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Sura, P. Autronius, L. Cassius Longinus, C. Cethegus, P. et Serv. Sullae Serv. filii, L. Vargunteius, Q. Annius, M. Porcius Laeca, L. Bestia, Q. Curius; praeterea ex equestri ordine M. 4 Fulvius Nobilior, L. Statilius, P. Gabinius Capito, C. Cornelius; ad hoc multi ex coloniis et municipiis domi nobiles. Erant 5.

Brut. 64, 230), fu pretore nel 679 di R., e cons. nel 683; nel 684 fu cacciato dal Senato dai censori Cn. Lentulo Clodiano e L. Gellio per ignominia. Per rientrarvi chiese e, con l'aiuto di Catilina, ottenne la pretura nel 691. Scoperta nel medesimo anno la congiura, egli, rimasto in Roma per informare d'ogni cosa Catilina fuggitone, fu preso e ucciso per ordine di Cic.P. Autronio Peto, condiscepolo di Cic. e suo collega nella questura nel 679, designato console con P. Cornelio Silla per l'anno 689, nel 692 fu accusato di corruzione (ambitus) e fu esiliato (Cic. Att. III, 2). Cicerone, richiesto, non volle difenderlo.-L. Cassio Longino, competitore di Cic. nel consolato, avea chiesto per sè l'incarico d'incendiar la citta (Cic. Cat. III, 4, 9.); fu molto pingue, onde fu proverbiale l'adipe di L. Cassio (CIC. Ib. 8, 16). — C. Cethegus. C. Cetego, anch'egli della gente Cornelia, nelle guerre civili prima segui Mario, col quale fu esigliato nel 666 in Nu-. midia. Tornato con Cinna, più tardi si diè a Silla, e quindi a Lepido. Fu oratore facondo (cfr. C1CER. Brut. 48, 178). - P. et Serv. Sullae, erano figli di Servio Corn. Silla, fratello del dittatore. Pare che Publio non risultasse partecipe della congiura, se Cicerone lo difese più tardi, accusato da L. Torquato. L. Vargunteius due anni prima della congiura accusato di

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broglio (ambitus) era stato difeso da Ortensio. Fu audacissimo; s'era incaricato di uccidere Cicer. — Q. Annius. Poco ne sappiamo. Vi ha chi pensa ch'egli sia quello che tagliò la testa all' orat. M. Antonio e la portò a Mario. M. Porcius Laeca, discendente dal tribuno autore della lex Porcia (an. 556), raccoglieva in casa sua, posta in parte remota, i congiurati; cfr. cap. 27 e Cic Sull. 2, 6., Catil. I, 4, 8.-L. Bestia, ultimo della illustre famiglia Calpurnia, era nipote di L. Calpurnio Bestia, console nel primo anno della guerra Numidica. Salvatosi dopo la congiura, fu edile nel 696, e poi chiese la pretura. Accusato di ambito, esulò; fu richiamato da Cesare. Q. Curius della illu-stre famiglia di M.' Curio Dentato; cfr. cap. 23.

4. M. Fulvius Nobilior. Poco nesappiamo; era di famiglia plebea. Cosi nulla sappiamo di L. Statilio.. - P. Gabinius Capito. Cic., Cat. III, 3, 6, lo chiama scelerum improbissimum macchinatorem Cimbrum Gabinium.-C. Cornelius, non della famiglia patrizia de' Cornelii (dalla quale i Silla, i Lentuli, gli Scipioni), ma di un'altra plebea. 5. ad hoc : oltre a questi ». coloniis. Colonie si dicevano le città fondate da cittadini Romani o dai soci Latini ma rette con leggi romane; municipia erano invece le città soggiogate, ma governantisi con leggi proprie. domi apud

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praeterea complures paulo occultius consili huiusce participes nobiles, quos magis dominationis spes hortabatur quam inopia 6 aut alia necessitudo. Ceterum iuventus pleraque sed maxume nobilium Catilinae inceptis favebat: quibus in otio vel magnifice vel molliter vivere copia erat, incerta pro certis, bellum 7 quam pacem malebant. Fuēre item ea tempestate qui crederent M. Licinium Crassum non ignarum eius consili fuisse : quia Cn. Pompeius, invisus ipsi, magnum exercitum ductabat, cuiusvis opes voluisse contra illius potentiam crescere, simul confisum, si coniuratio valuisset, facile apud illos principem se fore. 18. Sed antea item coniuravēre pauci contra rem publicam, in

