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ne bellicosa. Parve un voler dire: siamo pronti a menar le mani. E voi? badate e fate giudizio!

Ma ecco che a maniera di risposta a tal memento, viene fuera un'opuscolo di 112 pagine circa l' Esercito della Confederazione del Nord della Germania; di cui si espone per minuto la composizione, da chi deve averla conosciuta nei minimi particolari; e ne risulta che il Re di Prussia, come capo della Confederazione del Nord, può muovere con un suo cenno niente meno che 950,000 soldati; e che lo stesso Re, valendosi dei Trattati conchiusi nel 1866 cogli Stati dell' Alemagna meridionale, può averne sotto i suoi ordini altri 190,000 appartenen ti a questi Stati, ma disciplinati ed armati alla prussiana; cioè in tutto non meno di 1,140,000 uomini, senza contare gli ufficiali. E per maggior chiarezza re Guglielmo può contare, nel caso d'un conlitto, sopra 14,400 ufficiali e 600,000 soldati di truppe mobili da tenere a campo; sopra 4,000 ufficiali, e 240,000 soldati di riserva nei depositi e nelle guarnigioni; e sopra 8,850 ufficiali e 300,000 soldati di landwher; che formano in tutto 27,250 ufficiali; 1,140,000 soldati, senza computare 2,000 ufficiali deputati alle amministrazioni ed officine militari!.

La Prussia avea così cortesemente raccolto il guanto di disfida, che supponeva esserle gittato dalla Francia. La Russia, che ha certi suoi interessi da promuovere in Oriente, non dovea rimanersi addietro, e trovò modo di far capire che anch' essa è pronta. La Francia vantò i suoi arieti di mare, i suoi cannoni, le sue mitragliatrici e i suoi soldati. La Prussia contò il suo mil one di fucili ad ago, ed accennò la sua catena di formidabili fortezze collegate da ferrovie militari. Ebbene; la Russia fece sapere a tutti che essa possiede certi fucili, onde può armare la sua fanteria, e che si caricano con certe palle, che Dio ne scampi chi osasse incontrarne i colpi. E per fare la cosa con più garbo, l'annunzio fu dato in forma di circolare che invita i Potentati europei a togliere l'impegno di non usare tali armi; chè allora anche la Russia generosamente rinunzierà al sicuro vantaggio che potrebbe averne. Ecco la circolare perciò spedita dal Gortchakoff.

Pietroburgo, 21 Maggio 1868. Ho l'onore di trasmetterle qui unito in copia ed in traduzione un officio del signor Ministro della guerra. Esso si riferisce all' introduzione delle palle esplosive nell'armamento delle truppe ed al loro uso come arme da guerra. Il signor aiutante di campo, generale Milutine, stabilisce una dist nzione tra le palle a capsula e quelle senza capsula, le une che non esplodono se non urtando un corpo duro, mentrechè le altre scoppiano anche al contatto di corpi che offrono poca resistenza, come, ad esempio, il corpo umano. Le prime sono destinate specialmente a far saltare i cassoni del nemico, e sotto questo, riguardo esse possono avere una certa utilità. Le seconde possono impiegarsi contro gli uomini ed i cavalli; le ferite ch'esse cagionano sono mortali, e traggono con sè patimenti aggravati dall'effetto delle sostanze che entrano nella loro composizione.

« Prima di prendere deliberazione circa la loro introduzione nell'armamento delle nostre truppe, l'aiutante di campo generale Milutine pose il quesito: Quanto l'uso d'un'arme così gratuitamente mortale sa

rebbe d'accordo colle leggi dell' umanità. S. M. l'Imperatore si degnò d' onorare del suo pieno suffragio le conclusioni di questo rapporto. Il nostro augusto signore considera come un dovere pei Governi, sino a quando lo stato di guerra sussisterà come un'eventualità inevitabile, di studiarsi di scemarne le calamità per quanto dipende da essi, e di rimuovere a tal fine tutto ciò che potrebbe aggravarle, senza un'assoluta necess tà. In un momento in cui l'attenzione de' Governi è particolarmente rivolta al miglioramento delle armi da guerra, importa tanto più di fissare al perfezionamento di questi mezzi di distruzione i limiti che possono conciliare le esigenze militari con quelle dell'umanità. Questi limiti sembra possono essere tracciati dallo scopo medesimo della guerra, che dev'essere quello d' indebolire le forze e le risorse del nemico, quanto è indispensabile per assicurare il successo delle operazioni senza aggiungervi patimenti inutili.

