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(Tav. d'agg. C.)

Stasino nelle Kúpia avea raccontato l'incontro amoroso di Paride ed Elena a Sparta effettuato per opera di Afrodite; nè può quindi recarci maraviglia, se anche in bassirilievi e vasi dipinti troviamo figurato quello stesso momento, in cui Paride, vestito da viaggiatore, dirimpetto ad Elena assisa, coll'ajuto di Afrodite e di Erote vince l'animo della bellissima donna. Quali modificazioni poi si siano introdotte nel concetto poetico delle varie rappresentanze, è stato esposto dal Jahn ne' Ber. d. sächs. Ges. 1850, 176 segg., ove tratta ancora d' un'altra pittura vasculare, nella quale Paride sta conducendo Elena come sposa.

Un momento posteriore trovasi rappresentato in un gran numero di bassirilievi etruschi di cattiva scultura (Overbeck Gall. p. 263 segg.): vediamo cioè Paride assiso accanto alla sua nave, mentre de' suoi compagni alcuni apportano i tesori rubati, alcuni adducono Elena che oppone ancora una leggiera resistenza. Con questo tipo, riguardo al momento figuratovi, conviene un bassorilievo già esposto nella sala Borgia della biblioteca vaticana, ora nel Museo lateranense, che diamo inciso sulla tav. d'agg. C. È stato descritto con brevi parole nella Beschreibung Roms II, 2, p. 1, n. 14: » Bassorilievo di rozzo lavoro, che rappresenta Elena rapita da Paride. Elena vestita e semivelata sta in piedi dirimpetto a Paride che posto dentro la nave s'inchina verso di lei per accoglierla; dietro a Paride vi è un navigatore barbato, senza la solita berretta ». Un'altra menzione non meno breve nè più favorevole se n'è fatta dal Welcker (Rhein. Mus. N.F. X, p.286), che nel vecchio barbato crede riconoscere Enea. Aggiunge

esserne non solamente povera la composizione, ma mancare eziandio nell'esecuzione delle figure la gentilezza e l'espressione, perocchè abbia Elena l'aspetto di anziana, e priva sia di ogni vaghezza. In quanto alla composizione non posso acconsentire al biasimo della povertà; mi sembra anzi lodevole la semplicità del nostro rilievo messo a confronto con altre rappresentanze. Con miglior ragione si è ripresa l'esecuzione, che infatti è grossolana e mostra una grande rigidezza, massimamente nella figura di Elena. Intanto mi pare che ci voglia poco per dar nella nostra fantasia maggior vita a questa figura ; e conservandone quasi tutto l'atteggiamento, ma sciogliendo alquanto il rigore delle membra, avremo un concetto che ci farà travvedere la bella semplicità e tranquillità di qualche originale d'invenzione greca. Nè dobbiamo trascurare di ricordarci che, trattandosi di copie, riesce più difficile d'imitare il sentimento fino ed una mossa delicata; laddove un'azione più distinta e più articolata si presta più facilmente ad essere riprodotta con buon successo, come avviene p. e. nella figura di Paride. Se dunque la riprensione del Welcker sembra esser diretta soltanto sull'esecuzione della copia, essa non c'impedisce di servirci del nostro marmo per indagar il concetto originario, dal quale egli è derivato.

Ed in primo luogo, oltre la semplicità già accennata della composizione, dobbiamo notar il modo, con cui è trattato il rilievo, che per la sua bassezza insieme con quella stessa semplicità accenna a qualche originale de' buoni tempi. Ma più particolarmente dobbiamo esaminare la rappresentanza stessa.

Nella nave è assiso Paride sopra uno scanno rassomigliante, fino nel manubrio attaccato all'uno de' lati, a quello usato da Dedalo nel bassorilievo rosso di Villa