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6. iuventus pleraque: <la maggior parte dei giovani ». Plerique per lo più è plurale : plerasque naves (CES. B. G. III, 29, 2), pleraque testimonia (NEPOT. 13, 4), qui plerique (Liv. XXII, 59, 10); e più spesso con un genit. partit.; plerique nostrorum oratorum (CIC. Orat. 42, 143). Sallustio lo usa volontieri al sing., come qui. — in otio: « nella vita privata ».-copia erat: avrebbero potuto

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7. M. Licin. Crassum, famoso per le sue ricchezze, accumulate per la protezione di Silla. Era stato pretore nel 683, e come tale sconfisse Spartaco. L'anno dopo fu console con Pompeo, ma da lui discorde sempre. Nel 689 fu censore, e di nuovo console con Pompeo nel 699. L'anno dopo moriva combattendo contro i Parti. Alla congiura partecipò, perchè sdegnato che Pompeo, il quale allora guerreggiava contro Mitridate, gli avesse, al cospetto del popolo, tolto l'onore di avere debellato gli schiavi; e poi egli era di quelli che ogni cosa sopportano, a chi che sia servono pur di riu

30,

109).

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scire nell'intento (Cfr. Cic. Off. I, ductabat: capitanava ». - illos, i congiurati. — principem: capo », per le molte ricchezze, alle quali attribuiva grande importanza, poichè, secondo Cic. Off. I, 8, 25, soleva dire che, a chi volesse primeggiare nello stato, non bastavano le più grandi ricchezze, se non fossero tali da poterne coi frutti mantenere un esercito.

18. Di una congiura anteriore alla presente.

1. Sed antea. Per digressione Sall. parla qui di una congiura ordita tre anni prima (688) della presente. A intenderne la ragione giovi ricordare che Catilina, stato pretore nel 686 e governatore dell' Africa nel 687, nel 688 volle chiedere il consolato per il 689; ma siccome correvano male voci sul suo governo in Africa, non fu ammesso fra i candidati. Di qui l'ira sua. Furono eletti consoli P. Autronio e P. Lulla; ma accusati subito di broglio, furono esonerati dalla carica prima di assumerla, e invece di loro furono designati consoli L. Cotta e L. Torquato. Contro la costoro vita congiurarono allora i

quibus Catilina fuit. De qua quam verissume potero dicam. L. Tullo et M'. Lepido consulibus, P. Autronius et P. Sulla 2 designati consules legibus ambitus interrogati poenas dederant. Post paulo Catilina pecuniarum repetundarum reus prohibitus 3 erat consulatum petere, quod intra legitumos dies profiteri nequivit. Erat eodem tempore Cn. Piso, adulescens nobilis, sum- 4 mae audaciae, egens, factiosus, quem ad perturbandam rem publicam inopia atque mali mores stimulabant. Cum hoc Catilina 5 et Autronius circiter nonas Decembris consilio communicato parabant in Capitolio calendis Ianuariis L. Cottam et L. Torquatum consules interficere, ipsi fascibus conreptis Pisonem cum exercitu ad obtinendas duas Hispanias mittere. Ea re cognita 6

consoli deposti, Catilina, L. Licin. Crasso, G. Cesare e Cn. Calpurnio Pisone. Differita la cosa perchè Crasso, pentito o pauroso, non venne al senato, falli anche la seconda volta, e i colpevoli andarono impuniti. La schiavitù s'avvicinava a grandi passi. -De qua, cioè coniuratione, implicito in coniuravere; ma è arditissima costruzione ad

sensum.

2. L. Tullo. Di L. Volcazio Tullo, console con Manlio Emilio Lepido nel 688, parla spesso Cic., in Catil. I, 6, 15 e nelle lettere. - P. Autronius. Cfr. cap. 17. P. Sulla, parente anch'egli del dittatore; nel 692 fu poi accusato di aver preso parte alla congiura del 691, ma fu assolto (cfr. Cic. pro Sulla). - legibus ambitus interrogati: « accusati di broglio»; espressione tecnica.-poenas dederant. Erano stati condannati a una multa per la legge proposta da C. Calpurnio Pisone

nel 687.

