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neità che è indicata dalla discendenza comune di Menelao

é dagl' altri Arcadi come quella di Tesproto e d'Enotro che si connette a Pelasgo. Ma non è questa la sola genealogia che tenga gl' Enotrj come Pelasgi; ve ne ha un testimonio non sospetto, ch'è storico e possibile a un tempo, negli schiavi Italioti ch'erano chiamati Pelasgi, i quali forse in origine non erano che Enotrj (58). Altre menzioni. meno autentiche, ma più moltiplici d'assai ci additano dei Pelasgi in molte contrade d' Italia.

Il nome di questo popolo, di cui i dotti del tempo d'Augusto non trovarono vestigi fra le nazioni esistenti fu pei moderni un argomento di molte acute opinioni ed asserzioni; ed offre allo storico, che non si compiace della falsa filologia su cui si fondano queste pretensioni di conoscenza di popoli obliati, offre ripeto qualche cosa di doloroso e disaggradevole a un tempo a norma che si abusò degl' errori dell' immaginazioue in cui si trascorse rispetto i misteri e la sapienza dei Pelasgi. Questa noja m' avea altre volte distolto di parlar d' essi in una maniera generale e tanto più volontieri perchè mi pareva di dar luogo a una nuova innondazione di scritti su questo sciagurato argomento. Io voleva restringermi alle tribù pelasgiche nominate in Italia; ma per avventura le mie fatiche non parranno compite. Quelle che ostento in questo luogo non mirano ad altr' intento, che a quel medesimo che si sarebbe prefisso lo stesso Strabone, s' egli si fosse raccolto in mente tutto ciò che sapeva a questo riguardo.

I Pelasgi erano una nazione differente dagl' Elleni (59); avevano una lingua particolare, e non era il greco (60). Ma non per questo bisogna spingersi tanto lontano d' ammettere una differenza simile a quella che divideva il greco dalla lingua illirica e dal tracio. Nazioni la di cui lingua

non avrebbe maggior affinità che non hanno fra loro il greco e il latino, non sarebbero perciò in grado ancora di comprendersi. E questo è tutto ciò che ha voluto dire Erodoto che malgrado la differenza ch' ei pone d'una nazione all'altra, non resta però d' annoverare contro l' opinione di tutti gl' altri Greci gl' Epiroti fra gl' Elleni (61). Per mezzo le divergenze che potevano esserci fra le due nazioni, si ravvisano non pertanto delle intime relazioni di parentela, non foss' altro per la facilità con cui tanti Pelasgi diventano Elleni. Un' altra cosa che rende verosimile quest' osservazione si è che nel latino v'è un non so che di fondo greco, per cui non pare equivoca l'origine pelasgica. Erodoto dice che in progresso di tempo i Pelasgi furono tenuti come Greci (62). La teologia dei Greci venne da loro (63) a cui spettava l' oracolo di Dodona. Il loro nome era senza dubbio nazionale (64) o per lo meno si possono avere come follie le spiegazioni greche che gli si danno.

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All'istesso modo che vi sono degl' esseri le di cui specie pajono appartenere a delle epoche in cui avevano altre forme che languono e scompajono nel mondo rinovellato, così pure i Pelasgi non si mostrano nell' istoria a cui appoggiano i nostri monumenti e le nostre tradizioni, che in sembianza di ruina e di decadenza, unico motivo per cui questa nazione è così enigmatica per noi. Le antiche tradizioni ne parlano come d' una razza in ira al cielo e travagliata da infiniti mali (65); e i vestigi che lasciarono nelle più rimote contrade ch'essi abitarono, diedero origine ai sogni che li fecero errare di paese in paese per ricovrarsi da tante tribolazioni. Le ricordanze sono la migliore eredità delle nazioni, e niun popolo da questo lato fu più vilipeso dei Pelasgi. Eforo di già lo aveva disere

dato d'ogni forma di nazione preoccupato dallo strano concetto, che in Arcadia una mano di briganti, feccia di diverse nazioni, aveva assunto il nome di Pelasgi. Però quando si faccia più giusta stima delle tradizioni di cui abbiamo parlato, e si cerchino di scoprire le traccie dove ebbero sede, si ravvisa in essi uno dei più gran popoli dell'antica Europa, un popolo così disperso come lo furono i Celti dopo le loro emigrazioni.

