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Biagio Puccini, che vi espresse non male il martirio di s. Erasmo. Il quadro che è sull'altare della detta cappelletta, esprimente s. Rosalia è un opera di Cristoforo Creo; il s. Francesco nella seguente è un lavoro apprezzato assai perchè uscito di mano del Parmigianino. L'ovato contiguo all' altare del crocefisso è pure del Puc-› cini che vi dipinse i santi Bonaventura e Tommaso d'Aquino. Nella tribuna dell'altare maggiore sono tre quadri a fresco coi fatti di s. Paolo, condotti di buona maniera da Luigi Garzi. La pittura nella volta della sacristia è di Ignazio Stern: l'ovato sulla porta di essa in cui si vede espressa Maria Ssma e santa Chiara fu eseguito dal ridetto Puccini. Passata la cappelletta della Madonna, segue da questa parte il cappellone di s. Anna, in cui il quadro della santa è opera di Giacinto Calandrucci, e la volta ed i sordini furon coloriti a fresco da Sal-vatore Monofilio. Il s, Antonio da Padova nell'ultimo altare è del Calandrucci medesimo, e l'ovato prossimo contenente un miracolo di quel santo è pittura di Giacomo Diol. In questa chiesa fra molte altre preziose reliquie si conserva un braccio dell'Apostolo delle genti.

se,

S. PAOLO SULLA VIA OSTIENSE. Basilica antichissima, una delle quattro patriarcali, posta nel rione XII., Ripa, a due miglia circa fuori la porta ostienoggi chiamata dal nome di quel s. Apostolo. Nel luogo ove il corpo di lui fu sepolto dopo il martirio s. Anacleto papa eresse un oratorio, ed in seguito l'im perator Costantino, a preghiera di s. Silvestro, edificò una chiesa nel 324, allorchè un'altra ne innalzò nel Vaticano ad onore di s. Pietro. Correndo gli anni 386, l'imperatore Valentiniano II., pose mano a riedificar il sacro tempio, che poscia venne condotto a fine da Teodosio ed Onorio, come ne facevan fede que' versi che si leggevano nell'arco grande che metteva pella traversa, e sono:

Theodosius coepit, perfecit Honorius aulam
Doctoris mundi sacratam corpore Pauli.

In seguito diversi sommi pontefici ristorarono ed abbellirono la Basilica, e furono s. Leone I., s. Simmaco, Ormisda, Giovanni I., Gregorio I., Sergio I., Giovanni VI., e Gregorio II., ma soprattutti s. Leone III., per essere stata in gran parte ella distrutta da uno spaventoso terremoto. In tutti questi ristauri ed abbellimenti furono mantenute sempre le forme della chiesa, conforme si trovava dopo l'edificazione di Teodosio ed Onorio.

L'antico quadriportico, che guardava verso il fiume, essendo rovinato, Benedetto XIII., nel 1725 ordinò s'innalzasse un novello portico con architetture di Antonio Cane vari e Matteo Sassi, nella quale occasione vennero ristorati i musaici esistenti nella parte superiore della facciata, condotti da Pietro Cavallini romano nel secolo XIV. Questo portico componcvasi di sette arcate sostenute da 14 colonne di marmo. Delle tre porte di bronzo per cui entravasi nella Basilica, quella di mezzo era veramente singolarissima, e venne lavorata in Costantinopoli nel pontificato d'Alessandro II., a spese di Pantaleone Castelli Console romano, negli anni 1070. Vi si vedevano figure di profeti storie degli apostoli, ed il ritratto del detto Pantaleone inginocchiato, con a lato l'arme sua gentilizia. A diritta del portico, presso la porta sunta, stava collocato un sarcofago, scolpito nell'epoca della decadenza delle arti, con un bassorilievo rappresentante Marzia scorticato da Apollo: in esso sarcofago furon poste le ossa di quel Pierleone nobile romano, il cui figlio Pietro ebbe ardire di farsi tiranno di Roma nel secolo XII.: ivi leggevasi questa iscrizione metrica:

Praeterit ut ventus princeps, seu rex opulentus,
Et nos ut fumus, pulvis et umbra şumus.
Tot tantisque bonis pollens Petrus ecce Leonis,
Respice quam modico nunc tegitur tumulo.
Vir fuit immensus, quem proles, gloria, census
Sustulit in vita, non sit ut alter ita.
Legum servator, patriae decus, et Urbis amator,
Extruxit celsis turribus astra poli.
Omnia praeclara mors obtenebravit amara;
Numinis ergo Dei gratia parcat ei.
Iunius in mundo fulgebat sole secundo,
Separat hunc nobis cum polus, atque lapis.

L'interno della Basilica ebbe la forma di croce latina, in lunghezza, compresa la tribuna, di palmi 572, ed in largo di palmi 203. Dividevasi in cinque navi, oltre la crocera, ornate da 80 colonne, delle quali 40 spettanti alla nave maggiore, ed altrettante alle navi laterali. Si numeravano fra le prime 24 di ricchissimo marmo paonazzetto, scanalate ed alte 52 palmi, avendone 16 di circonferenza. Esse senza dubbio appartennero in altri tempi al mausoleo di Adriano, ed in fatto oggi, oltre l'antica tradizione, ci si confermano tali da alcune scritte rinvenute nelle loro estremità, ove si legge il nome di Giulia Sabina Augusta, moglie di Adria. no, per cui ordine dovettero essere fatte. Le altre colonne erano di marmo pario. Le pareti della nave di mezzo vedevansi ornate di pitture esprimenti vari fatti dell'antico e nuovo testamento, eseguiti d'ordine de'santi pontefici Leone magno, e Simmaco. Per di sotto erano le immagini di tutti i romani pontefici, fattevi esprimere dal detto s. Leone, cominciando, da s. Pietro fino a lui, e poscia proseguite da s. Simmaco, e così pai P. I.

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da altri papi fino a Pio VII. Il grande arco sotto cui si saliva alla crocera veniva sorretto da due smisurate colonne di marmo greco, detto salino, della circonferenza di 23 palmi: quest'arco fu fatto erigere da Galla Placidia, sorella degl' imperatori Arcadio ed Onorio nel .440, e ne faceva testimonianza la scritta, posta sotto quella citata sopra risguardante Teodosio ed Onorio, ed era la seguente:

Placidia pia mens operis decus hoc faciebat,
Suadet pontificis studio splendere Leonis.

L'arco fu abbellito con pitture di musaico, rappresentanti il Salvatore circondato dai 24 Seniori di cui parlasi nell' apocalissi. Il soffitto della nave maggiore era stimato cosa mirabile perchè composto di travi di abete d'una lunghezza stupenda.

La tribuna fu ornata nella volta con un musaico incominciato nel 1226, sotto Onorio III. e compiuto poi d'ordine d'un tale Arnolfo Sacrista e di Gaetano Orsini, che in seguito venne eletto papa col nome di Niccolò III. Si pretende dai più che questa sia un opera del ricordato Pietro Cavallini, scolare ed ajuto del famoso Giotto da Bondone, il quale dopo la sua morte ebbe sepoltura nella Basilica di cui parliamo. Sotto la tribuna si vedeva l'altare grande disegnato da Onorio Longhi, adorno di bellissimi marmi e di quattro colonne di porfido, sul quale stava un dipinto di Lodovico Cigoli, esprimente s. Paolo recato al sepolcro: dai lati stavano quattro ovati, due per parte, coloriti da Avanzino Nucci. Nel mezzo della traversa alzavasi l'antico altar papale di gotica architettura, formato di marmo bianco, le cui sculture si vogliono uscite di mano di Arnolfo di Lapo, ajutato da Paolo Cosimati ro

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