distrutta dalla lingua latina (291).

Nel principio del quinto secolo la Cuma degl' Oschi è indipendente da Capoa di cui non si può però discredere la supremazia sulle città vicine. Ma Nola è così estranea ai Campani come Nocera. La prima di queste città come l'abbiamo già detto, è non senza ragione tenuta per greca (292). Verso il 390 Scillace di Cariando non ravvisa che dei Campani e dei Sanniti dal Volturno sino a Silaro. Essi si stendevano a traverso le terre dal mar Tirreno sino al mar superiore. Quivi gl' attribuisce tutta la costa del Gargano sino al Piceno, che congiunge all' Ombria (293). In quest' epoca stessa la Lucania esisteva nella sua più grande estensione, cosicchè sotto un tal nome, questo geografo delle coste cita tutte le città marittime da Posidonia sino a Turio. La lontananza e l'estensione delle conquiste segregarono in poco spazio di tempo i Lucani dal popolo primitivo.

Le loro prime possessioni erano sul mare inferiore; non aderivano ancora al golfo di Taranto, perchè le spiagge n' erano tuttavia in potere delle città greche. Prima dello stabilimento dei Greci in queste contrade non vi aveano pure Lucani; esse erano occupate dai Coni, e dagl' Enotrj. Quando i Sanniti si sparsero di lontano e che i Lucani si piantarono nell' Enotria sorse fra i barbari e le città greche una guerra che non terminò che colla caduta di queste. Questo è quanto ne dice Strabone (294); e le sue espressioni potrebbero far presupporre che l'arrivo dei Lucani

tenne subito dietro alla fondazione delle città greche; ma la cosa non è così.

l'uso

Quando Sibari reggeva le contrade che giacciono fra i due mari non vi poteano per anco essere dei Lucani. La caduta di questa città appartiene al terzo anno della 67. Olimpiade (242 di Roma). Come pure non vi poteano essere per anco dei barbari possenti su la costa, fra Posidonia e Lao, quando Micito vi fabbricava Pixo (295); ma è possibile che si fossero di già stabiliti nell'interno del paese, in parti da cui Crotone era troppo lontano per proteggerli o soggiogarli. Prima che i Lucani venissero ad assalire le grandi città del golfo di Taranto, s'erano di già come si fece notare fortificati su la costa occidentale ; ciò ch' ebbe luogo manifestamente per la conquista di Posidonia e delle città sue alleate. Ora se si vuol consentire che la dominazione lucana sopra Posidonia ha spento della lingua greca, almeno in quanto ai monumenti pubblici, conviene necessariamente spingere indietro l'epoca di questa conquista sino alla guerra del Peloponneso; perchè fra le monete di Posidonia, quantunque ve ne siano molte simili alle più antiche di Sibari; ve ne hanno delle altre che pajono essere state coniate in tempi più antichi di questa guerra, e non sono in picciolo numero. Ma il tristo uso che secondo il rapporto d' Aristossene (297), durava ancora verso la metà del quinto secolo, ci mostra nel Pesto Lucano, una comunità soggiogata, che progrediva scientemente alla propria distruzione; ma sempre viva sotto 11 aominio del forestiero. Così i Lucani, nel grembo stesso della popolazione soggetta, costituivano una colonia sovrana, Scillace pure tiene Posidonia come una città greca al pari di Nola e di Capoa, perchè avendo continuato a coniare monete greche, non si può niente inferire da questa cir

costanza circa l'epoca in cui Posidonia fu perduta per gl' Elleni. È verosimile che i Sanniti non si siano costituiti in queste regioni più lontane e di minor attrattiva, prima d'entrare in Campania ove le porte di Volturno s'aprirono per essi sino dal 314. Turio fu fondata nel 306 (Olimpiade 83, 3) senza che quell' impresa fosse per niente attraversata dai barbari, e i rapidi progressi della nuova città fanno fede che niun nemico s' oppose alla sua floridezza. Non ebbe qualche querela che con Taranto, a cui però fu posto subito fine dalla pace conchiusa dal suo generale Cleandride, esule di Sparta. Si fu in virtù di questa pace che si fondò Eraclea nel 319 (Olimpiade 86, 4). Tredici anni innanzi Cleandride aveva nella sua patria una tal autorità, e investito di tal grado di potere, che alľ epoca di questa pace doveva già aver corsa la più gran parte del cammino dell' umana vita, onde il suo vigore guerriero non poteva prolungarsi ancora oltre di molti anni. Ora la prima volta che si fa menzione dei Lucani si à per raccontare ch' ei fece prova di destrezza e di coraggio, conducendo i Turj contr' essi e contro Terina (299). Quest'ultima circostanza prova altresì che i Sabelli non erano ancora entrati nel paese che divide queste due città, Antioco finiva la sua storia di Sicilia il primo anno della 89 Olimpiade, 328, tre anni prima che la colonia Sannita s' impadronisse esclusivamente di Capoa. È dunque a un dipresso a quest' epoca che conviene riferire la demarcazione delle frontiere d' Italia, demarcazione secondo la quale i Lucani erano venuti sino al Lao. Trent'anni dopo nell' Olimpiade 96, 4 (anno di Roma 559), gli Italioti (300) conchiusero fra loro la prima alleanza difensiva che vi sia stata dopo lo stabilimento dei Greci su questa spiaggia. Quest' alleanza era rivolta contro i Lucani

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