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multis ante tempestatibus tenuerit loca, sollemne adlatum ex Arcadia instituisse, ut nudi iuvenes Lycaeum Pana venerantes per lusum atque lasciviam currerent, quem Romani deinde vo3 caverunt Inuum. Huic deditis ludicro, cum sollemne notum esset, insidiatos ob iram praedae amissae latrones, cum Romulus vi

tale, che doveva saltar subito agli occhi dei primi logografi greci o pur della magna Grecia, che si occuparono di storia romana. Anche Pane, al pari di Fauno, era un dio dei pastori e dei boschi, e il soprannome di Avxaìos, che gli derivava dal luogo della nascita (il monte Lice o pr. Pallanteum), era perfettamente identico a quello di Lupercus, con cui Fauno era venerato sul Palatium; e di più anch'egli aveva il suo santuario in una grotta, dalla quale scorreva una sorgente (cfr. Paus. 8, 38), al pari che dal santuario di Fauno nel Lupercal. Or, riconosciuta la somiglianza delle due divinità, doveva parere a quei logografi assai naturale il sospetto, che Fauno fosse immigrato in Italia dal monte Liceo; e, per rendere più visibile la sua provenienza dall'Arcadia, gli dettero un nome greco Euandrus (da e₺ e ȧvýę, cfr. it. buon dio fr." le bon dieu ted. der liebe Gott „), che è nient'altro che una traduzione del lat. Faunus, cioè dio benevolo, propizio,; cfr. per la parte che potè aver Cuma nell'origine di questa leggenda, n. 7, 8 e Festo P. 266.

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ex eo genere, sott. oriundus (cfr. 47, 11 e 50, 3), che derivava cioè da quel ramo degli Arcadi i quali abitavano intorno a Tegea, e quindi nella parte meridionale dell'Arcadia. genus, al pari di gens, si adopera frequentemente per accennare ai diversi rami di un popolo, cfr. 18, 4; 21, 7, 2 mixti ab Ardea quidam Rutulorum generis. loca, sott. ea quae cirea Palatium sunt. tempestatibus è qui adoperato semplicem. nel senso di tempus o pur di aetas, cfr. 18, 1. sollemne si riferisce a quella stessa festività religiosa, a cui si è dianzi accennato col nome ludicrum, per indicarne forse il periodico ricorso, cfr. 14, 2. nudi caprina pelle amicti, cfr. Ov. Fast. 2, 283 e Giust. 43, 1, 7: “in huius (Palatii) radicibus templum Lycaeo, quem Graeci Pana Romani Lupercum appellant, constituit; ipsum dei simulacrum nudum caprina pelle amictum est, quo habitu nunc Romae Lupercalibus discurritur Lycaeum Pana: la sede di questo dio era l'Arcadia, regione montana e ricca di pascoli, e propriamente il monte Liceo che sorgeva a nord-ovest di Megalopoli. per lusum, cfr. 37, 20, 5 in iuvenales lusus lasciviamque versi e 24, 16, 14 per lasciviam ac iocum. quem, cioè Pana. · Inuum, forse da ineo, il fecondante 3. notum: trattandosi di una festa che ricorreva periodicamente ogni anno ai 15 di febbraio, doveva essere certamente noto alle popolazioni dei dintorni il tempo in cui essa veniva celebrata, cfr. 21, 4 e 9, 7. cum... cum: due proposizioni con cum si trovano più volte adoperate da Livio in un solo periodo, cfr. 7, 5; 2, 12, 13. ob: Livio adopera frequentemente questa preposizione per indicare una causa interna, e sopratutto in unione con iram, nel qual senso ricorre assai di rado prima di lui, cfr. 30, 7. ob i. praedae amissae: è questo un genitivo oggettivo, in cui il part. si trova propriamente a far le veci di un sost. astratto, cfr. 4, 57, 9 ob iram dictatoris creati; 5, 33, 3 ira corruptae uxoris; Verg. 2, 412 ereptae virginis ira.

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se defendisset, Remum cepisse, captum regi Amulio tradidisse ultro accusantes. Crimini maxime dabant in Numitoris agros ab 4 iis impetum fieri; inde eos, collecta iuvenum manu, hostilem in modum praedas agere. Sic Numitori ad supplicium Remus deditur.

Iam inde ab initio Faustulo spes fuerat regiam stirpem apud 5 se educari; nam et expositos iussu regis infantes sciebat, et tempus, quo ipse eos sustulisset, ad id ipsum congruere; sed rem immaturam nisi aut per occasionem aut per necessitatem aperire noluerat. Necessitas prior venit. Ita metu subactus Romulo rem aperit. Forte et Numitori, cum in custodia Remum 6

suum remoraturum.

