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quale prodotto ne ricavassero, acciò i comuni potrebbero comprarsi quelli ad essi loro manchevoli al prezzo da loro stessi determinato, con pagarne dopo il 15 agosto il valore. Mille e mille angarie il pacifico agricola pativa con longanimità, dacchè i suoi generi ricolti, gli animali del caso alla coltivazione e la sua propria vita, al coverto degl' insulti non ivano delle frotte dei soprusi predatori, che le campagne padroneggiando, tutti gl' istanti percorrevano; ed i tuguri campestri taglieggiavano, commettendo furti di abigeato e i disastrati uomini stessi imprigionando sgozzando: parte che le case di alcuni potenti signori di asilo servivano agli scherani, e gli spariti animali talora nelle loro rimesse lampeggiavano, e facean di se mostra in potere di alcuni togati ladroni dalla legge alla sicurtà generale destinati. Tutto ciò portava la desolazione e la trascuranza fin nelle pianure; ed i lavoratori negligentavano le minime operazioni; e come se tutto il lavorio ed il ricolto fosser precarî, ingombrati di spine intralasciavano i prati fra i triboli e le ortiche. La natura abbandonata a se stessa a beneficio di fortuna formerebbe imperfettamente alla esistenza umana: si vedono cantoni fertili ma deserti non poter una piccola borgata provvedere; mentrechè grazie alla industria un suolo ingrato alimenta agevolissimamente gente numerosa. Da che le riccheze sono il prodotto del valore che la destrezza ingegnosa da se inutile ed inerte, coll' aiuto de' diversi agenti naturali, dà effetti che dianzi nulla valevano, perchè a niente servivano: e come questi possono prodursi annientarsi aumentarsi diminuirsi,

così le ricchezze che ne sono il resultato, seguono il loro pendio (1). Il vicerè Caracciolo giusta gli ordini della maestà sovrana, ebbe il destro riparare taluui inconvenienti, egli è vero portando una certa franchezza nella campagne; mercecchè sentendo avanti ogni altro che la migliorazione delle masse dipende dall' abolizione completa de' privilegi ereditarî, ristrinse la potestà feudale, rendette comportabile la condizione de' vassalli de' baroni; ma la grande emenda all' immortale Ferdinando 1 nel 1819 era riserbata. Questo saggio principe tutto quello soppresse che la feudalità avea di odioso e di malaf fetto; la servitù de' fondi proscrisse; i dritti giurisdizionali estinse dei siguori, i servizî annullando e le personali prestazioni; rilasciò le terze parti solite sul prodotto de' grani parteciparsi; formò le compagnie di armi ad estirpare i malandrini; agevo lò le comunicazioni fra paese e paese fra provincia e provincia. Indi abolì i fedecommessi; levò i caricatori; obbligò i comuni ad assegnare i beni patrimoniali ad enfiteusi; sciolse le promiscuità dei diritti sopra un medesimo fondo; ordinò l'assegnazione forzosa da' debitori ai creditori soggiogatarî, in modo che dividendosi le terre e formandosi più proprietarî possa lo stato diventare più opulento, lo ingegno render degli effetti, spandersi universalmente la divizia, ed i più bassi ranghi del popolo divenire amanti di quel suolo di cui una porzioncella ne posseggono. Libero rendette il commercio interno ed esterno, istituì il cabottaggio, distribuì viemmeglio

(1) SAY Economie politique tom. 1, pag. 33.

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il consumo rurale (1), rimosse in somma molti intoppi che a' progressi dell' agricoltura frapponevansi e del traffico; dassezzo egli accrebbe il coltivare ed il navigare con ogni possibile spesa e diligenza. Sarebbe però desiderabile che le strade consolari del regno in tutti i punti co' loro raggi comunicassero, tutta la isola fosse frastagliata da canali navigabi-. li, che le acque stagnanti corresservi, e tutte le altre non vanamente perdendosi, ben adacquare potessero le sottomesse campagne; e che ad incoraggiare il benefizio nelle lande, la durata de' fitti si prolungasse. Con tutto il sopraddetto la Sicilia ormai non è più il granaio della Italia; nè è da sperarsi di esserlo in avvenire, molti teneri restando incolti ed i possidenti alla miseria ridotti, i coloni allainerzia ed alla povertà. Principale causa per anche ci sembra che i nostri frumenti, benchè forse più nutritivi e più pesanti, spacciarsi devono come que' di Polonia della Crimea della Grecia dell' Egitto; nei. quali paesi per varie circostanze le granaglie ad un prezzo meschino vengono costate (2). La ricerca

(1) GIORN. num. 33,

pag. 133.

