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INDICE

DEI CAPITOLI.

CAP. I. Della Soggezione dei Fiorentini ai Re Franchi, ai Re d'Italia, e agli Imperatori

Germanici.

Pag. 1.

CAP. II. Principio della libertà di

Firenze.

Pag. 74.

CAP. III. Dei Consoli,

Pag. 85.

CAPITOLO I.

Della soggezione dei Fiorentini ai Re
Franchi, ai Re d'Italia, e agli
Imperatori Germanici.

C

Orreva il principio del XII. Secolo allorchè Firenze liberandosi dalla soggezione dei suoi proprj Sovrani divenne una libera Città. Quasi tutti gli Scrittori delle Fiorentine Istorie repetono la libertà di Firenze da un' Epoca molto più remota, ma tutti, secondo me, hanno scritto erroneamente, o perchè senza consultare la verità hanno seguitate le false opinioni dei loro antecedenti, o perchè sono stati bramosi anche con offesa del vero di accrescere il lustro, e lo splendore della loro Patria facendola credere una delle più antiche Repubbliche d' Italia.

Ricordano Malespina dice, che nell' anno 805. Carlo Magno Imperatore celebrò la Pasqua di Resurrezione in Firenze, e che in tale occasione vi fece molti Cavalieri, fondò, e dotò la Chie Tom. I. Α

sa!

sa dei SS. Apostoli, e concesse alla Città il dono della libertà. La falsità di questo racconto si comprende dal sapersi che Carlo Magno nell' anno 805. non venne in Italia. Egli in quell'anno, secondo gli Scrittori degli Annali di Francia Bertiniani, e Metensi, i quali furono coetanei e scrissero diligentemente le sue gesta, celebrò il Natale del Signore con Leone III. Papa in Carisialuogo celebre della Germania, e la Pasqua di Resurrezione in Aquisgrana, fatto che egli ebbe accompagnare il Papa per la Baviera fino a Ravenna.

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Questo erroneo sentimento fu seguitato non ostante da Giovanni Villani, e da molti altri Cronisti, che manoscritti si conservano nelle più rispettabili Biblioteche di Firenze.

Quanto sia falsa la loro opinione lo dimostrano ad evidenza i documenti di quei tempi, che tuttora in alcuni pub-. blici Archivj si conservano. Da essi si rileva che fu Firenze una Città suddita ai Re Franchi, indi ai Re d' Italia, e poscia agli Imperatori Germanici senza che mai da alcun Sovrano ottenesse più di quello, che godevano le altro

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Città dell' Italia. Ebbe Firenze il suo Conte, i suoi Scavini eletti dal Populo, e fu soggetta al governo dei Marchesi o Duchi di Toscana, come tutte le altre Città.

Per bene intender ciò, bisogna considerare in quei tempi (sempre peraltro posteriori a Carlo Magno) tre sorte di Dominio sopra il Contado Fiorentino: cioè Alto, Medio, ed Infimo. L' Alto competeva all' Imperatore; il Medio al Duca, o Marchese di Toscana, la qual Provincia esso riceveva in governo dall' Imperatore; l'Infimo era dei privati sopra i loro beni allodiali. L'alto dominio competente agli Imperatori, essi a poco a poco andarono a perderlo, e specialmente dopo la metà dell' XI. Secolo. Imperocchè l' uso introdotto di rendere ereditarji Marchesati, e la potenza dei Marchesi, furono le cause principali per le quali essi si resero assoluti Sovrani di quelle Marche che avevano avute in governo, ed in alcuni tempi presero le armi contro gli stessi Imperatori. Il Duca, o Marchese della Provincia esercitava la sua autorità in cia schedun Contado per mezzo di un Con

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te, o Tribunale costituito nella Città, la quale era capo del Contado. Il Conte era un Governatore, o sivvero Jusdicente di una Città che avea Contado, e dipendeva direttamente dal Marchese della Provincia. Egli presiedeva pertanto al governo Civile della Città, ed aveva la facoltà giudiciaria. Esso esercitava l'autorità giudiciaria, col tenere di tanto in tanto i Malli, cioè i pubblici Giudizi, ed i Placiti per qualche lite particolare coll' assistenza degli Scabini, e degli altri Giudici minori, col consiglio dei quali proferiva le sentenze. L'autorità del Conte era tanta, che poteva donare la vita ai condannati. Nei Capitolari dei Re Franchi è ordinato, che il Conte sappia le Leggi, secondo le quali deve giudicare, benchè fossero poche, e le Cause fossero di facile risoluzione, non essendo conosciute in quel tempo le Sostituzioni, i Fidecommissi, i Livelli, e tutte quelle cause, che alla giornata per la loro oscurità confondono bene spesso la mente dei Giudici anche più illuminati. Nei medesimi Capitolari viene parimente ordinato, che i Conti amino la Giu

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