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e l'Inghilterra. Siccome i settari bellicosi non si ristavano, incoraggiti dal sussidio che aveano da alcuni membri del Gabinetto, il principe Michele sui primi giorni di questo mese di Giugno avea altamente dichiarato di voler troncare queste mene, sotto le quali scorgea la mano della Russia; ed avea lasciato intendere che si spaccerebbe di chi mettesse incaglio alla prudente sua politica. Di qui una crisi di Gabinetto, che il Giornale di Vienna del 9 Giugno annunziava come gravissima; tanto più che i settarii già aveano messo il Principe in uggia a non poca parte dei Serbi e degli Slavi della Turchia, rappresentandolo come un servile strumento dell'Austria, pei cui interessi seguiva i consigli mandatigli da Vienna e da Pesth, e ratteneasi dal rompere guerra alla Turchia. Onde le cose già accennavano a qualche grave rivoltura.

3. Fatto sta che nel pomeriggio del 10 Giugno il Principe Michele, uscito di palazzo in carrozza, andò a levar di casa sua la cugina principessa Anka (Anna) Costantinowich e sua figlia Caterina; con le quali si condusse a diporto in una villa di Topschidéré, ad un quarto di miglio da Belgrado; dove, sceso di carrozza, si addentrò in uno degli stretti ed ombrosi viali, preceduto dalla giovinetta Caterina, avendo al fianco l'Anna Costantinowich, con cui procedea in istretto colloquio, e seguito da un suo aiutante di campo sig. Garaschanin e da un valletto. Ad un tratto la Caterina, che coglieva fiori, vide sbucare di dietro a un cespo di arbusti tre uomini armati, che si precipitavano verso il Principe; diede un alto grido; ma questi in un baleno già erano piombati sulle vittime designate, e con pistole a rivoltella sparate a bruciapelo colpivano il Principe nella testa e nel collo, sì che cadde subito a terra morto; la principessa Costantinowich fu allo stesso modo abbattuta con gravissime ferite, sì che appena potè alla gente sopravvenuta indicare il nome degli assassini e poi spirò. La Caterina fu anch'essa gravemente ferita. Il Garaschanin che accorse con la sciabola sguainata, ebbe fracasil domesato un braccio, e cadde a terra semivivo; e ferito cadde pure stico. Tratti al rumore degli spari, accorsero molti che ivi presso passeggiavano, e raccolsero i cadaveri ed i feriti; ma non poterono arrestare gli assassini che, dopo mutilati orrendamente a sciabolate il principe e la principessa Anna, già s'erano volti in fuga precipitosa.

Ma essi erano stati riconosciuti dalla moribonda Anna Costantinowich, che pronunziò il nome dei fratelli Radovanowich; un dei quali, vecchio d'anni e stato già direttore del ginnasio di Belgrado, fu poco dopo arrestato. Il Tagblatt ebbe da Semlin la notizia che costui, fin dal primo interrogatorio, confessò il suo misfatto, dichiarando però che solo per motivo di privata vendetta avea ucciso il Principe e la sua cugina. Tuttavia questo non bastò a dileguare i sospetti di una congiura politica. Finora non si potè trarre chiaro argomento di ciò nelle deposizioni del Radovanowich, arrestato a Schabatz, nè da quelle dei due suoi complici, per nome Rogich ed Atanasio Marich, di Poscharevatz. Ma egli sembra che dal loro parlare si avesse qualche lume a scoprire altri complici, poiche vennero subito appresso spiccati ed eseguiti ordini d'arresto contro cinque studenti e contro la sorella della principessa Karageorgewitch; il che accreditò i sospetti che autore della congiura fosse il Principe Alessandro di questo casato, benchè lontano e tranquillo nel suo esilio in Austria; onde si levò subito un grido che si dovesse chiedere all'Austria la sua estradizione.

Poco dopo, avutisi nuovi indizii, vennero arrestati molti altri, creduti complici della cosp razione; tra i quali un capitano di cavalleria e due suoi congiunti, tre membri della famiglia Karageorgewitch, il professore Stanojewitch, ed i senatori pensionati Sternatowitch e Mestorowitch. Più recenti notizie recano che anche il sovrastante delle stalle del Principe, certo Nevadowitch, scoperto complice, fu tratto in carcere, dove si uccise; e che inoltre furono arrestati il senatore pensionato Govritovich, parente del principe Karageorgewitch, ed un Paolo Spasich, segretario del Tribunale di Appello, presso il quale si trovarono carte in cui è tutta descritta la congiura, da costui conosciuta in sua qualità di membro della Omladina, ossia setta de' Carbonari serbi. E dicono altresì che finora l'inquisizione non ha rivelato nulla che dimostri essere veramente il Karageorgewitch autore o complice della congiura; ma sì che i congiurati si avvalevano del suo nome, per trarre a sè i partigiani di lui.

