Immagini della pagina
PDF
ePub

far di Guido, intagliato in rame dal Frey. Entro la quarta cappella vedesi una Pietà del nominato Gagliardi. Dopo questa cappella trovasi un antico ciborio in cui si custodiscono gli oli santi. Questo ciborio anticamente stava entro la tribuna, ove adesso è il dipinto del Romanelli, e serviva a riporvi la Ssma Eucaristia. Fu fatto eseguire dal card. Barbo, poi Paolo II. ed in esso veggonsi tre bassorilievi, il primo, a destra di chi guarda, rappresenta Melchisedecco che porge il pane ed il vino ad Abramo; il secondo, nel mezzo, ha parecchi angioli in atto di adorare, ed il terzo, a sinistra, esprime la benedizione data da Isacco a Giacobbe, tutti lavori del secolo XV. Sull'alto di questo ciborio eravi un effigie di Dio Padre benedicente, pure in bassorilievo, la quale ora sta collocata sopra il prossimo armadio, in cui custodisconsi le reliquie della chiesa. L'armadio stesso è sul punto di essere ornato con una specie di edicola tutta di vaghi marmi, a spese dell'attual parroco D. Gioacchino di Giovanni, il quale ha pure donato il candeliere pel cereo pasquale. Tra i preziosi reliquiari che in questo loco si riporranno, quattro ve ne sono degni di maggiore osservazione: il primo colle reliquie di s. Marco papa, è formato di una antichissima pila con suo coperchio di bronzo dorato, con mezzi busti di cesello, lavoro arabo, ed iscrizioni arabiche; il secondo contiene il preziosissimo sangue di Gesù ed è tutto di cristallo di monte, assai ricco la materia e per l'esecuzione; il terzo colle reliquie del B. Gre gorio Barbadigo, dono del pontefice Clemente XIII. è di metallo dorato, con putti ed altri ornamenti di argento, opera di faticoso lavoro, quantunque risenta del gusto troppo ricercato, proprio del secolo XVIII.; il quarto, che è un presente del suddetto parroco, e racchiude le reliquie della B. V. M., è degno d' essere con

per

siderato pei graziosi ornati di corallo che lo compongono, con bell'ordine distribuiti su d'una lastra di metallo dorato, per una statuetta della Concezione della stessa materia, collocata nel mezzo, e per molte gemme di cui è fregiato: quest' opera appartiene al secolo XVII. ed ora è stata tutta rimodernata ed abbellita, perchè servisse all'uso a che è destinata. Si giunge quindi alla cappella del Sacr amento, dedicata a s. Marco papa, eretta con architettu re di Pietro da Cortona: qui si vede dal canto del epistola un bel candelabro di marmo bianco gentilmente lavorato in intaglio, e come ricavasi dall'arma che è nel piede, fu fatto eseguire da Paolo II. mentre era prelato, e forse dovette già esser collocato presso il ciborio da noi descritto, assieme ad un altro simile che più non si trova. Il s. Marco sull'altare, dipinto a tempera in tavola, si stima da taluni sia opera pregevole dell'antica scuola veneziana, forse di Gio. Bellini; da altri però, ed in ispecie dal Titi vien giudicato lavoro di Pietro Perugino. Le altre pitture sono di mano del Borgognone, il quale condusse anche quelle che veggonsi dai lati della tribuna dell' altar maggiore, mentre quella di mezzo fu eseguita con molto garbo dal Romanelli, e solamente ultimata dal Borgognone stesso.

La nave a sinistra, movendo dalla sacrestia, ha sul primo altare una Concezione, opera del Mola, che dipinse anche il s. Michele arcangelo, tenuto per l'opera sua migliore, il quale si osserva sull'altare della seconda cappella. La santa Martina colla Madonna ed il Bambino nella terza cappella è di mano di Ciro Ferri. La quarta cappella di assai bizzarra architettura, ma ricca di belli marmi ed altri ornati, fatta erigere da papa Rezzonico, nel passato aveva un quadro in tavola, creduto di Pietro Perugino, rappresentante s. Marco evangelista,

a cui l'altare era sacro; oggi per altro la cappella è dedicata al B. Gregorio Barbadigo. vescovo di Padova, ed in luogo del quadro si vede un bassorilievo in marmo, lavoro d'Antonio d'Este, in cui espresse il Beato in atto di distribuire elemosine ai poveri. Le pitture laterali e quelle nella volta sono di Carlo Maratta.

