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le donne, cioè sendo la chiesa rivolta all'oriente i primi occupavano la navata australe, e le femmine la boreale, di che Amalario dà mistiche spiegazioni Eclogae in Ord. Rom. presso Mabillon Appendix Musei Italici Tom. II. pag. 549. Aringhi Roma Subt. сар. X. n. XXIII. p. 204: cortine tirate fra le colonne impedivano la vista reciproca frai due sessi, sorvegliati gli uomini dai diaconi, le donne dai suddiaconi, secondo le Costituz. Apost. o Clem. lib. VIII. o Clem. lib. VIII. cap. XI. onde non accadessero disordini di sorte alcuna durante le sacre ceremonie.

Seconda parte dall'interno della chiesa era il Xopos, Chorus, Coro: consisteva questo in un reciato, or di forma rettilinea, ora di forma curvilinea, che sorgeva nella navata di mezzo ed era aderente ma più basso della fronte del santuario: era perfettamente isolato meno verso il santuario; quindi lateralmente lasciava fra esso e i portici uno spazio dove divisi ne' due sessi stavano dietro l'ambone i penitenti di terzo grado denominato l'räcπtwols, secondo ciò che si vide, i quali uscir doveano dalla chiesa nello stesso tempo che i catecumeni lasciar doveano l'acroasi: veggansi il Conc. Nic. I. can. XI. Alessio Aristeno sullo stesso ed Allacci de Narth. vet. eccl. pag. 81 e seg. Questa parte interessante delle antiche chiese solo in s. Clemente conservasi intatta, dove è di forma rettilinea come Giovanni VIII. nel secolo IX. lo rifece, il cui monogramma 1OHANNES ripetuto più volte si legge. Il nome di Coro che avea questa parte indica sufficientemente quale ne fosse l'uso cioè per cantar gl'inni, i salmi, ed altre sacre lodi durante il servizio ecclesiastico: ed infatti le sedi de'cantori veggonsi ancora in s. Clemente sotto l'ambone destro. Serviva inoltre per leggere al popolo gli evangelii e le scritture, onde verso la metà del

coro lateralmente sorgevano, come in s. Clemente si osserva, due pulpiti molto elevati che Außaves dai Greci, Umbones ed Ambones secondo Ducange nella voc. Ambo, dai Latini si dissero, e che italianizzata la voce greca, Amboni chiamiamo. Da Esichio In voc. Apsaves apΑμβωνες prendiamo che i Greci così appellavano le salite de' monti, onde giustamente il Casaubouo Animadv. in Atheneum lib. XI. cap. X. notò: est vero Graecis außwv, Latinis umbo, quidquid in plano eminet ac protuberat, figuram habens rotundam aut xwvcuồn. Origo voείς απο του αμβαινειν sive αναβαινειν cioè salire, ed ivi porta l'esempio dell'Ambone nelle chiese. Anche questi in s. Clemente rimangono intatti: si osservano però pure in altre chiese, dove il recinto del coro è stato disfatto, e particolarmente nell'antica diaconia di s. Maria in Cosmedin, in cui si riconosce ancora la diversità. di piano fra la Navis e il Chorus. Il Du Cange ha riportato molti esempli, per provare che dall' ambone pure si recitavano dai vescovi le omelie. Il Durand Ration. lib. IV. cap. XXIV. n. 17. mostra, che in alcune chiese l'ambone avea gradini verso l'oriente e verso l'occidente: per i primi salivasi, e per gli altri scendevasi e questo esempio lo abbiamo appunto in s. Clemente nell'ambone destro: nell'ambone opposto o sinistro, il quale serviva per le lezioni sacre, e le epistole, come l'altro per gli evangelii, troviamo due leggii: sono questi che particolarmente analogia dicevansi come mostra il Du Cange in Analogium, nome che pure si dava all'ambone intiero: questa parola alle volte latinizzata Lectorium si trova detta, colle stesse significazioni di Analogium. Nel coro presso quella che dicevasi porta santa, la quale introduceva al santuario, era il trono per l'imperadore, o pel sovrano secondo il Fabricio Bibliogr. Antiq. pag. 302.

Rimane ora a descriversi la ultima parte e più sacrosanta della chiesa, dove i divini misteri si celebravano, detta presso i Greci l'extacy, presso i Latini Sanctuarium e Sacrarium come si trae da S. Girolamo Epist. III. de morte Nepotiani. Questa parte era affatto separata dal resto e chiusa da veli e cortine rette da pilastrini di legno, o di bronzo de'quali si riconosce ancora l'incavo nel parapetto che in s. Clemente separa il santuario dal coro: ivi pure lateralmente alla porta santa o d'ingresso al santuario vedesi il parapetto stesso forato a guisa di gelosie, onde que'del santuario potessero avvertire que'del coro di ciò che doveano fare, e queste gelosie sono una prova di più per riconoscere che il santuario era affatto chiuso dal resto ed inaccessibile a chi degli ordini sacri non fosse stato rivestito, non escluso come si vide l'imperatore stesso, che star dovea nel coro. Questa parte sorgeva molto più alta del coro come in tutte le antiche chiese di Roma, meno alterate si riconosce e specialmente in s. Clemente, quindi ascendendovisi per gradini, dai Greci ebbe il nome di Baua, corrispondente al nome latino di Tribunal, da cui il moderno vocabolo di Tribuna con che suol chiamarsi questa parte della chiesa ebbe origine. In mezzo a questo sorgeva isolato l'altare, che negli scrittori greci troviamo chiamato Ovarastopov secondo Socrate Istor. Eccl. lib. I. c. XXXVII. cioè sacrificatorio, GvaiKotypicy Octoy lo appella Teodoreto Ist. lib. I. cap. XXXI, ossia sacrificatorio divino, θυσιαστήριον άγιον άγιων 1o dice Eusebio Istor. Eccl. lib. X. cap. IV. sagrificatorio santo de' santi, pa τpañeÇa s. Gregorio Nisseno del Batt.cioè santa mensa e ἱερα τραπεζα ἱερα τραπεζα s. Giovanni Crisostomo Omelia LXXI sulla Gen. ossia sacra mensa. Questo che in origine era il solo nel quale compievasi il grande atto del sacrifizio, era rivolto generalmente all' oriente ed

