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bre di bronzo, e la paga degli stipendii di quell'anno : Faliscis pacem petentibus annuas inducias dedit, pactus centum millia gravis aeris, et stipendium eius anni militibus. Qui sembra che Carvilio dopo la espugnazione di Troilio, ovvero Trossulo volgesse le armi contro ai Falisci; almeno è certo che espugnò per via cinque castelli situati in luoghi difesi: inde quinque castella locis sita munitis expugnavit (cf. Zonara VIII, 2: ὁ μὲν οὖν Βροῦτος Φαλίσκους ἐνίκησε καὶ τὰ τούτων καὶ τὰ τῶν ἄλλων Τυρσηνῶν ἐληΐζετο): e non v'è difficoltà di credere che alcuni dei castelli predetti appartenessero ai Falisci. La guerra ancor questa volta fini con danno dei Falisci, che dovettero perciò rimanersi dal tentare nuova fortuna per gli anni seguenti; almeno a noi non ne è arrivata notizia se non della ultima rivolta accaduta circa l'anno 513, che cambiò il sito alla capitale. Il luogo di Livio, ove raccontava questo avvenimento, è perduto, ma sappiamo dalla epitome che ne parlava in fine del libro XIX: Falisci, quum rebellassent, sexto die perdomiti in deditionem venerunt. A cui consente Polibio che nella Istoria I, 65 scrive: étedétaro yàp пóλeμos éμgúrios Pwμαίων μὲν ὁ πρὸς τοὺς Φαλίσκους καλουμένους, ὃν ταχέως καὶ συμφερόντως ἐπετέλεσαν ἐν ὀλίγαις ἡμέραις ἐγκρατεῖς γενόμενοι τῆς πόλεως αὐτῶν. La notizia medesima della presa di Falerj ci viene da Valerio Massimo VI, 5: tandem eadem civitas se dedere coacta est; e da Eutropio, sebbene questo scrittore chiami Falisci la città con strano abuso II, 28: Q. Lutatius, A. Manlius consules creati bellum Faliscis intulerunt, quae civitas Italiae opulenta quondam fuit, quod ambo consules intra sex dies , quam venerant, transegerunt. Il qual non lodevole scambio di Falerii in Falisci è da lui fatto anche nel L. I, 20: post eam

( civitatem Veientanam ) cepit et Faliscos non minus nobilem civitatem. Orosio (L, IV, 11) erra narrando la cosa avvenuta il 515; del resto ei dice che i soldati falisci morti furono quindici mila: Ti. Sempronio Graccho P. Valerio Faltone consulibus cum Faliscis bellavere Romani, eoque proelio quindecim millia Faliscorum interfecta sunt. Sopra di tutti è importante il luogo di Zonara, che sembra aver cavato dai libri di Dione Cassio ora perduti le novelle che solo ci da. Scrive egli adunque cosi (Annal. VIII, 18): τότε δὲ καὶ οἱ Ῥωμαῖοι Φαλίσκοις ἐπολέμησαν καὶ Μάλλιος Τορκουάτος τὴν χώραν αὐτῶν ἐδῄωσε· καὶ συμμίξας αὐτοῖς ἐσφάλη μὲν τῷ ὁπλιτικῷ, τοῖς δ ̓ ἱππεῦσιν ἐκράτησε καὶ αὖθις αὐτοῖς μαχησάμενος ἐνίκησε καὶ τά τε ὅπλα αὐτῶν καὶ τὴν ἵππον καὶ τὰ ἔπιπλα καὶ τὸ δουλεῦον καὶ τὸ ἥμισυ τῆς χώρας ἀφείλετο· ὕστερον δὲ ἡ μὲν ἀρχαία πόλις εἰς ὄρος ἐρυμνὸν ἱδρυμένη κατεσκάφη, ετέρα δ ̓ ᾠκοδομήθη εν έφοδος. Niun critico è stato si ardito che volesse trattar di menzogna quanto qui certissimamente afferma Zonara, essere stata Falerj cambiata di sito: nè gli studi di coloro che hanno prima di noi esaminato queste locazioni, nè i nostri nè i nostri proprii recano obbiezione alcuna alla storica narrazione di lui, anzi viemeglio la consolidano e la spiegano.

