Immagini della pagina
PDF
ePub

cheggiando, dicesi fig. dello Star sulle pa

rate.

PARADA, dicono i nostri Barcaiuoli al Passaggio che fanno del canale tragittando alcun passeggiere da una sponda all'altra HO FATO DO PARÀe, Ho traghettato due volle; Ho fatto due tragitti o tragetti. PARADENÀ, add. T. de' Legnaiuoli, che suona Parietato o Parelato (se potesse dirsi) dalla voce radicale Paries, cioè Murato CASA PARADENA DE TOLE, Casa commessa o contestata di tavole, che fanno così la parete esterna in vece di muro o pietre.

PARADISO, s. m. Puradiso.

NO SE VA IN PARADISO IN CAROZZA, Non si va in paradiso col guancialino, cioè non è così facile l'andarvi.

ANDAR IN PARADISO, Loc. fam. detta per esagerazione, Andar in gloria, provare in che che sia grandissimo piacere. PARADOR, 8. m. Paratore o Festaiuolo, Colui che intraprende e dirige gli apparati delle feste. V. CONZADOR. PARAFANGO, s. m. Parafango o Grembialino da calesse, dicesi Quella ribalta o quel Cuoio che copre la parte davanti d' un calesse o altro simil legno, per difendere dal fango o dalla pioggia.

PARAFAR, v. Parafare, Verbo datoci da' Francesi, stato introdotto sotto il cessato Governo italico nell'uso delle carte notarili, e vale Firmarsi con cifra. V. Zifra. PARAFRASAR, v. Parafrasare, Far parafrasi, Tradurre ampliando i sensi. V. INFRASA.

PARAFRASI, s. f. Traduzione ampliata, giro di parole per ispiegare un termine o un sentimento.

PARAFULMINI, s. m. Conduttore, Catena

di ferro o di ottone che serve ad attrarre la materia del fulmine.

Far paraguanti per scoprire gli altari, fu detto dai Dotti nel sign. di Far mancie per sapere i fatti altrui. V. SOTOPASSA, BOCON e SBOCONADA. PARALETO. s. m. Paravento, Arnese mo

bile sostenuto da pezzi di legno e fornito di tela, che serve per riparare il letto dall' impressione dell'aria.

PARALITICO, add. Paralitico e Parletico, Affetto di paralisia. Parletico. in forza di sust. dicesi anche a Quel tremore che hanno alcuni vecchi nel capo e nelle mani.

SON PARALITICO O CONVULSO DALLA RABIA, si dice da taluno per esagerazione, per dire Io ho una rabbia addosso ch' io avampo; Io mi sento scoppiare di sdegno.

FEDE PARALITICA SUL CANATIN, disse met. il nostro poeta Gritti in un suo apologo, per Fede o Credenza vacillante; incerla; Fede o Credenza in bilico. PARALIZÁR, v. Voce introdotta fra noi dai Demagoghi democratici nel 1797, stata poscia usata da alcuni nelle pubbliche carte, e vale in senso retto Far divenir paralitico; ma dicesi figur. nel sign. di Impedire; Incagliare: Troncar le gambe. PARALUE. 8. m. Ventola, Piccola rosta che serve a parare il lume di lucerna o di candela. affinchè non dia negli occhi. PARAMAN, 8. m. O GUARDAMAN O Palmada, T. Mar. Palmeto, Specie di ditale raccomandato a un cuoio alla palma della mano del Veleggiatore, di cui egli si serve per ispinger l'ago quando cuce le vele. PARAMAR, s. m. T. Mar. Scarpa, Pezzo di legno concavo, in cui si pone l'estremità della zampa dell' ancora, per impedire che non s'attacchi nella prima incinta quando si lascia piombar giù.

PARAMENTO, 8. m. Apparamento; Apparato; Apparecchio, L' apparare - Paratino vale piccolo apparato.

PARAGÒN, 8. m. Paragone, Comparazione, PARAMEZAL, 8. m. Paramezzale, T. inar.

Confronto.

SENZA PARAGÓN. Modo avv. Senza pari; Incomparabilmente.

METERSE STAR A PARAGON DE UNO, Conguagliarsi; Uguagliarsi; Pareggiarsi, Andar del pari con uno, Competere, Gareggiare. V. PARAGÒN,

PARAGONETO, s. m. Comparazioncina, Piccolo paragone.

PARAGRANDINI, s. m. Termine di nuova stampa che si è però fatto comune fra noi, ed è il nome d'un Artifizio per cui pretendesi di preservar dalla grandine le cam

pagne.

Piaccia a Dio che questa singolare invenzione tanto dimostrata e magnificata dagli avvisi sia in progresso di tempo coronata dagli effetti che sin' ora non si sono però confermati.

PARAGUANTO, s. m. Paraguanto, Mancia. La voce nostra è antiquata e più non s' usa; ed intendevasi Un paio di guanti aventi in ogni dito uno due o più zecchini, che davansi politamente a titolo di mancia o regalo, talvolta però per fine indiretto.

Quel pezzo di legname sopra cui è fermato un albero della nave. PARAMOSCHE, s. m. Paramosche; Cacciamosche; Ventaglio, Specie di rosta o ventaglio, che si usa di estate per cacciar le mosche e gl' insetti volanti.