Se il re Pelasgo, figlio di Palectone, si dà vanto di signoreggiare col suo popolo tutto il paese ch'è all' ovest dello Strimone (66), non è un'invenzione d'arbitrio per la parte del poeta. Allorchè i Carj abitavano ancora le Cicladi e che avevano pur occupato insieme ad altri barbari non poche terre della Grecia; allorchè le montagne del nord erano possedute dai soli Elleni, il Peloponneso é una gran parte della Grecia erano Pelasgici (67); ma questa non era che la minima parte delle contrade tenute da questa nazione. Forse è quivi il momento di notare che l'estensione degl' Elleni ha della rassomiglianza con quella dei Romani, e dei Latini in Italia; vi si vede una frazione di popolo porre la propria sede in mezzo d'una comunione più numerosa, che per essere differente, non è però d' un' altra natura; vi si vede questa comunione adottar la lingua e le leggi dei novi coloni che si sedettero in lei, onde porsi in una certa egualità con essi. Non si può dare altro significato a ciò che riferisce Tucidide sul modo con cui Elleno e la sua gente furono chiamati ed accolti (68). E s'era men picciolo il numero dei nuovi vegnenti non sarebbero stati dorici i tre paesi del Peloponeso.

Gl' Arcadi, gl' Ionii, gl'antichissimi Argivi erano tutti popoli Pelasgi, e non è probabile che il Peloponeso in origine avesse altri abitatori. Quelli dell' Attica altresì sono

chiamati Pelasgi-Granj anche prima dell' emigrazione degli Jonj; ma i Beozj ed i Locri non facevano parte di questa nazione. La Tesɛalia è la sua seconda possessione principale nell' Ellade, o come si chiamava comunemente allora, nel paese d'Argo; per questo fu chiamata l' Argo pelasgića, ed una parte della contrada serbò il nome di Pelasgiotide. L'opinione secondo cui i Pelasgi del centro d'Italia sono fatti d'origine orientale, li traè dalla Tessaglia, come dalla loró vera patria e li chiama indifferentemente Tessali o Pelasgi (69). L' immigrazione in Emonia dei Tessali propriamente detti non ingenerò nessuna mutazione in Emonia; perchè i Tesproti. erano Pelasgi, e l'autore del loro ceppo è citato da Appollodoro fra i Licaonidi. Secondo altri Pelasgo venne in Epiro dopo il diluvio, e diede uno de' suoi più fidi re (70) ai Tesproti ed ai Molossi. Strabone dice: vi sono molti che chiamano Pelasgi i popoli dell' Epiro (71), e Dodona è unanimamente riconosciuta per una proprietà pelasgica. Tucidide ed altri autori distinguono con molta chiarezza gl' Epiroti dai Greci, e senza riserva li chiamano barbari. Non si può raffrontare con quest' ingiuria l'indulgenza di Polibio che li annovera fra gl' Elleni se non per inferirne la molta facilità con cui i Pelasgi si trasformano in Greci. Convien pure collocare fra gl' Epiroti i popoli che abitavano il dosso settentrionale delle montagne che costituirono in progresso l'alta Macedonia, e sono gli Orestani, i Pelagoni, gli Elimioti (72); e dal lato opposto i popoli Anfilochi, gl'Agrei ed altri, che come tribù barbare, furono poi più tardi aggregati all' Etolia. Alla foce dell' Acheloo che correva fra quei popoli, e bagnava le loro frontiere avevano stanza, nei tempi mitologici i Telaboini, che traevano il loro nome dai figli di Licaone, e che s' hanno a tenere come Pelasgi. Pelasgi

son pure i Dolopi, nelle montagne dei quali si origina il fiume Acheloo. I Pelasgi che abitavano Sciro e Sciato sono chiamati Dolopi per ciò che risguarda la prima di queste isole (73). La partecipazione dei popoli dell' Acheloo all'Anfizionato non prova per nulla l'origine ellenica, perchè i Tessali occupavano un grado distinto fra gli Amfizioni, e in questa associazione l' affare principale era la religione che i Pelasgi e gl' Elleni avevano in comune (74).

Verso il nord Eschilo diede per confine al paese dei Pelasgi lo Strimone, e l' Algo, e da questo canto si può aver quest' indizio come esattamente geografico, sia che si riguardi l'Algo come una riviera illirica, sia che appar tenga alla Macedonia: il poeta comprendeva pure la Macedonia nel paese detto Pelasgia. Quando questa terra divenne un gran regno la maggior parte della nazione macedonica constava di Greci, d' Illirici, di Peoni, di Traci; ma il primo seme fu sempre un popolo particolare che non si può considerare nè come greco, nè come illirico. Io lo tengo pur per pelasgico per l'autorità d' Eschilo non solo, ma per altre ragioni. Fra i figli di Licaone si trova un Macedno, ed in un' istoria tradizionale che senza dubbio ci viene da Teopompo, i sudditi del primo re sono chiamati Pelasgi (75). In fine gl' Elimioti che secondo Strabone erano di razza Epirota o Pelasgica si annoveravano fra i Macedoni propriamente detti (76).

Un popolo su la genealogia del quale non si è detto nulla che sia degno di fede (i Bozj). nel principio della guerra del Peloponeso abitava confuso coi Calcidi. È chiaro che questi Bozj non erano Greci, ma non però dei barbari stranieri come i Traci loro vicini; e se questa è già per se stessa una probabilità per dichiararli Pelasgi, questa probabilità s'accresce ancora di più perchè gl' antichi Pe

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