A dimostrar ciò, poichè Livio non dà aiuto aperto, ci rivolgeremo ad altri narratori, fra i quali il primo è Plutarco, che nella vita di Camillo dice la città Falerj situata in luogo assai alto e ben munito di quanto bisogna a ben difendersi in caso di guerra, πόλιν ἐρυμνὴν καὶ κατεσκευασμένην πᾶσιν εἰς πόλεμον καλῶς, Φαλερίους. Con Plutarco si accorda Valerio Massimo L. VI, 5 almeno in quanto all' affermare che le mura di Falerj non si potevano disfare: Quorum moenia expugnari non poterant. Ma piu da vicino Zonara, Annal. L.

II: La città, dice, era collocata sopra un monte ben difeso: πόλιν εἰς ὄρος ἐρυμνὸν ἱδρυμένην, e poco dopo πολιορκοῦντες δὲ πόλιν αὐτῶν ἐρυμνὴν Φαλερίους ὠνομασμέ νην οὐδὲν ἤνυον. Or la Faleri d'oggidi è posta sul piano onninamente e solo da una parte può dirsi difesa ; perchè le passa da lato un fosso: adunque uopo è che fosse prima situata altrove. Nel che rettamente parmi hanno giudicato quei geografi moderni, dai quali si proposta la Civita detta Castellana, siccome quella che è piantata sopra di un colle, ed ha paurosi dirupati all' intorno e certissime vestigia delle antiche mura, e nei fianchi e su per le coste delle colline che la circondano numerosi sepolcri; onde che ad ogni modo vi dobbiamo supporre un' antica e grande città; e, come si è di sopra notato, nel territorio falisco non vi ebbe che una città sola, e questa fu Falerj.

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Ma dirà taluno e non scrive Strabone che tra i Falisci si contavano due città, Falerj e Falisco? e dopo lui l'abbreviatore di Stefano Bizantino narra: Φαλέριον ὡς Βυζάντιον πόλις Τυῤῥηνίας, τὸ ἐθνικὸν Φαλέριος: e appresso: Φαλίσκος πόλις Ἰταλίας ἄποικος Αργείων, καὶ Φαλίσκοι οἱ οἰκήτορες: e Solino al c. 8: Quis ignorat condita esse ab Haleso Argivo Phaliscam, a Phalerio Argivo Falerios? Il luogo di Strabone là dove novera le città etrusche dice: Εν δὲ τῇ μεσογαίᾳ πόλεις Φαλέριον (Φαλέριοι ed. Kramer) καὶ Φαλίσκον .... καὶ ἄλλαι πλείους, αἱ μὲν ἐξ ἀρχῆς συνεστῶσαι, τινὲς δὲ τῶν Ρωμαίων οἰκισάντων ἢ ταπεινωσάντων, καθάπερ τοὺς Οὐηίους πολεμήσαντας πολλάκις καὶ τὰς Φιδήνας· ἔνιοι δου Τυῤῥηνούς φασι τοὺς Φαλερίους, ἀλλὰ Φαλίσκους, ἴδιον ἔθνος· τινὲς δὲ καὶ τοὺς Φαλίσκους, πόλιν ἰδιόγλωσσον· οἱ δὲ Αἴκουμ Φαλίσκουμ λέγουσιν ἐπὶ τῇ Φλαμινίᾳ ὁδῷ κείμε νον μεταξὺ Ὀκρίκλων καὶ Ῥώμης. Intorno al qual passo, poichè si fanno di grandi questioni, e le sentenze degl'in

