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zione che spende alla autorità che ne ha la sorveglianza, non potè a perfezione portarsi dal Zahra : il suo figlio adottivo Salvatore Buda Zahra sarebbe stato capace a terminarla, mostrando le sue cognizioni in una relazione che su l'incominciato lavoro ha posto in carta (1), pure le circostanze e le vicissitudini de' tempi non l' hanno permesso.

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ART. 506 Indi il benefico sovrano Francesco primo alle istanze del decurionato condiscendendo, di sua real volontà la costruzione del porto permise coll' assegnazione di once 3333 annue sugli averi comunali, deputando il capitano del genio idraulico Gabriele Tomaso a volere il tutto considerare, riferir dovendo anche la spesa al compimento di siffatto lavoro bisognevole. Talchè questo ufficiale il suo rapporto foggiando, ristrinse la figura del molo per minorarne il costo, tornando in niente quel pezzo oggi esistente, ed a questa deliberazione accostossi volentieri in quanto che forse nou bene assaggiò il fondo del circondante mare ed esattamente non calcolò la forza de' cavalloni ingrossali da' venti, che partendosi dalle coste asiatiche ed egiziane vengono furiosamente nelle

nostre

ad infrangersi. In tal guisa la somma di once 146346 sufficiente a finirlo secondo il referto del Buda, ad once 100000 venne ridotta; bensì con questa scemanza si conseguisce un sorgitore quasi la metà in grandezza del primo e non di una accertata ancora riuscita. Adesso speriamo mercè la munificenza so

(1) Relazione sul molo di Catania 1828 per Giuseppe Pappalardo.

vrána lo zelo del decurionato la buona intenzione dell' intendente del valle e l'ainore verso la patria di tutti i Catanesi che questa opera, proseguendosi l'incoato delineamento senza altre novazioni, vegga il suo fine; affinchè si accresca così la sicurezza de' naviganti la ricchezza della provincia la magnificenza di Catania il commercio dell' isola. Oggimai il benefico Ferdinando 11 nostro felice regnante ha riconceduto il proseguimento del molo a fondi comunali; ed una deputazione di due conterranei dal decurionato cappossi, acciò sotto la tutela del patrizio squisitamente curassene: ed il governo nello approvare la deliberazione accettò le scuse di un de candidati, e volle che un altro da lui per lo avanti nominato vi entrasse in posto. Perseveriamo però nel nostro storico racconto.

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ART. 507- Allormai il cavaliere Giuseppe Gioeni alle sue qualità letterarie un gusto singolare aggiungendo per le opere pubbliche, di aprire in detto anno ingegnossi una nuova strada dritta la quale conducesse, quella etnea prolungando, al di là del nuovo sobborgo; per lo che questo novello stradone oggi tutto lastricato e di sorprendenti fabbriche adorno fa Catania paragonare con Palermo Milano Torino ed altre capitali: e gl' Inglesi la piccola Londra la vengon vociferando. E' lungo 1700 canne e largo canne otto da mezzogiorno a settentrione dirittamente dalla porta Uzeda detta volgarmente della marina, con la incomparabile prospettiva dell' Etna mettendo fine (1). Per tal ragione

(1) Traversa cinque grandi piazze e due amplissime straTom. IV.

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il nostro bel paese divenendo più lungo che largo oggi un circuito di circa sei miglia vi presenta.

de; la prima piazza è quella del duomo ch'è quasi quadrata, avendo il maggior lato di canne quarantacinque e l'altro di quarantaquattro; il palazzo comunale la basilica il seminario chericale ed altre case di privati ne circondano i fianchi, lasciando nel mezzo mirare la fontana che sopra abbiamo col suo obelisco descritta (Tavola quinta e nona). La seconda è quella degli studi quasi anche quadrilatera con un lato di canne trentadue ed un altro di canne trenta e mezza, corona facendo a questo sito il palagio del ginnasio quello del marchese san Giuliano e tutte le altre fabbriche quasi uniformi (Tavola settima). In questa piazza da fresco evvi alzata una statua di marmo a re Francesco primo, lavoro del catanese Antonio Cali. La terza è la stesicorea di figura rettangolare lunga canne novanta e larga sole quaranta, nella quale le evoluzioni della truppa hanno luogo (Tavola decima), ed oggi una elegante fontana vi si sta costruendo. La quarta è quella dél borgo di figura rettangolare lunga canne sessantasei larga sessanta; in mezzo di questa una bella fontana di marmo si vede con la statua nel centro della dea Cerere, la quale prima nella piazza degli studî stava situata. La quinta è quella di Gioeni da fresco finita, semicircolare con un raggio di canné trentadue e mezza di sedili circondata e di marciapiede alberato, nel di cui fondo la casina del Gioeni fa bella mostra. Sboccano in tale piazza da' due opposti lati due sentieri di campagna, uno per tutti i villaggi del bosco etneo conducendo, renduto carrozzabile interamente a tutte spese de' Catanesi, e che va, le vicinanze percorrendo e le Giarre, ad unirsi con quella di Messina al punto di Diana. La seconda non anco finita porta allo stesso sito girando per le più basse falde del nostro monte dalla parte però di oriente. Le superbe strade che tagliate vengono da levante a ponente della stesicorea quella del corso sono e l'altra de quattro cantoni, che camminan pressochè parel