Paramosche; Cacciamosche e Rosta, in T. de'Maniscalchi, dicesi ad uno Strumento fatto di folti e lunghi erini a foggia di pennello, per cacciar le mosche ai cavalli quando si ferrano.

PARAMOSCHE, in gergo de' Barcaiuoli, vale il Membro virile. PARANCHINETO, 8. m. Paranchinetto, T. Mar. Piccolo paranchino. V. PARANCO. PARANCO, 8. m. T. Mar. Paranchine o Paranchino e Palano, Unione di più bozzelli armati di funi, per sollevare gran pesi. V. BOZZELO, MANTO E SENAL E STRICO. PARANGALO, s. m. T. Mar. Sorta di pesca che consiste in una Lenza (TOGNA) attaccala ad una zucca vota, che galleggia sull'acqua.

PARANGON, 8. m. PARANGÒN GRASSO O MAGRO, T. de' Stampatori. Grosso o piccolo

parangone, Sono due specie di caratteri di mezzo tra l'Ascendonica e il Testo.

PARANGON, dicesi dal basso volgo per Paragone.

PANI DE PARANGòn, Panni e Stoffe di paragone, si chiamavano ne' secoli XVI e XVII que' Pannilani e Drappi di seta, così delti dalla loro finezza e perfezione, che si fabbricavano in questa Capitale nel lungo edifizio ch' esiste sulla piazza di Rialto, sopra i portici ora detti Ruga det Orest, dalla parte di S. Giovanni: edifizio che quindi appellavasi Paragone, il quale più anticamente serviva all' uso delle Magistrature quando il Governo era in Rialto. La calle di mezzo tra il detto edifizio e l'altro che riferisce sopra la piazza di Rialto nuovo, chiamasi Calle del paragone: e v'era ancora a' giorni nostri qualche fabbrica di pannilani, ma ordinarii, sussistente nel medesimo luogo.

PARAOR, s. m. Voce che suona Per le ore, vale Termine; Meta; Fine.

AI ULTIMI PARAORI DE LA VITA, Agli ultimi confini, All' orlo, All' ultimo termine o Agli ultimi respiri della vita EL GERA LA IN TI PARAORI, Era sull' orlo; Era là là, cioè ParIn pericolo di perdere, di finire etc. landosi di Femmina che sia prossima al parto dicono le nostre Donne, LA XE SUI PARAORI, OVV. LA XE O LA STA PER LE ORE, e vogliono dire Essere vicinissima al parto, Mancarvi solo qualche ora, Star là là per partorire. In questo sign. sembra che P▲RAORI sin eorrotto da PER LE ORE.

PARAOR, T. de' Pettinagnoli, Parone, Strumento a due tagli e due manichi per dirossare l'ossa e le corna da fare i pettini.

PARAOBI è pur termine de' Travasatori di olio, ed è un verbale sust. di PARAR, Spingere. Rulli, Pezzi di legno a forma di travicelli corti, de' quali. posti paralleli ed inclinati, si servono li Travasatori per ruotolarvi sopra le botti cariche d'olio che levano dalle barche e traducono ai magazzini di deposito o viceversa.

PARAPETO (coll' e larga) s. m. Parapetto o Sponda, dicesi Quella muraglia per lo più meno alta della statura d' un uomo che si fa lungo l'alveo de'fiumi dall' uno all'altro lato dei ponti, ai terrazzi, ai ballatoi e simili, e dicesi così perchè sulla sponda s' appoggia il petto.

PARAPETO DA ALTAR, Dossale, dicesi la Parte davanti della mensa dell'altare Paliotto; Palio e Frontale quell' Arnese che cuopre la stessa parte.

PARAPETO, detto in T. Mar. Paratia o Paratio. Tramezzo o separazione di tavole a poppa e a prua sotto coperta per riporvi cordami e simili arredi e per comodo de'marinari.

PARAR, V. Parare o Apparare, valgono. Addobbare, Preparare.

PARAR AVANTI QUALCUN, Sospingere o Sospignere, Cacciar avanti alcuno colla mano. Far avanzar di passo; Far camminare.

PARAR AVANTI UNA FATURA, Avansarzi

nell' opera; Far progressi; Condurre a buona meta, a buon segno, a buon termine.

PARAR I COLPI, Sfalsare; Scansare i colpi, T. di Scherma.

PARAR IN CASTELO, Locuz. di gergo vale Mangiare.

PARAR LA BARCA, Spignere la barca. PARARLO SU, Modo basso e metaf. Avere ; Fiecare o simili una polezzola di dietro, Aver o Arrecare altrui alcun danno. V. BuZARAR.

PARARSE, Ripararsi, cioè Riparare a' suoi bisogni, Traccheggiarla, V. VIVER CON GIUDIZIO, in VIVER.

PARARSE O APARARSE DEI ABITI SACRI, AMmantarsi, contrario di Dismantarsi.

PARAR VIA, Cacciare o Scacciare, V. CɅzZAR e SCAZZAR.

PARAR VIA I CAVALI, Guidare i cavalli.
PARAR Zo, Ingollare, Mangiare.