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«S. M. l'Imperatore crede per conseguenza che l'uso delle palle esplosive dovrebbe esser proscritto dell'armamento delle truppe, od, almeno, ristretto a quello delle palle a capsula, esclusivamente destinate all'esplosione de'cassoni. S. M. I. le ordina di discorrere, col Governo presso cui ella è accreditata circa, l'opportunità di fare di questa misura l'oggetto d'una convenzione internazionale fra tutti gli Stati. Il nostro augusto padrone dichiara sin d'ora d'essere pronto ad adottare il principio in questione, come regola per l'esercito russo, se viene ammesso come tale da tutti gli altri Governi. Gortschakoff.

L'Imperatore di Francia ed il re Vittorio Emmanuele furono pronti a far rispondere a Pietroburgo, che si accettava di gran cuore quella proposta umanissima. Tuttavia perchè si possa meglio apprezzare il suo valore, gioveranno alcune savie riflessioni, fatte dal Débats del 16 Giugno, e dal Monde del 17.

Il Débats dice: « Ciò che scorgiamo di più chiaro dal rapporto del generale Milutine 1, si è che finora niuno Stato europeo avea fatto uso di palle esplosive per la fanteria, e che d'ora innanzi ne userà la fanteria russa, almeno in certo numero. Laonde a Pietroburgo non si riprova e condanna quest'arme, se non per annunziare all'Europa che colà si è fermata la risoluzione di servirsene. »

Il Monde fa notare che codesti proietti non sono poi tanto formidabili, quanto li dipinge il Milutine, perchè richiedono fucili speciali costosissimi, sì che torna impossibile armarne gran numero di soldati; e prende atto della risoluzione annunziata dal Gortschakoff, che la Russia se ne servirà per tirare contro i cassoni d'artiglieria. Oh clemenza rara! « Un malfattore, dice il brioso diario cattolico parigino, s'accusava un giorno d'aver messo il fuoco ad un mucchio di fascine; ma taceva che un uomo vi stava sopra legato da lui e con esse divampato. Così faranno i soldati russi. Non tireranno che sui cassoni d'artiglieria. Ma siccome questi non vanno soli in guerra, se mai per ventura vi saranno dei soldati davanti, ai fianchi dietro di essi, i soldati dello Czar non avranno certo la delicatezza di levar dal fucile il proietto esplosivo per mettervi invece una palla ordinaria. Tutt' al più per eccesso di clemenza mireranno ai cassoni, e se coglieranno i

1 Questo rapporto è riferito per intero nello stesso foglio del Débats del 46 Giugno.

soldati, non sarà colpa loro; che se poi imbroccheranno nei cassoni, questi scoppieranno, e così invece di sbranare un soldato solo, con un sol colpo ne sbraneranno una compagnia coll' esplosione del cassone.» Noi ammiriamo del pari e la delicatezza degli umani sensi e la lealtà della proposta del sig. Gortschakoff. Sono degne di lui.

COSE D'ORIENTE (Serbia) 1. Condizioni politiche della Serbia 2. Maneggi per la ristaurazione dell'impero slavo; scissure tra i Ministri a Belgrado — 3. II principe Michele III viene assassinato - 4. Governo provvisorio; quistioni pel successore.

1. I principati danubiani di Moldavia e di Valachia, e quello di Serbia, benchè soggetti all'alto dominio della Turchia, ne sono di fatto appieno indipendenti. I due primi, in grazia dei maneggi della Francia, conseguirono la loro unione politica, ed in virtù di quelli del Bismark sono ora governati da un Principe prussiano di Casa Hohenzollern; si che in verità costituiscono come un feudo della Prussia, di cui probabilmente serviranno, in caso d'una conflagrazione in Oriente, la politica e gli interessi. La Serbia ancor essa, destinata malgrado della sua posizione geografica ad essere un baluardo della Turchia contro le conquiste della Russia, si francò quasi interamente da ogni dipendenza dalla Corte di Costantinopoli, avendo due anni fa ottenuto diplomaticamente, per l'energià del suo principe Michele III Obrenowitch, che le truppe ottomane sgomberassero da Belgrado e dalle altre piazze, in cui fino allora aveano esercitato il diritto di tenere presidio.

