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dola colla fua briata fe ne annò al Guafto, e pufe li campo, e a più altre Terre d'intorno acquistò; el Conte Francifcho de Sforza con foa briata ne annò verfo Roma, e Antonuccio Camponifco con foa briata di circha a cavalli 400. ne annò a Roma al Papa a dì 15. di Lullio proffimo.

80. Nel ditto anno 1424. a dì ultimo di Settembre nevicò tutto di fino a fera, e fece granne neve in Aquila, e da fore e durò parricchi dì, e fiquitaro per multi di apreffo e continue, e groffe acque, per le vennegne, che durarono per tutto Novembre, e perchè

A

B

num, 1. 2. 3., di Renato Tav. 19. num. 3. 4. Tav. 20. num. 1. Et tutte in argento. Di Ferdinando I. Tav. 23. num. 1. in argento; Tav. 24. num. 2. 5. 6. in rame. Altre fe ne veggono alle Tav. 26. 30., e feq. Il privilegio di coniar monete, e batterle, fu confirmato nel 1442. da Alfonfo, ponendovi come Ufficiale il Conte Luigi Camponefco durante fua vita, e con autorità di zeccare Carolenos argenti medios Carolenos, Trentinos, & Bajocbos. Nel 1458. da Ferdinando fi riconcedette al Comune: modo, forma, quibus cudetur Neapolis' ad cudendum tantum monetas argenti, dummodo non fiant aucelle ( di quefte, e delle monete anche d'oro v. a Franc. d'Angeluce. not. 62. e 71.) in eadem Sicla R. M. proponere unum Credenferium Aquilanum, & Camera Aquilana unum, qui teneat rationem & calculum Nell' anno 1475., e nel 1480. in Capitoli pre- C fentati al Re fi dice: Che S. M. come s'è degnata reconcedere la Zecca voglia degnarfi alli miniftri di effa s'intenda come per lo paffato Poffitio di far cogni e ftampe, che nella detta Città fe faranno molto belli e politi; e per effere poche l'entrate di detta Zecca, con farfe in altro

non fe potaro per la guerra, menaro affai uva, e non fi maturò bene, foro i vini acerbi, e brufchi.

81. Nel ditto anno venne Capetano in Aquila Cola de Mattiuccio de Montelione.

82. E a dì 10. del mefe di Novembre venne, e intrò in Aquila el Magnifico homo Antono Colonna de Roma Vecerè del Papa Mar-. tino de Colonnischi de Roma, e da Madama la Regina Jovanna Secunna in Abruzzo Ultra, e Citra, e fo receputo con granne onore da Aquilani; menò forza cavalli 60., e pufefe nel Viscobato. (34)

luogo tutto quello poco emolumento fe converteria in quello; & etiam l'offitio del Maftro di prova fe ordini da detta Università, refervata provifione Domini Gillii. Si rifponde: Placet R. M. fervatis modo & forma, ordine & figura ques in Sicla Neapolitana. Sul loco della Zecca v. a Franc. Angelucc. not. 62.

(34) E qui per ifchiarimento di varj paffi di Buccio, e de' fuvi Continuatori, e per vedere ancora come lo fpazio di sì pochi anni aveffe alte rati alcuni fatti ful principio della Città fi copieranno alcuni pezzi della tante volte citata Cronica Compendiata. Di fuo Autore è noto foltanto quanto nella Prefazione ne dice egli fteffo. Si conferva intera, e ms. neila Biblioteca di Giacinto Benedetto de' Baroni di Scoppito Letterato Patrizio, come s'è accennato nella Prefaz. a Bucc. Rainald. V'è di notabile la variante della ft. 74. di Buccio; dal che apparifce, o che le prime copie feguiffero più il fenfo, che l'efatto trafcrivere; o piuttosto, giacchè tanti altri efemplari di Buccio rifcontrati non varian così, che l'Autor della Cronaca tenendola a memoria, mutaffe per ifcordanza á fuo modo.

Cronica dal principio de la Edificatione della Città de l'Aquila extracta da più Scriptori.

Rater B. Fratri A. de Vec. Sa. Sepe cogi-1

Fanti & memorie repetenti res geftas Aquile Civitatis, bo ritrovato per li prifchi Scrip-D tori le fue prime origini fatte da Criftiani, e le bo retrovate defcripte in verfi in vernacula lingua per uno Egregio homo, chiamato Buccio de Ranallo e per altri fcripturi in profa. M'è paruto de redurle in brevità perchè li fopradicti Cronochisti le hanno con longhe parole deferipte, e maxime quelle, le quali propriis oculis viderunt. Io tali cofe non ho viste, ma ritrovate scripte, ut dixi. Vale & ora pro me. Ex loco S. Angeli de Ocra 1426. pri

die idus Martii.