PARA VIA BURATIN, Maniera fam. che s'usa dicendo per esempio, STA SERA MAGNAREMO

QUATRO BOCONI DE CARNE, UN POMETO COTO,

UN GOTO DE VIN E PARA VIA BURATIN, Stasera mangieremo due cucchiaiale di pappa, quattro bocconi di carne, una mela cotta, un gotto di vino e salta, cioè Salta in letto. quasi fosse un ordinamento di ricetta, e vale Niente altro.

PARASARCHIE, s. f. e più comunemente BANCAZZA, T. Mar. Parasarchie, Tavole stabilite nel bordo della nave, ove sono fermate e indentate le lande delle bigotte, delle sarchie o patarazzi, per sostenere le sarchie discoste dalla nave. Diconsi anche Panchette.

PARASU, Voce antiq. Girello di capelli posticci.

PARAVANTI, s. m. Nome che i nostri Pescatori sogliono dare ad un arnese, che serve loro per pescare i gobii ed i gamberi nella laguna. Esso consiste in una rete a maglie fitte a guisa di sacco, munite all'imbocatura d'un triangolo di legno, che ha un manico lungo con cui si spinge in avanti radendo il fondo e pescando: dalla qual manovra ha riportato un tal nome. PARAVENTO, V. PARALETO.

PARAVIA-UN PARAVIA DE LA MALINCONIA, Cacciaffanni, Che caccia gli affanni. PARAVISO, s. m. Parafuoco o Guardafuoco, Specie di Ventoletta di cui si fa uso l'inverno tenendola in mano, per ripararsi il viso dall'ardor del fuoco.

PARCENÈVOLE, 8. m. T. Mar. e vale più comunemente Proprietario di nave mercantile o del suo carico; dicesi però per le barche grosse, dicendosi per le piccole PARON, V. Partecipante o Parzionario, si chiama in T. Mar. Colui che entra a parte col proprietario d'una nave.

PARE, s. m. Padre, È quello da cui si riconosce la vita. E generalmente il Maschio di qualunque animale che ha figliuoli.

CARO PARE, Caro padre, Espressione che usasi per amicizia verso d'alcuno, come se gli dicesse Caro amico.

PARE, nel parlar fam., detto per sincope, vale Compare.

PRIMA CH'EL PARE NASSA EL FIO XE SUI COPI, Maniera fam. Far el conto senza l'oste, Determinar da per sè quello a che deve concorrere anche la volontà degli altri. Vender la pelle dell' orso prima di prender'o, Disporre d'alcuna cosa prina ch'ella sia in suo potere.

UN PARE XE BON PER CENTO FIOLI E CENTO FIOLI NO XE BONI PER UN PARE. Dettato proverbiale alla cui semplice annunciazione tosto se ne intende il significato.

PARE SANA, Maniera di salutarsi, che usano i nostri Gondolieri quando s'incontrano. e vale Compare sta sano; Ti saluto. PARE, s. m. Assito o anche Tavolato, dicesi un Tramezzo d'assi commesse insieme, fatto alle stanze in cambio di muro: Divisione. Spartimento di luogo fatto d'asse o di panconcelli regolati e intaccati con armatura di piana e simili.

PARE DE MURO, Soprammattone; Matton sopra matione, chiamasi Quella parete che in profondità non oltrepassa la misura d'un mattone posato per piano o per coltello.

PARE e nel plur. PARÈI, detto in T. de' Tessitori, Passino, Quel segno che fa l'Orditore ad ogni giro dell'ordito.

PARE O TRESSA DA GRISIOLE, T. de' Pescat. valligiani, Pareti, chiamansi i Lati le Ale poste a guisa di cortina, che formano le parti esterne d'un cannaio. V. COGOLERA.

PARE DE LA REDE, Pareti, Pezzi di rete che accompagnano all'entramento della cocchia e simili.

PAREASTRO, s. m. T. Chiogg. Patrigno. V. PAREGNO.

PARECHIA, add. Apparecchiato; Approntato; Ammannito.

SEMPRE PARECHIA A FAR ecc. Sempre accinto, cioè Sempre apparecchiato a fare

ecc.

PARECHIAR, v. Apparecchiare; Approntare; Allestire; Ammannire.

PARECHIAR LA TOLA, Apparecchiare, Acconciar la tavola per mangiare, Imbandire e Ammannire, Metter in assetto le vivande per porle in tavola. V. DESPARECHIAR ch'è il suo contrario.

PARECHIAR, dicesi per PARAR nel signif, di Adornare; Apparare; Ornare.

TORNAR A PARECHIAR, Rapparecchiare. PARECHIO, 8. m. Apparecchio; Apparecchiatura; Apparecchiamento; Apparato; Ammannimento. Preparazione. Il Magalotti disse nelle sue lettere scherzosamente Altiraglio, dal Francese Attirail.

PARECHIO, dicesi fam. nel sign. di Adornamento, Acconciatura.

Apparecchio, T. Merc. In tutte le manifatture di sete, nastri, berrette, cappelli ecc. questa parola significa il lustro e la consistenza, che si dà alle stoffe e ad altre merci per mezzo delle colle, gomme ed altre droghe disciolte nell'acqua - TELA SENZA PARECHIO, V. TELA.

PARECHIO DE LA CARTA, Apparecchio, T.

degli Stamp. ch'è La tenpera della carta che si bagna per renderla atta all' impressione.

PARECHIO D'UNA SPOSA. Corredo.

