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4 blice maxumis muneribus grandem pecuniam debebat. Sed ubi consulem ad tantum facinus impellere nequeunt, ipsi singillatim circumeundo atque ementiundo quae se ex Volturcio aut Allobrogibus audisse dicerent, magnam illi invidiam conflaverant, usque eo ut nonnulli equites Romani, qui praesidi causa cum telis erant circum aedem Concordiae, seu periculi magnitudine seu animi mobilitate impulsi, quo studium suum in rem publicam clarius esset, egredienti ex senatu Caesari gladio minitarentur.

50. Dum haec in senatu aguntur et dum legatis Allobrogum et T. Volturcio, comprobato eorum indicio, praemia decernuntur, liberti et pauci ex clientibus Lentuli divorsis itineribus opifices atque servitia in vicis ad eum eripiundum sollicitabant, partim exquirebant duces multitudinum, qui pretio rem publi

didissimi e banchetti e feste tali da superare in munificenza tutti i predecessori. Molto spese del suo anche per la via Appia (Cfr. PLUTARCO Ces. 5, SUETON. Ces. 10).

4. quae... dicerent. Logicamente ci aspetteremmo dicebant, perchè l'audisse fa parte delle voci che andavano spargendo Catulo e Pisone, non il dicere, che è dello storico. Ma tale attrazione di modo non è infrequente con verbi indicanti dire o pensare; cfr. Cic. Off. I, 13, 40: cum Hannibalis permissu exisset e castris, rediit paulo post, quod se oblitum nescio quid diceret, mentre avrebbe dovuto dire quod... dicebat, oppure quod oblitus esset.

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-con

vidiam: mal animo, odio». — flaverant. Il pchperf. è in relazione con minitarentur, che è azione posteriore; ma noi traduciamo col passato remoto. cum telis: < armati; cfr. 27, 2. - animi mobilitate: « leggerezza d' animo», per la quale prestarono fede facilmente alle accuse. quo... clarius esset. Queste parole si riferiscono a quello che segue, egredienti minitarentur.

Il fatto narrato qui accadde nel giorno, in cui furono condannati i congiurati, quando Cesare ebbe pronunciato il discorso del cap. 51. Secondo SUETONIO, cap. XIV, Cesare fu assalito non nell'uscir dal senato, ma mentre vi sedeva an

cora.

50. Frattanto si fanno tentativi per liberare armata mano i congiurati. Cicerone riconvoca il senato e riferisce D. Giunio Silano li giudica degni morte. Ma poi dichiara di accogliere il parere di Tib. Nerone.

1. Dum haec... aguntur, non le cose dette nel cap. 49, che è come una digressione, ma le raccontate nel 48 e precedenti. — praemia: «i premii, promessi dal senato a chi desse qualche indizio su la congiura; cfr. cap. 30, 6. Essi furono distribuiti il giorno quattro dicembre.-divorsis itineribus: « chi per una via e chi per l'altra ». servo8. - vicis: sobborduces multitudinum: < capi-popolo »; traduce il greco dŋμαγωγός, che negli ultimi tempi

servitia
ghi ».

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cam vexare soliti erant. Cethegus autem per nuntios familiam 2 atque libertos suos, lectos et exercitatos, orabat in audaciam, ut grege facto cum telis ad sese inrumperent. Consul ubi ea 3 parari cognovit, dispositis praesidiis, ut res atque tempus monebat, convocato senatu refert, quid de eis fieri placeat, qui in custodiam traditi erant. Sed eos paulo ante frequens senatus 4 iudicaverat contra rem publicam fecisse. Tum D. Iunius Silanus primus sententiam rogatus, quod eo tempore consul designatus erat, de eis, qui in custodiis tenebantur, et praeterea de L. Cassio, P. Furio, P. Umbrēno, Q. Annio, si deprehensi forent, supplicium sumundum decreverat; isque postea permotus oratione C. Caesaris pedibus in sententiam Tib. Neronis iturum se dixit, quod de ea re praesidiis additis referundum censuerat. Sed Caesar, ubi, ad eum ventum est, rogatus sententiam a con- 5 sule huiusce modi verba locutus est:

della repubblica ateniese aveva già, come top, preso un cattivo significato.

2. familiam: «i servi».

3. convocato senatu, cioè nel tempio della Concordia, il cinque dicembre.

traditi erant, aggiunta epesegetica (= dichiarativa) dello storico; perciò l'indicat., sebbene la prop. relativa appartenga al dicorso indiretto. Cfr. 27, 4.

