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il giuogo. Non è qui il luogo di tesserne l'elenco, mentre se ne ritrovano i nomi delle nazioni principali registrati ne' primi capitoli del quarto libro di Tolommeo. Solo ricorderò che di una simile tribù sarà stato il capo quel Lusio Quieto che di poi primeggiò fra' grandi generali di Traiano (Dio 68, 32), e che ancora a tempo di Valentiniano rincontriamo principi mauri, non soggetti che di nome a' Romani (Amm. Marc. 29, 5, 2). Un rex Ucutamani(orum) sembra leggersi in una lapide d'epoca assai recente (I. A. 3495). Del governo interno di simili tribù citeremo in appresso quel poco che ce ne indicano le nuove iscrizioni: qui basterà accennare, da' Romani, per meglio poter invigilare all' ordine ed alla quiete fra esse, esser loro dati prefetti militari, come p. e. abbiamo il prefetto d'una coorte che inoltre si dice praef. nation. Getulic. Arsen. quae sunt in Numidia (Grut. 382, 6), ed un altro praefectus gentis Musulamiorum, che in altro tempo era incaricato di alcune procurature imperiali (I. A. 2715). Siffatti prefetti intanto possono confrontarsi, se non m'inganno, co' prefetti delle isole baleari, posti sotto il governatore della Spagna tarraconense (Or. 732); dell' Asturia, soggetti al medesimo (Or. 6937); ed in ispecie con quei del grado di centurioni o primipilari, come sono quello de' Maezeii (Or. 5420) della Dalmazia; quello de' comuni della Mesia e Treballia, e delle Alpi marittime (Or. 6938), nonchè il praefectus Raetis Vindolicis vallis Poeninae et levis armaturae (Or. 6939), tutti dipendenti senza dubbio da' legati delle provincie vicine; ma nuovo mi riesce un ufficiale che in genere deve aver presieduto agli affari delle tribù indigene della Mauretania Cesariense, chiamato procurator Augusti ad curam gentium (I. A. 4033), uomo di grado eque

stre ossia tribus militiis perfunctus, e stato una volta prefetto della flotta germanica. Egli eresse un monumento agli iddii maurici, probabilmente non senza relazione col suo uffizio, e, siccome in quelle regioni le cose antiche spesso scambiansi luce con quelle dell' odierna condizione del paese, così quel procurator ad curam gentium ci richiama spontaneamente alla memoria i bureaux arabes dal governo francese istituiti per l'amministrazione delle tribù.

Abbiamo finora, sulla scorta delle ricche notizie forniteci dall' opera del Renier, esposto il nostro parere su' governatori e sugli altri ufficiali, a' quali dall' imperatore si commise l'amministrazione delle provincie numidica e mauretana. Ora sarà pregio dell' opera il considerare i mezzi materiali, per i quali essi furono messi in istato di mantenervisi e di assicurare all'amministrazione stessa un andamento regolare e rispettato; di ragionare, cioè, sulle milizie romane ed ausiliari stanziate nelle due provincie suddette, principiando, al nostro solito, dalla Numidia.

Si è menzionato di sopra, l'armata di quella provincia essersi formata dalla legione III Augusta e dagli siliarj aggiuntile, come ancor sotto Antonino Pio leggiamo in una lapide lambesitana legio III Augusta et auxilia eius (I. A. 24). Vi stanziava essa di certo fino da' tempi di Tiberio Cesare, il che risulta dal trattato di patronato conchiuso dal suo tribuno Silio Aviola con varie città africane (Or. 3056; 3057); nè sembrami improbabile, esservi essa stata fino dall' età d'Augusto, opinione proposta dal Grotefend (Pauly, Realencycl. 4, p. 875), ma che non dovea darsi per certa, essendo insufficienti a provarlo i passi da lui citati di Tacito (Ann. II, 52; III, 74; IV, 23 segg.) e Dione (55, 28),

riferibili piuttosto alle guerre contro Tacfarinate, e che neppure esibisconci il nome della legione in esse intervenuta. In tempi ordinarj peraltro quella legione bastava a contenere i popoli liberi del deserto ed a conservare la pace fra le tribù soggette all' impero; talvolta però, e probabilmente in circostanze pericolose, vediamo oltre ad essa ancor altre legioni in quelle regioni. Così, prescindendo dal ribelle Clodius Macer che rinforzò l'esercito suo per mezzo di truppe levate nella stessa provincia, dalle quali formò la legio prima liberatrice Macriana (Eckhel D. N. VI, 288 segg., cf. Tac. Hist. I, 11), sotto Tiberio di già una legione nona vien mentovato avere preso parte alle suddette guerre di Tacfarinate (Tac. Ann. IV, 23), e Settimio Severo sappiamo aver mandato delle legioni nell' Africa, temendo che non vi penetrasse Pescennio passan do per l'Egitto e la Libia (Spart. 8). Troyiamo poj nell'anno 145 un distaccamento della legione VI ferrata (vexillatio leg. VI. ferr.), ordinariamente di guarnigione nella Siria, occupata nel seno della Numidia a costruire una strada sulle montagne aurasie, come attesta una iscrizione tagliata nella viva roccia che fa menzione del consolato quarto di Antonino. Pio, secondo di M. Aurelio Cesare, insieme col noto legato Prastina Messalino (I. A. 4360=Qr. 6621); il qual documento fu a ragione riferito dal ch. des Vergers alla guerra co' Mauri mentovata da Capitolino (Ant. P. 5) e Pausania (VIII, 43, 3), e, secondo quel poco che ne racconta quest' ultimo, abbastanza grave per poter credere che le truppe ordinarie non bastassero a liberare il territorio romano dall' invasione de' barbari (v. l'articolo Antonin nella nouvelle biographie universelle etc. publiée par M. Firmin Didot). Se di poi troviamo a Mahidjibah un soldato della legio