Molti sepolcrali monumenti furono eretti in questa famosa chiesa, in ispecie ad illustri personaggi veneziani, de'quali dire mo in brevi parole, tralasciando quelli che poco possono rilevare. Il primo monumento sotto la nave a destra, entrando, è quello del card. Francesco Pisani, vescovo ostiense, morto nel 1570: è tutto di pietre fine, e figura un'edicola, con quattro colonnine sostenenti un frontone tagliato, nel cui mezzo vedesi l'arma del defunto; sotto vi sta sepolta Chiara Pisani, moglie a Girolamo Quirini, mancata ai vivi nel 1571. Il secondo, consistente in un cippo di marmo bianco col ritratto in bassorilievo di Leonardo Pesaro, figlio all'ambasciator Pietro Pesaro, morto di 16 anni qui in Roma, è opera di Antonio Canova. Il terzo è del card. Cristoforo Vidman, titolare della chiesa, e patrizio veneto, morto nel 1600; il ritratto del porporato e le altre sculture sono di Cosimo Fancelli. Il quarto fu eretto nel 1700 a Francesco Erizzo, figlio di Niccola, ambasciatore in Roma per la Repubblica venezia na consiste in 'una piramide di giallo antico con uno specchio di paragone, e sull'alto il ritratto del defunto in bassorilievo, e due Fame dai lati. Il quinto fu innalzato al card. titolare Gio. Battista Rubino veneto, morto nel 1707, dal nipote Gio. Battista; in esso vedesi il ritratto del card. iu marmo, effigiato in un busto. Il sesto è un piccolo monumento posto dai genitori a Maria Teresa Genotte, volata a Dio d'anni cinque nel 1825. Sotto la nave a sinistra il primo deposito è quello assai appariscente,

che ha una bell'urna di paragone, e fu innalzato alla memoria del card. Marco Bragadino, patrizio veneto, uscito di vita nel 1658, dal fratello Luigi e dal nipote Marco; opera di Antonio Raggi. Il secondo appartiene al card. Luigi Prioli, patrizio veneto, morto nel 1720, e si compone del busto del porporato, e di due statue, la Giustizia a destra, la Carità a sinistra. Viene per terzo quello di Pietro Basadonna card. di s. Maria in Dominica, andato a secolo migliore nel 1684; in esso vedesi l'effigie del defunto in un busto, colla Fede alla diritta, e la Fortezza a manca. Seguita un antico monumento, eretto nel 1476, dai parenti al card. Paolo Capranica, stato secretario ed amico intimo di Martino V., e vien composto da una gran cassa di marmo sul cui coperchio è scolpita di schiacciato rilievo la figura giacente del cardinale. Il quinto deposito è quello di monsig. Luigi Prioli, patrizio veneto, cessato di vivere l'anno 1801. Il sesto appartiene a Gabriella Scaglia, contessa di Saluzzo, defunta nel 1796, ed in esso vedesi un genio alato che mesto si appoggia ad un vaso cinerario, opera del Festa. Da man diritta presso la porta maggiore vedesi il busto del pittore Agostino Tofanelli, morto nel 1834, scolpito da Achille Stocchi; ed a man sinistra sarà in breve collocato un altro busto rappresentante Virginio Bracci architetto, uscito di vita sul finire del passato secolo, lavoro del Tuccimei, scolare di Giuseppe Chialli da Città di Castello. Qui per ultimo diremo che nella sacristia fra parecchi quadri di poco conto, osservasi un ritratto dell'ambasciator di Venezia, Niccola Sagredo, il quale fece fare le cancellate del portico, ed altre molte cose nella chiesa; è questa una assai buona pittura, che sente molto del tizianesco.

S. MARGHERITA. Chiesa con monistero annesso, posta nel rione XIII., Trastevere. Il Panciroli dice che

tanto la chiesa, quanto il monistero, vantano un'antica origine, la quale risalisce al 1288, sotto il pontefice Niccolò IV. Altri autori non parlano di questa prima edificazione, ed incominciano dalla seconda, di cui ragiona il Panciroli stesso. Questa avvenne nel 1564 per opera di D. Giulia Colonna, la quale eresse la chiesa ed il monistero ad uso delle monache del terz'ordine di s. Francesco. Il card. Girolamo Castaldi la rifece con architetture del cav. Carlo Fontana nell'anno 1680. Sull'altar maggiore, adorno di vaghi e ricchi marmi, avvi un quadro colla santa titolare, opera di Giacinto Brandi; nella volta dipinse a fresco fra Umile da Fuligno, francescano, e gli ovali nei lati sono di mano di Leone Ghezzi. La Concezione con s. Francesco e s. Chiara quadro posto in un altare laterale, è lavoro di Gio: Battista Gaulli, detto il Baciccio; l'altare incontro ha un dipinto di Gio. Paolo Severi, esprimente s. Orsola ed altre sante vergini.

[ocr errors]

S. MARIA DEGL' ANGELI ALLE TERME DI DIOCLEZIANO. Chiesa con annesso convenuto de'monaci Certosini, posta nel rione I., Monti. Le vastissime terme di Diocleziano, patirono le ingiurie de' barbari al pari degli altri stupendi edifizii della grandezza romana; pure qua è là ne rimasero in piedi alcune parti, quasi a far fede della primiera loro magnificenza. Nella parte più grande di queste terme, al dire del Panciroli, Roma sacra e moderna, pag. 151, vi fu eretta una chiesuola sacra a s. Ciriaco martire con titolo di cardinale prete. Il pontefice Pio IV. volle nel luogo stesso erigere un'ampia chiesa, in onore di s. Maria de-. gli Angioli, a ciò fare mosso dalle preghiere di Antonio del Duca, prete siciliano, divotissimo de' Ss. Angioli. Egli pertanto diede il carico dell'opera a Miche langiolo, il quale col vasto suo ingegno ridusse il mag

« IndietroContinua »