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niane, che noi richiamiamo una dottrina precedentemente appurata e conservata. Ciò che manca è la riproduzione esatta, ocenpata la nostra attenzione più e più in fatti presenti, anzi che in fatti precedenti!

L'importante ad osservare nel nostro caso è questo: che si riproduce il fatto precedente, ma nel riprodurlo non si è esatti e coerenti. Perchè? Perchè la riproduzione avviene, pel fatto della distrazione, in maniera parziale, e non totale. Il che dipende dall'attenzione, che, intensamente occupata in altra cosa al présente pensata e meditata, non permette che la riproduzione abbia luogo in maniera totale, e per conseguenza in maniera esatta e regolare, Così si verifica che la nostra mente, tratta fortemente in altro obbieto che medita, mostrasi distratta, se non in tutto, in parte dall'obbieto precedentemente saputo.

Pel fatto della distrazione non si attua intera la legge della memoria, dal Bain detta di contiguità, dall'Hamilton di reintegrazione, e dagli altri di associazione. A cagione di tale fatto patisce essa legge un'eccezione. La legge, come la formola il Bain, è la seguente: « Le azioni, le sensazioni e gli stati della sensibilità, che si présentano l'uno accanto all'altro, o l'uno immediatamente dopo l'altro, tendono a unirsi strettamente, e ad aderire l'uno all'altro; in modo che allorquando l'uno di essi presentasi per ordine allo spirito, gli altri sono atti a venir riprodotti dal pensiero >> (1).

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() The senses and the Intellect, pag. 278; London 1855. Tra le mie citazioni non si trova nessuna italiana, in ispecie del Rosmini, pur tanto fino osservatore de fatti psicologici; stantechè nelle sue preziose opere di psicologia e di antropologia non si parla exprofesso della memoria. Tale avvertenza sia indizio di mia pena in veder oggi fra

Per la distrazione mentale si sospende siffatta legge, o almeno non ha luogo per intero. Si riproduce il fatto conosciuto, non col nesso a tutte le circostanze che ne accompagnarono la produzione primitiva. Di qui avviene che ripetesi inesatto, e sino in contraddizione di ciò che prima s'era con fessato ed accertato. Nel che influisce non solamente l'atten zione molto applicata in altro fatto, sì anche l'essere la eccitazione, com'è avvertito dal Luys, dal Carpenter e da altri, più debole sempre nella riproduzione, che nella produzione originale, e ancora il richiedersi più lungo tempo, com'è detto dal Wundt, per la riproduzione d'uno stato di coscienza, che non per la produzione originale di esso.

Se nel richiamare qualche affermazione o notizia dianzi esposta, la mente facesse ciò non di volo, ma o con ponderatezza, o per riconfermare le cose già dette, sarebbe assai difficile l'incorrere nelle inesattezze per distrazione. In questi casi e in altri simili l'attenzione, anzichè trovarsi dilungata dalla dottrina altrove accennata od esaminata, rimane tuttavia occupata in essa. Posta in tale condizione la virtù dell'attendere, è presso che impossibile di dire ora il contrario di ciò che dianzi era stato accennato od esaminato.

A noi pare, volendo in ultimo ritornare di passaggio su le tre ipotesi escogitate per ispiegare il processo conservativo e riproduttivo della memoria, che la ipotesi dell' Herbart (ch'è in sostanza l'antica, emendata e sviluppata giusta le

noi discorrere di fenomini psicologici, sino della percezione, in cui il Rosmini ha lasciate orme non periture, senza che venga nè manco ricordato; laddove di tedeschi e d'inglesi fassi grande uso, e a sproposito talvolta. Sempre così nel mondo: si precipita d'uno in altro estremo! Dal soverchio esaltare la filosofia italiana dai nosrti filosofi s'è arrivato ora a dimenticarla!

esigenze della sua dottrina psicologica) sia la più acconcia nel caso nostro. Difatto, le percezioni e le discussioni presenti non permettendo alle percezioni e discussioni passate di riprodursi per intero, rimase già latenti dentro di noi, si riproducono in parte, rimanendo il resto di esse tuttavia latenti dentro di noi. Per tanto la loro riproduzione inesatta costituisce tutti gli errori procedenti da distrazioni mentali.

VI.