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Questo costrutto si trova già frequentemente usato da Cicerone, ed è comune anche al greco, cfr. åлúgwv iegāv ógyás Aeschyl. Ag. 70. cepisse, captum: questa ripetizione del verbo, in forma di participio, è affatto propria dell'uso poetico e quasi estranea alla prosa classica, cfr. però in Livio 10, 4; 12, 9 e Caes. b. c. 1, 28, 4. ultro si trova ben spesso adoperato per indicare cosa inaspettata, che avviene contrariamente a quello che dovrebbe attendersi: qui potrai tradurlo per mezzo di inoltre,, cfr. 8, 23, 3 ultro incusabant; 3, 47, 4 ultro quaeri; 8, 32, 10 purgaretque se invicem atque ultro accusaret; 4, 27, 10 ultro ad oppu gnanda castra misit. 4. agros: come di qui si scorge, Numitore, perdendo il trono, aveva conservati i suoi averi. impetum fieri eran soliti di invadere, scorrazzare, siccome si tratta di due persone, anzi propriamente del solo Remo, che era stato fatto prigioniero e si trovava messo in istato d'accusa innanzi al re, si spiega facilmente perchè Livio non abbia adoperato il pl. impetus o, almeno, il perfetto factum esse in unione di impetum, cfr. Sall. Iug. 50, 1 hostis crebro impetu iter sic in tale stato di cose, in conseguenza di ciò,, cfr. § 7; 10, 3; 65, 4; 2, 46, 7. ad supplicium: le parti di giudice si trovan qui affidate non già al re, ma a colui che ha sofferto il danno; il che accenna evidentemente ad un periodo sociale, in cui vigeva ancora il diritto privato. 5. fuerat: il piuccheperfetto fa ben spesso in Livio l'ufficio di impf. in quanto non accenna all'azione, ma allo stato permanente che da esso deriva: Faustolo aveva fin dal primo momento concepita la speranza, nella quale durava ancora, che i due gemelli da lui raccolti fossero i figli del re. apud se in casa sua,, cfr 9, 36, 3 educatus apud hospites. L'uso del se si spiega facilmente, ove si badi che il dat. Faustulo è veramente il soggetto logico della proposizione. educari pres., in quanto esprime un'azione contemporanea a quella di spes fuerat spes erat. ad id ipsum congruere corrispondeva a questo esattamente cfr. 19, 6. immaturam prima che essa fosse pienamente accertata immaturam rem agi, nondum tempus pugnae esse. per occasionem data occasione. per necessitatem quando ce ne fosse bisogno 6. metu, che Remo cioè dovesse esser condannato a morte dal proprio Numitori tetigerat animum, in luogo di Numitoris t. a., per dar maggior vivacità al racconto e mettere in mostra l'interesse che egli

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cfr. 2, 45,

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haberet audissetque geminos esse fratres, comparando et aetatem eorum et ipsam minime servilem indolem, tetigerat animum memoria nepotum; sciscitandoque eodem pervenit, ut haud 7 procul esset, quin Remum agnosceret. Ita undique regi dolus nectitur. Romulus non cum globo iuvenum nec enim erat ad vim apertam par, sed aliis alio itinere iussis certo tempore ad regiam venire pastoribus, ad regem impetum facit, et a domo Numitoris, alia comparata manu, adiuvat Remus. Ita regem obtruncant.

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VI. Numitor inter primum tumultum hostis invasisse urbem atque adortos regiam dictitans, cum pubem Albanam in arcem praesidio armisque obtinendam avocasset, postquam iuvenes per

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pigliava a questo fatto, cfr. 6, 38, 9 ducibus accendit animos; 28, 19, 16 hostibus cresceret animus. geminos fratres è contrario alla regola data da Quintiliano 9, 4, 24 quaedam ordine permutato fiunt supervacua ut fratres gemini, nam si praecesserit gemini fratres addere non est necesse cfr. 3, 3 e Cic. de div. 2, 43. comparando: calcolando l'età che il nipote potrebbe avere, in raffronto con quella che Remo dimostrava. Anche qui il gerundivo in caso abl. non è messo in relazione col sogg. grammaticale della proposizione, ma col soggetto logico (Numitori), e potrebbe in ogni caso essere sostituito dal part. pres. in caso dat. comparanti. indolem è soltanto per zeugma connesso con comparare, il quale ha propriamente relazione con aetatem. • allo stesso risultato a cui era giunto Faustolo, il quale solo per un eccessivo scrupolo dubitava ancora dell'identità dei due gemelli coi figli di Rea Silvia, identità che gli si era manifestata fin dal principio, e che non aspettava altro che un'occasione per rivelare. haud procul esset haud procul abesset impersonale mancava poco,, cfr. 5, 4, 14. 12, 7.