3. post paulo, più spesso paulo post.-pecuniarum repetundarum reus:

accusato di concussione », per il mal governo dell' Africa. È dubbio se Sallustio sia qui esatto, perchè

la elezione dei consoli nel dicembre
del 688 era già avvenuta; anzi e-
rano stati già condannati i due
primi designati, come s'è detto,.
ed erano stati sostituiti dai loro
competitori. Onde parrebbe che si
confondessero qui le elezioni del 688
con quelle del 689, quando Cati-
lina, formalmente accusato da Clo-
dio, non riuscì a purgarsi prima
che scadesse il termine per porre
la sua candidatura.-intra legitumos
dies entro i giorni legali», cioè
entro i 17 giorni che precedevano
i comizi fissati dal console (uscente
con l'ultimo di dicembre), incari-
cato di presiederli.—profiteri, o an-
che profiteri nomen: «
dare il suo no-
me al console», dicendo che inten-
doman-
deva concorrere (petĕre
dare) al consolato.

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7 rursus in nonas Februarias consilium caedis transtulerant. Iam tum non consulibus modo, sed plerisque senatoribus perniciem 8 machinabantur. Quod ni Catilina maturasset pro curia signum sociis dare, eo die post conditam urbem Romam pessumum facinus patratum foret. Quia nondum frequentes armati convenerant, ea res consilium diremit.

19.

Postea Piso in citeriorem Hispaniam quaestor pro praetore missus est adnitente Crasso, quod eum infestum inimicum Cn. 2 Pompeio cognoverat. Neque tamen senatus provinciam invitus dederat, quippe foedum hominem a re publica procul esse VOlebat, simul quia boni complures praesidium in eo putabant et 3 iam tum potentia Pompei formidulosa erat. Sed is Piso in pro

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torità e viva ancora la memoria, non allora fu per la prima volta violata la legge. Secondo VELL. PATERC. II, 45, 4 anche M. Porcio Catone era stato in Cipro: « quaestor cum iure praetorio... ad spoliandum regno Ptolemaeum», e «ad advehendum ex Ptolemaei hereditate pecuniam » (AUREL. VITTORE Vir. ill. III, 80). infestum inimicum: acerrimo nemico, secondo alcuni; « avverso e nemico», secondo altri; quelli intendono inimicus sostant., questi aggett.; e così è meglio, chè inimicus sostant. vrebbe il genit. Altri suppone che inimicum sia una glossa.

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2. Neque... invitus: <e ben volentieri »; litote. - foedum hom. : « un si perduto uomo > (Alf.).— simul: « e anche perchè ». È frequente in Sall. il simul per congiungere un pensiero all'altro; ma il secondo è per lo più meno importante del primo; cfr. 16, 4; 17, 7; 20, 3; 56, 5, e altrove.-boni: «ben pensanti », gli ottimati»; cfr. οἱ ἄριστοι. et iam tum: « e già fin d'allora, con senso di perchè fin d'allora.

-

vincia ab equitibus Hispanis, quos in exercitu ductabat, iter faciens occisus est. Sunt qui ita dicant, imperia eius iniusta, 4 superba, crudelia barbaros nequivisse pati; alii autem, equites 5 illos, Cn. Pompei veteres fidosque clientis, voluntate eius Pisonem aggressos: nunquam Hispanos praeterea tale facinus fecisse, sed imperia saeva, multa antea perpessos. Nos eam rem in medio relinquemus. De superiore coniuratione satis dictum. 6

Catilina ubi eos, quos paulo ante memoravi, convenisse 20. videt, tametsi cum singulis multa saepe egerat, tamen in rem fore credens univorsos appellare et cohortari, in abditam partem aedium secedit atque ibi, omnibus arbitris procul amotis, orationem huiusce modi habuit:

<< Ni virtus fidesque vostra spectata mihi forent, nequic- 2 quam opportuna res cecidisset: spes magna, dominatio in manibus frustra fuissent, neque ego per ignaviam aut vana ingenia incerta pro certis captarem. Sed quia multis et magnis 3

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2. spectata: ‹ ben nota », prova. nequicquam... cecidisset: « indarno si sarebbe offerta occasione opportunissima». Cadere in questo senso è tolto dal gioco dei dadi. Cfr. Cic. ad Quint. frat. I, 3, 1: «sed certe a te mihi omnia semper honesta et iucunda ceciderunt». in manibus: quasi certa », si unisce a dominatio. — frustra, avv. con valore di aggett. per igna= per ignaros, per viros virtute carentes; l'astratto per il concreto; così per vana ingenia vale << con uomini di poco carattere », e quindi non sicuri, da non potersene fidare; le due espressioni corrispondono a virtus e fides del § 1. captarem: cercherei ». 3. tempestatibus :

viam =

occasioni »,

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