Tutti e tre questi principati, oltre all'essere cagione di gravi molestie alla Turchia, che ebbe sin qui in essi piuttosto nemici indomiti da frenare, che vassalli da potersene valere come d'ausiliarii, furono in continuo sobbollimento, per rivalità d'ambizioni fra le principali famiglie, per lotte d'influenza de' varii partiti, per gli intrighi della Russia cui profittano quelle scissure, e per i maneggi con che la Francia, l'Austria e l'Inghilterra si adoperano di far contrasto alle arti soppiatte ed alle mal dissimulate ambizioni moscovite. La mano ferma del principe Carlo di Hohenzollern, diretta dai consigli del Gabinetto di Berlino, ha un poco sedato le turbolenze interne dei principati uniti di Moldavia e Valachia; i quali ora s'accorgono di non aver più a fare con un loro Principe nazionale, come era il Cuza, così villanamente discacciato in camicia, ma sì con un Principe pruss ano; il quale coi fucili ad ago delle fabbriche del suo paese e coi cannoni d'acciaio della fonderia di Krupp, introduce anche tra i popoli, di cui tiene il Governo, quello spirito di disciplina militare ond' è infrenato lo stesso Parlamento della Confederazione del Nord di Alemagna.

La Serbia, da qualche anno in qua, veniva acquistando sempre maggiore importanza, come quella che era il centro di mene, fomentate dalla Russia pe' suoi disegni, ed intese a ristaurare, per via d'annessioni a danno della Turchia, un vasto regno slavo; onde si derivarono profonde rivalità fra i settarii della Giovane Serbia, che credeano di poter giungere al loro scopo, parteggiando per la Russia, e gli aderenti del principe Michele, che scorgeva più guarentigie d'indipendenza nell'amicizia coll'Austria e nel secondare l'influenza francese. Ma ora questo ostacolo

agli intrighi russi è caduto per mano di tre assassini che trucidarono il principe Michele; e la Serbia, posta in necessità di dargli un successore, dara forse con ciò solo una nuova spinta a quella fatale quistione d'Oriente, d'onde tutti paventano che debba uscire una guerra generale europea. A meglio comprendere le presenti condizioni politiche di quel principato, gioveranno i cenni seguenti.

I Serbi sono una colonia slava che al VII secolo, valicati i Carpazii, fermò sua stanza alle rive del Danubio. Dopo lunghe e crudeli lotte contro i Bulgari ed i Greci, or con la meglio ed ora con la peggio, rare volte con guadagno di qualche indipendenza, pervennero i Serbi a un grado insigne di potenza nel secolo XII, quando non pure scossero ogni soggezione dal fiacco impero bizantino, ma costituirono essi stessi un impero che stendeasi fino alla Macedonia. Ma anche questo alla sua volta cadde sotto la scimitarra de' Musulmani, divenendo nel 1451 provincia turca, spesso invasa e non mai pienamente conquistata dall'Austria, che dovette abbandonarne poi il pacifico possesso alla Sublime Porta. Al principio di questo secolo la Serbia si ribellò, levando la bandiera dell'indipendenza, sotto la condotta d'un intrepido avventuriere Kara Georges (Giorgio il nero), che nel 1804 fattosi capo di grossa banda di partigiani, assali le truppe turche, s'impadroni di Belgrado e giunse, nel 1806, a farsi riconoscere come Principe della Serbia. Ma il suo trionfo fu di breve durata; fu alla sua volta sconfitto, e costretto a cercare scampo nella fuga e nell'esilio in terra straniera; ma, v nto dall'amore di patria, vi rientrò, fu scoperto, preso e decapitato; e la sua testa, mandata a Costantinopoli, fu considerata siccome pegno di sicuro possesso di quella provincia. Ma il Sultano s'ingannò. Nel 1816 un pastore serbo, Milosch (Michele) Obrenowitch, che era già stato compagno d'armi del Kara Georges, ricominciò la lotta con si pro-pero successo, che la Turchia non potè domarlo; ed il Trattato di Andrinopoli del 1829 riconobbe l' indipendenza della Servia, sotto l'alto dominio della Porta, a condizione di pagarle un tributo, e ricevere da essa l'investitura del Principe. La mano della Russia non era stata estranea a questi risultati, ond' era intiacchita la Turchia. Ma v'ha chi pretende che la testa del Kara Georges sia caduta sotto la scimitarra turca per denunzia dello stesso Milosch Obrenowitch, che ne invidiava la popolarità e ne vagheggiava il posto. E di qui, dicono, ebbero principio le accanite ostilità fra le famiglie Karageorgewitch e Obrenowitch.