PARECHIO DE ZOGIE o altro PER UNA DONNA. Apparecchiatoio, Tavoletta, cioè Tutto l'apparecchio necessario per abbigliare una donna galante.

PABECHIO D'UN PUTELO, Corredino, dicesi di Tutta la biancheria o robe ad uso de bambini, come fasce, panicelli e simili.

PARECHI D'UNA NAVE. V. ARMIZO.

PARECHIO, dicono i Caffettieri all'Ammannimento ch'essi fanno d'una, di due o di più chicchere per dare il caffè o altro a chi lo chiede: dicendo quindi PARECHIo per uno, - PARECHIE O FE PARECHIO PER Sie, Ammannite per sei per

PER DO, PER QUATRO ecc.

sone.

PAREGIN, s. m. Profumino; Cucazibello; Assellatuzzo; Ganimede; Attilato: Bell'imbusto; Zerbino. direbbesi di Giovane attilato con affettazione.

FAR EL PAREGIN, Far la ninfa, Proceder con abiti o costumi troppo affettati. PAREGINA, s. f. Civetta; Accattamori ; Rubacuori.

PAREGINARIA, s. f. Zerbineria, Attillatura, Comparsa ricercata. PAREGIVÈTO, Zerbinetto, Ganimeduzzo. PARÈGIO, s. m. Pareggiamento; Parificazione; Agguaglio; Conguaglio. L'atto di eguagliare e pareggiare le somme, che dicesi anche Adeguamento, Adeguazione. PARÈGNO, s. m. Patrigno Marito di mia Madre dopo la morte di mio padre. PARENTA. s. m. Parentado; Parentaggio, Congiunzione per consanguineita o affinita.

CATIVO PARENTA, Parentado zoppo, Parenti poveri o ignobili o di mal concetto. PARENTE, s. m. Parente, Congiunto di parentado.

PARENTE, dicesi anche all' Affine, civè al parente diventato per affinità o sia per matrimonio tanto dell'uomo che della donna.

PARENTE DE SANGUE, Consanguineo; Distretto di sangue; Congiunto; Prossimano, Della medesima stirpe e in T. legale Agnato.

PARENTE PER VIA DE DONA, Cognato. T. legale, cioè Congiunto di cognazione -- PARENTE PER VIA DE OMENI, Agnato, Parente per agnazione.

PARENTEVOLE. V. ia Domenega. PARENTO, s. m. Parenteria, Voce però antica ma che s'accosta al vero signif. del notro termine Veneziano, con cui intendiamo Molti parenti, Una filatera di parenti o Molti parenti miserabili e tristi. PARENZANA, s. f, T. Mar. FAR LA PARENZANA; Fare la parensana, vale Apparecchiare le cose occorrenti in un vascello per metterlo al mare.

PARER, v. Parere; Sembrare; Rassem

brare.

PARER BON, V. BON.

PARCUSSÌ E NO XE VERO, Parere e non essere è come filare e non tessere, Prov. e

vale che L'apparenza non basta dove bisognan gli effetti → Fure sloggi, dicesi di uno che mostra con certi attuzzi ripugnanza di voler fare o dire qualche cosa, ma propriamente vuol farla e dirla.

PARER DE STRANI0, Parere distrano o Parere strano, Parer nuovo, inusitato Scomparire; Saper mule.

PARER EL POTA DE MODENA; Parere il secento. Diersi di chi si stima oltre il convenevole o che abbia grande apparenza.

FAR SENZA PARER, V. FAR.

FAR QUEL CHE PAR E PIASE, Far que' che pare e piace, vuol dire Fare a suo modo, senza dipendere da nessuno.

FAR PAPER CHE EL FATO NO SIA 800; Far le viste di non supere, vale Mostrare, Indicare, Far segno o apparenza FAR PARER UNA COSA E FARGHENE UN'ALTRA, Accennare in eoppe e dure in bustoni, detto fig. ch'è Mostrare di far una cossa e farne un'altra.

LA PAREVA UNA SANTA; Pureva pur Santa Verdiana che dà beccare ulle serpi.

ME PAR UN SECOLO O MILE ANI, Parere ogn' ora mille unni, Non vedere l' ora che una cosa avvenga; Aspettarla con ansietà.

SECONDO QUEL CHE ME PAR A MI O SECONDO 1; Per mio avviso; A mo avviso; A mio giudizio; Al mio credere; Al giudizio mio ; Per quel ch' io ne sento. PARIBU CON PARIBUS, Storpiatura latina che si sente non di rado nella bocca degl'idioti, ed è una specie di proverbio che dicesi singolarmente sul matrimonio, onde s'intende avvertire che i Congiunti debbon essere ragguagliatamente pari fra loro nella condizione, nell' età e nel genio; sul qual proposito abbiamo da Ovidio la sentenza Si vis nubere nube pari · L' Ovidio tradotto, testo di lingua, dice: Ma chi si vuole acconciamente maritare, marilasi a' suoi pari.

PARICHI, T. ant. Parecchi; Molli.
PARIFICAR, V. PARIZAR.
PARIGLIA, 8. f. Pariglia, Tiro di due ca-
valli eguali.

FAR UNA BELA PARIGLIA; Apparigliare Voce dell' uso. Il suo contrario è Sparigliare.

