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soffitto poi della chiesa è opera di Michelangiolo Cerruti.

S. GIOVANNI IN LATERANO. Questa Basilica del rione I. Monti fu ed è sempre risguardata come prima per dignità, non solo in Roma, ma in tutto il mondo. Per questa ragione appunto ella ha il titolo di: Sacrosancta lateranensis ecclesia, omnium urbis et orbis ecclesiarum mater et caput. Fu eretta sul Celio dall'imperador Costantino a preghiera di s. Silvestro, il quale la consacrò nel 319, come ricavasi dal Panvinio nel manoscritto barberiniano. Nel luogo ove fu innalzata esisteva anticamente il palazzo de' Laterani, famiglia consolare, da cui uscì quel Plauzio Laterano che si mescolò nella congiura de' Pisoni contro Nerone, il quale gli tolse la vita, e ne incamerò al fisco i beni tutti, compresovi il palazzo, che si tolse a suo uso. Costantino donò quest'edifizio a s. Silvestro, che lo convertì in Basilica, sacrandola al Salvatore, la cui immagine apparve al popolo nell'atto della ceremonia. Per tutto ciò la Basilica si disse Costantiniana, dal fondatore, e del Salvatore dal patrono di essa, fino a che nel 1144 Lucio II., avendovi aggiunto il culto particolare de'santi Giovanni Battista ed Evangelista, ebbe il nome che porta tuttora di Basilica di s. Giovanni.

Per lo spazio di quasi mille anni i romani pontefici spesero ogni loro cura per conservare ed accrescere questa insigne Basilica, e molte cose vi fecero sia per comodo sia comodo sia per ornamento. Ma giunto l'anno 1308, come narra il Villani nelle sue croniche, nella vigilia di s. Giovanni, mentre i canonici erano in coro cantando vespero, per incuria d'un operajo s' appiccò il fuoco al tetto, e comunicatosi al rimanente della Basilica l'arse quasi per intero. Allorchè avvenne questa disgrazia teneva il pontificato Clemente V., il quale

risiedeva in Avignone, da dove, specialmente ad istigazione del Petrarca, mandava denari per racconciare la fabbrica. In seguito Urbano V., e Adriano IV. procurarono che le riparazioni si conducessero innanzi. Venne poi Martino V. e vi fece fare un bel pavimento d'opera alessadrina, e quindi volle che se ne dipingessero i muri da Gentile, o da Pietro Pisano. Eugenio IV. racconciò le colonne e l'architrave, e proseguì gli abbellimenti incominciati da Martino V.; Sisto IV. ristorò il campanile, e risarci le pareti in molte parti; Innocenzo VIII, o secondo altri, Alessandro VI., fece l'arco innanzi l'altar papale, retto da due grosse colonne di granito; Pio IV. rinnovò la faccia del tempio dal lato di tramontana; Pio V. coperse con soffitto dorato la nave di mezzo; Clemente VIII. fece erigere il sontuoso altare del sacramento, e fece dipingere tutta la nave traversa, dopo averla ricostruita; Sisto V. edificò il portico settentrionale, e lo adornò di pitture. Adonta però di tutte queste riparazioni e di altre minori che per brevità si tacciono, la Basilica non poteva durare più lungamente in piedi, per cui Innocenzo X. statuì nel 1650 di farla riedificare interamente e diede di ciò il carico al Borromini, ordinandogli di conservare nel nuovo tempio quanto potevasi dell'antico. Finalmen te, salito al pontificato Clemente XII., e vedendo che la Basilica mancava d'una facciata conveniente dal lato orientale, dove ancora esisteva l'antico portico, volle che coi disegni di Alessandro Galilei si innalzasse la nuova facciata quale oggi si vede, il che avvenne l'anno 1734.