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7. undique, cioè da parte di Faustolo, di Numitore e di Romolo. globo iuvenum: i congiurati non si presentarono in massa alla reggia, ma divisi e per diverse vie, senza armi e in abito di pastori. ad regem = in regem, è detto sull'analogia di ad hostem ire, duccre, cfr. 11, 1 e 35, 26, 8 incursu ad navem. a domo venendo fuori dalla casa cfr. 47, 4. adiuvat usato assolutamente come in 24, 16, 3. - obtruncant: Livio trascorre con molta fretta su questi fatti leggendarii, senza punto fermarsi a quei particolari che Dionigi riferisce.

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VI. 1. regiam: il palazzo reale di Amulio era affatto distinto dalla cittadella o castello (arcem), e Numitore affermando che questo solo avesse bisogno d'aiuto, come la parte più minacciata, fece lasciare affatto deserta e non custodita la reggia. Si badi alla bella disposizione che hanno i diversi membri di questo periodo, il quale va tradotto in italiano per mezzo di due periodi distinti, di cui il primo faccia punto ad avocasset. avocasset: i composti con ab esprimono una doppia relazione, il punto di partenza e quello di direzione. In questo luogo la gioventù atta alle armi (pubes, cfr. 9, 6) vien distratta dalla difesa della reggia, a cui prima si era rivolta, e richiamata a quella della cittadella. - praesidio arm. obtinendam “ che doveva esser difesa e custodita con

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petrata caede pergere ad se gratulantes vidit, extemplo advocato concilio scelera in se fratris, originem nepotum, ut geniti, ut educati, ut cogniti essent, caedem deinceps tyranni seque eius auctorem ostendit. Iuvenes per mediam contionem agmine in- 2 gressi cum avum regem salutassent, secuta ex omni multitudine consentiens vox ratum nomen imperiumque regi efficit.

Ita Numitori Albana re permissa, Romulum Remumque cupîdo 3 cepit in iis locis, ubi expositi ubique educati erant, urbis condendae. Et supererat multitudo Albanorum Latinorumque; ad

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un buon presidio d'armati cfr. 36, 16, 3 ad Heracleam praesidio obtinendam; 2, 48, 4; Caes. b. g. 5, 26, 2. concilium indica in genere qualsiasi riunione, contio invece (per conventio) quella riunione di popolo che è indetta da un magistrato, per fare qualche comunicazione. scelera in se: la prep. col suo caso fa spesso in Livio le veci di un attributo, cfr. 31, 31, 3 in deos scelera multa in deos scelera admissa: 44, 1, 4 iniurias in populum Romanum. cogniti è alquanto diverso dall'agnosceret del 5, 6: quello equivale propriamente a imparo a conoscere uno per quel che realmente egli è; mentre invece questo comprende la ricognizione di persona o cosa già nota. deinceps • che era immediatamente seguita,. Livio adopera ben spesso gli avverbi in funzione di attributi, cfr. 21, 6; 3, 39, 3 Romulum deincepsque reges. Deinceps in questo significato si trova anche in Cesare, supra in Sallustio, paene e semper in Cicerone. 2. agmine in ordine è spesso adoperato da Livio col valore di avverbio, cfr. 22, 30, 1 agmine incedentes. efficit conferma, riconosce la scelta di Numitore a re, che era stata già fatta da Romolo. ratum legittimo, giusto,, cfr. 4, 46, 2 imperia rata esse e 17, 9. nomen, sott. regis. 3. re= republica, cfr. 3, 1; 9, 1; 11, 2; 17, 5. cupido: il luogo scelto per la fondazione di Roma, che secondo qui si afferma, si riconnetteva alle memorie e ai ricordi giovanili dei due gemelli, cfr. 7, 3 e Val. Mass. 2, 2, 9. et supererat: e difatti il numero degli abitanti di Alba e delle altre città Latine era troppo grande. In questo stesso senso Livio usa altrove superare o pure abundare, cfr. 3, 3 e 39, 54, 5 superante in Gallia multitudine. Non è ben chiaro il modo, come Livio interpretasse la relazione di Roma con Alba. Dalle parole con cui qui vi accenna (cfr. anche 7, 3; 14, 2; 20, 3; 23, 1; 28, 7; 31, 3; 8, 4, 3) parrebbe, che egli considerasse Roma come una colonia, a cui aveva dato origine il numero sempre più crescente della popolazione di Alba e delle altre città Latine; altrove invece, seguendo forse una tradizione più antica (cfr. 16, 3; 9, 1; 2, 1, 4; 5, 53, 9), egli considera Roma come città libera e indipendente insieme da Alba e dalla lega Latina, la cui popolazione sarebbe stata costituita per massima parte dai pastores et convenae, che quivi vennero a domandare asilo (cfr. 8, 5). Nel luogo che abbiamo sott'occhi si scorge evidente lo sforzo di combinare insieme le due tradizioni. Però egli non vi ha dubbio che la prima di esse sia affatto inverosimile e d'origine più recente; e che sia stata ispirata dalla duplice considerazione di connettere insieme le due città, che ebbero a volta a volta l'onore di essere a capo della confederazione Latina, Alba e Roma,