Pariglia anche presso noi dicesi metaf. per Contraccambio. Diciamo Rendere la pariglia per Rendere il contraccambio, Corrispondere altrui coi medesimi modi tanto in bene che in male. PARISENZIA, s. f. Voce ant. che si scrive PARISENTIA, Appariscenza, Bella presenza e comparsa di persona. PARISSENTE, add. Voce ant. Appariscente, detto per agg. a uome, e vale Grande e di bella presenza, maestoso, di presenza signorile.

PARITA, s. f. Parità e Parilade, Eguaglianza.

METER IN PARITA, Parificare, Pareggiane; Conguagliare; Ragguagliare.

NO GHE XE PARITA, Non c'è comparazione o confronto o esempio.

PARIZAR, v. Pareggiare o Parificare;

Boerio.

[merged small][ocr errors][merged small][merged small]

PARLAR GAGON, Maniera ant. Parlare, discorso sciocco, inetto.

PARLAR, dicesi per Lingua; Dialetto o Vernacolo, Modo di parlare. NOBILTÀ DEL PARLAR. Mugniloquenza e Grandiloquenza, Dignità di discorso.

[ocr errors]

MANIERA DE PARLAR, V. MANIERA.

PARLAR PULITO; Favella o Parlare forbito, Terso, purgato, elegante.

PARLAR INSENSA, Stoltiloquio e Vaniloquio, Favellamento da stolto.

PARLAR VENEZIAN, Dialetto veneziano o venelo; Lingua vernacola veneta, Il parlare proprio della Città di Venezia, il quale è generalmente comune a tutte le altre provincie dello Stato ex Veneto, ad eccezione della Lombardia ex Veneta. PARLAR, v. Parlare · Favellare è quasi sinonimo, se non che appartiene più da vicino alla pronuncia ed all'idioma e lingua che si parla. Dire si dà pure per sinonimo, ma sembra determinare la manifestazione d'un concetto, ma breve ed in qualche particolare circostanza.

-

PARLAR A LA BABALA O DA PAPAGAL; Favellare a caso; a casaccio; à fata; a vanvera; alla buona ; alla carlona, Dirla come viene. Favellare come i puppagalli ; Darla a mosca cieca ; Scagliar le parole al vento, Parlare senza considerazione, che anche dicesi Arrocchiare; Lanciare ; Scagliare; Sbalestrare: Strafalciare, Non dar nel segno in favellando. Tirare o Saettare in arcala, Dir che che sia senz'averne fondamento di notizia.

PARLAR A L'IMPROVISO; Aringare o Declamare estemporaneamente, Dicesi degli Oratori.

PARLAR A UN PRENCIPE IN UDIENZA, Aringure un Re, un Principe.

PARLAR A MEZA BOCA, V. BOCA.
PARLAR CO L'ARGANA, V. ARGANA.
PARLAR CO L'EME, Y. Eme.

[blocks in formation]

PARLAR CURTO, Parlare alle brevi o alla breve, Dir poche cose Parlare stringa. to; Dir parole succinte, Dir molte cose in poco VE PARLO CURTO, Alle corte; In conclusione; Alle brevi; Vengo alle brevi.

PARLAR DA BABUIN, Favellare come Papa Seimio ; Dire il sì no e il no sì, Favellare al rovescio.

PARLAR DA CRISTIAN, Parlami cristiano, cioè Nella mia lingua se vuoi che t' intenda

Pablar da dotor, Parlar cuiusso; Parlare di dottrina apparente; Salamistrare; Favellare in sul quamquam.

PARLAR DA DRETO, Favelare colla bocca piena o piccina ; Avere il cervel nella lingua; Parlar fra' denti e a mezza bocca, Copertamente, Discorrere accortamente e con giudizio. Parlare riserbato o Parlare colle seste, vale Parlare cautamente e circospetto.

PARLAR DA IMBRIAGO, Anfanare a secco, Cicalar da briaco senza esserlo.

PARLAR DA LIBRO STAMPA, Spiccar le parole vale Pronunziarle distintamente. Dicesi anche Sco'pir le parole per Pronunziarle bene.

PARLAR DA MATO, Aprir la bocca e soffare; Dondolar ta maltea, Favellare disordinatamente e confusamente, che anche dicesi Menure il can per l'aia.

PARLAR DA OMO, Parlare saggiamente o assennatamente.

PARLAR DA SENO, Dire o Favellare in sul saldo o in sul sodo, Da dovero.

PARLAR DEI DIFETI DEI ALTRI, Cicalare gli altrui difetti.

Parlar el primo, Correre il primo arringo.

PARLAR E PO INTRIGARSE, Entrar nel pecoreccio, Cominciar un ragionamento e non poter riuscirne.

PARLAR FORA DEL VADA, V. VADA.

PARLAR FRANCESE COME UNA VACA SPAGNOLA, Cianciugliare o Cinquettare francese, vale Parlar male il francese.

PARLAR IN ARIA, V. PARLAR SENZA FONDA

MENTO.

PATLAR IN BONA O CATIVA MANIERA, Be! porgere o Mal po gerc, Buona o Cattiva maniera nell'aringare o nel favellare.

PARLAR IN FIA, Parlar sotto voce.

PARLAR IN PONTO E VIRGOLA O IN PONTA DE PIRON, Parlare per punta o in punta di forchetta; Dir paro'e appuntate o Parlare appuntato, Parlare ricercatamente.