al popolo, e per maggior custodia e raccoglimento era coperto da un baldacchino sostenuto da quattro colonnette, come in moltissime chiese rimane, e pure in s. Clemente, il qual numero alludeva probabilmente ai quattro evangelisti, che sparsa aveano la luce evangelica per tutto il mondo. Esso veniva nel momento più sacro del divin sacrificio chiuso da cortine, siccome si raccoglie da Teodoreto Ist. lib. I. cap XXXI. e siccome in s. Clemente si osserva dove ancor rimangono i ferri e gli anelli che le reggevano: così terminata la ceremonia sacra si chiudeva con queste cortine l'altare. Nella chiesa primitiva era di rito celebrare i misteri sopra i sepolcri de'martiri, quindi contenendo l'altare le loro reliquie ebbe presso i Greci il nome di paptopov, e μαρτυρίου, presso i nostri quello di Confessio, la Confessione delle chiese attuali. A destra é a sinistra dell' altare nello spazio corrispondente alla navata di mezzo assistevano in piedi i diaconi, secondo Codino degli Ufficj ecc. e perciò Diaconicum questa parte dicevasi. In fondo era una essedra semicircolare che si conserva in molte antiche chiese di Roma, ad imitazione anche questa di quella che si vede nella pianta antica capitolina in alcune basiliche civili, come a cagione di esempio nella Emilia del Foro Romano. Questa essedra is, apsis, apsida chiamavasi dalla sua forma, nomi che spesso in Anastasio s'incontrano. In fondo all'apside era un seggio detto Opovos dai Greci come si trae da Eusebio Ist. Eccl. X. cap. IV. sedes dai Latini, secondo Anastasio in Sergio I., che in s. Clemente rimane, quantunque non sia l'originale e che in altre chiese ancora conservasi: esso serviva pel presbyter titularis, o per l'episcopus che officiava. A destra e a sinistra erano i sedili per gli altri presbyteri addetti al servizio delle chiese: veggasi Eusebio lib. X. c. IV. il concilio di Laod.

can. CLX.e questi rimangono pure in s.Clemente: perciò come Diaconicum dicevasi quella parte del Bema, dove i diaconi assistevano, questa Presbyterium si disse come leggesi in Anastasio Bibl. in Greg. III. A sinistra dell'altare era una piccola mensa isolata chiamata pleats prothesis, nella quale facevasi la prima parte del servi – zio divino. Dietro il Diaconicum, ma fuori del Bema, e separati da questo con cancelli e cortine, cioè nella prima parte delle navi minori, a destra per gli uomini, a sinistra per le donne fu il luogo de'personaggi più distinti, siccome mostra Codino degli Ufficii ec. quello delle donne fu detto Matroneum, come in Anastasio si legge: quello degli uomini avrà portato il nome greco latinizzato di Andron. Nella chiesa di s. Clemente queste due stazioni corrispondono allo spazio aderente al coro avanti le cappelle della Vergine, e di s. Giovanni Battista, il primo per gli uomini, l'altro uomini, l'altro per le donne. Adiacenti al presbiterio, e corrispondenti al fondo delle navi laterali, erano, a destra la camera in che custodivansi i vasi e gli arredi sacri, e dove i sacerdoti vestivansi : veggasi S. Paolino Epist. XII. questo dicevasi nuoтopoπαστοφο ριου prev secondo le Costituz. Clement. lib. II. c. LVII. e Exavapuhanic Codino l. c. dai Greci: Vestiarium, Secretarium, Thesaurus secondo il Conc. Rom. sotto Leone IV. can. XX. dai Latini: il custode fu appellato dai primi Σκευοφύλαξ ο Κειμηλιαρχης, dagli altri Sacrista: Decr. lib. I tit. XXVI. cap. I: a sinistra, quella in che custodivansi i libri sacri, la quale perciò Evxyyediov Evangelium chiamossi come si trae da S. Paolino l. c. Quindi in s. Clemente il Secretarium era dove oggi è la cappella della Vergine, e l'Evangelium dove è quella di s. Giovanni Battista: queste due cappelle però sono state successivamente rimodernate. Tali furono le parti costituenti una chiesa ai tempi di Costantino, e de'

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