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la metà dei suoni proprj della lor lingua; Chaumont, dopo cinquant'anni di commercio cogli Huroni, non sapeva esprimere la varietà dei loro accenti; ma questi sono fatti individuali; ne abbiamo esempj ben più generali e convincenti. Qual più avito e più frequente commercio, che quello del cittadino milanese coll'abitante de' suoi vicini contadi? E pure, non si tosto apre questi la bocca sul público mercato, che è noto se traesse i natali sulla collina o sul piano.

Questa tenacità d'ogni singola nazione nel conservare la rispettiva pronuncia dèvesi attribuire sopra tutto alla costituzione degli organi destinati alla formazione ed articolazione dei suoni, i quali òrgani, educati sin dall'infanzia a quelle determinate flessioni, divengono col tempo inetti a funzioni diverse. Nè giova opporre che, gettando un bambino d'una nazione nel mezzo d'un'altra di vario stipite, questi, sviluppandosi, assume la pronuncia che gli viene insegnata, senza manifestare traccia di quella della nazione propria; poichè una simile obiezione, lungi dall' affievolire il nostro principio, giova anzi ad avvalorarlo, mostrando la prevalente influenza dell'educazione. Ora i bambini imparano sempre a proferire i primi accenti dalle madri, che sono le più tenaci nel serbare i suoni nazionali, e perciò quand' anche una nazione venga a cangiare il proprio dialetto, conserva sempre qualche distintivo della nativa pronuncia.

Questo canone ci spiega per qual ragione le tante celtiche tribù, sostituendo la latina alla propria favella, serbàrono fino ai di nostri i proprj suoni, attraverso tanti sècoli, e in onta alle successive invasioni di tanti pòpoli d'altre stirpi. Perciò i pòpoli ibèrici, rinun

ciando ai loro primitivi dialetti, imprèssero nelle voci latine quei suoni aspirati e gutturali, che ereditàrono dai loro maggiori (1); e perciò quando la lingua germànica venne parlata dalle nazioni vènede settentrionali, vi depose la naturale sua asprezza. Dalle quali considerazioni ci sembra dimostrato, che l'anàlisi del sistema sonoro delle lingue è utilissima e necessaria guida al linguista, giacchè, se una nazione potesse assumere la lingua d'un'altra, senza alterarne la grammàtica, nè il vocabolario, il solo esame della pronuncia basterebbe a svelarne l'origine diversa.

Parlando de' suoni, non possiamo ommettere d'accennare all'imperfezione de' mezzi usati sinora per rappresentarli. Tutte le lingue d'Europa, tranne le poche situate nell'orientale suo lembo, vengono scritte cogli scarsi e mal determinati segni dell'alfabeto latino, la cui manifesta insufficienza diede luogo alle più arbitrarie ed assurde combinazioni. Il medesimo segno, e la stessa combinazione di segni rappresentano dieci suoni differenti in dieci differenti lingue, mentre all'opposto il medèsimo suono è rappresentato da segni diversi in lingue diverse. Ciò nulla di meno qualche suono manca in ciascuna lingua di segno rappresentativo, mentre altri ne hanno più d'uno nella medèsima lingua. Di qui ebbe origine quell' intricato labirinto di sistemi ortografici, nel quale si smarriscono gli scrittori, ogni

(1) A quelli che attribuiscono l'origine de' suoni gutturali spagnuoli al lungo dominio degli Arabi in quella penisola, si potrebbe chièdere: per qual ragione questi suoni gutturali non si tròvano nelle provincie componenti il Portogallo, già soggette agli Arabi per varj sècoli, e tròvansi invece più frequenti e più forti fra le balze dei Pirenei occidentali, ove gli Arabi non penetrarono mai?

qualvolta vogliano scrivere il proprio dialetto; di qui nasce la noja e il disgusto che provano i fanciulli d'ogni nazione, quando incominciano a leggere; di qui finalmente derivano le difficoltà, che disviano persino gli adulti dallo studio delle lingue straniere, costringendoli a logorare il cervello tra le più strane e ripugnanti leggi ortografiche, per imparare a leggere. Ora tutti questi inconvenienti essendo più o meno comuni a tutte le scritture conosciute, ne segue necessariamente che, per determinare con precisione la serie de' suoni propri di ciascun dialetto, è d' uopo raccoglierli dalla bocca del popolo stesso che lo parla, e non dal modo di scrivere usato dal medesimo per rappresentarli. Dall'enumerazione degli esposti inconvenienti, e d'altri molti che si potrebbero aggiungervi, appare altresì dimostrato quanto vantaggio ritrar si potrebbe dalla formazione d'un alfabeto europeo atto a rappresentare la serie de' suoni proprj di tutte le nazioni d'Europa, e che a tutte fosse comune. Non v'ha dubio che questo mezzo, mentre agevolerebbe oltremodo lo studio delle lingue straniere, predisporrebbe la gioventù alle varie pronuncie, e ravvicinerebbe tra loro le più disparate nazioni.