PARLAR IN INSONIO; Barbugliare, Proprio di coloro che favellano risvegliandosi.

PARLAR IN TEL NASO O SGNANFO, Parlare nel naso. V. SGNANFO · Pronunciar voci o parole nasali, è propriam. L'abitudine che ha qualche Nazione di pronunziar alcune parole con tuono di voce che sembra ripe

60

tersi dal naso, come nell' Italia certi Lombardi.

PARLAR IN TI DENTI; Dir che che sia fra' denti o Parlar fra' denti o a mezza bocca, valgono Dirlo a mezza voce o oscuramente o senza lasciarsi ben intendere Borbottare o Brontolare, Parlar fra'denti con sommessa voce e confusa Avere o Parere un calabrone in un fiasco o in un orciuolo, Favellar fra denti in modo che non s'intenda - Parlare con reticenza, vuol dire Ommettere volontariamente nel discorso quel che si dovrebbe dire.

-

PARLAR FORA DEI DENTI, Dir che che sia fuor de denti, vale Dirlo arditamente; con asseveranza; con libertà e franchezza Dirlo fuor fuora o Darla fuori, Spiegarsi, Manifestare quel ebe si ha nell' animo; Dir la cosa com'ella sta, che anche dicesi Dir la cosa spiattellatamente com'ella sta.

PARLAR IN AMARO, detto in maniera di gergo, Parlare furbescamente o in lingua ionadattica, in gergo.

PARLAR LISSO, V. Lisso.

PARLAR MELENSO, V. MELENSO:

PARLAR MEZE PAROLE, Fare affultata o un'affoltata, Favellar troppo e frastagliata

mente.

PARLAR MOZZO O SHOZZEGA, Cineischiare; Favellare rotto, cineischiato, addentellato; Parlare smozzicato.

PARLAR PER BOCA D'ALTRI, V. BOCA. PARLAR PER DRITO E PER STORTO, Parlare a dritto e a torlo, a dritto e lorto, a drillo e rovescio, a ragiane e a torto, Comunque.

PARLAR POCO E ADASIO, Parlare a miccino, a spizzico, a spil'uzzico, a spicchio Prosare val Favellare troppo adagio e ascoltar se medesimo PARLA MANCO CHE TI POL, Parla poco e asco'la assai e giammai non fallirai, Odi molto e parla poco. Chi parla poco gli basta la meta de' cervello, e vale fia un minor impegno chi parla poco.

PARLAR SBOCAIZZO, V. SBOCAIZZO. PARLAR CON FONDAMENTO, Parlare o Fuvellare o Dire alcuna cosa con fondamento o con fondatezza o fondatamente.

PARLAR SENZA FONDAMENTO O IN aria, Tirare o Suettare in arcata; Bocare in fallo, Dir che che sia senz' averne fondamento di notizia. Tirare di pratica, si dice di Coloro i quali ancorché non sappiano una qualche cosa, ne favellano nondimeno come se ne fossero maestri.

PARLAR SENZA INTOPARSE, Pailure senza sdrucciolament), Parlar francamente.

PARLAR SENZA OFENDER, Dure che non si dolga e dir che non dispiaccia.

PABLÅR SENZA ORDENE, Strafalciare, Det

to per similitudine.

PARLAR SOLO, Fare un soliloquiu.

Parlar sora dei cori, V. Coro.
PARLAR SOTO METAFORA, V. METAFORA.

PARLAR SUL SOpo, V. Parlar da SENO.

CHI NO PARLA NO GA GNENTE, In bocca chiusa non entrò mai mosca, cioè Chi non chiede non ha: sim'le all'altro A chi chiusa

tien la bocca, buon boccon giammai non tocca.

CON CHI PARLIO MI? Espressione fain. di rimprovero, Mai più, e vale su via, finiscila.

EL PARLA CHEL PAR UN LIBRO STAMPA, Purlare posatamen!e.

EL PARLA PERCHÈ EL GA LA BOCA, Bocia in fullo; Apre la bocca e soffia; Parla al bacchio, a caso, a casaccio, a fata, a vanvera, a gangheri, alla carlona.

EL PARLARIA SOTO AQUA, Darebbe parole a un leggio, Non finirebbe mai di parlare. I muri parla, V. Muro.

1

PARLO GO LA BOCA PER TERA, Maniera di alcuni che intendono dire, Parlo con re spetto, col dovuto riguardo, umi mente e s.mili.

PER GNENTE NO SE PARLA, E'non si grida al lupo ch'ei non sia lupo o can b'gio; E' non si grida mai al lupo ch' egli non sia in paese. E non s'abbaia a vôto. Quando si parla di qualcheduno non se lo fa senza fondamento.

TORNAR A PARLAR, Rifuvellure Rifavellarsi per Abboccarsi di nuovo a parlare. Parlar a quatrochi, Parlare a quattrocchi, vale Da solo a solo. PARLARAZZO, s. m. Cultiva lingua, per lo più si dice Di qualche dialetto italiano non bene inteso da Veneziani. V. SCHIAUSSAR.

In altro sign. Pulare laido, schifoso, cioè Discorso contrario all' onestà del costume.

