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petuo silenzio ebbevesi imposto (1). Delle rendite quindi favellando, è da por mente che le once secento alla università per donazione di re Alfonso spettanti, dietro la scemanza delle tande di Catania dal tremoto del 1693 cagionata, erano ad once trecento diminuite. Sotto re Vittorio Amadeo questo assegnamento parte formò dello stato generale del 12 marzo 1714, qual peso sopra la percettoria del val di Noto. I Catanesi cattarono la restituzione di tutte le intere once 600, e fu nel rescritto del 5 luglio 1716 loro largamente promessa, dopochè però ne sarebbero dal regio fisco valide le ragioni definite; sebbene poscia a tale disamina giammai non si addivenisse e lo stesso monarca in Catania ne' pochi giorni di sua dimora il dì 16 aprile 1714 gli enunciati privilegî di buona voglia avea confermati. Nel 1729 il conte Sastago, viceregnante alle ordinanze del conte di Santo Stefano alcune modificazioni da senno dettovvi, inculcandone la osservanza al cancelliere ed ai professori (2). Ed essendochè Messina ardentemente allormai inchiedeva la università degli studì, lo imperadore Carlo vi non ac-. cordolla, anzi tutte le donazioni immunità istruzioni di quella catanese fece saldo, dandole anche privativamente un che di esclusivo con suo dispaccio in Carlsbat il 2 luglio 1732 segnato, dichiarandola eziandio il solo studio generale della Sicilia (3):

(1) Loc. cit. Coco Leges a Ferdinando 111 latae pag 49. (2) Loc. cit.

(3) ARCH. com. cat. lib. privil. pag. 549. Coco loc. cit.

pag. 29.

ed il vescovo Galletti in appresso rendette tutto di pubblico diritto colle stampe.

ART. 661 Ritornate gloriosamente le armi borboniche nel regno, re Carlo III sotto il 22 agosto 1735 il pagamento delle once trecento ordinò al detto ginnasio dovute (1), e tutte le grazie accordate dall' imperador Carlo vi raffermò con sue pistole del 29 maggio 1737 (2). Poscia avendo il liceo di Salerno dimandato che i laureati in quell' accademia potessero delle dignità in Sicilia conseguire, venne con fondate e valevoli ragioni sostenuto che ciò alle franchige della università direttamente ostala maestà del re alcuna innovazione non permise. In questo mentre i vescovi aveano avula nell' illustrare la detta letteraria accademia e le scienze in Catania non poca parte.

ART. 662 Intanto atterrato col tremuoto del 1693 il vecchio palazzo degli studi ch'era ne' contorni della chiesa della collegiata di s. Maria l' elemosina, il vescovo Reggio ed i Catanesi la ricostruzione ne curarono nel 1710 nel sito ove oggi si vede; quantunque la prospettiva nel 1788 isse terminata (3). La cosa più rimarcabile in tale stabi

(1) ARCH. della univ. degli studî quint. ann. 1735.
(2) Coco loc. cit. pag. 46.

(3) E' un palagio a tre piani vasto isolato con quattro portoni e con una bella scala. L'architettura nella parte esterna della piazza è nel primo piano di ordine dorico, nel secondo ionico, nel terzo attico; nello interno ha un atrio di figura quadrata attorniato con 24 pilastri, dando l' ingresso alla stamperia alle scuole primarie a quella di calligrafia ed alle officine sonvi del caso. Nel secondo piano interno

limento è la famosa biblioteca, ove in tutto sessantasei mille volumi attentamente si custodiscono, cinquantacinquemille formando l'antica libreria grande, e 11000 quella ventimiliana (1), anzichè colla dote alla prima assegnata degli acquisti di recenti libri ad ogni ora si concertano. Sulle prime nello anno 1755 vendendosi in Palermo la libreria di Giambattista Caruso rinomato storico sicolo, la quale è chiamata dal canonico Coco più che mediocre (2), e