Il secondo elemento da noi proposto come guida nello studio comparativo delle lingue, si è il sistema concettuale, vale a dire la concatenazione delle idee e l'ordine col quale si succedono in ogni lingua; sistema che, sotto altro aspetto e con diverso intento, fu da cèlebri filòsofi sviluppato. Bacone fu il primo che, abbracciando d'un solo sguardo la congerie tutta delle cognizioni umane, tentasse sviluppare l'importanza mentale del linguaggio. Questo tentativo appena trac

ciato dal filosofo inglese, fu coltivato da Locke, il quale riconoscendo nel linguaggio un potente mezzo analitico, lo riguardò come collaboratore del pensiero; da quell'istante la scienza del linguaggio entrò nella giurisdizione della filosofia. In seguito questo principio fu svolto da Condillac, da Rousseau, da Süssmilch, da Herder ed altri, i quali con differenti sistemi considerarono sempre il linguaggio in generale, e cercarono nel suo artificio il processo della mente nella formazione delle idee, o nell'origine e nell'ordine delle idee l'origine e la formazione dell'arte del dire. Goulianoff. Schlegel ed il barone Guglielmo di Humboldt spinsero ad alto grado questo principio, dirigendo i loro studj ad illustrare la grammatica generale, e determinare lo studio fondamentale delle lingue. In quella vece, assumendo il medesimo principio tal quale venne da quei sommi sviluppato, noi ne proponiamo l'applicazione alla linguistica, risguardandolo qual mezzo principale pel confronto dei singoli idiomi.

Di fatti: se decomponiamo una proposizione negli elementi che la rappresentano in una lingua, abbiamo una serie d'idee disposte con ordine determinato; ripetendo la stessa operazione nella medèsima proposizione espressa in altre lingue, abbiamo altretante serie d'idee disposte in altretanti ordini più o meno svariati; ed instituendo un confronto, sì tra la natura delle forme adoperate in ciascuna lingua a rappresentare un medėsimo concetto, come tra le varie leggi che in ciascuna determinano il rispettivo posto, scopriremo la maggiore o minore dissonanza delle forme logiche in quelli idiomi. Procedendo con quest'esame nel confronto di parecchie lingue di natura diversa, troviamo

generalmente affatto diverso il processo mentale nella forma rappresentativa d'ogni concetto complesso: ciò che appunto costituisce principalmente la diversa natura delle lingue medèsime; ma la stessa osservazione si ripete assai sovente eziandio negli idiomi costituenti una medèsima famiglia e, quel che è più, nei dialetti d'una stessa lingua! Esaminando questo fatto nelle lingue, delle quali ci è nota fino ad un tèrmine abbastanza rimoto l'istoria, abbiamo assai di frequente riconosciuto che le nazioni, le quali si ridùssero a mutare la propria lingua, trasportarono nel nuovo dialetto le forme mentali proprie della primitiva favella. Ne porgono chiari e convincenti esempj i dialetti lombardi e pedemontani, le cui forme, dissonando dalle latine, concordano per lo più con quelle dei cèltici dialetti, sui quali il latino vocabolario fu innestato. Parecchi esempj ne porgono i molteplici dialetti inglesi, nei quali prevalgono parimenti le forme del céltico, e più chiare prove ci somministrano i popoli finnici e slavi germanizzati, i quali, sebbene parlino e scrivano in lingua tedesca, ciò nulladimeno tendono a scrivere una lingua piana, la cui costruzione palesa nello scrivente l'origine diversa.

La forza prepotente dell'abitudine potrebbe per avventura èssere bastèvole spiegazione di questo fatto; giacchè egli è ben agevole immaginare quanto difficil cosa esser debba alla massa inculta d'una nazione il rappresentare i proprj concetti con idee e forme diverse da quelle alle quali è assuefatta sin dalla puerizia; ed è ben più naturale che, serbando queste forme nella nuova lingua impostale, le tramandi alla posterità, insegnandole nel commercio doméstico alla prole. crescente; ma una ragione del pari sufficiente ci sem

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