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An. 1254. Li Villani data morte crudele alli Signori, eleffero certi Ambasciatori, dirizzandoli a Roma ad uno loro bomo degno chiamato Meffer Jacobo de Sinizzo, lu quale fi trovava Cancellero di Papa Clemente Quarto..... e fu dal Papa fcripta una lettera ad Re Corrado de Lamagna

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An. 1265. Comando Rè Carlo fe refaceffe la Cità, & a ciafcuno homo fu dato fito per fare la Cafa, videlicet quattro canne larga, & fette mezzo longa; e per ciascuna cafa fu dato a lo Rè dodici carlini, che era uno ducato. Pigliaro fito per quattordici mila foculari, e ce mifero lo Colle de Collemaggio, quod nunc feris eft. Correano li anni 1265., a dì undici | d'Abrile comenzaro li primi fundamenti, nello figno de Capricorno, quod eft Domus Satur ni. E così dice una stanza:

Tom. VI.

&

E

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Lo nome fu impofto a detta Cità da una Villa chiamata Acquili, lu quale loco al prefente fi chiama la Riviera; e così la chiamanno Aquila magna. Alcuni altri hanno voluto dire che uno figliolo jaceva in una cunnola coperto de uno coperturo rofcio in quefta Villa de Acquile, & cosi volando un Aquila rapi dicto coperturo portandolo fu lo becco circundò lo fito dove mò è l'Aquila. Alcuni altri dicono che stà defignata & fituata alla forma de un Aquila con le ale aperte. Queste due cofe non tocca Buccio de Ranallo, ma dicono ch'è memoria dalli priftini alli pofteri. Uno chiamato Rammotto fu lo edificatore.

An. 1268. Lo Capitanio dell' Aquila andò in ajuto de Rè Carlo infieme colli nuovi Citadini; lo Rè ftava ad una villetta chiamata le Cappelle in Marfi; & avuta la vittoria fece guaftare Albe de Marfi che gridava: Corradino, Corradino.

An. 1275. Poi Meffer Nicolò dell' Ifola fe fece Citadino dell'Aquila, e con fua fapientia dava foi configlj fenza alcuno pagameto. Kkk 2 An.

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An. 1299. Fecero Aquilani uno Monafterio A dove rinchiufero le donne de Machilone. Se dice fo dov'è mò lo Macello.

An. 1308. Miffer Guelfo Capitano, che lo anno precedente era ftato Judice ne lo officio del Capitanato de Meffer Lucchifino, fece mettere l'acqua de Santantia in la Città; e de tale lavoro fece capo Fra Fanni Frate de S. Francifco. De tale acqua lu Populu de Santantia ne ebbe per compra fiorini 400. cioè ducati. ·Furono poi fatte Fontane in la Città come Tinacchi, & per multi anni durò così, & poi furono fatte belle Fontane come al prefente fi vedono

An. 1309. Carlo II. fece edificare S. Domenico, che prima fi chiamava S. Maria Magda- B lena. Promife onze 50. per anno; hebbele alcun tempo, poi fopravenendoli alcuni affandi, li foro tolte.

An. 1315. Foro gran Terremoti ; & chiamavanoli in prima: li Terramuti grandi. Cre do foffero quelli, che rovinarono molte Ecclefie &edifici, & ammazzarono un Prete fu l'Al tare in S. Francifco, che anco ce è del fangue fu lo meffale per figno. Frate Roberto remeffe che non fe magnaffe carne lo Sabbato, perchè prima era costume magnarfe.

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An. 1317. Andaro ad Campo ad la Matrice per vendicarefe de una coda mozzata ad una. bacca. Meffer Corrado meno 25. barbute credo fe intendano mo Elmetti. De Spoleti pagorono bon fiorini, cioè ducati. Lo Rè li remife parte de la pena per tale infulto alli Aquilani, che era fiorini 600., cioè ducati; e per ducati 400. fomo compofti.

An. 1327. Venne lo Corpo de S. Pietro Celeftino. Lo modo e l'ordine lo hanno loro Monaci per Cronica Legenda.

An. 1328. Lo Duca fece fare la muftra in lu Colle de la Feria fopra la porta della Barete; poi li mandò ad Anticoli, perchè era venuto lu Bavaro a Roma.

An. 1329. Li Paganefi sbanditi da Filippo de Sanguineto fi stavano per li Conventi delli Religiofie Buccio veterano di Bazzano fe moftrò effere furdo.