4. La Porta avea riconosciuta la successione diretta ed ereditaria del Principe da lei investito della sovranità della Serbia; e la Skoupichina del 1861 avea per legge dato al principe Michele, in caso di mancanza di eredi diretti, il diritto di scegliersi ed adottare un successore; di che egli erasi giovato poc' anzi per adottare suo nipote, il principe Milano, fanciullo di 13 anni che stava ora studiando, non sappiamo che cosa, a Parigi; dove, come a Vienna, le più benestanti famiglie di Serbia usano mandare ad educare i loro figliuoli, che ne tornano d'ordinario assai poco forniti di sapere, ma traricchi di vizii e d' empietà.

Appena divulgatasi la notizia della morte del Principe Michele, si formò un Governo provvisorio, composto dei sigg. Marinovich, presidente del Senato; Leschjanine, ministro della Giustizia; e Petrovich, presisidente della Corte di cassazione; i quali non incontrarono difficoltà veruna ad assumere si grave incarico, e pubblicarono un bando, il cui testo è riferito nel Mémorial diplomatique del 18 Giugno.

In esso dichiarano questi personaggi che, siccome dovere di tutti è, nelle presenti congiunture, mantenere inviolate le leggi, la quiete pubblica ed il buon ordine, così loro propria cura sarà di convocare il popolo a scegliere legalmente i Deputati alla Skouptchina, cui spetta il decidere sopra il successore al trono. Mantengono pertanto in carica tutti gli ufficiali pubblici, affinchè debbano energicamente provvedere che ogni cosa proceda con tranquillità e sicurezza, ed annunziano che la Skouptchina si riunirà fra trenta giorni, a tenore della Costituzione, e che intanto il Senato e gli altri magistrati continueranno ad esercitare le funzioni loro assegnate dal defunto Principe.

Ma siccome il Ministro della Guerra avea fatto sapere all' esercito (che si compone di circa 5,000 soldati regolari e d' una milizia di circa 50,000 la quale può anche essere raddoppiata) che il defunto avea eletto per suo successore il giovanetto Milano, il Municipio di Belgrado fu sollecito di proclamarlo, fin dal 13 Giugno, erede e successore di Michele II, ed il Governo provvisorio spedi subito un sig. Ristich a Parigi per ricondurlo a Belgrado.

La scelta del giovanetto Milano, attese le trepide congiunture presenti, pare che torni accetta a tutte le parti; ma credeasi che egli non si muoverà da Parigi se non dopo che la Skouptchina avesse sancita la sua elezio

ne e ratificata l'adozione del defunto Michele; i cui funerali ebbero luogo alli 15 con gran pompa, assistendovi come rappresentante dell'Imperatore d'Austria il generale Gablentz, il conte Zichy come rappresentante del Ministero ungherese, un Generale turco pel Sultano, e tutto il Coupo diplomatico per le varie Potenze. Anche la principessa Giulia Huniady di Kethely, che più sopra dicemmo essere stata ripudiata dal defunto Principe, erasi condotta da Vienna a Belgrado per assistere ai funerali ; e in sul punto di ripartire dalla Serbia tolse commiato da quei popoli con pubblicare una bella lettera di condoglianza.

La qualità del successore, che è un fanciullo di non ancora 14 anni, tiene in sospeso gli animi sopra la facilità che le ordinarie debolezze d'una Reggenza porgeranno a scompigli politici in Serbia, e quinci in Oriente. La Gazzetta di Mosca in un articolo, riferito nel Débats del 19 Giugno, e steso con tutta l'arte raffinatissima della politica di colà, rimpiange amaramente il morto, e si mostra tutta trepidante pei pericoli della Serbia, conchiudendo con voti ferventissimi perchè questa continui a godere e svolgere la sua vita nazionale. Lo Czar mandò per telegrafo far sapere al Governo di Belgrado che da parte sua egli approva anticipatamente la scelta che il libero suffragio del popolo farà circa la persona del successore al principe Michele. Ed il simigliante fecero le Corti di Vienna, Parigi e Londra. Ma è chiaro che il fanciullo Milano da sè non può nulla, e tutto sarà in balia della Reggenza; e le Reggenze tornarono quasi sempre così funeste, che ci vuole una fede robusta nel senno dei Serbi, rarne un gran bene.

per ispe

RETTIFICAZIONE

Nella pag. 679, linea 13, del quaderno precedente, è detto: In questa giungeva il Salvatori, ecc. Si corregga:

Un nobile sacerdote trovavasi per caso in convento, e sorpreso anch'esso dalla fortuna dei religiosi. Egli, usando di felice stratagemma, si fece scortare in città da quattro dei facinorosi, quegli appunto che vide più accapiti e maneschi: quivi trova il Salvatori, lo supplica, lo persuade, lo pressa, lo conduce al convento. Costui, che bene conosceva i suoi polli, fa schierare gli eroi grifagni, e frugare loro le tasche. Ringraziamo l'illustre personaggio che ebbe il gentile pensiero di avvisarci dell'abbaglio preso. I nostri documenti ci presentavano, senz'altro, un sacerdote venuto in compagnia dei Garibaldeschi. Preghiamo i nostri lettori ad ammonirci, dove similmente occorresse, standoci a cuore di lasciare una storia di tutto punto veritiera.

