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PC1851

B5

I dialetti rimangono unica memoria di quella prisca Europa, che non ebbe

istoria e non lasciò monumenti.

CATTANEO.

INAR

NOTA PRELIMINARE

La redazione e la stampa dell'Opera che diamo alla luce ebbe incominciamento da alcuni anni, e ne fu promessa molto prima la publicazione. Se non che la somma difficoltà di còmpiere la collezione dei materiali, màssime di quelli che spettano a dialetti lontani e sinora meno avvertiti, accresciuta dalle disastrose vicende politiche che sospesero il corso così delle investigazioni, come della stampa, ritardàrono eziandio l'adempimento della fatta promessa.

Frattanto alcuni Scritti vennero in luce, dei quali notàvasi la lacuna, o si annunziava la prossima publicazione nel corso del presente Saggio. Tali sono: il Vocabolario dei Dialetti Comensi dell'abate Pietro Monti, il Vocabolario Cremonese del professore Angelo Peri, ed il Vocabolario Cremasco del professore Bonifacio Samarani, opere tutte frutto di lunga lena e di coscienziose ricerche, le quali, se non raggiungono compiutamente il nòbile scopo cui sono dirette, racchiudono ciò

nullameno preziosi materiali per lo studioso che indaga per questa via le origini delle popolazioni lombarde, e ci pòrgono arra non dubia dell'attuale cultura e dei futuri progressi di tali studii presso di noi.

Mentre quindi sopperiamo con questa breve notizia alla lacuna dei successivi cenni bibliogràfici, chiediamo venia per la ommissione di alcuni altri scritti vernàcoli di minor conto, che vennero publicati nel corso della presente edizione.

L'AUTORE.

INTRODUZIONE.

Pochi anni sono publicavamo nel Politècnico alcuni canoni fondamentali per lo studio comparativo delle lingue in generale (1), ed alcune Osservazioni sull'italiana favella in particolare (2), nelle quali accennavamo all'importanza dei dialetti nella ricerca delle origini, così delle lingue, come delle nazioni che le parlano. Siccome gli studj da noi a tal uopo instituiti sugli italici dialetti, e dei quali porgiamo un brano nel presente Saggio, sono appunto fondati su quei cànoni per modo, che si possono considerare come applicazioni speciali dei medèsimi, così reputiamo cosa ùtile, se non necessaria, il premèttere riassunto in poche pàgine quanto venivamo più diffusamente esponendo in quelle due separate Memorie.

(1) Vedi il Politècnico, repertorio mensile di studj applicati alla prosperità e coltura sociale. Vol. II, pag. 161-184. Milano, 1839. (2) Ivi. Vol. III, pag. 123-141.

I.

Dappoichè lo studio comparativo delle lingue venne generalmente riconosciuto qual mezzo efficace e sussidiario dell'istoria nella ricerca delle origini e dei rapporti delle nazioni, i linguisti procedettero nelle loro speculazioni per due vie diverse, mentre alcuni prèsero a principal fondamento il vocabolario, come rappresentante la materia, altri invece preferirono la grammàtica, come rappresentante la forma delle lingue. L'insufficienza di ciascuno di questi mezzi preso isolatamente, per la soluzione di qualsiasi problema linguistico, venne abbastanza dimostrato dalla dissonanza delle rispettive loro induzioni. Infatti è a tutti palese, come la simiglianza lessicale di due lingue possa dipendere, o dalla comunanza d'origine, sia che derivino da un ceppo comune, sia che l'una proceda dall'altra, o dall'influenza che un popolo esercitò sull'altro, sia con diretto dominio, sia per iscambiévole commercio, sia finalmente per mezzo della letteratura, che più sviluppata e più ricca nell' una lingua, lasciò impresse alcune traccie nell'altra. Talvolta ancora il vocabolario d'una lingua rassimiglia in parti eguali o diseguali a quelli di due o tre lingue di famiglia e natura discordi, senza che l'eguaglianza o la diseguaglianza delle parti condur possa ad induzioni certe e fondate; come avvenne appunto nella GranBrettagna. Troviamo colà una lingua, il cui lèssico in parti diseguali ha manifesta parentela col cèltico, col sassone e col latino. Se l'istoria non ci avesse edotti, che i primi abitanti di quell'isola erano Celti, soggiogati nel VI secolo da alcune tribù germàniche, le quali

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