Da tutte le nostre brevi osservazioni si vuole concludere, che il fenomeno delle distrazioni mentali ha sede principale nella memoria, e che la mancanza di attenzione, avente in esse luogo, non è mai assoluta, sibbene relativa, e relativa al fatto incoerentemente riprodotto, per comparazione al medesimo fatto una volta prodotto avanti a noi. Certamente tutte le incoerenze, o vogliam dire inesattezze, riferentisi a distrazioni, negli scritti proprii ed altrui non sono piacevoli, e tanto meno lodevoli. Ogni volta che si verificano negli scritti proprii, dànno senza dubbio grave pena, ancora più e più, se si tratti di cosa importante sull'argomento studiato dall'autore. Ma di chi è la colpa? Forse dell' autore? Debbe questi aversi, a motivo di tali sbagli, per un ignorante, o per un neghittoso, e peggio ancora? Ciò sarebbe incolpare un individuo di cose incolpabili, o, come si dice, di errori del tutto materiali e invincibili.

J

Non sempre esaminando gli scritti altrui, si ha la pazienza e la equità di non fare gran caso di scorrezioni, che dipendono da debolezza di memoria e di attenzione. Spesso critici

ignoranti o malevoli si giovano di esse, calcando la mano contro gli autori, come se fossero colpevoli di errori madornali ed imperdonabili. Siffatti aristarchi, ai dì nostri divenuti di moda, abusano della critica, facendone una professione nè seria nè onesta: non seria, perchè prendendo gran caso delle inesattezze per distrazioni, tanto più se siano rarissime, si mostrano inetti nel giudicare, fondandosi in cose accessorie e secondarie in vece che in cose principali e sostanziali. Di tal guisa la loro critica diventa sofistica, incorrendo nel capitale dei sofismi, ciò è dire in quello di scambiare gli accidenti con la sostanza. Nè pure onesto è il loro criticare. Ciascuno, che sia alquanto usato a meditare e scrivere, conosce che di tali debolezze mentali nessuno va esente, più o meno secondo la età degli scrittori, nè manco chi presume fare base alle osservazioni critiche inesattezze di pretta distrazione. A siffatti critici potrebbe rivolgersi il sano avviso di Gesù a favore della Maria di Magdala: Chi sentesi innocente, sia il primo a gittare la pietra.

Non perciò io voglio che la critica sui lavori altrui debba passarsi in tutto delle inesattezze, avvenute per distrazione. Giova sempre metterle in rilievo, tanto più che l'autore, una volta che fosse incorso in esse, difficilmente, anche col tempo, sarebbe in grado di avvertirle. Voglio solo che non se ne faccia, sotto ogni verso, una colpa grave dell'autore, nè materia di grave critica. Basta additarle come mende incolpevoli, alla stessa maniera che si pratica per gli errori di stampa, se questi non siano molti, nè molto grossolani,

"

Padova, 16 Luglio 1882,

B. LABANCA,

L'ENTE POSSIBILE

Ossia la base filosofica di A. Rosmini (').

§ I. Che cosa è l'ente possibile? ·

È a tutti noto come l'ente possibile sia la base dell'edifizio filosofico del Rosmini. Intanto un edifizio filosofico non può reggere, se non è salda la base che il sostiene: è ella salda questa base dell'ente possibile? Ciocchè segue' è non altro che la risposta a tal dimanda.

(') Di questo scritto fu data lettura all' Accademia delle Scienze di Torino nell'adunanza del 7 maggio scorso. L'autore stesso ne riassunse il pensiere principale in tre o quattro pagine che furono stampate nel vol. XVII degli Atti dell'Accademia medesima, e pensava di non pubblicarlo separatamente, perchè fa parte di un lavoro ch'ei pubblicherà fra non molto sotto il titolo: I Teismo considerato teoricamente e sloricamente, con ispeciale riguardo alla Filosofia teistica italiana del secolo XIX; Vol. I. Il Teismo considerato teoricamente; Vol. II. Il Teismo considerato storicamente. Se non che, richiesto con cortese lettera dal conte Mamiani di mandargli qualche cosa per le prossime dispense della Filosofia delle scuole italiane, compiacque volentierissimo il desiderio dell'illustre chiedente, 'mandandogli questo scritto, il quale è come un saggio anticipato del predetto lavoro.

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