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nelle sue forme primitive, dovettero tollerare che la tragedia non avesse più relazione con Bacco, ma vollero qualche cosa che, separata da quella, venisse insieme rappresentata: quindi l'origine del dramma satirico che accompagnava sempre ogni tragico spettacolo. Ma di queste specie di componimento non che, della commedia ragioneremo più innanzi.

Perchè il dramma antico era composto di due precipui elementi, cioè del dialogo e del canto lirico, Eschilo nelle sue innovazioni non gli scompagnò, ma gli esplicò convenevolmente, anzi gli congiunse con più stretto legame armonizzandoli per modo che l'uno giovasse all'altro ed entrambi cooperassero al perfezionamento dell'azione drammatica. Con queste due forme di poesia, congiunte ad altri espedienti teatrali, come sarebbe la mimica e la danza, egli intendeva presentare quale spettacolo vivo agli Ateniesi un fatto narrato semplicemente dalla tradizione. Non lo alterava nella sua essenza, ma vi faceva quelle modificazioni ispirategli dal genio dell'arte, il quale in lui era stragrande. Chi non avesse letto e intentamente meditato un dramma d'Eschilo, dalla struttura di un moderno componimento male potrebbe formarsi una immagine si della idea che degli espedienti teatrali, formanti un insieme tale da commovere ad entusiasmo cinquantamila spettatori, ed avere un'eco per tutte le contrade abitate dalla greca famiglia, L'orditura, il disegno, o, per giovarmi d'un vocabolo recente ma proprio, il piano è semplicissimo; nessuna cognizione, o per dir meglio, sdegno d'ogni effetto che nasca dallo intreccio; nessun uso di personaggi secondari o introdotti dal poeta per solo studio d'armonizzare i gruppi delle sue scene; i personaggi di Eşchilo armonizzano e piramidano da sè, e paiono somiglievoli a quelle statue monumentali che, rendendoci attoniti, richiamano e accentrano tutte le potenze dell'anima altrui nello intelletto dell'opera. Il protagonista, il deuteragonista, ovvero secondo attore, e il terzo che dicevasi

tritagonista bastano col loro dialogo a svolgere per ogni lato l'azione, la quale poi rimane pienamente esplicata dal coro che in esse s' intromette e ne diventa partecipe.

Il coro è la parte più controversa del greco teatro, ed è cosa incredibile a quante e quali dispute abbia dato origine. I critici, a sentirli ragionare partitamente, non patiscono inopia di argomenti con che rendere accettabile la propria opinione. Se non che io penso che i loro dispareri nascano un po' da vaghezza di novità -dacchè nell'arte critica é virtù rarissima il confessarsi debitori di coloro che ci hanno preceduto e un po' dal punto onde il critico guarda la cosa. Errano adunque in singolar modo coloro che ragionando complessivamente di tutti i drammi greci, prendono i drammi di ciascuno per dedurne generali considerazioni. Imperciocchè una deduzione ricavata da un coro di Euripide è falsa ove volesse spacciarsi come dedotta da uno di Eschilo. Onde avveniva che taluno nel coro vedesse un uditorio ideale, un testimone del fatto rappresentato ; altri un mezzo con che il poeta manifesta i sentimenti morali da trarsi direttamente dall'azione: chi lo disse il senso retto dell'umanità, chi il poeta stesso che filosofeggi sopra la storia; altri molti altre cose, e tutte più o meno vere individualmente applicate, ma false qualvolta se ne faccia universale applicazione. Il coro, difatti, in Eschilo è parte integrante del fatto, tolto il coro parecchie delle sue tragedie non si reggerebbero e cadrebbero giù quasi edificio dal quale venga tolta via la colonna che lo sostiene, come ne fanno fede le Danaidi e l' Eumenidi, mentre quelle di Sofocle e più anco quelle d'Euripide possono far senza del coro, e, tolto via questo, lo svolgimento dell'azione progredire egualmente.

A me pare che non erri colui il quale sostenga il coro aiutare lo esplicamento morale dell'azione: perocchè i poeti, serbando pur sempre la sostanza tradizionale del fatto, ne variavano gli accidenti e spesso lo rifoggiavano in guisa che

fosse mirato da un lato onninamente nuovo. La semplicità dell'azione non che la parsimonia del dialogo, che nella vecchia tragedia accennava solo, non isviluppava il concetto, non erano sufficienti a destare negli animi dell' uditorio quelle potenti commozioni ch' erano scopo della rappresentazione drammatica. Il poeta aveva mestieri che il coro, il quale era come un nesso congiungente lo intelletto di lui con quello degli spettatori, aiutasse la costoro capacità o con parole dette in forma di vaticinio, o con morali considerazioni. In cosiffatta guisa i greci poeti schivavano uno scoglio nel quale i moderni e nè anco i grandissimi maestri dell'arte hanno saputo evitare di rompere, quello cioè di raffreddare le passioni tramischiando al loro impetuoso svolgersi sentenze morali e sottigliezze metafisiche, filosofando nel tempo che debbono solamente far mostra di sentire. Così la filosofia e la poesia, la mente e il cuore, che debbono operare concordi alla perfetta manifestazione estetica del concetto, si nuocono a vicenda e talvolta la distruggono; e il troppo mostrarsi dell' artifizio toglie al componimento drammatico gran parte dello effetto senza il quale arte vera non esiste. Il coro parimenti serviva a concitare la fantasia degli spettatori, e nel suo impeto lirico rapirla ai tempi cui si riferiva l'azione, tempi dei numi e degli eroi: onde il carattere primitivo della tragedia fu un ideale non tramisto ad ombra di vita comune, ma avente quel tanto di realità da non rendere impossibile o inintelligibile gli eventi rappresentati.