Detto così in breve dell'edificazione e de'principali ristorameuti fatti nella Basilica Lateranense, passiamo ora a descrivere il suo stato presente. Apresi innanzi ad essa dal lato d'oriente una piazza vastissima, e per un'ampia scalinata di marmo, avente nel mezzo

un padiglione con sue liste di granito, si ascende allo spazioso piano da cui s'innalza la nuova facciata. Questa può dirsi una delle opere migliori dell'architetto Alessandro Galilei, ed è tutta di travertini, divisa in due portici, uno inferiore, superiore l'altro. L'ordine della sua architettura è corintio, e componesi di colonne e pilastri. Il portico inferiore forma il vestibolo per cui s'entra nella Basilica; il superiore costituisce la gran loggia, da dove i Papi compartono la benedizione al popolo, ne'giorni a ciò destinati. I due portici hanno cinque archi per ciascuno ornati di colonne di marmo. Sopra il loggiato in balaustri che corona l'alto della facciata ammiransi 14 statue di travertino rappresentanti diversi santi, alte palmi 27, e nel mezzo di esse s'innalza quella del Salvatore sopra di un gran piedistallo, alta palmi 30. Nel fregio, che serve di separazione ai due portici, osservasi collocata un'antica iscrizione in versi leonini, risarciti da Niccolò IV. e da Eugenio IV., la quale altre volte formava parte dell'architrave dell' antico portico, ed è la seguente:

Dogmate papali - datur ac simul imperiali,
Quod sim cunctarum - ma ter caput ecclesiarum,
Hinc Salvatoris - coelestia regna datoris,

Nomina sanxerunt - cum cuncta peracta fuerunt;
Sic sumus ex toto conversi supplice voto
Nostro, quod haec aedes - tibi Christe sit inclyta sedes.

Oltre a questa iscrizione vedesi sull'alto della facciata, e proprio nel mezzo del timpano, l'immagine del Ssmo Salvatore, la quale è antichissima, e stava collocata in fronte al vecchio portico, come rilevasi dal Ciampini, de sacris aedificiis a Constantino magno constructis, pag. 10.

P. I.

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Il portico che serve di vestibolo ha 24 pilastri di marmo bianco, sporgenti da una parete di marmo venato. Cinque porte, rispondenti ai cinque archi della facciata, danno ingresso alla Basilica, ed hanno i loro stipiti di belli marmi, de'quali è pure composto il pavimento, scompartito in diferenti forme con buon disegno. La porta maggiore che è nel mezzo ha le sue imposte di bronzo; queste altre volte appartennero alla chiesa di s. Adriano, ove alcuni collocano la basilica di Emilio, ed altri il tempio di Saturno. Alessandro VII le fece togliere di là, e le fece acconciare e riporre nel luogo ove ora si vedono. Le altre porte minori hanno le imposte di legno,meno la così detta, santa, la quale è l'ultima a destra, ed è murata, non aprendosi che in tempo del giubileo, che ricorre ogni 25 anni. Sopra due delle minori porte scorgesi un bassorilievo in marmo per ciascuna, rappresentante, il primo s. Zaccaria che impone il nome di Giovanni al figlio, opera del Luduvisi, e l'altro esprimente il Battista che predica nel deserto, lavoro del Maini. Alla estremità destra del portico evvi la gran porta che mette al palazzo pontificale. Su di essa vedesi un bassorilievo, scolpito da Pietro Bracci, esprimente s. Giovanni che rimprovera Erode dell'amore per Erodiade; all'altra estremità di contro è collocata la statua di Costantino, trovata unitamente a quelle de'suoi figli Costantino e Costanzo, entro le ruine delle terme sul Quirinale. Clemente XII. la fece togliere dal Campidoglio ove si conservava, e ordinò che qui si ponesse invece della propria, innalzatagli dai canonici, come rilevasi dalla iscrizione del piedistallo. La volta del portico è ornata d'uno scomparto di cassettoni di stucco con in mezzo l'arme del sullodato pontefice.

La Basilica Lateranense nel suo interno consta di sei navi, una grande nel mezzo, due minori per ciascun lato

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