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Quai popoli fra quelli delle basse Alpi erano Liguri ? forse i Vocunti? io non lo saprei decidere; ma su queste traccie mi pareva molto verosimile che anticamente i Liguri tenessero tutta la regione che corre dai Pirenei al Tebro, avendo per frontiera settentrionale Gibenna e lè Alpi Elvetiche. Noi non conosciamo punto i loro vincoli di parentela; e il poco che ne sappiamo si è che non erano nè Iberi, nè Celti. Dionigi asserisce che sono popoli d'incognita origine; (495) e in quanto a Catone pare bene ch'egli abbia fatto delle ricerche sul conto loro, ma pare altresì che non abbia potuto procacciarsi nel loro paese stesso che delle nozioni evidentemente sprovviste di fondamento, tradizioni insomma mal immaginate onde egli ne inferisce che fosse un popolo ignorante, bugiardo e ingannatore (496). Per verità una nazione che durò tanti stenti per mantenersi in vita e che non seppe solcare coll' aratro un terreno petroso, non doveva per certo essere molto innanzi nelle lettere; ma quello d'altronde che rinchiude d'odioso il giudizio di Catone, non è in niun modo confermato dagli altri antichi scrittori; anzi al contrario commendano l'instancabile operosità e la grande frugalità dei Liguri, non che il loro coraggio ed industria loro (497). Quando Catone scriveva, i Romani ne avevano appena compita la conquista, e questi Liguri quantunque avessero combattuto da tribù isolate avevano saputo resistere per quarant'anni. E in queste guerre avevano fatte delle sanguinose e devastatrici eruzioni, e l'esacerbazione degli animi che se ne ingenerò può aver tratto Catone in un così ingiurioso giudizio.

Nell' epoca in cui i Liguri furono tribù per tribù soggiogati spenti o tratti fuori dalle loro montagne e dispersi in lontane pianure, i veneti avevano tanta agiatezza più

che non era la povertà di costoro ed erano così molli quanto essi pugnaci. S'erano accomodati alla protezione di Roma senza alcuna specie di resistenza; e nella guerra Cisalpina si viddero obbedienti ai Romani senza che si discopra il minimo indizio di cotanta obbedienza. Le irruzioni dei Galli gli fecero desiderare una protezione forestiera; abitavano una piccola parte tanto del piano che del colle, di ciò che, dappoi, fu territorio veneziano, e si stendevano appena sino al piede dell' Alpi fra i Cisalpini e i formidabi li Taurischi del Norico. Venezia ereditò le inclinazioni pel commercio, e le fabbriche della sua metropoli, l'antica Patavium. Le tradizioni recano che questa città sia stata fondata dai Trojani molto tempo innanzi Roma senza essere tocca giammai nè dalle guerre, nè dalle discordie che agitarono l'Italia. Ella sali in fiore di straordinarie ricchezze ed era al tempo di Tiberio la prima città dell' Italia dopo Roma.

La tradizione d'Antenore era predicata in Padova come nazionale; o per lo meno ciò che le si aggiunse rispetto alla guerra che prima della fondazione della città avevano fatta agli Euganei ed a Veleso loro re (498), non può procedere che da un racconto indigeno. Del resto è chiara l'origine greca di questa tradizione; derivando da ciò che raccontano i poeti ciclichi sul tradimento d' Antenore e sul modo con cui fu salvo e dal nome medesimo degli Eneti Paflagoni.

I tragici dice Polibio spacciano molte fantasticherie sugl'Eneti. Le contrade propinque all' Eridano, le coste lontane dell' Adriatico erano celebri nelle favole poetiche. Questi mari inacessibili per le piraterie dei Liburni sem→ bravano ancora rimoti e vasti ai Greci più recenti. Scillace che aggrandisce stranamente il mare Adriatico colloca i

veneti sulla costa orientale attorno all' Eridano, rappresen tando questo fiume come si gettasse al di là della parte più rimota del golfo, laddove la costa è abitata dai Gelti (500). Ma benchè i Greci venissero poco in queste contrade, l'opinione d' Erodoto che fa degl' Eneti (501) un popolo illirico merita d'essere maturata, ed è un cenna tutt' affatto indipendente da questa opinione, quello che nomina per loro capo, Eneto, re illirico (502).

