Immagini della pagina
PDF
ePub

S. Giorgio: è largo 7,230 come lo Scutonico, e la sua costruzione lo palesa di eguale antichità. È questo libero da ogni ostruzione coi piedritti alti 0,800 e nella prima linea de' cunei sono cinque modiglioni sporgenti che sostenevano l'armatura, uso che non trovasi nei ponti di piccole dimensioni. Il diametro dell'arco è di m. 4,390, e la sua altezza essendo di curva molto rialzata è di 2,560: la sua grossezza è di 1,415, ogni cosa costrutta di sasso quadrato della pietra di Riofreddo. Quì la via Valeria è attraversata dal diverticolo mentovato di sopra, al quale pure devono appartenere i ruderi di selciata esistenti sulla falda settentrionale del monte di Riofreddo: un altro indizio se n'ha nella selva tra Canemorto e S. Vittoria dove distante quattro miglia da questo sito il monte è tagliato per il passo della via che va a terminare all'antica Trebula Mutusca ed alla via Salaria, onde vedesi che è un diverticolo che partendo dal miglio 36 della Salaria dopo uno spazio di 25 miglia terminava al miglio 36 della Valeria di dove per Subiaco e Trevi andava ad unirsi ad Anagni colla Latina, essendo ancora praticabile nel XIII secolo (64). È questo d'altronde il solo passo che si possa aprire ad una via fra quei monti.

Dopo il ponte apresi un bivio: la via a dritta, che è la moderna va alla dogana ed osteria del Cavaliere edificata dai Duchi Colonna dove conservasi la seguente iscrizione trovata nel 1720 sopra un pavimento di mosaico (65).

(64) Cardin. Aragonensis in vita Greg. IX. an. 1226. De Spoleto per Reatinae civitatis aditus, et Abbatiae Sublacensis profectus itinera, Campaniam adiit.... Anagniam ingressus.

(65) Corsignani. Reggia Marsicana lib. I. cap. 12.

[merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][ocr errors][merged small]

Crede Muratori che vi si debba leggere MARTIANORVM(66) cioè sodali in onore di Marciana sorella di Traiano, ma veramente l'A non v'è. È un basamento di statua che si palesa del finire del III secolo, e conserva superiormente le traccie dei perni: è di marmo bianco, alto m. 1,545, largo 0,600. A dritta sopra un monte isolato ed altissimo è il villaggio di Oricola che per l'analogia del nome, e la posizione sua nel paese degli Equiculi può credersi che sia l'Obriculum menzionato da Tolomeo; trovasi esso con nome poco dissimile menzionato nella lapide Sublacense del 1052 con Arsoli, e Carsoli (67).

Ritornando al bivio e tenendo il viottolo a sinistra che corrisponde con poca differenza alla Valeria, s'incontra dopo mezzo miglio una lunga linea di guide della via, e dopo un miglio si giunge alle rovine di Carscoli, che di

(66) Thes. vett. Inscr. vol. I. pag. 515.
(67) ARSVLA. AVRICVLA. CARSOLV.

stano 3 miglia da Arsoli. Infatti riassumendo il computo si

[merged small][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small][merged small]

Solo il X della Carta è da mutarsi in IX, poichè realmente sono 3 miglia da Carseoli, e 6 di quà alla Ferrata, onde il risultato diventa eguale a quanto dà l'Itinerario.

Carseoli posta nel paese degli Equiculi (68), e d'origine ignota, ricevette l'anno 450 una colonia Romana numerosa di 4000 individui contro gli Equi ed i Marsi. In essa, come in città forte rilegò il Senato Biti figlio del Re dei Traci nel 583 (69): fu quindi assediata dai socii nella guerra Italica (70). La sua esistenza nel IX secolo è provata da Paolo Diacono (71), ed il suo abbandono devesi probabilmente alle invasioni dei Saraceni. Ebbe però ancora qualche esistenza sino al XII secolo, come consta da una investitura di Ugo e Lottario Re d'Italia nel 941 (72) che la dicono Sala, ed in una conferma di Pasquale II nel 1115

(68) Plinio. lib. III. 17. Una città di Carsulum nella nona regione è pur mentovata al cap. 19.