PII

DIVINA PROVIDENTIA

PAPAE I X.

LITTERAE APOSTOLICAE

QVIBVS

INDICITVR OECVMENICVM CONCILIVM

ROMAE HABENDVM

ET DIE IMMACVLATAE CONCEPTIONI

DEIPARAE VIRGINIS SACRO AN. MDCCCLXIX
INCIPIENDVM

PIVS EPISCOPVS

SERVVS SERVORVM DEI

Ad futuram rei memoriam.

Aeterni Patris Unigenitus Filius propter nimiam, qua nos dilexit, caritatem, ut universum humanum genus a peccati iugo, ac daemonis captivitate, et errorum tenebris, quibus primi parentis culpa iamdiu misere premebatur, in plenitudine temporum vindicaret, de caelesti sede descendens, et a paterna gloria non recedens, morta

PIO VESCOVO

SERVO DEI SERVI DI DIO

a futura memoria della cosa.

L'Unigenito Figlio dell' eterno Padre per la molta carità, colla quale ci amò, affine di liberare, nella pienezza dei tempi, tutto l'umano genere dal giogo del peccato, dalla schiavitù del demonio e dalle tenebre degli errori, onde da molto tempo era oppresso per la colpa del nostro primo genitore, scendendo dalla sede celeste e non recedendo dalla gloria paterna, vestito di mortali spoglie, che prese dalla immacolata e Serie VII, vol. III, fasc. 440. 4 Luglio 1868.

9

libus ex Immaculata Sanctissimaque Virgine Maria indutus exuviis, doctrinam, ac vivendi disciplinam e caelo delatam manifestavit, eamdemque tot admirandis operibus testatam fecit, ac semetipsum tradidit pro nobis, oblationem et hostiam Deo in odorem suavitatis. Antequam vero, devicta morte, triumphans in caelum consessurus ad dexteram Patris conscenderet, misit Apostolos in mundum universum, ut praedicarent evangelium omni creaturae, eisque potestatem dedit regendi Ecclesiam suo sanguine acquisitam, et constitutam, quae est columna et firmamentum veritatis, ac caelestibus ditata thesauris tutum salutis iter, ac verae doctrinae lucem omnibus pulis ostendit, et instar navis in altum saeculi huius ita natat, ut, pereunte mundo, omnes quos suscipit, servet illaesos 1. Ut autem eiusdem Ecclesiae regimen recte semper, atque ex ordine procederet, et omnis christianus populus in una semper fide, doctrina, caritate, et communione persisteret, tum semetipsum perpetuo affuturum usque ad consummationem saeculi promisit, tum etiam ex omnibus unum selegit Petrum, quem Apostolorum Principem, suumque hic in terris Vicarium, Ecclesiaeque caput, fundamentum ac centrum

po

santissima Vergine Maria, manifestò la dottrina e disciplina della vita, che avea portato dal cielo e la confermò con tante opere mirabili, ed offerse sè stesso per noi oblazione ed ostia a Dio in odore di soavità. Ma dopo aver vinto la morte, prima di ascendere al cielo per sedere trionfante alla destra del Padre, mandò gli Apostoli in tutto il mondo a predicare il Vangelo ad ogni creatura, e loro conferì l'autorità di reggere la Chiesa acquistata col suo Sangue e stabilita, la quale è colonna e firmamento della verità, ed arricchita di tesori celesti, mostra la via e la luce della verità a tutti i popoli, ed a guisa di nave nell' alto mare di questo secolo galleggia in modo tale da conservare incolumi, nella rovina del mondo, tutti quelli che porta seco. Affinchè poi il governo della stessa Chiesa proceda sempre con rettitudine ed ordine, e tutto il popolo cristiano perseveri sempre nella comunione della fede, della dottrina e della carità, promise la sua assistenza fino alla consumazione dei secoli; ed elesse tra tutti il solo Pietro, che costituì principe degli Apostoli e suo Vicario qui in terra, e capo, fondamento e centro della Chiesa, af

1 S. MAX. Sermon. 89.

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