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cedenti; il sale della terra infatuata. Nulla si può ora più rubare al Clero. Invece molto vi è da rubare ai liberali. Non si può più invidiar nulla alla Chiesa in opera di ricchezze e d'influenze. Tutto invece si invidia ai mal arricchitisi collo spoglio della Chiesa. Può ora fare i suoi confronti il popolo italiano e vedere da chi ha più soccorso e protezione; se dalla Chiesa impoverita o dal liberalismo arricchito. I liberali stessi più democratici, più rossi e più rozzi, le loro bestemmie più grosse e i loro stiletti più affilati le riservano ora, non contro la Chiesa, ma contro chi regna e comanda ora in Italia.

E così sta ora verificandosi sopra i moderati regnanti la parabola di quel ricco, il quale, quando ebbe i granai ben colmi, disse a sè medesimo: « Anima mia, ora sei ben provveduta per un pezzo: riposati, mangia bene e gavazza. » Ma gli disse il Signore : « Stolto! questa notte l'anima tua sarà chiamata ai conti: e la tua roba di chi sarà? >>

DEL DIRITTO DI SUFFRAGIO

NELLA SOCIETÀ MODERNA1

Conchiudemmo il precedente articolo con dire, che abbandonando il falso principio della sovranità popolare si sarebbe aperta la via a trovare un metodo di elezione, che risponda il meglio possibile al fine che si desidera. Questo fine si è di avere una rappresentanza nazionale, formata senza offesa dei diritti di veruno, e che sia vera immagine della nazione, qual è realmente in sè stessa. La ragionevolezza di ciò è evidente, per poco che si consideri, la violazion di qualsivoglia diritto esser contraria al fine stesso sociale; e l'espressione falsa d' un rappresentato non poter menare che ad erronei e travolti giudizii. Or noi vedemmo che il conseguimento dell'anzidetto fine riesce impossibile nella teorica del popolo sovrano; giacchè natural conseguenza di tale teorica è il diritto al suffragio universale; e il suffragio veramente universale, quand'anche fosse possibile nella pratica, non potrebbe eseguirsi senza manifesta offesa della giustizia distributiva. Un diritto che non può venire all'atto, senza ledere altri diritti, è la più matta idea che possa giammai attribuirsi alla natura.

Il primo passo adunque per la soluzione legittima del problema è l'abbandono del falso principio, da cui deriva una si strana inferenza. Nè un tale abbandono dovrebbe riuscir grave a chi ben con

1 Vedi il volume precedente pag. 641 e segg. Serie VII, vol. III, fasc. 439.

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19 Giugno 1868.

sidera l'argomento; giacchè la dottrina del popolo naturalmente sovrano è una vera contraddizione nei termiņi. Essa confonde il principio dell'ordine coll' esigenza dell'ordine, vale a dire l'atto colla potenza, la forma determinante colla materia determinabile. Intanto nel civile consorzio ha luogo la sovranità, in quanto il popolo, ossia la moltitudine, ha uopo d'essere armonizzata ed ordinata nell'unità dello scopo sociale. Mullis exsistentibus hominibus et unoquoque id, quod est sibi congruum providente, multitudo in diversa dispergeretur, nisi esset aliquis de eo, quod ad bonum multitudinis pertinet, curam habens; sicut et corpus hominis et cuiuslibet animalis deflueret, nisi esset aliqua vis regitiva communis in corpore, quae ad bonum commune omnium membrorum intenderet 1. Il popolo dice bisogno di autorità, non fonte di autorità; e il voler far nascere l'uno dall'altro, è come se altri volesse far sorgere dalla povertà la ricchezza, dal freddo il caldo, l'anima dall' accozzamento delle molecole. Il fonte dell'autorità, torniamo a ripetere, non può essere altro, che Dio: Non est potestas nisi a Deo.

Rimosso quel falso fondamento cade per terra il labirinto, in cui il Duvergier si trovava avvilupato, senza rinvenire la via di uscirne. Imperocchè il diritto di suffragio tosto apparisce come un diritto non naturale ma positivo, che si acquista in virtù della qualità di Governo più o meno popolare. Esso dunque procede da legge liberamente sancita, e però va soggetto a forme e modificazioni, diverse. Esso esce dal giro della sociale giustizia, ed entra in quello della prudenza politica. Il restringerlo o l'ampliarlo ed il determinarne la forma dipenderà dal fine, a cui esso mira, e dall' altitudine dei cittadini ad esercitarlo per guisa, che si ottenga un tal fine. Così la soluzione del problema è resa possibile, senza porre la natura in contraddizione con sè medesima 2. Ma qual sarà cotesta so