ART. 503-Fra questo mentre del palazzo comunale detto loggia impreso fin dal 1741 sotto la senatoria di Giuseppe Agatino Paternò Castello barone della Sigona a cui si era affidata la cura, fu terminato soltanto nel 1750 il meridionale prospetto (Tavola nona). La rabescata porta del vecchio palagio residuo de' nostri cimeli mettendosi nella chiesa del s. Carcere ove attualmente vi-ba

lele dal mare amendue cominciando e terminando la prima colla campagna, la seconda col monastero de benedettini; quella porta la lunghezza di canne novecento e la larghezza di canue sette finendo nella parte del mare con una grande piazza semicircolare detta della statua, amotivochè evvi una statua di sant' Agata sopra magnifica colonna colla base confacente in su levata nel 1744 come accennammo. La seconda alquanto più corta con una traversa nella medesima piazza comunica. Da qui comincia la passeggiata della marina che i contorni della città lunghesso il mare rigirando, va ad incontrare per la porta Uzeda la strada stesicorea. Avanti questa indicata porta si trova una spaziosa spiaggia con dei viali alberati ornata di sedili e provvista di abbellimenti lungo la cortina non guari lontana. Essa quantunque piccola per la numerosa popolazione di Catania, non lascia pure di essere bella utile ed elegante. La sera viene tutta illuminata da spessi fanali e da parecchi lanternini, e nei mesi canicolari e caldi affin di trattenere divertito il pubblico ito la a godere del fresco, si fanno degli armoniosi concerti di musica due volte la settimana in un teatrino a bello studio erettovi. Questo passatempo importa al comune la spesa di ducati fi annui (STATO DISCUSSO loc. cit. art. 95). Non vi mancano di artefatte terme per godervisi de' bagni, delle botteghe di caffe, de' lochi per infrescarsi e sedere. In questa passeggiata ha l'uscita la strada detta prima della vittoria oggi del gallazzo, di manierachè viene a girare il resto della città della parte di occidente.

sta non fece più parte della nuova fabbricazione. Finalmente verso il finire del secolo decimottavo portata vollesi a compimento l'altra metà che guarda la piazza degli studi, dirigendo l'andamento delle cose il senatore Vincenzo Ansalone (Tavola settima). In questa sontuosa corte vi è una spaziosa sala ben pavimentata ricca di stucchi rilevati e di buone pitture; sogliono darvisi le grandi feste pubbliche di ballo nelle varie occorrenze di venuta di alti personaggi e del carnesciale.

ART. 509 Nonostantechè una cattiva ricolta

un forte stremo di cose necessarie al vitto nel 1793 apportasse e la plebe patisse del caro, dimodochè il pane che valeva a grani dieci il rotolo montasse a tarì uno, e la famiglia Carcaci in queste penurie non modichie somme abbia speso, pure alla nuova messe, finita la causa di ogni scarsità e tutto ritornato all' antico stadio, il duca di Carcaci Vincenzo Paternò Castello Rizzari cittadino che pe' suoi talenti i suoi meriti e le sue generosità merita la gratitudine de' beneficati e le lodi de posteri fondò nel 1796 un ostellaggio per le donzelle vaganti che alimentate venissero ed istruite in parecchie arti donnesche, destinando loro álcuni legati a cumularsi la dote in caso di passare a marito. E' chiamato conservatorio delle pericolanti dell' Immacolata Concezione, mantenendovisi per lo più cento zitelle con pagarvi il comune annualniente ducati trenta (1). A ART. 510- Approssimandosi il secolo al suo

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(1) STATO DISC. loc. cit. art. 104.

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