4. contra rem p. fecisse, formola solita per denotare chi avea cercato di turbare la quiete pubblica.-D. Iun. Silanus. Era consul designatus per l'anno seguente; e secondo l'uso doveva essere interrogato per primo. Cfr. TACIT. Ann. III, 22: exemit etiam Drusum, consulem designatum, dicendae primo loco sententiae.supplicium sumundum : « fossero mandati a morte ». - pedibus... iturum: avrebbe votata la proposta di Tib. Nerone». Quando era finita la discussione e si veniva alla votazione, il presidente invitava a votare per lo più per discessionem, cioè riassumeva le varie proposte,

e diceva: «< chi approva la proposta (sententia) del tale vada da questa parte, chi l'altra da quest'altra ». Vi erano senatori che non parlavano mai, o non avean diritto di parlare e si contentavano di approvare l'uno o l'altro parere solo col recarsi (pedibus ire) dalla parte dell'uno o dell'altro, e si chiamavano senatores pedarii, o pedarii senz'altro. (Cfr. Cic. Att. I, 19: est enim illud senatus consultum summa pedariorum voluntate, nullius nostrum auctoritate factum; ivi, 20). -Tib. Neronis. Tiberio Nerone, avo di Tiberio imperatore, proponeva dunque che si differisse ogni deliberazione, finchè si fossero raccolte nuove forze, e si studiasse meglio la cosa (Cfr. APPIAN. B. Civ. II.).

5. ad eum ventum est: venne il suo turno ». - rogatus sententiam, propr. richiesto dal suo parere »; nel parlamento nostro : « avuta la parola » (= facoltà di parlare). huiusce modi, non haec verba, perchè Sallustio riferisce i pensieri, non le parole di Cesare.

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51.

. Omnis homines, patres conscripti, qui de rebus dubiis consultant, ab odio amicitia, ira atque misericordia vacuos esse 2 decet. Haud facile animus verum providet, ubi illa officiunt, 3 neque quisquam omnium lubidini simul et usui paruit. Ubi intenderis ingenium, valet si lubido possidet, ea dominatur, a4 nimus nihil valet. Magna mihi copia est memorandi, patres conscripti, quae reges atque populi ira aut misericordia impulsi

51. Cesare sconsiglia la morte lei congiurati, e propone si tengano prigioni, e se ne confischino i beni.

1. Omnis homines... decet ricorda il principio del cap. I.; e, d'altra parte, in tutta l'orazione si manifesta chiaro lo stile non di Cesare, ma di Sallustio sia in tutto il fraseggiare, sia nell'uso di certe forme, che già sapevano d'antico o erano popolari, come lubido, in obscuro, in excelso, fecere, enumerare, novere, habuere per fecerunt, enumeraverunt ecc. Onde non è da credere a chi suppose che Sallustio riferisse le parole stesse di Cesare; sebbene la cosa sarebbe stata possibile, poichè, come narra Plutarco (Caton. 23), Cicerone avea disposto che qua e là fossero nel senato scrivani, che con segni (túrоts) minuti e brevi rappresentanti il valore (dúvaμev) di molte lettere, raccogliessero le parole degli oratori. Contentiamoci di credere che di Cesare, qui, e di Catone dopo siano riferiti i pensieri. consultant: si consigliano, devono giudicare ». - ab odio. Ricorda DEMOST. Cherson. (VIII, 1.): <«< converrebbe, o Ateniesi, che gli oratori tutti non facessero i loro discorsi nè per inimicizia nè per « liberi ». 2. Haud facile. Qui e spesso in tutta l'orazione è taciuta la cong.

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amore ». vacuos:

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causale. - providet: « discerne, riconosce ». - illa quelle passioni ». officiunt: si oppongono »; officere (come obstruere) con o senza luminibus; si dice di cosa che vi impedisce la vista. — omnium, genit. part. retto da quisquam ; cfr. nemo omnium frequentissimo in CiCERONE (Tusc. I, 30; de Orat. II, 122). lubidini: capriccio »; usui: utile »; sono dat. retti per zeugma (ligatio opp. adnexio dei grammatici latini connessione) da paruit, che veramente starebbe solo con lubidini. Cfr. il famoso verso di DANTE Parlar e lagrimar vedrai insieme.paruit: ha mai obbedito, perf. gnomico (= sentenzioso, vun, usato nelle sentenze).

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3. intenderis ingenium: «tenda la mente»; è immagine tolta dall'arco; cfr. BOCCAC. Decam. X, 7, in fine: «< alla qual cosa oggi pochi o niuno ha l'arco teso dello intelletto». Il contrario DANTE, Purg. 16, 48: «< Del mondo seppi e quel valore amai,-Al quale ha or ciascun disteso l'arco ». L'immagine dell'arco per indicare affetti dell'animo è cara al sommo poeta; Parad. 15, 43; 26, 24.