1 S. TOMMASO De regimine Principum l. 1, c. 1.

2 II Duvergier rigetta come immorale e grossiera la dottrina, che nega esser naturale il diritto di suffragio. Ma poi si confuta da sè medesimo, confessando che per fare ciò, senza incorrere la conseguenza di dover concedere l'anzidetto diritto a ogni ente ragionevole, gli è mestieri fuggire la metafisica. Autant-nous repoussons ces doctrines grossières et immorales

luzione? Niuna di quelle che esistono presentemente sembra accettabile sia che si abbracci il sistema fondiario, come nel Belgio; sia che il sistema delle capacità (per professione, per proprietà, per dottrina), come in Italia; sia che il sistema misto, cioè di corporazioni, di proprietarii, di capacità, come in Inghilterra. La ragione principale si è che tutte, oltre ad escludere indebitamente una gran parte di cittadini, non tendono che a rappresentare la maggioranza degli elettori, con aperta ingiustizia verso la minoranza; e questa stessa rappresentazione della maggioranza bene spesso è fittizia. «< Avviene sovente, dice il Duvergier, che le assemblee, le quali sono investite della sovranità popolare, non sono punto l'immagine verace della nazione. Esse non rappresentano, che quella delle due classi, la quale si trova più numerosa nel corpo elettorale. Il sig. Hare nella sua notevole opera sulla rappresentanza delle minorità, dimostra medesimamente assai bene, che le assemblee elette possono sovente non rappresentare che la minorità del paese. Se in ciascun collegio elettorale la maggiorità si dichiara in favore del medesimo partito, la Camera sarà esclusivamente composta di rappresentanti di tali maggiorità: in seno di questa Camera, così eletta, il potere apparterrà a una maggiorità relativa, che potrà essa stessa non essere che una minorità nel paese. È quello che accade in Inghilterra nei trade's unions, in queste associazioni di operai, dove l'autorità centrale è sì forte e dove essa suol cadere nelle mani degli uomini più violenti e corrotti. È quello che accade negli Stati Uniti, quando col favore d'un gran movimento nazionale, il partito radicale ha potuto impadronirsi del potere e conservarlo molti anni, senza rappresentar nondimeno la maggioranza del paese. Tal è parimente, secondo il sig. Hare, il difetto di tutte le società, ove le elezioni si decidono per

qui ne voient dans la faculté du suffrage qu'un privilège et un fait légal, autant nous craignons de nous confondre avec ces idealistes à outrance qui croient que l'usage du droit de voter est inseparable de la personne humaine, e qu'il suffit d'avoir un âme immortelle pour y être appellé sans conditions. Nous fuyons modestament ces hautours metaphysiques, d'où nous ne pourrions plus redescendre sur la terre. Revue des deux Mondes, tome soixante-quatorzième, pag. 618.

la semplice legge della maggioranza. Non è allora la nazione quella, che governa sè stessa: bensì ci ha due fazioni sempre armate, che non pensano se non a rovesciarsi a vicenda, e che si disputano il governo come una preda.

« Il santuario delle leggi diviene un campo di battaglia, dove tutti i mezzi sono buoni affin di riuscire. La discussione pacifica ed imparziale degl'interessi del paese cede il luogo a lotte di partiti, che avvelenano la coscienza pubblica. Ciò che si appella partito non è la riunione d'uomini onesti, guidati da principii e da convinzioni comuni; sibbene è una banda d'avventurieri, riuniti per caso sotto la stessa bandiera e ritenutivi dai proprii interessi assai più che dalla propria opinione. Gli elettori così arrolati vengono a consultare assai meno la loro coscienza, che la speranza del successo: ciò che essi procurano non è tanto il trionfo delle idee che preferiscono, quanto la disfatta del nemico che cdiano maggiormente. Quelli che non consentono a fare il sacrifizio delle loro affezioni o delle loro personali credenze, non hanno allora altro ripiego, che di astenersi e restare al di fuori degli affari pubblici 1. » Il quadro è un pò fosco; ma esso ritrae a capello l' originale.

Quindi non è meraviglia se una Camera, così eletta, esprima tutt'altro che la nazione. Basti guardare alle leggi, che ne derivano, e ai discorsi che vi si proferiscono. I discorsi sono i più matti ed immorali, che possano uscir dalla bocca di persone senza senno e senza coscienza. Si ricordi il Parlamento italiano, per tacere di altri che s' avviano sulle medesime orme. Le leggi poi sono per ordinario empie e vessatorie; ed esse s'impongono a popolazioni profondamente cattoliche ed oggimai stanche d'essere più smunte ed oppresse. Il Romagnosi, benchè tenerissimo degli Ordini rappresentativi, nondimeno costretto dalla evidenza del fatto, parla in questo modo delle Camere, che fiorivano a' giorni suoi. « Aprite, egli dice, gli atti di tutti i Parlamenti, ponderate i processi verbali, scorrete le liste dei Congregati, e dopo ciò negate, se potete, che questi comizii altro non sono, fuorchè un popolo un po' più scelto, ma affetto da

1 Revue des deux Mondes, pag. 621.

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