PARLATONA, s. f. Gran parlala o ragionamento, e tanto s' intende Un bel discorso morale o una diceria erudita, quanto Un ragionamento lungo e noioso che cluamasi più propriamente Tiritera, Lunga ericadiosa tiritera.

PARO, Lo stesso che PR. V. PAROCHÈTO, s. m, e anche DuRacheto, Parrucchetto, Specie d. Pappagallo verde, con collare e petto rosso e gola nera, detto da'sistematici Psittacus Alexandri.

PAROCRETO, dimin. di Parroco, Piovane!lo. Piovano di poco conto. PAROCHIAN, 8. m. Popolano, Quegli ch'è sotto la cura di una parrocchia. E quando si parli delle persone e del popolo d' una par rocchia, dicesi Popolani o Parrocchiani nel numero del più. Nell'uso però si scrive da' parrochi Mio parrocchiano, benchè in Lingua Parrocchiano voglia dir Parroco, come si vede qui sotto. PÁROCO, s. m. Parroco e Paroco e Parrocchiano, Prete, Rettore della parrocchia. PAROL, Lo stesso che CALDIERA, V. PAROLA, s. f. Parola, detta altrimenti Vocabolo; Vore; Dizione e Termine. V. TER

[blocks in formation]
[blocks in formation]

Parola che pela, V. Pelir. Parola che ponze, Puntura; Motto pungente. V. Botonir.

PAROLA MOZZA, Aferesi, T. Grammaticale, Troncamento di lettera o sillaba in principio della paroli.

PAROLA SCURTADA, Sincope o Sincopa: Leva in mess, Figura di parole per cui entro di esse si toglie una lettera o sillaba.

PAROLA STORTA, Puro'a torta, detto ůz. e vale Ingiuriosa.

PAROLA VERA, Vocabo'o o Termine proprio. Quello che devesi usare per esprimere il significato. Improprio è il suo contrario. Parole cimeghine, Occhi di pulce; dicesi figur. di Scrittura troppo minuta.

PAROLE COCOLOSE, V. COCOLOSo. PAROLE DA COLEGIO, (Locuz. speciale dei tempi Veneti, la quale in senso retto riferivasi alle parole o risposte prudenti dite da' patrizii componenti il Collegio a chi si raccomandava loro per qualche affare pubblico pendente) Maniera ora metaf. che vuot dire Parole da oracolo o anfibologiche, cioè dubbie o di doppio senso; o Parole cort gianesche, e s'intende Cortesi bensì gentili ed umane, ma senza impegni o promesse diffinitive SEMPRE EL ME DA PAROLE DA COLEGIO, Sempre egli sta sulle generali o spaccia pe' generale, si dice di Coloro che, domandati o richiesti d'una qualche cosa. rispondono finalmente senza troppo volersi ristrignere e venire, come si dice, a'ferri. Parlare con involtura poi vuol dire Dar cenni a parole ambigue, per non si lasciar appostare.

PAROLE CHE NO CONTA, Parole da vegghia; Invenie; Venie, Parole superflue. chiacchere.

PAROLE DE L'ABECE, Lettere dell'a'fabeto, colle quali formansi le parole. V. LETERA e VOCAL

PAROLE EQUIVOCHE, Delto o Concetto anfibologico, cioè Accozzamento di parole, che hanno sentimento doppio od equivoco.

Parole grusse, dicesi anche in dialetto per Oscene, d'soneste. V. PAROLAZZA.

PAROLE MAGNAE O ROSEGAE, Pirole o Lettere abrase; e quindi Abrasione di lettere o di parole, dicesi Quando le lettere per vecchiezza o per altro motivo sono difettose

o mancano.

PAROLE SGIONFE, Parole gonfie, ampollose, e fu anche delto pregnanti : dicesi del parlare e dello scrivere allorchè è troppo goufiato e grande o superbo.

PAROLE TONDE, Puro'e ferme o di buon supore. Parlare schiettamente.

Parola o nome, T. Mil. Segno militare o Parola che si da per la notte alle ascolte e

ai corpi di guardia, e che si riscontra dalle ronde. Quindi Dare o Pigliare la parola.

DAR BONE PAROLE E CATIVI FATI, Dar baggiane; Duro Vender bossolelli; Dar vesciche per palle grosse ; Far come il gal1ɔ, canta bene e`razzola ma'e. Le parole son buone ma i cenni do'orosi. Tal ti ride in bocca, che dietro te l'accocca. Avere o Porture il male in bocca e il rasoio a cinto'a. E come la pecchia che ha il me'e in bocca e l'ugo nella coda. Dà buone parole e friggi.

DAR DE LE PAROLE, Intertenere; Dar parole; Tenere a parole, Non venir aʼfatti -Largheggiar di parole vale Esser largo a promettere. V. SPAMPANATA.

DAR PAROLA, Locuz. usata nel seguente dettato, GHE DAGO O VE DAGO PAROLA, Vi ass.curo o Vi accerto; Per fede ma VE DAGO PAROLA CH'EL ME PIASE; VE DAGO PABOLA CHE NO AVARIA MAI CREDESTO CHE еce.

Vi assicuro o Siate cerlo, che mi puce; In fede mia non avrei mai creduto che

[merged small][merged small][ocr errors][merged small][merged small][merged small]

LE PAROLE TANTE VOLTE FA MAL, La lingua non ha osso e fa rompere il dosso, Molte volte nuoce il parlare LE BONE Parole giusta, Le buone parole acconciano i mu' fatti.