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Sembra che sorga una difficoltà dove Polibio il quale fa notare che i loro vestimenti e i costumi veneti differiscono poco dai Celti, non aggiunge che la loro lingua sia illirica, mentre avverte che non è niun conto celtica. Eppure l'orecchio di lui poteva esser buon giudice in quanto alla lingua d' Illiria. Questo ci trae a congetturare che i Veneti siano impropriamente chiamați Illirici, e che potrebbero essere stati popoli Liburni; quest' inesattezza però sarebbe di poca entità per Erodoto. I veneti non erano divisi dai Liburni della Dalmazia che per le acque dell' Ister, prima che i Galli si fossero impadroniti del Norico ove già prima vi aveano stanza dei popoli Liburni; . perchè i Vindelici erano Liburni (503). Strabone ne separa i Breuni, e Genauni siccome Illirici (504). Le espres sioni di Virgilio sembrano anch' esse positive per fare di questi veneti dei Liburni (505); e il fondo dell' impero dei Liburni è senza dubbio il termine che attinse Antenore.

Ma l' affinità dei nomi di Liguri, e di Liburni è tale che quantunque io non abbia voluto mettere in rapporto i due popoli che sono l'argomento di questa sezione, potrebbe impegnarmi a tentarlo. Quivi mi si affaccia la ri➡ cordanza che Erodoto intese nominare i popoli dell' Ister più lontani, quelli che sono al di là dei veneti e dei Liburni, col nome di Sigini; è probabile che fosse in grazia

dei marinaj di queste nazioni. Egli sapeva che nella lingua di Liguria era il nome dei negozianti (506). E se questi marinaj avevano voluto dire che in quei paesi non conoscevano che dei mercanti? se Erodoto aveva voluto indicarlo? ma io voglio fuggire lontano dallo scoglio delle Sirene.

Un' iscrizione che si tiene come veneta offre una va¬ rietà manierata dei caratteri Etruschi.

LE TRE ISOLE.

Si trovano in Corsica oltre i Liguri (507), degli Iberi i Sicani della Sicilia, risospinti in seguito dai Siculi alPovest ed al sud dell' Isola sono unanimamente chiamati Iberi da tutti gli storici (508); ma non sono però unanimi rispetto alla loro patria, che in quanto a loro si vantavano popolo indigeno (509). Timeo gli fece ragione su questo particolare e nell' opinione di Diodoro ne aveva recate delle prove irrefragabili (510). Ma Tucidide accerta ch' egli è troppo vero che i Sicani erano stati cacciati dall' Iberia dai Ligi, e Filisto aderisce a questo avviso. La forma determinata del giudizio di Tucidide: questo fu riconosciuto la verità nella bocca d' un uomo suo pari è di un gran peso in favore delle tradizioni dell' Europa, occidentale quelle che egli trovava decisive non potevano essere state che Ligure o Spagnole. Ma egli stesso ha potuto essere traviato da pregiudizj genealogici; e laddove la colonia non ha punto di tradizioni, l'opinione del popolo che si pretende metropoli deve appena essere contata come una testimonianza: la vanità usurpa facilmente la sede dėl vero,

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Da un' altra parte non v' ha dubbio che i Siculi si facessero discendere dagli Enotrei per via d'una emigrazione. Vi avevano nell' isola dei Morgeti (511) come ve n'ave vano sul continente; ma l'istoria non nomina che il popolo principale con cui aveano vincoli di sangue.

Del pari non si dubitava che gli Elimi non fossero Trojani, se non che una tradizione mescolava i Focidi ai loro antichi. Il solo Elanico gli faceva venir dall' Italia (512).

La mescolanza fra i naturali del paese e i Greci di Sicilia, la traslazione violenta d'intiere comunità fecero conoscere generalmente la lingua greca, e la misero talmente in uso, che i popoli che non erano Greci obbliarono gli idiomi dei loro padri onde tutta l'isola divenne una contrada greca e tale rimase ben addentro nel medio evo,

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La Sardegna nel medesimo modo, e in grazia delle sue colonies' era scambiata in punica in tutte le parti soggiogate dai Cartaginesi; e serbava ancora l' istess' indole ottant'anni dopo che l'isola si ridusse in potere dei Romani, onde i Sardi inciviliti erano tenuti come Cartaginesi (513). Il vero Sardo dimorando nelle grotte e vestendo pelli ferine occupava le alture d' onde faceva una guerra continua alle contrade più colte. Si conoscono tre popoli di questo genere, i Iolai o Ilii, i Ballari e i Corsi, In una delle sue forme il nome del primo di questi tre popoli prestò ai Greci l'occasione d'immaginare che Iolao conducesse in Sardegna i Tespiadi suoi cugini. L'altra forma di questo nome indusse a ricercare quivi una colonia tro jana; essi si lasciarono tanto più facilmente allettare a queste opinioni in quanto che la colonia punica onorava come Archegete un certo Sardo figlio dell' Ercole Tirio, e che presso i Cartaginesi Iolao era molto intrinsicamente legato a questo eroe. I nomi delle altre due tribù ricordano le

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