(69) Livio. lib. X. 3. e lib. XLV. 42.

(70) Floro lib III. 18.

(71) Lib. II. 20.

(72) Chron. Sublacense. R. I. S. XXIV. col. 953.

è detta Sala Civitas quae vocatur Carseolis (73), e nel 1057 è scritta scorrettamente Carsebolus (74). Colle sue rovine si formarono ad egual distanza da essa i due villaggi di Arsoli e Carsoli che ritengono in parte l'antico nome e cominciano a comparire nel IX secolo (75).

Quest' antica città è situata sulle ultime fimbrie del monte di Poggio Ginolfo e domina la pianura Carseolana di forma quasi circolare, di circa sei miglia di diametro, fertilissima benchè ora insalubre: questa dicesi ora Piano del Cavaliere, e l'antica Carseoli porta il nome di Civita Carenza. La sua situazione, ch'era prima incerta fu riconosciuta dal grande Holstenio nel 1645 (76). Le sue rovine sono scarse benchè occupino una vasta superficie: consistono in vari pezzi del recinto di quell'opera poligonia che dicesi di terzo stile, in un acquedotto sotto il monte, detto Muro Pertuso, in una strada selciata, che per la sua direzione può essere stata la Valeria, ed in molti cunicoli con lucernari, o pozzi ma quasi affatto ostrutti; la coltivazione vi fece sparire quasi tutte le fabbriche sacre e civili. Non essendovisi sin'ora fatti scavi regolari non si sono rinvenuti oggetti di molto interesse, ma frequentemente vi si trovano medaglie, frammenti di statue, cornici ed ornamenti in marmo e bronzo, come pure vari tubi di piombo, uno dei quali aveva 0,600 di diametro. Lo stato fisico del luogo è quale lo descriveva Ovidio (77).

Frigida Carseolis, nec olivis apta ferendis

Terra, sed ad segetes ingeniosus ager.

(73) Id. col. 949.

(74) Bull. Rom. vol. I. pag. 397.

(75) Arsoli è mentovato nel 822. (Bull. Rom. vol. 1. pag. 172), Carsoli in un Diploma di Lodovico II. nel 866 (Chron. Cassinense lib. I. 37.)

(76) Adnotat. ad pag. 784 Cluverii.

(77) Fast. lib. IV. 683.

La Valeria sortendo da Carseoli passa fra i campi pel tratto di un miglio e mezzo, quindi fra i tanti viottoli che solcano in tutti i sensi questa pianura cominciansi a vedere a posto alcuni sassi delle guide e mezzo miglio dopo si passa il fiume Turano sopra un ponte moderno laterizio a tre archi. Dopo due terzi di miglio è a dritta una colonna milliaria talmente logora dal tempo che è illeggibile, essendo sopratutto guasto il numero delle miglia ridotto ad una X. Fabretti che la vidde quando era forse meglio conservata, la dà così nel suo trattato (78).

[merged small][ocr errors][merged small][ocr errors][merged small]

Così lesse in questa iscrizione Fabretti, e lo seguì Westphal, ma ciò non forma prova alcuna, poichè questo milliario, o non è a sito (trovandosene infatti un altro poco distante da questo), oppure sarà che fisso egli nel far passare la Valeria per Riofreddo gli parve di vedere in una iscrizione corrosa il XXXXI che conveniva al suo sistema, la qual cosa non può assolutamente aver luogo, perchè essendo questo punto circa 3 miglia più in là di Carseoli, verrebbe questa città ad essere 38 miglia da Roma contro l'Itinerario, la Carta e la verità geometrica che la mettono a 42, e correndo (come corrono realmente) circa 3 miglia da Carseoli a questo milliario vedesi, che se non è spostato, vi si dovevano compiere le XXXXV miglia.

(78) Dissert. II. pag. 87.

« IndietroContinua »