MAGNAR LE PAROLE, Mangiarsi le parole, Non esprimerle bene. Ingoiarsi le parole, Proferirle in gola che non s'intendano. Biasciar le parole, Tentennare a proferirle. Annodarsi le parole nella gola, Non poter proferire.

MASTEGAR LE PAROLE, V. MASTEGÅR. MOZZAR LE PABOLE, Ammazzar le parole, Non terminar di pronunziarle.

No SAVER DIN QUATRO PAROLE, Non saper accozzar due parole, vale Non esser atto a dir nulla.

OMO DE PAROLA, V. OMO.

SCAMBIAR LE PAROLE, Sdire, Disdire. V. DISDIR.

SERIR LE PAROLE IN BOCA O IN GOLA, Ta

[merged small][ocr errors][merged small][merged small]

PAROLÈTA e PAROLINA, 8. f. Paroluzza o Paroluccia; Paroletta; Parolina e per dimin. Parolinetta,

Dir de le belE PAROLINE; Dar caccabaldole; Dur la soia, Far le paroline per entrar in grazia d'alcuno. Dir puroline dolci e fregiate; Dar il tecchetto o il lecchettino, Paroluzze melate, gentili, graziose, leccate Far cacherie, Usar modi stomachevoli nel trattare Dir delle bel'e parole lisciate. V. MIGNOGNOLE, CoCOLEZZO e MERDA.

PAROLI, s. m. T. di Giuoco, Paroli o Posta doppia, Nel giuoco del faraone o della bassetta significa il doppio di quello che si è giuocato per la prima volta; ed anche quell'orecchia o piegatura che si fa alla carta per segno del paroli. PARÒLO, V. CALdiera. PAROLÒNA, 8. f. Parolona e Parolone, Parola grande, cioè Gonfia; Sesquipedale, intendesi Quella che si pronunzia.

PAROLONE; Lettere di Scatola; Lettere di speziali, dicesi per esprimere lettere grandi. Letteroni.

PAROMA, s. f. T. Mar. Puroma, Corda raddoppiata e legata verso ad un terzo dell'antenna, la qual corda vien formata iusieme coll' Amante per sospender l'antenna. V. MANTE.

PARON, e PATRÓN, 8. m. Padrone, chiamasi generalmente Quello che ha il dominio o la proprietà di qualche cosa. Diciam Padrone al Capo di famiglia in riguardo ai domestici ch'egli ha sotto di sè.

PARON COMPAGNO, Compadrone. PARÒN DE BARCA, Padrone, Quello che soprantende alla barca e la regola - PARON POSTIZZO, V. Postizzo.

PARÒN, ovv. PARÒN SALA? Modo di salutare, Padrone; Servo suo.

ESSER PARON ASSOLUTO, Esser messere e madonna; Esser sedere e scranna FAR DA PARÒN, Far il messere, si dice Quando si vuol soprastare agli altri padroneggiando.

[blocks in formation]

STAR A PARON, Essere o Stare a padrone, cioè Con padrone.

NO SON PARON DE MOVERME, vuol dire Non posso muovermi, sia pel freddo eccessivo che uno patisca, sia per qualche riguardo o soggezione.

PARON, dicono i Secondini delle carceri ed anche i Carcerati, per antonomasia, al Capo custode di esse.

PAROVA, s. f. P.drona, Padronessa, La femmina del padrone.

LA MIA PARONA, dicesi alcune volte per Ma moglie.

FAR DA PARONA, Donneggiare, Far da padrona. V. SBRAGHESSÅR.

PARONA DE POSTO, Lupanarista, Donur padrona di lupanare. PARONCIN, 8. m. Padrone no, Piccolo padrone o il Figlio del padrone.

PARONCINI SALVADEGHI, Loeuz. fam. Bravaccioni selvatici, cioè Supposti. PARPAGIOLA, s. m. e per lo più in plur. PARPAGIOLE O PAVEGIOLE DEL FORMENTO, Purpoglioni, Farfalline che abbondano nei granai, notissime. Le larve di queste tignuole si dicono comunemente Vermi del grano e vivono della sostanza interna di esso, facendo talvolta de' guasti terribili. Il suo nome sistematico è Phalana Tine.i granella. Lo stesso nome si da alle Larve del Curculio Frumentar us granarius, presentandosi esse sotto la forma di vermetti. V. VERME.

PARPAGNACO, s. m. Nome che si dà al Pane di farina di formentone condito cou diversi ingredienti.

Detto per agg. a uomo, vale Bubbocco; Capocchio; Fagiuolo; Pecorone; Coglione. PARSEMOLO O PARSEMBOLO, 8. m. Petrosemolo o Prezzemolo e Petrosillo; Petrosel ino e Petrosello; Appio domestico, Erba notissima di grato sapore, di grand'uso come condimento, detta a Roma Erbetta e da' Botanici Apium Petroselinum.

MI SON PARSEMOLO, si dice fat. e fig. perchè il Petrosemolo ha la proprietà di alliguare in qualsivoglia terra e perfin ne buchi delle muraglie. Onde la locuzione vuol dire, Io son indifferente, Son senza volonta, Fo la volouta degli altri, Sto a

tutto.

« IndietroContinua »