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Mandati eziandio furono suscitando delle zizzanie degli scandoli e delle dissensioni nella diocesi catanese varî frati travestiti, mancando in ciò al loro divino carattere, da che diffondere mulinavano la guerra in loco della fraterna pace: altresì sotto il 25 gennaio 1714 lo stesso giudice di monarchia anche vollesi ei desso censurato. Per sì fatta cagione re Vittorio Amadeo stanco finalmente di tale pioggia di monitorî chiarigioni e bolle, ita a monte la longanimità, con decreto del 7 cembre 1714 tutti gli atti della corte romana stoppò, severe pene a chi trasgredisse i reali ordini minacciando e così coraggio diede ai deboli, un argine mettendo ai pontificali scritti (1). Il papa dal suo canto il tribunale di monarchia soppresse con sua bolla del 20 febbraio 1715, la Sicilia spogliando di una prerogativa che da sei secoli godeva di queto. Perdurarono quelle turbolenti avvisaglie di poteri fino il 13 agosto 1719, in che rassettaronsi alla meglio le faccende. Fu tolto a' nostri in conseguenza il divieto dello arcidiacono della cattedrale Giovanni Rizzari come vicario apostolico.

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ART. 566 Pur una volta sotto il pontificato di Benedetto XIII nel 1728 una concordia si stabilì benedettina nominata, da Lambertini plenipo

(1) Il re ordinò all' abate Giambattista Caruso e a Girolamo Settimo marchese di Giarratana di stendere una difesa in favore della siciliana monarchia contra la corte di Roma: la quale scrittura fu svelata come fatica dell' abate Ellies Dupin. STRANO Catalogo ragionato pag. 143.

tenziario del pontefice (1), da Cienfuegos legato di Carlo vi che signoreggiava in Sicilia; e questa bolla in 35 capitoli divisa, nel reguo il dì 15 febbraio 1729 videsi bandita (2). In tal modo il tribunale di monarchia si riconobbe; e ben vi si appose, lui dandosi l'appello di tutte le cause da' vescovi ed arcivescovi decise, e la facoltà di conmutare i voti accordandoglisi, dell' assoluzione delle censure, della dispensagione di parentela in terzo e quarto grado, e della elezione de' vicedelegati nelle vescovili ed in altre principali città dell'isola. Però fu convenuto che un cherieato fosse, e che sarebbe la sua esaltazione di libero reale consentimento (3). Attualmente questa carica nel suo maggior lustro perdura, restandone decorato il catanese Antonino Maria Trigona de' duchi di Misterbianco arcivescovo di Cesarea, che ad occupare un tal posto dalla sede arcivescovale di Messina là venne traslocato.

ART. 567 Intanto ad altre ecclesiastiche cose gli occhi volgendo, in nostra ricordanza è da tornarsi che nel 1727 il teatino Innocenzo Savanarola, dietro le varie premure di parecchi Catanesi, d'introdurre ingegnossi una famiglia di san

(1) Lambertini che veniva di soscrivere un trattato colla corte di Torino qual nunzio pontificio, pregiudicando forse gl'interessi della camera apostolica, col portare a fine tale concordate colla corte lamanna, ricompensò gli accagionati danni e meritossi la stima del pontefice. MULLER Ïst. univ. lib. 22, art. 44.

(2) PRAGM. in cap. regni tom. a, pag. 513 e 5a6. (3) Loc. cit. pag. 516.

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Gaetano. In tal guisa la casa occupata prima dall'ospedale di san Marco, sull' antico bastione di san Giuliano rimpetto il collegio Cutelli, a loro fu conceduta e da essi nobilitata; però per ordine sovrano stante il loro peco numero nel 1791 ironsene via. Per lo che questo sito fu dal governo al cavalier Gioeni donato; ed è oggi della famiglia Mangialardo la chiesa però è cura sotto nome di s. Gaetano, poichè dalla chiesa di san Tommaso non molto discosta, dal vescovo Deodato fu quì tras

mutata.

