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quello della teologia. Una cosa era certa per la filosofia, d'essere cioè amore di sapienza; ed una cosa era certa per la teologia, d'essere cioè discorso di Dio. Certezza davvero minima, perchè era appena nominale. Il sostanziale della filosofia e della teologia non era bene accertato. Cotesto sostanziale era nell'eterno problema della filosofia cristiana, nella relazione cioè della rivelazione e della ragione, che noi abbiamo trovato nè ben posto, e tanto meno ben risoluto.

Per la teologia vera altri inconvenienti del tutto a lei inerenti. Accenno alcuni. La divisione della teologia presentava degli equivoci, scompartita, per esempio, in teoretica, pratica, esegetica, dommatica, mistica, pastorale, polemica e va discorrendo. Tale confusione arrecò i suoi amari frutti nell'agitarsi de' tomisti e degli scotisti, giacchè per i primi la teologia avea interesse teoretico, e per i secondi interesse pratico. Duns Scoto, persuaso che la fede era atto pratico, non voleva sapere d'una teologia teoretica, e nè manco del dipendere di tutte le scienze dalla teologia. Ciascuna scienza, egli scrive: habet principia immediata naturaliter nota (').

Se per quest'ultima affermazione lo scotismo, a differenza del tomismo, era uno stupendo preludio alla moderna filosofia; per l'altra affermazione, che cioè la teologia era del tutto pratica, giungeasi al finale risultamento della filosofia cristiana, di fare cioè la volontà superiore alla ragione, dopo che questa era stata da molti versi disprezzata e menomata. Duns Scoto, infatti, venne a tale risultamento, proclamando che la volontà è superiore alla ragione: voluntas superior rationi, e che Dio vuole: perchè vuole: quia voluntas est

(') Comm. in Sent. Prol., q. IV.

voluntas (1). Di tal guisa la filosofia cristiana pervenne dove pervenir dovea, ad anteporre cioè l'eventuale al razionale, l'arbitrario al necessario.

Devo in ultimo aggiungere cosa tante volte da altri ripetuta; ed è, che la filosofia cristiana in genere, e la teologia scolastica in ispecie, furono, più che un sistema, una somma. Infatti, l'una e l'altra presentavano un radunamento, e non un procedimento di quistioni. Lucida pruova di ciò che dico era il titolo di Summa theologica, comunemente adottato, a cominciare da Ugo di S. Vittore, che primo scrisse una Summa sententiarum. Da tale fatto seguiva che la trattazione delle quistioni filosofiche e teologiche, si confessa pur da'medesimi cattolici, era intricata per discussioni sottilissime (*). Il che ha dato giusto motivo in ogni tempo a parlare di quisquilie scolastiche.

Tutto il fin qui esposto ed esaminato fa chiaro apparire, che la filosofia cristiana nè è, a dir proprio, filosofia, nè filosofia del Cristianesimo, e nè pure disciplina teologica ben ordinata. Avendo io in così poco conto la filosofia cristiana, non voglio che altri creda, aver io nel medesimo conto i Padri e Dottori della Chiesa, cultori di essa filosofia. I più di loro furono uomini di gagliardo ingegno, e di ferma volontà, che non perdonarono a fatica di sorta. Per siffatti uomini non posso non sentire moltissima stima, benchè, da altra parte, non possa non confessare che la loro filosofia, pur opportuna in certo modo alle esigenze del tempo, non convenga in nessun

(') Comm. in Sent. lib. II, dist. XXXIX.

(*) Moroni, Diz. di erud. storico-eccles., V. LXXIV, p. 40; Venezia 1844.

modo con le esigenze tanto assolute della logica e della filosofia, quanto relative al pensiero moderno. Appo i SS. Padri e Dottori la filosofia non è qualche cosa di organico, avente in sè stessa uno scopo determinato. Si avea, generalmente, in conto di mezzo rispetto alla religione, affermata o negata, se favorevole o sfavorevole alla religione. Ma di questo e di altro si dirà, se la salute mi assista, nel lavoro promesso.

Padova, 18 luglio 1881.

BALDASSARE LABANCA

DEL MASSIMO PROBLEMA IN PSICOLOGIA

I.

I filosofi speculativi nel divorziare oggi pressochè tutti dalle indagini metafisiche divenute uggiose al secolo positivo sonosi invece adagiati sulla psicologia ma con qualche mollezza e premendone soltanto la superficie, dove nondimeno stimano aver trovato fondo sodo e sperimentale. Che sebbene i fatti da investigare e illustrare sieno quivi d'altra natura dai fisici e dai meccanici, ànno tuttavolta (sentenziano essi) del concreto e del reale e non isvaporano in astratte nozioni o in attinenze di attinenze come accade in Ontologia od altra simile speculazione. Ad ogni modo (concludono) que' fatti nulla perdono del certo e del positivo a cagione che non si possono cogliere con le mollette o porre in istorta e in croggiolo.

Nella psicologia poi il tema che torna al loro giudicio di pregio più rilevato e cresce d'importanza ogni giorno si è l'atto del percepire; e cioè il cogliere col senso e la mente la effettiva esistenza delle cose esteriori, lasciando stare eziandio gli studj nuovi e maravigliosi condotti via via sulla parte Disp. 1.

Vol. XXV.

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fisiologica di quell' atto; e vale a dire sui fenomeni fugacissimi e minutissimi dell'organismo, tutti simultanei e paralleli ai fenomeni sensitivi corrispondenti, massime nel fatto della visione e dentro allo intuito dello spazio e della durata. Chè, per esempio, parve una grande scoperta quella di aver misurato l'intervallo di tempo che corré dal contatto del corpo esterno alla suscitazione del senso correlativo; sebbene fosse un trovato più da fisiologi che da psicologi.

Io, a dir vero, mantengomi un amante passionato e fedele della metafisica; e volentieri assumerei per l'onor suo qualunque ufficio cavalleresco; trattandosi della maestà e potenza d'una grande regina; reputata, anzi, da molti la imperatrice suprema della ragione. Ma nessuno al presente accetta duelli per lei e invece confidano di vederla spegnersi a poco per volta nel silenzio e nella dimenticanza.

Comunque ciò vada, io non m'accosto del sicuro mal volentieri alle indagini psicologiche; e il difficile teorema della percezione fu tra primi che discusse la - Filosofia delle Scuole italiane aprendo l'arringo suo non volgare or fa tredici anni compiti ('). Salvo che meditandovi io sopra in questo lungo intermezzo, sembrami avervi scoperto un principio molto più largo e una sintesi pressochè comprensiva della filosofia intera dello spirito umano, in quanto egli è subbietto sostanziale e causale e percepisce al di fuori altrettanti esseri sostanziali essi pure e causali. Nè per ciò dimostrare occorremi discorso molto prolisso e involuto ma breve quanto chiaro e ordinato, secondo mel venni disponendo dentro la mente e quale mi aiuterò di significarlo qui appresso.

() Vedi. Anno H, rol. IV. Teorica della Congiunzione.

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