Il senso dell'elefanteLa devozione verso tutti i figli, al di là dei legami di sangue: è il senso dell'elefante, codice inscritto in uno dei mammiferi più controversi, e amuleto di una storia che comincia in un condominio di Milano. Pietro è il nuovo portinaio, ha lasciato all'improvviso la sua Rimini per affrontare un destino chiuso tra le mura del palazzo su cui sta vegliando. Era prete fino a poco tempo prima, ora è custode taciturno di chiavi e appartamenti, segnato da un rapporto enigmatico con uno dei condomini, il dottor Martini, un giovane medico che vive con moglie e figlia al secondo piano. Perché Pietro entra in casa di Martini quando non c'è? Perché lo segue fino a condividere con lui una verità inconfessabile? Il segreto che li unisce scava nel significato dei rapporti affettivi, veri protagonisti di un intreccio che si svela a poco a poco, arrivando all'origine di tutto: una ragazza conosciuta da Pietro quando era un sacerdote senza Dio, in una Rimini dura e poetica, a tratti felliniana. Qui inizia questa storia che accompagna i suoi personaggi nella ricerca di un antidoto alla solitudine dei nostri tempi, verso una libertà di scelta, e di sacrificio. In questo romanzo Marco Missiroli va al cuore della sua narrativa, raccontando il sottile confine tra l'amore e il tradimento, il conflitto con la fede e la dedizione verso l'altro. A partire da una semplice, terribile domanda: a che cosa siamo disposti a rinunciare per proteggere i nostri legami? |
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Di che parliamo quando diciamo "un bel libro"?
Non so come sia finito nella mia lista desideri questo libro, probabilmente avevo letto recensioni ottime in merito e forse mi ero creata una grande aspettativa che è stata ampiamente disattesa.
A parte la deprimenza della storia, che ci può stare, a me sembra che Missiroli abbia creato un compendio di tutti i temi scottanti della vita e li abbia centrifugati in questo romanzo, che, per carità, non è scritto male, ma nemmeno con uno stile da ricordare. Mi fa pensare ad un già visto da fiction ed un già sentito che rammenta altri libri senza eguagliarli in qualità o innovazione.
Leggendo questa storia il messaggio che arriva è che la morte è la risolutrice di tutti i problemi della vita... un messaggio che non mi piace affatto.
I temi toccati potevano essere uno spunto ottimo per creare un capolavoro e sono andati sprecati, forse erano troppi tutti insieme o forse l'autore non ha avuto la capacità letteraria per coniugarli al meglio dando vita a qualcosa di dirompente. Ha parlato di tutto in modo gradevole, punto.
Ha dato come uniche risposte alla malattia, alla sofferenza, alla protezione filiale, all'omosessualità, ai rapporti umani in genere la morte e il silenzio.
L'unica botta di vita della lettura, l'unica soluzione in positivo offertaci è stata il portare un "ragazzone ritardato" a conoscere finalmente l'amore fisico da una prostituta.
In questo libro le uniche cose buone erano le tematiche e sono stati bruciate come cerini.
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