Una sventura postuma di Giacomo Leopardi: studio di critica biograficaBattei, 1897 - 512 pagine |
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Una sventura postuma di Giacomo Leopardi: studio di critica biografica Franco Ridella Visualizzazione completa - 1897 |
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Una Sventura Postuma Di Giacomo Leopardi: Studio Di Critica Biografica ... Franco Ridella Anteprima non disponibile - 2017 |
Parole e frasi comuni
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Brani popolari
Pagina 268 - La terra. Amaro e noia « La vita, altro mai nulla; e faugo è il mondo. « T'acqueta ornai. Dispera « L'ultima volta. Al gener nostro il fato « Non donò che il morire. Ornai disprezza « Te, la natura, il brutto « Poter che ascoso a comun danno impera « E l'infinita vanità del tutto
Pagina 237 - Del faticoso agricoltore il canto, « Ed io seggo e mi lagno « Del giovanile error che m'abbandona ; « E per li poggi ov'io rimembro e piaguo • I perduti desiri, e la perduta « Speme de' giorni miei; di te pensando • A palpitar mi sveglio.
Pagina 255 - mio ; e poche sere addietro prima di coricarmi, aperta • la finestra della mia stanza, e vedendo un bel cielo puro, un « bel raggio di luna, e sentendo un'aria tepida e certi cani che « abbaiavano da lontano, mi si svegliarono alcune immagini
Pagina 261 - forma di governo, colpa della natura che ha fatto « gli uomini ali' infelicità ; e rido della felicità delle « masse, perché il mio piccolo cervello non concepisce « una massa felice composta d'individui non felici. Molto « meno potrei parlarvi di notizie letterarie, perché vi « confesso che sto in gran sospetto di perdere la
Pagina 258 - che affanni intensi, • Che indicibili moti e che deliri • Movesti in me; né verrà tempo alcuno « Che tu l'intenda. In simil guisa ignora « Esecutor di musici concenti « Quel ch'ei con mano e con la voce adopra
Pagina 268 - L'ultima volta. Al gener nostro il fato « Non donò che il morire. Ornai disprezza « Te, la natura, il brutto « Poter che ascoso a comun danno impera « E l'infinita vanità del tutto
Pagina 268 - In noi di cari inganni « Non che la speme il desiderio è spento. « Posa per sempre. Assai « Palpitasti. Non vai cosa nessuna
Pagina 236 - La donna, cioè l'innamorata dell'au«tore, è una di quelle immagini, uno di quei fantasmi « di bellezza e virtù celeste e ineffabile, che ci occorrono « spesso alla fantasia nel sonno e nella veglia, quando « siamo poco più che fanciulli, e poi qualche rara volta « nel sonno, o in una quasi alienazione di mente quando « siamo giovani. Infine è la donna che non si trova
Pagina 238 - Coteste dee sono così benigne, che quando alcuno vi « si accosta, in un tratto ripiegano la loro divinità, si « spiccano i raggi d'attorno, e se li pongono in tasca, « per non abbagliare il mortale che si fa innanzi ». £ più
Pagina 237 - Io mi pensai. Ma non è cosa in terra « Che ti somigli, e s'anco pari alcuna « Ti fosse al volto, agli atti, alla favella, « Saria, così conforme, assai men bella