(2) In Russia e Polonia per lo avanti vastità di lande erano boschive, ed oggi dissodate, affatte son divenute alla semiaagione de' grani: ed eccitandosi col rivolgimento della terra maggiore calore, si è ottenuto un prodotto di 30 o 40 per sementa. Inoltre le comunicazioni sono facili per la bontà delle strade, come del pari per comodo delle barche lunghesso il Kerson ed il Niester. Dippiù tuttora il governo feudale è in parte colà in vigore; il perchè trovandosi la classe infelice de' servi glebas addicti, la mano di opera più a buon mercato; ed il proprietario può rendere i suoi grani ad un prezzo inferiore; e perciò scrisse Gioia, se k

nel mercato universale di un dato genere nata dall'uso a cui vien destinato ed accresciuta all' avvenante del suo consumo, ne costituisce il prezzo a seconda della quantità de' concorrenti. Se dunque un mercadante vuol comprare frumenti si dirige al mar Nero, ove possono mezzo acquistarsi ad oncia una e tarì sei la salma; e non mai in Sicilia nella quale vendendosi al di sotto di once quattro, non possonsi soddisfare li miserabili e a nulla ridotti fitti de' fondi. Non è pazzia dice Gioia (1) coltivare un prodotto inferiore a quello degli altri, ma è pazzia coltivare un prodotto che vale due, quando si può coltivarne uno che vale tre. Laonde sarebbe, se mal non mi appongo, sano consiglio, in parte cambiar coltivamento, al frumento altre produzioni sostituendo, laddove le civaie i cotoni lo zafferano(2) la robbia (3) le canne zuccherine (4) i limoni il sommacco le sode i celsi il frassino l'ulivo le pa

grani di Russia hanno libero sbocco nel Mediterraneo, parecchi stati d'Italia dovranno sostituire al frumento altri prodotti o cambiarsi in deserti. GIOIA Nuovo prospetto di scienze economiche tom. 5, pag. 152.

(1) GIO1A Sulle manifatture nazionali part. 2, pag. 134. (2) Vedi cap. 2, sez. 2, tom. 1, pag. 102.

(3) SCIGLIANO Cenni sopra alcuni rami principali d'indu tria degli abitanti del valle di Catania. Palermo 1833. (4) Il chiarissimo Andrea Vaccari un interessante lavoro sulla coltivazione delle canne da zuccaro ha messo in scrittura, il quale da tutti bisognerebbe esser letto; edizione di Palermo 1524.

tate il granone il cece di terra (1) e mille e mille altre piante prosperano ben ben nelle nostre terre. E ciò vieppiù nei campi catanesi che possono agevolmente ed a grand' agio irrigarsi, cincisehiati dal più grosso fiume della isola cadendo, e di una calda atmosfera fruendo che unita all' umido è il tipo della fertilezza, e di un clima mezzano e di un cielo sereno e mite, che in un modo più energico favoreggiano il succhiamento de' principî nutritizî. Ed io a tal proposito non lascio di proporre il piantamento del cotone arboreo gossypium arboreum che fra noi potrebbe avvezzarsi ne' campi a solatio (2), e che supera tutte le altre specie di tal genere per la quantità che ne produce e per lo pregio e le qualità che tiene (3). Ed avvegnadiochè i mezzi di addoppiare le nazionali ricchezze sono più numerosi di quel che volgarmente si crede, non basta che un paese sia agrico-cola, ma è d' uopo fosse manifattore e commercian-

(1) Si legga una mia Memoria sopra alcuni generi indigeni di Sicilia da sostituirsi al caffè alla cannella al garofano al tè ed allo zuccaro. In Catania per Salvadore Riggio 1933.

(2) Tale pianta è nativa dalla Martinica dall'isola di Celebes da quella di Francia da molti paesi dell' America meridionale; e benchè sembrasse propria de' climi caldi, contuttociò può fruttificare ben bene ed abbondantemente in talune piagge della Sicilia. Io avrò cura di mettere in chiaro li resultati della mia esperienza sull' assunto, e la`maniera di coltivarla.

(3) Cossu Coton. arbor. TARGIONI Istor. bɔt. tom. 3, pag. 54.

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