evvi un gran loggiato costrutto sopra solide arcate del di sotto,e coperto da una volta,il quale con tutte le stanze destinate alle cattedre delle diverse scienze comunica, colla cappella colla sala delle lauree col gabinetto anatomico colla contabilità, coll'officio del prefetto colle librerie. Per via di altra scala si salisce al terzo piano. Trovansi in questo alcune camere da leggervi, la sala dell' accademia gioenia, ove è il gabinetto di storia naturale e di fisica, e diversi quartieri per abitazione di taluni professori: bensì questa fabbrica notabilissimo danno col tremuoto del 18 febbraio 1818 ricevette. Fu allora perciò una commissione trascelta di tre architetti Giuseppe Zahra Antonino Battaglia Mario Musumeci (GIORN. num. 6, ann. 1818, pag. 79): sicchè da loro restò determinato di circuire il detto palagio dalla grosso parte di mezzodì ponente e tramontana con altro ro sul gusto moderno nelle vedute adornato; ci auguriamo ormai vederlo al suo termine. La sala delle lauree è lunga palmi 69, larga 36, e tutta di stucchi rilevati e pitture fregiata che alcuni letterati ritraggono. Le librerie sono in cinque stanzoni, il più grande restando nel mezzo ove delle pregevoli pitture a fresco si osservano, lavoro come si disse di Olivio Sozzi.

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(1) Qualcheduno moderno li crede 16000, intenderà forse della ventimiliana soltanto?

(2) Coco loc. cit. note.

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dal dotto abate Scinà copiosa raccolta (1), la deputazione ginnastica composta allora dal vescovo Galletti da Mario Gravina patrizio e da Ercole Tedeschi senatore seniore, vantaggiosissimo a ben giusta ragione credette in possesso venirne. Così lo storiografo catanese abate Vito Amico delle lettere benemerito e della patria, insieme a monsignor Testa visitatore regio allora della chiesa di Catania, cooperossi a volere questa compra effettuire, ed ottenere dal governo l'assentimento ad aprirne al pubblico la novella libreria (2). In siffatto caso primieramente per bibliotecario il summentovato Canonico Coco fu cappato; però il vicerè Fogliani tale trasceglimento di regia prerogativa ponendo, nominò il detto abate Amico; benchè poscia morto costui, fusse il Coco reintegrato (3). Quindi espulsi i gesuiti dal regno nel 1767 re Ferdinando II a questa università tutti i libri de' collegi del val di Noto donò. In tal modo la nostra biblioteca i suoi volumi è ita aumentando; e oggimai in questa collezione i principali libri di attendimento sono, un esemplare de' capitoli del regno stampati in Messina da Andrea Bruges nel 1495, raccolti da Pietro

(1) SCINA' Prospetto della Storia letteraria di Sicilia del secolo 18, tom. 1, pag. 33.

(2) SCINA' loc. cit. pag. 33.

(3) Oggi il bibliotecario è a vita, nominasi dalla deputazione, e dal governo si approva: ma vi sono tre aiutanti ed un massaro; e questi per la libreria grande che occupa la grande sala di mezzo e le stanze a man sinistra. Inoltre vi sono addetti un altro bibliotecario un vicebibliotecario ed un massaro per quella ventimiliana che è contenuta nei due stanzoni a man destra.

Appulo (1) per ordine del vicereggente La Nuçe, a spese di Giovanni Gioeni catanese, e che portano per titolo Regalium constitutionum regni Siciliae liber trinus et unus. Non diversamente un Orazio stampato in Milano nel 1470, per quel che pare da Antonio Zaroto, o pure da Filippo Lavagna nel 1469; un Seneca, edizione del 1475 di Napoli (2); un Plinio di Andrea Portilio di Milano del 1480. Parimente un' abbondanza di eccellenti edizioni bodoniane di tutti i poeti e scrittori classici sì latini che italiani. Il Pamphytum siculum di Cupani più completo di qualunque altro mai per rami, stantechè da circa settecento che essere in tutto dovrebbero, non ne mancano che quarantadue. E questo capo di opera divenuto rarissimo è diviso in due voluini, nel primo se ne contengono 334, nel secondo 324; vi si vedono incise tutte le piante con impareggiabile esattezza. A lungo andrei se trascriver volessi tutte le opere distinte; l'attuale bibliotecario Canonico Vito Rapisarda di tutti i libri di tale raccolta un ordinato ruolo ne sta compilando.

ART. 663 Monsignor Salvatore Ventimiglia uomo letterato il di cui nome dee sempre con rispetto da ogni buon catanese pronunziarsi, nel 1783

(1) Prima aveansi indossato la cura di detta edizione Girolamo Appulo e Giovanni Ansalone, a' quali fu aggiunto Giovanni Di Daio; poscia rimase l'incarico al solo Pietro Appulo. GREGORIO Introduzione al suo diritto pubblico pag. 160.

(2) BRUNET Manuale del libraio tom. 3, pag. 218, art. Senece,

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