Pizzolani volfero comperar la cafa in la piazza del mercato, e comperarola oncie 350. armata manu vennero fei Poppletani, e fcarciarono lo stendardo de lo Rè, che fedea in Poppleto con foi giglj Regali fignato; ne pagarono oncie dodici per giglio.

Lo Arciprete de S. Paulo fu adjutato da Pretatti, & da Matteo Guglielmo con foa Compagnia. Poi fu messo prefcione Mafcitto, che s'era trovato in una briga con Sulmontini.

An. 1338. Bonajonta gionto ad Introdoco dove ftava Ser Lalle, la trombetta de Bonajonta fonò; Ser Lalle ch'era llì fuggì fecreta

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An. 1350. Buccio Ranallo con li Compagni trovandofe in Roma per lu Jubileo vede a Ripa 230. ligni, & cinque galee cariche de victua glia per li Romipedi .

Fu ordinata la fefta di S. Pietro Celeftino d 19. de Maggio con portarfeli offerta fra cera. denari e panni 1000. ducati ; & de questo fu fatto la Cappella in fuo honore in Ecclefia.

An. 1352. Nel mefe de Marzo se profundo la Terra ad Bagno de fora & feceffe uno laco che al prefente fe chiama la Foffa de Bagno.

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An. 1355. Meffer Nicola de la Torre Notar Facobo de Foce Ambafciatori dell' Aqui la allo Re tornaro lo primo de Fennaro con multi prevelegj impetrati a capo d'arte. Poi la Epiphania ordinaro li cinque de le Arti, como è al prefente.

Segui poi ad quefto, che avemmo doi volte lo Interditto dalla Sedia Apoftolica. Credo foffe per la difcordia del Regno, perchè chi voleva uno Rè, & chi un' altro. Correano li 1355.

An. 1359. a 17. Decembro venne la benediEtione de lo Interditto: quefto era credo che li Regali non davano lo cenfo ad Sanita Ecclefia.

An. 1360. Epifcopo Paulo ordinò de trafmetter la Festa de S. Maximo Martire. Ordinaro de multe offerte di cera, che oggi in parte fe obferva,

An. 1362: Aquilani compararo uno Caftello chiamato Orfa, che al prefente è disfatto; Fu confegnato allo Epifcopato de Valve.

An. 1364. Apparfe una ftella comata tre mefi continui.

An. 1390. A di ultimo de Augufto fo morte Fanni Orfino, & de poi ad tempo ne fo morto Reftaino Cantelmo.

An. 1391. A di primo de Julio ritornò Marino de lo Arciprete in Aquila, ad remore de populu fu morto appreffo alla porta de Paganica, & fo principato lo ftato di Miffer Nicola; &la cafa del detto Marino fu arfa. Et anco fo foftenuta la Conteffa, & lu Conte; & poi fu mandata prefcione al Thione la Contessa, & rendero Introduco alla Communità de Aquila. An. 1392. Fu levato remore, &andaro al Palazzo, dove stava foftenuto el Conte, che lu revolevano .

An. 1392. A dì ao. Settembre Ser Nicola de Mozzapede andò fora; e fo gridato: Viva Lo Conte, e parte Gebellina .

An. 1399. Venne la Banera de Ladislao, ¿ Bernardone fe n'andò .

An. 1399. a dì 12. Settembre vennero li Bianchi fu da Pedimonti.

An. 1400. Paulo de Rogi fu morto & a Joanni li fu tagliata la tefta in pedi da la Piazza.

An. 1401. Re.Lanfilavo venne in Aquila, & mandò Antonuccio Camponefco in Calabria, An. 1414. Rè Landislavo revenne ad campi zare Roma, & eranoce multi Signori & etiam Antonuccio Camponifco. Et Papa Joanni fe ne fuggì a Viterbo, e de poi a Bologna; & foreno robbati de multi Cortefani.

An. 1414. a dì 9. de Novembre Antonuccio Camponifco tornò con 650. perfone per entrar in Aquila, e venendo fino a S. Antonio; & per fpatio de quattr' ore fi fermò, credendo che li Cittadini li refpondeffero. Non ce fo modo; tornofene a Popplito, e llì demorò fino ad mezza notte; & poi retornò un altra volta, e non babbe comido de entrare. Andofene per andare a Monteleone, fece la via della Cajà, & andò verfo Borbona; furoli incontro molte genti de

la

la Montagna, gridando: Carne, carne. Lui| A| virilmente li ruppe. Andofene poi a Montelione la Domenica matina, llifo trattato lo fatto de Cività Regale; ad otto di che feguerono intrò in Civita Regale.

