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Placito presso Firenze in luogo detto Vadum

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le da altre Chiese di simile denominazione, che però penso sia più ragionevole congetturare che questi due Monasteri di S. Minia to, e S Michele fossero in Fiesole, e che se ne siano perdute affatto le ricordanze, imperocchè in essa Città son posti secondo il suddetto Diploma; e non trovo ragione plausibile, per cui essendo stati in Firenze, non. dovesse dirsi in vece di Civitate Fesulana Civitate Florentina, mentre per quanto Firenze fosse in quel tempo in uno stato non troppo felice per i sofferti disastri, sempre peraltro esisteva, e seguitando l' opinione di coloro, che credono essere stato il magnifico. Tempio di S. Giovanni edificato dai. Fiorentini sotto il Regno di Grimoaldo successore del Re Ariperto, che regnò dal 662. al 671, ad imitazione della Regina Teodolinda, devotissima di S. Gio. Battista, la quale aveva eretto in Monza l' anno 615. un famoso Tempio a onor di detto Santo, possiamo prudentemente credere, che Firenze nonostante le disgrazie sofferte, avesse conservata una ragguardevole popolazione, essendovi stato inalzato un Tempio tanto grandioso, e per cons seguenza non avesse perduto il suo nome; E che Firenze realmente al tempo della prima

dum Medianum finibus Florentinis. (4) E

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venuta in Italia di Carlo Magno; e precisamente l'anno 774. conservasse sempre non solo il nome, ma anche il suo Territorio, lo provano ad evidenza la carta di Donazione di detto anno da noi sopra citata, poichè vi si legge, Adum in loco Cersino finibus Florentinis. Nè osta l'opinione di quelli i quali credono che Firenze fosse restaurata da Carlo Magno, poichè non è fuor del probabile, che prima di questa restaurazione, fosse Firenze una Città senza fortificazione senza fabbriche pubbliche, per essere state queste barbaramente demolite da Totila Re de' Goti. E che Firenze fosse una Città di qualche considerazione, lo prova il sapersi che in questi tempi aveva il suo Duca, come testifica il Pontefice Adriano I. in una lettera scritta a Carlo Magno Re de' Franchi; de' Longobardi, e Patrizio Romano, colla quale il buon Pontefice implora la Regia protezione del Re Carlo per il Monastero di S. Illario di Galeata, maltrattato già da Gundibrando Duca di Firenze Domno Excellentissimo ( son paro"le della suddetta lettera) filio nostroque » spirituali Compatri, Carolo Regi Franco"rum, & Longobardorum, atque Patricius » Romanorum, Adrianus Papa. Novimus Re

in altra carta contenente un' Istrumento di donazione, celebrato in Firenze l'anno XVII. del Regno di Carlo Magno, Tom. I. e X

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"galis Excellentiae vestrae benignitatem &c. "Scilicet Monasterium Santi Hillarii Confessoris Christi, qui Pons in Calligata una " cum Hospitalibus, qui per Colles Alpium " siti sunt, pro peregrinorum susceptione " possimus, ut a nulla magna parvaque per"sona qualibet Invasione Brachium pati, ve"stra eximia sinat Clementia: Sed in omni"bus pro Monacorum Deo servientium laudibus; atque susceptione peregrinorum, Justitiam illic conservare, sicut solita est, di"gnetur: Et Invasionem quam Gundibrandus "Dux Civitatis Florentiae in eodem Mona"sterio, ingerit in Curte quadam Sassentina

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Territorio scilicet Florentino arripiens ex ea ,, illicite plura peculia, quae illi minime, " pertinent, abstollendo emendare Jubeatis, "simulque Terras, quas ex ipsa Curte plu"res homines sine ratione abstulerunt reddere vestra a Deo inspirata regalis potentia faciat &c., con quel segue ec. E per quanto non si abbia notizia se questa lettera fosse scritta avanti, o dopo la terza venuta di Carlo in Italia, e cosa certa peraltro, che deve essere stata scritta prima dell'anno 795.

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e X. di Pipino fatta da Atroald, Adonald, e Adopald figli del quondam Atriperto, ricchissimi Uomini Fiorentini alla

poichè questo fu l'anno emortuale del Pontefice Adriano I. dopo 23. anni, 10. mesi, e 17. giorni di glorioso Pontificato; E non è sproposito il credere, che questa Invasione fosse fatta dal Duca di Firenze anche qualche anno avanti al ricorso fatto da Papá Adriano al Re Carlo, essendo molto verosimile che egli non subito ricorresse al supremo Imperante; Et in conseguenza ci avvicinerebbemo non poco alla prima venuta di Carlo in Italia, e perciò si accosterebbe al vero l' opinione del Capitan Cosimo della Rena, che il Duca Gundibrando si trovasse a ricevere in Firenze il Re Carlo: Tuttociò parmi, che provi ad evidenza lo sbaglio del Lami nel credere, che Firenze per il suo pessimo stato non significasse cosa alcuna, e restasse inclusa nella Città di Fiesole.

Avvalora poi la mia opinione (cioè che i suddetti due Monasteri donati al Monastero di Nonantola non fossero in Firenze, il non aver memoria, che S. Michele in Orto sia stato mai Monastero, nè su questo articolo cader può il dubbio, che fosse stata una Chiesa Collegiata, i di cui Cherici fossero vis

la Badia di S. Bartolommeo (5) di Ricavata si legge.,, In nomine Domini. Re,, gnante Domino nostro Carolo, & PiB 2

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suti in comunione, essendo state talvolta tali Chiese dette Monasteri, poichè non ha niente del verosimile, che i Fiorentini in tante desolazioni, e disgrazie sofferte sotto i Goti, e Longobardi, potessero aver comodo di fondare Collegiate. Conosciuto dall' istesso Lami il suo errore, pretese correggerlo in altro luogo con altra congettura, che io del tutto credo non esser seguitabile. Dice egli adunque, che il Monastero di S. Miniato non fosse la Basilica di S. Miniato al Monte, ma bensì la Chiesa di S. Miniato detta tra le Torri, posta in Firenze, sempre peraltro insistendo a credere, che la dizione in Civitate Fesulană, vuol dire dentro Firenze; Considerando egli il significato delle parole della Donazione di. ce, che dalle medesime si intende, che i due Monasteri di S. Miniato, e S. Michele, donati al Monastero Nonantolano, fossero molto ricchi, e che avessero degli Oratorj, e piccoli Monasteri ad essi dependenti, ciò non esito punto a credere anche io, e penso, che avessero sottoposte due Chiese sotto il medemo titolo poste in Firenze, ciò che m' induce a pensare in questa guisa è una memorial

dell'

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