Albani (Zoega Bassir. I, 44). È vestito del solito corto chitone con maniche lunghe, di clamide pendente dietro alle spalle, e del berretto frigio che gli copre i capelli arricciati. Se le gambe sieno munite di calzoni, non si conosce, essendone visibile un ginocchio solo. Inchinandosi molto innanzi prende colla sua destra quella di Elena, stendendo anche di più la sinistra, per appoggiar il di lei braccio ed assisterla nell'atto di entrar nella nave: attitudine colla quale mostra la premura di partire, essendo la grande vela già gonfiata da vento favorevole. Elena però, quantunque gli abbia già dato la destra, non sembra accorgersi del suo invito: sta ferma, facendo riposar il corpo sulla gamba destra, e piegando un poco la sinistra, appoggia la mano sinistra sul fianco: atto proprio di chi s'arresta e si raccoglie. La testa è un poco abbassata, ma lo sguardo non è tanto diretto sopra Paride, quanto sembra correre sopra il mare. Vi è un meditare doloroso, un presentimento mesto, che apparisce nella nostra figura nonostante la dura sua esecuzione, e che non è espresso in una parte sola o più nell' una che nell'altra, ma traluce per tutta la figura, come è il carattere proprio dell'arte greca. Così ancora nella copia sentiamo, da quali pensieri e sentimenti sia commossa la mente della donna, bellissima e nello stesso tempo infelicissima in questo momento, in cui sta abbandonando la patria ed il marito per seguir uno straniero in una terra lontana. Sta ancora sul suolo natale, ma appena entrata nella nave sarà trasportata rapidamente ed il ritorno sarà impossibile. Ora quale è la ragione, che la spinge a partire? perchè non torna indietro e conserva la fede al marito? E tutta vinta dall' amore infausto del favorito di Venere, a cui già come in pegno ne ha data la destra. Ecco Elena, quale ce la

dipinge Omero, superata dalla dea dell' amore; già in questo momento non guarda più Paride, come se fosse spinta per la sua bellezza all'ultima decisione; è piuttosto una forza superiore, alla quale non si rende leggiermente, ma soccombe; si è conscia anzi di quello che fa, e presente nell'animo tutto l'affanno, tutta la miseria, che ne dovrà derivare; ma nondimeno andrà, non potendosi sottrarre alla necessità.

L'uomo che sta in piedi dietro a Paride, al parer mio, è uno de' suoi compagni, uno invece di molti giusta la parsimonia propria de'Greci. Vestito nel modo, come vien descritto dal Welcker, non vorrei riconoscervi Enea, ma una persona di grado inferiore. Lo sguardo della testa alzata è fissato sopra Elena con istupore espresso anche per la destra alzata; e questo stupore, ozioso nel momento della partenza, serve mirabilmente a magnificare la divina bellezza di Elena, come non meno Polignoto nella grande pittura in Delfo la fece trionfare per l'ammirazione di Briseide e delle altre donne prigioniere. Nel nostro rilievo intanto vien ancor accresciuto l'effetto, in quanto che ciò che produce l'ammirazione del navigatore, per Elena stessa sembra cagione di molti dolori e grandi cure.

Così per mezzi semplicissimi si è espressa una varietà di concetti, che tutti tra loro s'accordano benissimo; e neppure crederei che la linea, la quale dalla testa di Elena si abbassa verso quella del navigatore, derivi dalla poca abilità dell' artista, essendochè la composizione vien equilibrata per la grande vela gonfiata, mentre la posizione di Paride assiso anche più decisamente ci fa conoscere la premura della par

tenza.

Avendo già accennato la differenza, che in genere passa tra la nostra rappresentanza e le altre raffiguranti

l'unione tra Paride ed Elena, ora dovremo rivolgerci ad un confronto più speciale, per conoscerne più esattamente i concetti e determinarne il pregio. Ed ommettendo perora quella classe, che nonostante la corrispondenza del momento raffigurato offre delle analogie piuttosto esteriori, ci occuperemo in primo luogo piuttosto di quella citata in principio, che ci dà a vedere il primo incontro di Paride ed Elena. Ed infatti l'arrivo e la partenza sono i due momenti più importanti e più decisivi: ambedue accennano o quasi già contengono tutto ciò che ha da venire, ma con modi diversi. Nel primo incontro l'animo della donna vien toccato d'amore al primo aspetto del forestiere, e soccombe, benchè la casta e virtuosa mente opponga ancora resistenza: tutta la vaghezza del concetto artistico dovrà dunque stare nell'infiammarsi subitaneo dell'amore. Nel nostro bassorilievo non si tratta della prima vittoria di Venere o di Amore; ma questo momento posteriore, che precede immediatamente la partenza, anche più decisamente deve chiamar la mente di Elena sull'avvenire.

Elena quindi nell' uno e nell' altro momento occupa il posto primario; ed è la lotta de' suoi sentimenti, che più di ogni altra cosa deve risvegliar il nostro interesse e commuovere anche l'animo nostro. Vediamo dunque, con quali modificazioni essa sia espressa; e riguardo al primo momento ci ristringeremo all'esame d'una tazza del Museo di Berlino (Gerhard Ant. Bildw. 33–35; cf. Jahn 1.1. p.180, sg.; Overbeck Gall. XII, 9), che ne offre il miglior esempio, e specialmente nella figura di Elena sembra accostarsi il più possibile all'invenzione originaria. Distorna la faccia, come se non volesse veder Paride, e in atto disperato fa riposar la testa nella mano destra,

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