IV.

Per serbare perpetua cotesta idealità, gli antichi tragici si erano sobbarcati o avevano inventati alcuni espedienti che nuocevano non poco alla naturale imitazione drammatica. Vuolsi che lo spettacolo tragico, quello spettacolo che faceva

GIUDICI. Teatro It., vol. I.

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fremere, piangere, sdegnarsi, che metteva in tumulto tutto il popolo ateniese raccolto in teatro, fosse alcun che di quasi grottesco. Gli eroi erano stranamente vestiti; con singolari ingegni se ne ingrandiva la statura: maschere, coturni, lunghi ed ampli manti e cose altre siffatte. Gli attori, per quanto si vogliano immaginare esperti, non potevano non trovarsi notevolmente impacciati, in ispecie nel gestire, che era linguaggio vivissimo e intelligibilissimo, e sommamente prediletto al greco popolo. Oltredichè coi visi coperti d'una maschera non potevano mostrare quelle emozioni che sco ppiano improvvise su le sembianze dello artista secondo il variare della situazione. Ed erano tutti sacrificii mi giova ridirlo - fatti allo amore dell'ideale, imperocchè il tono della poesia, sarebbe parso quasi ridicolo ove gli eroi non si fossero mostrati bene dissimili dagli uomini ordinari. Cotesti ingegni col progredire del dramma e per notevoli modificazioni recatevi dai posteriori poeti furono ragionevolmente messi da parte, e lo spettacolo ebbe svolgimento più naturale e quasi simile al nostro: e nonpertanto l'indole della tragedia, si nel concetto che nello stile, rimase sempre ideale.

Ho detto quasi simile, imperciocchè, sebbene i Greci avessero senso squisitissimo per le arti tutte, nondimeno, quante volte, non veniva dato vincere gli ostacoli, lo ingegno non era libero nel dare la convenevole forma alle sue creazioni. Il teatro greco era assai dissimile dal nostro. Allorquando nel rappresentarsi una delle giovanili tragedie di Eschilo, il palco di legno andò in rovina, coloro i quali presedevano a cosiffatti spettacoli, forse consigliante il poeta, provvidero che fosse edificato in pietra un teatro capace di contenere tutti gli adulti e liberi cittadini d' Atene. Il disegno del teatro venne allora immaginato secondo la forma già assunta dal dramma, la quale era tale che si renderebbe impossibile eseguirvi una mode: na rappresentazione. Eranvi luoghi designati, d'onde doveva uscire il protagonista e gli altri personaggi così che

ciò solo bastava perchè gli spettatori senza cognizione del fatto conoscessero qual parte rappresentavano gli attori sulla scena. Il coro aveva anch'esso luoghi determinati; anzi era tenuto a cangiar posto secondo che cantasse versi lirici aventi relazione col subietto, o s'immischiasse nell'azione. Decorazioni o mutazioni di scena, insomma illusione teatrale o non v'era, o era imperfettissima e fu uopo che la tragedia fosse considerevolmente modificata ai tempi di Sofocle e d'Euripide, perchè il poeta chiamasse le altre arti minori o sussidiarie per accrescere con lo effetto scenico lo effetto poetico del dramma. Certo e' diventa per noi incomprensibile ciò che gli antichi scrittori raccontano intorno agli straordinari commovimenti prodotti dalla vecchia tragedia. O debbono avere attribuito ai tempi di Eschilo ciò che spettava a quei di Sofocle e d'Euripide, o debbono avere inteso parlare di qualche rappresentazione dei drammi del vecchio tragico eseguite poi che la scenografia fu condotta a gran perfezione.

Nonostante le imperfezioni che si vogliano immaginare in cotesta parte, vero è che il dramma greco poteva dirsi alcun, che di artisticamente compiuto. Siccome la rappresentazione drammatica era spettacolo che accompagnava le feste religiose, anzi di talune era parte precipua, il poeta, ovvero colui che presedeva allo spettacolo, veniva rimunerato a nome della patria. E però la scena divenne un' arena dove correvano, a far prova di sè e a vicendevolmente contrastarsi la vittoria, gl' ingegni più cospicui di tutta la Grecia. L'arte del poeta drammatico era oltremodo difficile, e diventava occupazione e scopo massimo di tutta la sua vita. Egli era tenuto non solo a scrivere il dramma, ma a porlo, come oggi si direbbe, in iscena; quindi era suo debito inventare la musica dei cori, comporre la danza, ammaestrare gli attori e i coristi, infine all'aspettazione del pubblico egli doveva rispondere fino delle minime cose, e in tutte essere approvato perchè gli fosse decretata la palma. Gli attori si

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