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malé consuluerint. Sed ea malo dicere, quae maiores nostri contra lubidinem animi sui recte atque ordine fecere. Bello Mace- 5 donico, quod cum rege Perse gessimus, Rhodiorum civitas magna atque magnifica, quae populi Romani opibus creverat, infida atque advorsa nobis fuit. Sed postquam, bell confecto, de Rhodiis consultum est, maiores nostri, ne quis divitiarum magis quam iniuriae causa bellum inceptum diceret, impunitos eos dimisere. Item bellis Punicis omnibus, cum saepe Carthaginien- 6 ses et in pace et per indutias multa nefaria facinora fecissent nunquam ipsi per occasionem talia fecere: magis quid se dignum foret, quam quid in illos iure fieri posset, quaerebant. Hoc item vobis providendum est, patres conscripti, ne plus 7 apud vos valeat P. Lentuli et ceterorum scelus quam vostra dignitas, neu magis irae vostrae quam famae consulatis. Nam si 8 digna poena pro factis eorum reperitur, novom consilium ad

ipotetico, del quale sopprimiamo la protasi. quae... male consuluerint: le cattive deliberazioni, che..... recte atque ordine (ablat. strument.): con giusto ordine »; parole unite spesso, Cic. pro Quinct. 7, 28; pro Rosc. Am. 48, 138.

5. Bello Macedonico, contro il re Perseo, terminata da L. Emilio Paolo, padre di Scipione Emiliano Africano, nel 586, onde fu chiamato il Macedonico. Perse, abl. dal nominat. Perses, la sola forma usata da Cicerone, che scrive Perses, Persae, Persi, Persen o Persem, Perse, e anche Persa, e Persam. Gli storici usano anche Perseus, Persei, Perseo, (anche Persei, Liv. 39, 53, 4), Perseum (opp. Persea, Liv. 31, 28, 5), Perseu, Perseo. opibus: potenza»; aveano ricevuto la Caria e la Licia dopo la guerra con Antioco; cfr. Liv. 37, 55. — infida et advorsa... fuit. Era parso veramente, secondo VELLEIO PATERC. I, 9, che i Rodii fossero proniores regis partibus; e alcuni avevano detto, che se non si facesse la pace fra i

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probo: sin magnitudo sceleris omnium ingenia exsuperat, his utendum censeo, quae legibus comparata sunt.

9 Plerique eorum, qui ante me sententias dixerunt, composite atque magnifice casum rei publicae miserati sunt. Quae belli saevitia esset, quae victis acciderent, enumeravere: rapi virgines, pueros, divelli liberos a parentum complexu, matres familiarum pati quae victoribus conlubuissent, fana atque domos spoliari, caedem, incendia fieri, postremo armis, cadaveribus, 10 cruore atque luctu omnia compleri. Sed, per deos immortalis, quo illa oratio pertinuit? An uti vos infestos coniurationi faceret ? Scilicet, quem res tanta et tam atrox non permovit, eum oratio 11 accendet. Non ita est, neque cuique mortalium iniuriae suae parvae videntur: multi eas gravius aequo habuēre. Sed alia

delle Dodici tavole e alla lex Sempronia (di C. Gracco, de libertate civium Roman.), che vietava di mandare a morte un cittadino romano senza ordine del popolo, ricordata da CICER. Catil. IV. 5, 10. -sin: che se, ma se ».

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9. composite atque magnifice: « con bell'arte e con magnifiche parole. Il primo riguarda i pensieri e l'ordine di essi, il secondo le parole: quello può intendersi in buono e in cattivo senso. Cfr. CIC. de Orat. I. 12, 50: compositam orationem et ornatam: discorso bene ordinato e adorno»; QUINTIL. X, 2, 16: proxima virtutibus vitia comprehendunt, fiuntque pro grandibus tumidi..., compositis exsultantes : diventano invece di ordinati saltellanti». Invece SALL. Giug. 85, 31 non sunt composita verba mea : parvi id facio. Ipsa se virtus satis ostendit; illis artificio opus est, ut turpia facta oratione tegant; dove artificio ricorda il composita (artistiche). Qui conviene usare, nel tradurre, una parola ambigua

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11. neque cuique: «e a nessuno », Quisque, dove ci aspetteremmo quisquam, è usato per una specie di attrazione di suae, dopo del qual pron. dovrebbe stare.-suae = quae sibi inlatae sunt, « fatte a lui ». — multi, notevole ed efficace asindeto; ma noi più volentieri: « anzi, molti le stimarono più gravi ». Sed alia...: « ma ciò ch'è lecito ad uno, non lecito a un altro »>; l'Alfieri: «ma diversi affetti (meglio qui: atti, portamenti) alle di

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