L'Obrenowitch, salutato come fondatore dell' indipendenza della Serbia, presunse di poterla subito organizzare civilmente; e perciò si diede a promulgare codici, istituire scuole e stamperie, aprire strade, fabbricare spedali. Ma, incontrando ostacoli nella rozzezza de' suoi sudditi, dovette procedere con maniere aspre e talvolta crudeli per suggettarli alle nuove leggi; di che sentendosi vessati que' fieri paesani, si sollevarono; ed egli, credendo di poterli rabbonire con concessioni alla moderna, s'indusse nel 1835 a dar loro una Costituzione secondo i famosi principii liberaleschi francesi del 1789; e questa produsse subito i suoi frutti naturali, sbalzandolo dal trono nel 1837. Per un residuo di rispetto e di gratitudine, gli fu dato successore suo figlio primogenito, che assunse con la sovranità il nome di Michele II;

ma questi morì in capo a poche settimane, e lasciò il potere sovrano a suo fratello. Ammonito dalla sciagura incontrata da suo padre, e dalla morte misteriosa di suo fratello, il nuovo Principe continuò cautamente l'opera d'organizzazione già incominciata, ma con grande riguardo di non violare i diritti e non offendere gli interessi delle famiglie più potenti, e di vivere in buon accordo con tutti.

Poco gli giovò tanta prudenza; chè la rivalità dei Karageorgewitch prevalse, ed egli dovette soccombere ad una rivoluzione che nel 1842 cacciò lui in esilio, ed in sua vece innalzò al trono un nipote del Kara Georges. Il suo esilio durò fino al 1858, quando una nuova rivoluzione richiamò al governo della Serbia il vecchio suo padre Milosch Obrenowitch, che fini in pace i suoi giorni nel Settembre del 1860. Allora per la seconda volta, e senza difficoltà, fu assunto al trono il Principe che la mano di tre assassini uccise la sera del 10 di questo mese di Giugno, e che prese il nome di Michele III.

Il Governo serbo in quest' ultimo periodo era organizzato in forma di monarchia costituzionale, col solito corredo di un Ministero risponsabile, di due Camere legislative, di un Senato permanente, e di una Assemblea nazionale elettiva detta Skouptchina, da raunarsi ogni tre anni. Ogni cittadino che paga censo e tributo, è elettore ed eleggibile, e tutti sono riconosciuti come eguali per condizione civile, senza titoli o distinzioni di nobiltà. Il possesso dei fondi ivi è sbocconcellato fra piccoli proprietarii, che campano di loro fatica, sono assai gelosi della loro indipendenza, ed hanno tutte le qualità proprie di chi vive per metà da contadino e per metà da soldato.

Il principe Michele III Obrenowitch avca saputo destreggiare molto bene tra gli scogli delle varie faz oni intestine, e specialmente avea saputo evitare i colpi de' rivali Karageorgewitch, che quantunque esulassero in Austria, pure aveano poderosi aderenti in Serbia. Avea sposata una figlia del conte Huniady di Kethely, ungherese e ciambellano dell'Imperatore d'Austria; ma poi, per cagione o sotto pretesto di sterilità, Tavea ripudiata; e poc anzi credeasi che egli volesse impalmare una giovane Caterina, figliuola alla principessa Anna Constantinowich donna di senno virile e spertissima nel condurre gli intrighi politici, e che perciò alla corte di Belgrado menava le cose a posta sua. Or v' ha chi crede che questo disegno di sposare la Caterina, aggiunto al ripudio della Huniady, ispirasse smania di vendetta, ed armasse perciò il braccio dei fratelli Radovanowich, che per altri motivi se ne credeano offesi. Onde la sua morte sarebbe così da recare a motivi privati ed a compimento di vendetta personale.

2. Tuttavia ora sembra accertato che l'assassinio abbia avuto il suo impulso dallo spirito di setta. Imperocchè non solo la setta della Giovane Serbia avea in questi ultimi mesi promosso caldamente i suoi disegni, a' quali era avverso il principe Michele, ma era riuscita persino a gittare scissure fra gli stessi ministri del Principe; alcuni dei quali faceano di tutto per accelerare lo scoppio d'una guerra, in cui la Russia fosse alle prese colla Turchia e colle Potenze occidentali, affine di giovarsi di quella opportunità per fondare il vagheggiato reame slavo; mentre altri, col Principe stesso, teneano fermo che non si dovesse dare verun passo in questa formidabile questione, se non d'accordo con l'Austria, la Francia

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