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terpreti diversano, io dirò il parer mio. E in prima egli è chiaro che Strabone ha voluto qui noverare le città di Etruria che erano a' suoi dì, e non le antichissime soltanto; e però scrive che tra esse alcune fiorivano ed erano vigorose tuttavia, altre poi nò; ma o abitate dai Romani, ovvero impiccolite e impoverite ed allega ed ad esempio Veii e Fidene combattute più volte, espugnate dai Romani. Che poi ai suoi di più città erano stabilite nell'agro falisco, dimostrasi dalla Feronia che di città porta il nome presso il medesimo geografo: ὑπὸ δὲ τῷ Σωράκτῳ ὄρει Φερωνία πόλις ἐστίν : per il che l'asserzione di lui non prova nulla contro i testimonii allegati; ma solo dimostra che tre città contavansi ai tempi dell' impero nell'agro degli antichi Falisci. Le due città Strabone giudica essere etrusche e nota che alcuni credevano gli abitanti di Falerj non essere Etruschi, ma Falisci; e che altri opinavano gli abitanti di Falisco ancora essere Falisci, allegando gli uni la diversità della nazione dei Falisci, e gli altri la disparità della lingua. Plinio intanto scrive che la colonia falisca si denominava degli Etruschi: colonia falisca quae cognominatur Etruscorum: il che viene in conferma del parere di Strabone.

Qui è da avvertire che Strabone chiama Paλépro gli abitanti di Falerj, e Paliona la nazione e gli abitanti di Falisco; la qual cosa non si è finora capita da quei molti che variamente hanno tentato perciò di correggere il testo di Strabone per opinion loro corrotto (v. il Kramer nelle note che parecchi ne rimembra). Al luogo di Strabone v'è da paragonare Stefano che negli articoli predetti chiama Daλépio gli abitanti di Paλέριον ο Φαλίσκοι quelli di Φαλίσκος. Strabone dunque afferma essere controverso, quale delle due città sia etrusca, e qual falisca, ed inoltre coloro i quali sti

mavano Etruschi di origine i Falisci, intendevano con questo nome gli abitanti di Falisco, che è quanto dire dell' Aequum Faliscum. La qual controversia, poichè non è probabile che potesse agitarsi intorno a Falisco, se questa città avesse cominciato ad abitarsi dai romani coloni, dai quali come ivi dedotti dai triumviri (Frontin. de Colon.) era freschissima la memoria, è quindi necessario conchiudere che supponevasi da loro l'Aequum Faliscum anteriore ai coloni, e nel sito medesimo poscia occupato dalla colonia. Ma poichè si è dimostrato che gli antichissimi Falisci una sola città ebbero nel territorio loro, ci convien dedurre che l'Aequum Faliscum sia sorto dopo sottomessa interamente la nazione falisca, cioè dopo il 513; quando in sei giorni fu interamente distrutto l'esercito falisco, e la città Falerj si arrese, e i cittadini per testimonianza di Zonara da quella cima dirupata furono traslocati in terreno facile ad essere stretto d'assedio, se ribellavano di nuovo.

In questo luogo adunque fu l'Aequum Faliscum memorato da Strabone; dove poi piacque ai triumviri collocare la romana colonia, che chiamossi Colonia Iunonia Falisca. Che se fosse sorta la colonia in luogo non abitato, io non saprei più intendere Plinio H. N. II, 8, 31; il quale narra che Catone diceva, gli abitanti di quella essere Argivi di origine: Intus colonia Falisca Argis orta, ut auctor est Cato, quae cognominatur Etruscorum, Lucus Feroniae, Rusellana, Senensis, Sutrina. E questa interpretazione parmi si confermi dal passo di Stefano, il quale dice di Daliaxos quello stesso che qui Plinio riferisce della colonia falisca ed è certo, come ho mostrato avanti, che Stefano distingue Φαλίσκος e Φαλέριον. Gli antichi affermano che nelle terre falische una colonia ve

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