Giustissim'è che chi non cerca Dio
Non trovi cosa ch'empia 'l suo disio.
Dappoi ABRAM si volge a ISAC, e giubbilando dice questa stanza: O felice figliuol, se in questa vita
Servendo a Dio sentiam si gran diletti, Che gaudii avremo poi alla partita Da questo corpo, essendo tre gli eletti, Quando sarà la nostra alma rapita In que' divini e glorïosi oggetti? E con questa letizia ch'è una arra Di vita eterna, ritorniamo a Sarra.
ISAC prende il coltello in mano, e discendendo il monte giubbilando e cantando dice:
Tutto se' dolce, Dio Signore eterno,
Lume, conforto e vita del mio core: Quando ben mi t'accosto allor discerno Che l'allegrezza è senza te dolore: Se tu non fussi, il ciel sarebbe inferno, Quel che non vive teco sempre muore: Tu sei quel vero e sommo ben perfetto, Senza il qual torna in pianto ogni diletto. Quanto è ignorante, cieco, stolto e pazzo Chi va cercando fuor di Dio letizia!
Qual cosa è più bestial ch' esser ragazzo Del mondo e del demon pien di tristizia ! El vero gaudio e'l massimo sollazzo Si trova solo in divina amicizia, La qual s'acquista con fede operata, Osservando le sante sue mandata.
Scendono il monte, e un servo dice:
Voi siate ben trovati, signor nostri, Molto ci piace, Isac, il tuo buon canto: Nel giorno d'ier parevano i cor vostri Pieni d'angoscia, di dolore e pianto; Oggi con fatti e con parole móstri D'esser in voi un magno gaudio santo, Onde preghiam ci dica la cagione, Se lecito è, di tal consolazione.
El sacrificio offerto in questo giorno È stato tanto accetto e grato a Dio, Per più cagion che l'hanno fatto adorno, Che di cantar non si sazia il cor mio: Ma quando a Sarra arem fatto ritorno Adempirem il vostro buon disio.
El seryo risponde a ISAC:
Giusto non era, nostra gran colonna,
Che cel dicessi in prima che a madonna.
Tornando verso casa, SARRA gli vede e va loro incontro, e prima abbraccia ISAC, e dipoi ABRAM, e piangendo dice:
Dolce figliuol, conforto del mio core,
Nel tuo partir perchè non mi parlasti? O santo mio compagno e buon signore, In quanti affanni e pene mi lasciasti! Ha meritato questo il grande amore Ch'io v'ho portato, che voi mi celasti Vostra partita? e son sei giorni stata Più ch'altra donna afflitta e tribulata.
ABRAM si pone a sedere e SARRA allatogli, e ISAC dice: Risponder voglio, o santa genitrice,
Per consolar la tua afflitta mente: In questo punto fatta sei felice
Più che donna che al mondo sia vivente: Per ubbidire all' uom giammai non lice Disubbidire a Dio onnipotente:
Dunque non ti doler, ma tutta lieta Intendi ben nostra andata secreta. El massimo monarca, eterno Dio, Volse il nostro fidel Abram provare, E comandogli che del corpo mio Dovesse santo sacrificio fare:
E lui con un secreto mormorio Mi fe' levar di notte, e camminare, Avendo nel suo core impresso e sculto Questo precetto, a tutti 'l tenne occulto
Abram, di santa ubbidïenza fonte, Mi meno seco senza dirmi questo, Ma quando fummo saliti in sul monte Mi fe' il divin precetto manifesto, E con buon modo e con parole pronte A quella morte mi dispose presto, E legommi le man nudo spogliato, E in su le legne m'ebbe collocato: Alzando il braccio per volermi dare Con questo gran coltello in su la testa, L'angiol di Dio li cominciò a parlare Prendendo la sua man dicendo: questa Morte non voglio che tu faccia fare Al tuo figliuol, e non gli dar molesta: Allor mi sciolse, e con gran riverenza Rendemmo laude a Dio di tal clemenza. Voltossi Abram, e vide un bel montone Posto tra' prun miracolosamente, Il quale offerse con gran divozione Sopra del fuoco per me innocente: Di nuovo Dio gli fe' promessïone Di molti beni, e come tutta gente Sarebbe nel suo seme benedetta: Dunque felice sei, madre diletta.
SARRA maravigliandosi dice:
Pel tuo parlare io son tanto smarrita Che li spiriti miei sento mancare: Al mondo mai non fu tal cosa udita, E stupefatta sto pur a pensare Quel c'hai narrato, e tutta impaurita Sol dell' audito tu mi fai tremare: E veggio ben che costretta d'amore Ebbi ragion di stare in gran dolore. Miracolosamente io t'acquistai,
Con miracol maggior sei ritornato, Perchè finiti son tutti i miei guai: Con tutto il cor il Signor sia laudato: Per satisfare al dolor ch'io portai
Vo' che si canti e balli in questo lato; GIUDICI. Teatro Il., vol. I.
APPENDICE ALLA STORIA DEL TEATRO IN ITALIA
Ciascun in compagnia dell' Angiol buono Ringrazi Dio di questo magno dono.
SARRA e tutti gli altri di casa, eccetto ABRAM e quelli dua ANGELI, l'uno che annunziò la festa, e l'altro che gli appari in sul monte, tutti insieme fanno un ballo cantando questa lauda:
Chi serve a Dio con purità di core
Vive contento e poi salvato muore. Se la virtù dispiace un poco al senso Nel suo principio, quando è esercitata, L'alma che sente vero gaudio immenso Dentro del cor, è tutta confortata: La mente sua si trova radïata Da quella luce del sommo splendore. Quando ordinati son tutti i costumi Dentro e di fuori al nostro eterno Dio, Allor si veggon quelli eccelsi lumi, Che fanno viver l'uom col cor giulio: Cantando van per un santo disio Le gran dolcezze del perfetto amore. Va giubbilando, e dice: o gente stolta, Cercando pace ne' mondan diletti, Se voi volete aver letizia molta
Servite a Dio con tutti e' vostri affetti: Egli è quel fonte de' piacer perfetti Che fa giocondo ogni suo servitore. Chi serve a Dio con purità di core Vive contento e poi salvato muore.
Fatto il ballo, l'ANGIOLO licenzia il popolo, e dice: Chiaro compreso avete el magno frutto Dell' osservar tutti i divin precetti; Perocchè 'l nostro Dio signor del tutto Ha sempre cura de' suo' servi eletti: Se disporrete trarne buon costrutto Terrete e' vostri cor da colpe netti, E 'nnamorati di santa ubidienzia, Ciascun si parta con nostra licenzia.
RAPPRESENTAZIONE DELL' ANNUNZIAZIONE
Prima comincia l'ANGIOLO ad annunziar la festa.
Voi eccellenti e nobili auditori
Che siete alla presenzia ragunati, Per grazia vi preghiamo: i vostri cori Attenti stieno, onesti e costumati Ad udire e veder con grandi amori I mister santi qui annunzïati
Dell' incarnar di Dio, e chi l' ha detto, Fermando a questo tutto l'intelletto.
Io prego la divina Provvidenza
Che doni grazia all' intelletto mio
Ch'i' possa annunzïar di questa essenza Verbo incarnato ver Figliuol di Dio, Il qual fu pien di somma sapïenza Annunzïocci la via del disio:
Chi ha a risponder parli con dovere, E i Profeti diranno il lor parere.
Seguitano poi i profeti chiamati dall'ANGELO, e in prima NoĖ.
Noè, il Padre Eterno creatore
Comanda che tu dica tutta gente Del nascer di Gesù nostro Signore.
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