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magnum animae suae detrimentum abstulit. Veggasi inoltre la lettera di papa Stefano II. a Pipino inserita nel codice carolino, e ciò che su di essa scrissero il Fleury Hist. Eccl. lib. XLIII. §. 17. ed il Muratori Annali d'Italia an. 755.

Trovandosi pertanto la chiesa di s. Agnese in uno stato di grave decadimento, Adriano I circa l'anno 775 la ristaurò di nuovo, dopo che per la vittoria di Carlo Magno del 773 si spense il regno de'Longobardi in Italia. Sembra, che in questo ristauro, o antecedentemente nella rinnovazione di Onorio I. al nome di s. Agnese si fosse aggiunto ancora quello di s. Emerenziana sua collattanea, la quale secondo s. Ambrogio lib. IV. ep. XXXIV. ed il martirologio romano, essendo ancora catecumena fu lapidata sul sepolcro stesso di s. Agnese, mentre faceva orazione; imperciocchè Anastasio dice nella vita di Adriano I. che quel papa: ecclesiam vero beatae Agnetis martyris, seu BASILICAM BEATAE EMERENTIANAE, pariter etiam et ecclesiam beati Nicomedis sitam foris portum Numentanam... quae a priscis marcuerunt temporibus, a novo renovavit. E da questo stesso scrittore apparisce, che nel secolo IX i papi vi andavano a festeggiare il dì natalizio della santa, poichè fu appunto in tale occasione l'anno 864, che in questa chiesa papa Niccolò I. riabilitò in tutte le sue facoltà Rotado vescovo di Soissons, che era stato deposto da Incmaro arcivescovo di Rheims.

Nella vita d'Innocenzio II. scritta dal card. di Aragona ed inserita ne' Rerum Italic. Script. T. III. P. I. p. 434. e seg. leggesi, che dopo l'abboccamento d'Innocenzio II. e Lotario, il papa ed il re sen vennero verso Roma e si accamparono iuxta ecclesiam s. Agnetis, dove andarono ad incontrarli Teobaldo prefetto di Roma, e Pierleone con altri nobili romani e trasteverini,

ed entrarono nella città di Roma l'anno 1134, andando il papa ad abitare nel palazzo lateranense ed il re Lotario sul monte Aventino. Fu devastata ai tempi di Gregorio IX. l'anno 1241, allorchè, secondo Niccolò de Curbio nella vita di quel papa inserita ne' Rerum Italicarum Script. T. III. P. II. pag. 533, Federico II. andò contra Roma, e demoli ed eguagliò al suolo, castra, turres, atque palatia tam ecclesiarum, quam multorum Romanorum nobilium. Fu dopo quella epoca risarcita di nuovo, ed Alessandro IV. nel 1256. vi consacrò con gran solennità i tre altari di s. Giovanni Battista, di s. Giovanni Evangelista, e di s. Emerenziana, siccome si trae da una lapide contemporanea, che si vede affissa a destra nello scendere nella chiesa. E da questo monumento apparisce, che era allora uffiziata da monache, le quali continuarono a dimorarvi fino al pontificato di Sisto IV, che le trasferì altrove, e la diede ai canonici regolari lateranensi, i quali la ritengono, e vi mantengono un parroco della loro congregazione. Fu allora rista urata di nuovo dal card. Giuliano della Rovere, poi papa Giulio II, nipote di Sisto, siccome si legge sulla porta laterale. Nel 1487 vi si accamparono le genti di papa Innocenzio VIII. contra gli Orsini per testimonianza del Nantiporto, nel suo Diario inserito dal Muratori ne' Rer. Ital. Script. T. III. P. II. p. 1099. A nuovo abbandono e per conseguenza ad ulteriori rovine andò soggetta questa chiesa nel fatale saccheggio dell' anno 1527, dalle quali rialzolla il celebre cardinale Girolamo Verallo che rifece la scala per iscendervi ed il soffitto: ed in quella circostanza nel rimuovere i muri della scala primitiva furono scoperte molte statue, e gli otto superbi bassorilievi, che sono oggi ornamento del museo Spada. Nel pontificato di Paolo V. n'era protettore il card. Paolo Emilio Sfrondato nipote di Gregorio XIV., detto il

card. di s. Cecilia: questi ottenne, che quel papa vi fabbricasse l'altar maggiore, con quella magnificenza e ricchezza di marmi a che oggi si vede portato: ed allora fu con solenne ceremonia entro una cassa di argento riposto il corpo della santa titolare il di della sua festa 21 gennaio 1621. Narra il Mabillon nell'Iter Italicum, p. 81 che questa funzione fu causa della morte di quel papa, che appunto avvenne otto giorni dopo: Descensus in basilicam fit per gradus triginta duos. Hinc magna loco frigiditas, quac Paulo V. ibidem sacrum virginis corpus transferenti ac saora celebranti letalem morbum creavit. Il pavimento della basilica era rimasto come quello di altre chiese de' tempi bassi, composto di frantumi di marmi di ogni specie, ma nel 1728 fu ridotto come oggi si vede.

