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forse ebbe la sorte divedere l'intero Istrumento, spiega quali furono le Convenzioni stabilite fra il Comune di Firenze ed i Signori del Castello di Trebbio, e dice,, il Caponsacchi con i suoi ,, Consiglieri, e con i sette Rettori, che

Nel 1304. come dice l'Ammirato resto incendiata per opera di Ser Neri Abbati, e dalla Repubblica fu riedificata nel 1341 Nel 1367. fu dalla Repubblica demolita per ampliare la Piazza de Sigg. e la rifabbricarono capovoltandola aprendo la Porta sulla Piazza de Malespini e nel suolo della Chiesa fu fat ta la Loggia detta anche al presente la Loggia dei Pisani, perchè fatta dopo la Vittoria riportata dai Fiorentini mercè il valore di Manno Donati l'anno 1364., e negli Articoli della pace dell' anno seguente fuvvi l' obbligo ai Pisani di fare a loro spese detta Loggia, la quale dice l'Ammirato era luogo ove sedeya il fiore della Nobiltà. Dal detto anno fino al 1627. non se ne legge altra Vicenda. In tale anno poi il Priore Gio. Bongianni per grazia ottenuta dal Granduca Ferdinando II. rivoltò la Chiesa riaprendo la Porta sulla Piazza dei Sigg. detta oggi del Granduca E finalmente ai giorni nostri restò soppressa la Parrocchia, e ridotta a semplice Oratorio, e poco dopo fu demolita affatto.

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che erano sopra i capi delle Arti, ,, accordò ai 14. di Luglio nella Chie,,sa di S. Cecilia in nome del Comu-": ,, ne di Firenze, con Guido del già Ridolfino, e suoi Consorti Signori del Castello di Trebbio, e con il Consolo del medesimo Castello di ricevere in esso presidio, e guarnigione da mettervisi a volontà dei Fiorentini, secondo il gusto dei quali vollero esser tenuti a far guerra, e pace con ,, obbligo per ogni Castello che fossero ,, per edificare di portare ogni anno un Cero alla Chiesa di S. Gio. Batista, ,, e al Comune di Firenze dare una Marca d'Argento; e il Podestà promesse loro che i Fiorentini non per,, metterebbero, che persona andasse ,, contro detti Trebbiesi, i quali coi loro Beni sarebbero trattati come Fiorentini

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Le incombense di questi Rettori delle Arti, che nel 1204. gli trovo chiamati Priori, e negli anni successivi Consoli credo che fossero tutti quelli affari che riguardavano la prosperità del Commercio, e le Manifatture: Ho motivo di pensare ancora, che questo Magi

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strato non solamente presiedesse all' Economico, ma anche fosse Giudice negli affari contenziosi, poichè ho osservato che la maggior parte dei Magistrati della nostra Repubblica havevano la facoltà giudiciaria .

L'Ammirato dando all'anno 1204. un' idea del Governo di Firenze, dice. che oltre ai Consoli, Podestà, e Priori delle Arti, vi era il Senatore della Città, un Consiglio generale, uno speciale, e dieci buoni Uomini per sesto: ho esaminata seriamente questa proposizione, e ho fatte moltissime diligenze per ritrovare qualche Documento che po tesse provarla: ed in fatti dai Docu menti che ho ritrovati osservo essere stata dall' Ammirato accennata la veri tà. In una carta dell'anno 1201. contenente una Convenzione fra il Comune di Firenze e un certo Gonnella di Guiduccio di S. Donato in Poci, e che noi riporteremo nel 2. Tomo leggo queste significanti parole,, cum Consilio » generali consilii consulum mercato» rum, & militum, & Cambiatorum, & Priorum omnium Artium Florentinae Civitatis. » Parmi non possa

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mettersi in dubbio, che da queste parole deva comprendersi che intervenne a quell' atto il Consiglio Generale composto dei Consoli dei Mercanti, e dei Soldati, dei Cambiatori, e dei Priori di tutte le Arti, Imperocchè le parole,, » cum Consilio generali Consilii Consulum credo certamente che devino spiegarsi col Consiglio Generale del Magistrato dei Consoli, essendo frequentissimi gli Atti di quei Tempi nei quali un semplice Magistrato vien chiamato Consiglio e non poche volte si legge cum Consilio Consilii Consulum. E perciò credo che il Consiglio Generale della Repubblica in quel tempo consistesse nella riunione di tutti i Magistrati della Città, + che non fosse composto di distinti Cittadini come pare, che pretenda l' Ammirato. Mi conferma in questa opinione una carta dell' anno 1204. che contiene l'elezione di un Sindaco, o şia Procuratore alla Corte di Roma per interessi della Repubblica nella Persona di Tignoso di Lamberto, poichè osservo essere intervenuti a quell'atto tutti i Magistrati della Città, e nominatamente i Consoli della Città che eraTom. I.

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no Guido Uberti, Roggieri Giandonati, Albertino di Odarigo dello Scotta, Compagno Arrigucci, Aldobrandino Cavalcanti, Berlengherio d' Iacopo, lacopo di Nerlo, Gherardo Rossi, Baldovinetto del quond. Borgognone, e Ugo di Giuda; il Console di Giustizia, che era Manno di Albonetto; i Consoli dei soldati, che erano Sizio, e Trinciavella, i Priori dei Mercanti, e delle Arti, che erano Latino, Giambono, e Guadagno, e il Senatore della Città che era Forte di Bilicozzo: (66) tutti questi che compongono cinque distinti Magistrati uniti insieme elessero il suddetto Procuratore. E chi non comprendera che l'unione di tutti questi separati Magistrati, formava un sol corpo, mo-. rale, che certamente esser doveva il Generale Consiglio della Repubblica, imperocchè non saprei indovinare con quale altro nome havessero i nostri antichi chiamata quell' adunanza, tanto più che era pratica quasi costante di tutte le Repubbliche di Italia, che solennemente

e coll' (66) Da questo. Forte di Bilicozzo, pretende la Nobile Famiglia dei Gondi di Firenze avere la sua Descendenza.

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