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dersi e raccomandarsi da se stesso. Solo mi piace di dichiarare che, quanto mi venne detto circa lo spirito e la materia della filosofia nel liceo, è per me frutto di lungo pensare e di esperienza insieme: e porto ferma convinzione che, se il programma di filosofia sarà rifatto nel senso suesposto, si farà cosa utile alla scuola e alla società.

ANTONIO MARTINAZZOLI.

T. MAMIANI E LA QUESTIONE DEI PROLETARJ.

Delle questioni sociali

e particolarmente dei Proletarj e del Capitale.
Libri tre di Terenzio Mamiani.

I.

Nella grande facilità a' dì nostri di promuovere dubbî su ogni sorta di principî e d' istituzioni, nel gusto critico che oggi prevale, onde si vuole toccar fondo ad ogni soggetto, nella smania generale di tentare qualsia impresa la più strana e la più pericolosa, nell' esempio del fatto che ci accade di vedere giungere alcuni all'apice di onore e di potenza o al sommo di disprezzo e di miseria, tutte le quistioni sorgono, si agitano e discutono in modo diverso, ed ogni uomo concorre per sua parte, consciamente od inconsciamente, alla loro soluzione. Non già che ne' tempi andati non fossero proposti eguali quesiti, e non fossero tentati eguali sforzi. Ma nella piena libertà conceduta ad ognuno nelle civili nazioni, nella immensa facilità degli scambî internazionali di idee e di cose, per i cresciuti rapporti di comunanza e cognazione dei popoli è molto aumentato il campo delle dispute, e secondo il genio positivo dell'epoca, alle idee che predominano, tengono tosto dietro i sentimenti e le abitudini.

Le questioni sociali sopratutto hanno occupato la mente degli Statisti e dei Pubblicisti, e li fanno seriamente medi

tare sulle sorti delle moltitudini. Queste, a lor volta, non dominate più dal cieco ossequio dell'autorità, nella coscienza di vere proprie ragioni e colla presunzione di falsi diritti, trascorrono a fatti che turbano talora l'ordine economico, e pongono in forse il progredimento civile.

La scienza è sollecita più che in altro tempo mai, a venire in soccorso e ad investigare provvedimenti atti a migliorare le sorti delle plebi, a correggere i loro errati giudizî, ad avviare le generazioni al loro perfezionamento. Come la chimica va indagando ogni dì più le sostanze utili o dannose all'organismo animale; come la meccanica va scuoprendo novelli trovati per agevolare gli sforzi umani, così l'economia e la sociologia studiano indefessamente a risolvere i problemi i più importanti con lo scopo di conseguire l'equilibrio dei vari stati sociali.

Il conte Terenzio Mamiani animato da questi sentimenti, con l'amore che sempre ha portato al progresso delle nazioni ed alla rigenerazione dei popoli, onde ha sofferto danni, prigioni ed esiglio, dètta un libro di sociologia. E con la grave e soave parola cerca di stabilire e di insegnare i principî e i fondamenti della teorica tanto oggi discussa, del lavoro e del capitale. Egli riferisce a queste due particolari questioni sociali i risultati di sua Metafisica e delle teoriche sparse nelle precedenti opere filosofiche, e propriamente fa un'applicazione della dottrina sul progresso cosmico e sulla unità Organica dell'umanità, dove sono elementi primi ed essenziali l'attività, la scienza e la moralità. (Confessioni di un Metafisico, Principi di Cosmologia). Nell'opera or pubblicata discute largamente e profondamente, e sopratutto con fine pratico, l'arduo tema sociale; dando così prova non dubbia del

l'utilità e bontà degli studi speculativi che pur sono da molti trascurati, mentre dovriano tenere il sommo grado nella ge rarchia delle scienze.

Nell'illustre scrittore, che ha valicato gli ottant'anni, ed ha speso la vita negli studî e nella virtù operosa, tutte le qualità positive concorrono per essere autorevole nel dare le norme sociali che abbisognano; nessuna negativa, non essendo partigiano che della verità, nè in niun modo preoccupato da fini indiretti. Onde la sua parola riuscirà cara ed accetta ad ognuno; agli spiriti bollenti ed ai calmi, all'una parte politica e all'altra, ai ricchi ed ai proletarî. E noi questa parola autorevole intendiamo porre innanzi a tutti i lettori, riassumendola e brevemente commentandola.

L'opera è divisa in tre libri, il primo dei quali ha per titolo: Del Problema Sovrano. Quale è questo problema che primeggia su tutti quelli dell'epoca nostra, e dalla cui soluzione dipende la soluzione degli altri, ed a cui fanno capo tutte le più vitali quistioni?

L'autore si fa a dire in principio, che delle forme della socialità umana nessuno conosce il computo esatto, e nemmeno può indovinare tutte quelle future, che la necessità o il caso, la speculazione o la pratica, l'interesse o il sentimento faranno venire in atto. E segue a notare, come la spontaneità dei consorzi sociali sia oggi lasciata con maggiore libertà, mentre l'azione dei governi va perdendo sem、 pre più della sua virtù direttiva, solo mantenendosi quella di proteggere a ciascuno ogni uso di libertà (pag. 5-6).

Quale sia il principio che predomina nei nostri tempi negli Stati diversi costituiti, non si raccoglie facilmente dai libri dei

pubblicisti filosofi, ma vedesi questo per fermo, che tutte le nazioni hanno il sentimento della socialità e dell'amicizia. Vi è un vivo e profondo senso dell'umanità, « la quale mai nella mente dei più non assunse fattezze (mi sia lecito così parlare) tanto ben contornate e scolpite siccome ora » (pag. 18). Notevole è lo studio speciale, che oggi si fa in ogni nazione ed in molti modi delle condizioni economiche dei lavoranti, segnatamente è viva la cura che si prende delle loro angustie. E d'altra parte si presenta al pensiero il sospetto della ingiustizia della disuguaglianza negli stati sociali; disuguaglianza lamentata da alcuni, e da altri presa a motivo di odj e rancori contro questa o quella classe di persone.

Ma avverte acconciamente l'autore, che certe aristocrazie natrirali sussisteranno sempre; ed anzi elle sono necessarie al progredimento civile; il che non porta poi seco la triste persuasione di due ordini inconfondibili e troppo bene spiccati di possidenti e di proletarj. Nè oggi medesimo il quarto stato ha ragione di dire, che sia necessario affrancarlo, mentre a' di nostri ciascheduno nasce e vive affrancato, e niuno va escluso dai diritti dell'uomo e del cittadino (pag. 26-32).

Ciò che bisogna procurare a vantaggio delle moltitudini, e su questo punto discorre poi lungamente, è sopratutto di ravvivare il senso etico e religioso secondo che porta il sapere moderno affinato e critico e giusta la cresciuta razionalità degli uomini (pag. 44). Mentre a ciò non provvede la politica dei grandi Stati, i quali aborrendo dalle frodi e violenze antiche, ne seguono tuttavolta le tradizioni e le ipocrisie. E cita ad esempio l'ultimo trattato di Berlino, per ciò che riguarda le sorti delle provincie slave, che secondo il

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