Questa chiesa, sebbene sia stata rinnovata più volte, conserva la sua forma basilicale, e specialmente è la sola, nella quale rimanga intatto il portico superiore, come Vitruvio descrive nelle basiliche civili. Conserva inoltre le traccie del coro, ed il presbiterio. Essa è situata nel fondo di una convalle presso uno degli ingressi del cemeterio, nel quale venne sepolta s. Agnese, e che in parte è ancora accessibile. Vuole il Boldetti, Osservazioni ec. p. 569 che questo cemeterio fosse situato entro un podere della santa: ed attesta, che la parte di esso, che è meno ingombra, e nella quale rinvengonsi ancora camere con pitture è quella che ha l'ingresso in una vigna già de' pp. agostiniani di s. Agostino poco più oltre della chiesa.

La località fisica, e la circostanza del sepolcro della santa furono cagione che la fronte della chiesa sia rivolta verso occidente in luogo di stare verso l'oriente, secondo il costume generale de'tempi primitivi. Quattordici colonne di ordine corintio, e di diametro e lavoro diverso formano il suo

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peristilio inferiore, ed altrettante il portico superiore destinato nelle basiliche civili alle donne. Due delle colonne del peristilio inferiore sono di marmo frigio stranamente scanalate: quattro sono di marmo lucullèo, o portasanta, di una bellissima macchia, delle quali voleva profittare papa Clemente VIII. per ornare la sua cappella Aldobrandini nella chiesa della Minerva, se non ne veniva distolto dal card. de Medici, che poi fu papa col nome di Leone XI., e che allora era abbate commendatario di questa basilica. Essendo la chiesa posta in una convalle vi si scende di fianco dalla via nomentana per una magnifica scala di marmo, rifatta come si disse di sopra nel secolo XVI. dal cardinale Girolamo Verallo. Sulle pareti di questa sono varie lapidi pagane e cristiane, che vennero trovate nel 1728, allorchè fu rifatto il pavimento della chiesa. La confessione riedificata da Paolo V. nel 1620 è posta nel sito dell'antico Chorus: gli amboni però mancano. Essa è sostenuta da quattro superbe colonne di porfido ros

delle quali due sono rarissime essendo di quella specie che Plinio chiama leucosticos, o a punti candidi. La statua della santa titolare è di alabastro orientale e di bronzo dorato, opera di Niccolò Cordieri, ed è ricordata dal Baglioni nella sua vita P. 115. Nell' apside, che è rivestito di marmo proconnesio, e di strisce o pilastri di porfido, vedesi ancora la sedia episcopale, e nella volta è il musaico fatto per ordine di Onorio I. il quale rappresenta la santa a cui una mano celeste pone il diadema, frai pontefici Simmaco, ed Onorio; questi gli presenta la chiesa da lui riedificata. La immagine di s. Agnese è accompagnata dal suo nome SCA AGNES sotto si leggono i tre tetrastici seguenti:

:

AVREA CONCISIS SVRGIT PICTVRA METALLIS

ET COMPLEXA SIMVL CLAVDITVR IPSA DIES

FONTIBVS E NIVEIS CREDAS AVRORA SVBIRE

CORREPTAS NVBES RORIBVS ARVA RIGANS

VEL QVALEM INTER SIDERA LVCEM PROFERET IRIM
PVRPVREVSQVE PAVO IPSE COLORE NITENS

QVI POTVIT NOCTIS VEL LVCIS REDDERE FINEM
MARTYRVM E BYSTIS HINC REPP VLIT ILLE CHAOS

SVRSVM VERSA NVTV QVOD CVNCTIS CERNITVR VNO
PRAESVL HONORIVS HAEC VOTA DICATA DEDIT

VESTIBVS ET FACTIS SIGNANTVR ILLIVS ORA

LVCET ET ASPECTV LVCIDA CORDA GERENS

Nella nave sinistra è affisso al muro l'encomio di s. Agnese scritto da Damaso I. e riportato di sopra: in essa pure nella cappella della vergine è uno de'bellissimi 6 candelabri antichi di marmo bianco trasportati in questa chiesa dal vicino sepolcro di Costantina, o Costanza per testimonianza del Martinelli che ve li vide. Il Ciampini De Sacris Aedificiis a Constantino Magno constructis, pag. 134, dice che a'suoi giorni 5 soli se ne vedevano, cioè tre in s. Agnese e due in s. Costanza: questi rimasero fino al declinare del secolo passato, quando quattro ne furono trasportati per ordine di Pio VI. al museo vaticano. Nella cappella incontro, nella nave a destra è un bel busto del Salvatore, scolpito dal Buonarroti. La porta principale fino al secolo XVIII. era di bronzo, per testimonianza del Martinelli; sembra che nell'ultimo ristauro del 1728 fosse rimossa, poichè la odierna è di legno.

S. AGOSTINO. Chiesa parrocchiale nel rione VIII. o di s. Eustachio, titolo cardinalizio una delle più in

P. I.

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