ART. 568 Subitochè i monaci benedettini il loro monastero riedificarono, ad abitarvi come si disse nel settembre del 1735 vi si trassero. E' un vasto e grandioso fabbricone che giustamente i forastieri soprapprende di maraviglia (1). La scala larga palmi 14

(1) E' un grande paralellogrammo nel mezzo del di cui lato orientale sta sita la chiesa, e con quell' altro lato settentrionale non anche finito, una lunghezza compisce di canne cento una e mezza; ed il fianco meridionale ha quella di canne sessantasei e palmi due, essendo alto palmi settantaquattro con tre diversi piani. La sua architettura è di ordine composto fregiato di un gran cornicione alla greca, e nel fianco del mezzogiorno avvi un finestrato con sessantasei gallerie di ferro, formando nell' interno pure un corridoio lungo tutta la linea largo palmi diciotto e mezzo, alto palmi ventotto. Nel centro poi della metà del fianco orientale a man destra della chiesa, che è lungo palmi 280, vi è la grande entrata e dentro un grandissimo cortile che rigira a ca all'intorno di tutte le fabbriche colla larghezza di palmi 260. La scala giungendo al secondo piano dà luogo a tutti gli andari che a quelli vengon corrispondendo, e in due braccia si partisce affinchè all' appartamento superiore conducesse. I due cavedii sono quadrati ed hauno

con 55 scaglioni, puossi dire con franchezza, è la mígliore in cui discorrendo l'isola ci scontriamo; tutta di marmo bianco ornata sotto e sopra di colonne e di stucchi rilevati di un perfetto e magistrevole lavoro. Sonovi due peristili con dei loggiati in giro per comodo di passeggio, orrati di gran pilastri ed archi di ordine dorico, a potere le volte superiori sostentare; il primo con cinquantadue colonne ed una balaustrata tutta marmorea, e l'altro di pietra bianca calcarea. Nella libreria dentro scaffali di noce ventimila volumi vi si difendono, oltre i manoscritti del 10 11 12 e 13 secolo: rimarcabili sono fra questi ultimi una bibbia sacra con mîniature in oro, un officio della Madonna, una regola benedettina, un codice antichissimo in pergamena e mille e mille altri. Si rinvengono altresì delle prime edizioni di Magonza di Guttemberg di Jenson de' Moravi e diversi, un Virgilio un Giustino un Cesare e tanti altri che per brevità io tralascio e non sono ad accennare. Nell' archivio poi di meglio tremille pergamene dentro cassette vi è copia,

ogni lato di palmi 140 e nell' interno vengono da andită girati. Un altro grande corridoio lungo palmi 812 e largo 14 e mezzo il fianco dell' intiero paralellogrammo ci presenta, essendo le due parti del monistero dalla chiesa partite. In tali anditi stanze non avvi da abitare, le celle de' frati soltanto lungo l'esterno del fabbricato rimangono. Laddove il primo piano dalla parte esterna è affatto alle offi cine basse del monistero, nell'interno i due surriferiti recinti in tanti giardini sono ridotti. Il disegno di questa opera essendo dell'architetto Andrea Amato fabriciero, 'prima una lapide antica vedevasi nel muro del levante che ciò di

che grandi schiarimenti sopra le epoche normanna sveva ed aragonese ci apprestano. Nella pinacoteca da cinque stanze composta con archi unite, si riparano moltiplici oggetti di antiquità e storia naturale; nella prima ottanta vasi greco romani sicoli ed etruschi tenendosi dentro dieci armadi da cristalli coperti, molte lucerne figurate ed idoletti di terra cotta; nella seconda oggetti alle scienze naturali appartenenti, come conchiglie litofiti zoofiti animali e due tavolini con gusci di testacei; nella terza varie manifatture de' mezzi tempi; nella quarta in dodici armadioni, armi da fuoco pesi e misure antiche, macchine strumenti e lavori di piombo ed acciaio; nella quinta iscrizioni greche e latine mosaici bassi rilievi, fra i quali primeggiano Polifemo che da Ulisse sta per accecarsi, largo 22 pollici e lungo ventisei, un pezzo della cena di Trimalcione, la baccanale larga 12 pollici e lunga 16, la testa di Marco Aurelio quasi al naturale. I più ragguardevoli padri casinesi che hanno in detta raccolta travagliato, sono l' abate Vito Amico ed il priore Placido Scammacca. Molti pezzi di pit

stintamente dava a conoscere. Lungo l'andare quindi che il monastero traversa, i due refettorî si osservano colle entrate in un atrio rotondo del diametro di palmi 46; il primo di questi luoghi da pranzo è rettangolare lungo palmi 138 largo 50; il secondo circolare col raggio di palmi 30. Segue dappresso la biblioteca preceduta da un altro atrio ad angoli retti con quattro lati; è lunga palmi 100 e larga 80, con una volta di varie figure affazzonata; lunghesso tale corridore in queste fabbriche da Vaccarini ideate il museo eziandio è da mirarsi.

Tom. IV.

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