An. 1415. Aquilani levoro romore ad viva la Regina, & parte Gibellina, e vinfero la piazza, dov' era Obize de Carrara con multa gente a pedi & a cavallo; & pigliarono lo Capitanio, che ftà per la Regina. Poi di fo remiffo Baptifta Camponifco. Poi tornò lo Signore Antonuccio Camponifco.

An. 1416. Miffer Lordino con gente dall' Aquila fe ne andorone in Appruzzo, & misse. To a facco Teramo .

An. 1416. a' 19. Novembre lo Caftellano della Cittadella fe rendè ad patti con confentimento della Regina, & foroce pagati denari assai, li quali bebbe Antonuccio Camponifco, che poi la Regina lu mandò in Calabria, perchè la major parte de Calabria non li dava obedientia; e così Antonuccio la fece venire alla fua fede

An. 1422. Tornò lu Signore Antonuccio Camponifco de Calabria nel mefe de Marzo, & poi a di 9. de Agufto meno mogliera lu Conte de Montorio Lovifci .

CRON A CA

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A sequi inDELLE COSE DELL' AQUILA

Dall' anno 1436. all anno 1485.

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SCRITTA

།་

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DA FRANCESCO D'ANGELUCCIO

DI BAZZANO,

Data al Pubblico dal Tefto a penna Originale della Bibliotheca
di Gio, Matteo Brancadoro ;

CON ANNOTAZIONI, E GIUNTE

DI ANTONIO ANTINORI

F

PREFAZIONE.

Rancefco d'Angeluccio feguì l'ordine tenuto da Nicolò di Borbona, dopo aver copiata la Cronaca del quale, ftefe la fua, che comincia dal 1436., benchè queft' anno ftia fuori dell' ordine, e dura fin' al 1485., rozza come quella, e mancante di molti fatti, anche a cenfura di Niccolò di Ludovico, s'egli è l'autore de' Capitoli fulla Storia Aquilana, citati nella Prefazione à Buccio Rainaldi, che nel 1493. così cantò :

Quantunca alcuni fe fiano sforzati
De fare Chroniche de noftra Citade
In alcune cofe li trovo mancati .

E' di Francefco falda menzione nelle Capitolazioni dalla Città dell' Aquila prefentate al Rè Ferdinando nel 1458., recate alla not. 3., nelle quali cogli altri intervenne; e nella sua stessa Opera egli di fe più volte parla, e fi să perciò, che nel 1466. fu uno degli eletti nella conceffion dell'acqua fatta dal Comune Aquilano a' Padri Domenicani num. 29. Quivi fi chiama Francefco d' Angeluccia di Cicco di Bazzano, e così fpiega la Patria, l'Avo, e'l Padre. Fà parola del Fratello, Nipote, e Pronipoti al num. 37., narrando che nel 1468. intervenne alla collazion del Canonicato dato a Fabrizio, cui fu Padre Ludovico figliuol di Giovanni d'Angeluccio, che al Francefco era Fratello; e di quel Ludovico dice, che era altro Figliuolo il Dottor Bernardino di cui parla al num. 49. ed all' anno 1475. Egli fi nomina Francefco ancora al num. 24. ann. 1464., e si sà da quefto, e dal num. 43. all' anno 1471, che fcriveva le cofe, come andavan fuccedendo, ficchè le cominciava a fcrivere, e poi in altra occafione le terminava, fecondo ancora. apparifce dal num. 53. nel 1476., e dal num. 18. al 1463. colla fpecificazione del giorno. Sembra però che a fcriver cominciaffe dal 1460., e i fatti avvenuti prima fono per questo senza concatenazione, e quafi in Isola. Tale fra gli altri è quello, che fpetta al 1436. al num. 22.

Il Tefto dalla Biblioteca di Gio. Matteo Brancadoro auto come quel della. Cronaca di Niccolò da Borbona, alla quale, ed all' opera di Buccio di Rainaldo posta nell' ultimo, và unito, è originale, tutto di caratter dell' Autore, benchè verfo la fine abbia qualche piccola variazione. Al Brancadoro par che doveffe pervenire dagli Eredi di Claudio Crifpo Monti, il quale lo potè avere da' Padri Offervanti Riformati Francefcani di S. Giuliano, fe in alcune fue fchede ferbate dall' erudito Gentiluomo Giacinto Benedetti, regiftrando la conceffion fopradetta a' Domenicani nel 1466. colle parole d'Angeluccio, nota: Eftratto da un libro antico fcritto a

mano

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