ne III Cirenaica (2567), stanziata in Bostra dell' Arabia, questa può forse congetturarsi aver mandato alla stessa guerra maurica una sua vessillazione unita a quel la della vicina sesta ferrata. Sappiamo da altre testimonianze, essersi non di rado formate delle divisioni da contingenti di varie legioni per mandarle in ajuto di qualche altra armata minacciata; ne cito l'esempio di Torquato Novellio Attico trib. vexillat, quattuor I · V · XX · XXI (Or. 6453), le quali legioni tutte stanziavano nella Germania inferiore, quando norì Augusto (Tac. Ann. I, 31), nonchè di T. Pontio Sabino praepositus vexillationibus miliariis tribus expeditione Britannica (sc. Hadriani) leg. VII geminae, VIII Augustae, XXII primigeniae (Or. 5456), legioni di guarnigione la prima nella Spagna, le altre due nella Germania superiore. A quelli potranno an che aggiungersi i vexillarii delle legioni VII ed XI che, stanziati nella Dalmazia, vi costruirono una strada militare sotto Tiberio (Or. 5276). Ora piacemi far osservare che oltre le dette legioni sesta ferrata e terza Cirenaica anche soldati della terza Gallica vengono commemorati nella Numidia, questi, è vero, non come un distaccamento separato, ma piuttosto come arruolati nella stessa legione terza Augusta; giacchè conosciamo milites leg. III Aug. ex III Gall. (1. A. 650; 1061); un veteranus ex aquilifero leg. III. Aug. Severiae translatus ex leg. III Gallica (767); un contributus ex leg. III Gallica in leg. III Aug. (1357); un soldato nativo di Siria, probatus in III Gallica, missus de leg. III Augusta (1599). La terza Gallica era essa pure di guarnigione nella Siria, cioè nella Trachonitide e nella Fenicia: laonde facilmente potrebbe taluno immaginarsi, essersi unița una sua vessillazione a quelle delle summentovate legioni a cagio

ne della guerra maurica di Antonino, se non vi s'opponesse l'appellazione di Severia data in una delle addotte lapidi alla legione III Augusta, riportandola cosi all' epoca di Severo Alessandro (cf. Borghesi, dipl. di Traiano Decio p. 33). Vedendo peraltro che, per quanto sono frequenti gli esempj di ufficiali da una trasportati in un' altra legione, altrettanto sono rari quei di soldati così traspiantati, e rinvenendone nella III Augusta tutti gli esempj sopra mentovati relativi alla sola legione III Gallica, niuno spettante ad alcun' altra legione; non sembrami un fatto così singolare potersi spiegare da casi isolati di soldati usciti dall' una e rientrati nell' altra legione, ma doversi piuttosto supporre che la terza Gallica, al pari delle anzimentovate ferrata e Cirenaica, abbia una volta dovuto dare un distaccamento a rinforzare l'armata numidica; il quale venne di poi incorporato nella stessa legione terza Augusta, forse diminuita in numero in seguito di qualche disfatta da lei sofferta. Ne parmi difficile di fissare l'epoca di simile fatto giacche vedremo in appresso, la legione numidica aver preso parte alla guerra orientale di Caracalla, morto il quale essa sembra aver principalmente sostenuto la causa di Elagabalo. Per conseguente, nulla constando intorno ad una venuta in Africa della legione Gallica, neppure di guerre in quel tempo avvenute in questa provincia, riesce molto probabile che a cagione della sua expeditio orientalis (I. A. 90) la legione III Augusta, che avea sofferto in quella guerra, siasi rinforzata mediante soldati della Gallica,. stanziata in quelle stesse regioni. In ultimo troviamo a Lambaesis i sepolcri di due soldati della legione VII gemina felice (490; 1197) acquartierata nella Spagna, i quali anch'essi indicano, al parer mio, la presenza temporanea nella Numidia di truppe di quel corpo d'ar

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