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SANTA ORSOLA VERGINE E MARTIRE

L'ANGELO annunzia :

O Verbo eterno, immaculato e santo,
O Redentor dell' umana natura,
Spira nell' intelletto e ingegno tanto
Che d'Orsola clemente, onesta e pura
Noi possiam recitar con dolce canto,
Della sua gran prudenzia oltra misura,
Come vedrete, se starete attenti,
Che Dio vi facci del suo amor ferventi.

El RE di Bertagna padre di santa Orsola, dice:
Sta su Currado e per mia parte truova
Quanti dottor tu sai d'Astrologia
Ch'i' ho disposto al tutto di far pruova
Che chiarir possa la mia fantasia,
E vo' veder se alcun pianeta appruova
El nascimento della figlia mia:

Or oltre

CORRADO risponde:

E' sarà fatto.

El RE dice:

Va pur presto.

Che vo io dire?

CORRADO

Torno io?

El RE dice:

Non basta questo.

CORRADO truova i Dottori di astrologia, e dice loro:

Per parte del mio Re famoso e degno
Io son mandato, o padri reverendi,
Che ognun venire a lui facci disegno,
Io dico, presto, perchè ognun m'intendi.

Uno de' DOTTORI risponde per tutti, e dice:
Va che ci basta a l'ubbidire un segno,
Nè fa bisogno più parole spendi,
Che chi è lento a servire al signore
Pensa quel che de' far d'un servidore.

UNO DOTTORE agli altri dice:

Trovate l'astrolabio e 'l libro rosso

E le stelle, e la spera, e'l taccuino;
E chi non vuol parer uom vile e grosso
Parli con chi non sa spesso in latino.
L'aver tal volta un bel vestire indosso
Fa che l'uom è tenuto un uom divino,
Che giova aver voltato libri e carte,

Se l'uom non ha con la dottrina l'arte?

E' Dottori giungono dinanzi al Re di Bertagna, e il Re dice:
Per mille volte e' ben venuti siate,

O esimii Dottor prudenti e degni ;
Io vo' saper se segno alcun trovate
Che il nascimento di mia figlia insegni.

Uno de' DOTTORI risponde:

Serenissimo Re, non dubitate,

Che quanto porteranno e' nostri ingegni,
Ogni cosa farassi appunto e bene,
Che si vedrà donde tal cosa viene.

Uno DOTTORE disputando, dice agli altri così:

Si placet vobis dicere, dicatis

In quo consistit modus, ars et via.

L'altro risponde, e dice:

Ut bene veritatem comprendatis
Parmi Mercurio suo pianeto sia.

Un altro DOTTORE, dice loro:

Si recte in signo hoc speculatis
Credo che gran prudenza in costei sia.

Un altro DOTTORE dice:

Deh! non facciam fra noi più i bus e i basse
Che'l ver di questa cosa è presso all'asse.

Séguita il medesimo DOTTORE:

Ben disse Marco Tullio Cicerone

Nel primo testo che chiosò il Vannino,
Che sare' me' studiare in un cappone
E in un perfetto e vantaggiato vino,
Che almeno l'uom trovería la cagione.
E questo par che appruovi il Magnolino;
Che questo astrologare è cosa sciocca
E possiam dir quel che ci viene a bocca.

E' Dottori tornano al Re, e uno di loro per tutti dice:
Noi non troviam, signor, segno perfetto
El qual ci mostri interamente il vero.

Il RE adirato, dice:

Dunque tanto studiare a che effetto?
Vostra dottrina io non la stimo un zero;
Andatevi con Dio ch'io vi prometto
Che un giorno vi farò mutar pensiero.
Costoro in su cujussi sempre stanno,

E quanto studian più, men poi ne sanno.

RE d'Inghilterra dice di volere mandare al Re di Bertagna, imbasciadore, e chiama Cornelio e dicegli che vada a chiedere Orsola per darla al suo figliuolo.

Sta su Cornelio mio ch' i' ho disposto

Di mandarti in Bertagna con prestezza,.

Che benchè sia quel Re da noi discosto
Pur non si può celar sua gentilezza;

Onde per questo io m' ho nel cor proposto,
Mosso sol da costumi e gran bellezza
D'una sua figlia graziosa e bella,

E vo' che al mio figliuol sia data quella.

Et però tu farai questa imbasciata,

Senza altro dimorar, per parte mia,

Ch' io vo' che quella al mio figliuol sia data, E se non lo farà, mia signoria

Presto sarà contra di lui armata,

E so che mal contento poi ne sia,

Che a fuoco e fiamma io metterò il contado
Se non vorrà far meco parentado.

E lui farò morire e la sua gente,
Nè speri se nol fa, trovar mercede;
Vedrammi più feroce che un serpente
Se questa grazia lui non mi concede.
Un giusto sdegno turba assai la mente
Quando uno aver ragion dal suo si vede;
Ma prima fa che, innanzi a me ritorni,
Che gli dia nel pensare almen tre giorni.

LO IMBASCIADORE chiama lo Scalco, e dice:

Truova su, Scalco, veste ed ornamenti
Ed oro e perle e gioje e drappi assai,
E copia di scudieri e di sergenti,
Lattizii, pance, ermellini e vai,
Rubini, balasci, e copia di pendenti,
E ogni cosa in punto metterai,
E sopra tutto con prestezza spaccia
Che la voglia, il disio mi sprona e caccia.

LO SCALCO risponde:

Noi abbiamo ogni cosa preparato,
Quando vi piace prendete il viaggio.

LO IMBASCIADORE si parte, e mentre si vuol partire, dice:

Andiam che 'I servo al suo signor è grato Quanto più mette sua vita in oltraggio,

E chi vuol veramente essere amato

Non serva sol quando è fiorito il maggio,
Perchè si suol comunemente dire,

Che nel bel tempo ognun si sa servire.

LO IMBASCIADORE essendo presso, dice così:

Noi abbiam fatto già tanto cammino,
Che mi par di veder la terra appresso;
Io ho tanto il piacer d'esser vicino
Ch' io non mi curo perchè io sia defesso;
Par che sia dato per fatal distino
Che a ognuno sia questo desio permesso
Di non si riposare in pace una ora
Se l'uom non è d'ogni tormento fuora.

LO IMBASCIADORE giunto innanzi al Re di Bertagna, dice:
Quel Macon che ci fe' venire in terra,

Salvi e mantenga tua real corona,

El nostro eccelso Re dell' Inghilterra,
La cui gran fama tutto il mondo intruona,

E perchè la virtù che in te si serra
Per l'universo e in ogni parte suona,
E specialmente della tua figliuola
Unica di virtù nel mondo sola.

E perchè sappi, egli ha disposto al tutto
Che tu la dia per donna al suo figliuolo,
E se tu nol farai, arso e destrutto

Vedrai il tuo regno con pena e con duolo,
Vedrállo a fuoco e fiamma in pianto e lutto,

E poi che tu sarai restato solo

E' ti farà morir con molto strazio
Che il ciel sarà di sua vendetta sazio.
E perchè meglio a questo caso pensi
Tre giorni ti vo' dare alla risposta;
Pensare il fin d'ogni cosa conviensi

Che non si può pentir l' uom a sua posta.

Lo IMBASCIADORE séguita ancora questi dua versi, e dice:
Fa or che'l caso molto ben compensi
E guarda se dal giusto e' si discosta.

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