id pastores quoque accesserant, qui omnes facile spem facerent parvam Albam, parvum Lavinium prae ea urbe, quae conderetur, 1 fore. Intervenit deinde his cogitationibus avitum malum, regni cupîdo, atque inde foedum certamen, coortum a satis miti principio. Quoniam gemini essent, nec aetatis verecundia discrimen facere posset, ut di, quorum tutelae ea loca essent, auguriis legerent, qui nomen novae urbi daret, qui conditam imperio

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e di ricondurre poi le origini di quest'ultima direttamente al Troiano Enea. Se a queste considerazioni si aggiunge il fatto, che molte famiglie romane discendevano realmente da Alba, e di più si tien conto del bisogno, avvertito già da tempo abbastanza antico, di riempire la lacuna cronologica che esiste tra Enea e Romolo, appariranno chiare le ragioni da cui questa connessione venne promossa e accreditata. Del resto che Roma debba considerarsi come città indipendente da Alba, forse in lega con essa nel tempo della sua maggiore grandezza, ma con essa non congiunta da nessun vincolo di discendenza o di consanguineità, basta un fatto di non dubbio valore ad assicurarcene, ed è la distruzione che ne fu fatta dai Romani a tempo di Tullo Ostilio, la quale sarebbe stata considerata, secondo le idee prevalenti nell'antichità, come un atto di parricidio, ove Alba fosse stata realmente la madre patria di Roma. ad id = ad eos, i. e. Albanos Latinosque. Si noti che ad id è affatto distinto da ad hoc, e non è mai come questo adoperato nel senso di praeterea. omnes tutti quanti insieme prae in paragone con,. conderetur si aveva intenzione di fondare. 4. avitum, cfr. 3, 10. inde = ex ea, cioè la contesa a cui questa regni cupido dette origine, cfr. 10, 23, 4 altercatio inde; 3, 47, 6 silentium inde. mite principium, cioè il diverso significato da attribuire all'augurio. quoniam essent: il cong. è qui adoperato non già per esprimere un pensiero dello scrittore, ma sibbene l'intenzione dei due fratelli, la quale vien rappresentata come causa o movente dell'azione principale (capiunt templa). aetatis verecundia "il riconoscimento del diritto di primogenitura di: si intendono qui nominati gli di indigetes. ut di legerent: questa proposizione dipende da capiunt. tutelae, genit. di possesso, alla cui tutela quei luoghi appartenevano cfr. 24, 22, 15 quae suae fidei tutelaeque essent; 42, 19, 5 publicae tutelae esse; 41, 6, 12 sub tutela esse. auguriis: per augurium si intende la scienza degli auguri, ovvero l'interpretazione che essi davano ad alcuni fenomeni o segni (signa ex caelo, ex avibus, ex tripudiis, ex quadrupedibus, ex diris), in cui credevano di scorgere una manifestazione del volere divino. Or, come più tardi in Roma non si diè principio a nessuna pubblica impresa, se non dopo di avere interrogato il volere degli dèi, e come lo stesso supremo comando (imperium) non si conferì mai, senza aver presi dinanzi gli auspicii (auspicato, cfr. Liv. 18, 6); così del pari noi qui vediamo, che la fondazione di Roma riceve per mezzo degli auguri la sua consacrazione celeste, cfr. 5, 52, 1 urbem auspicato inauguratoque conditam habemus; Cic. de n. d. 3, 5 mihique ita persuasum, Romulum auspiciis, Numam sacris constitutis fundamenta iecisse nostrae civitatis; Ennio, Ann. 434 augusto augurio inclita condita Roma est. qui =eum qui o meglio uter, cfr. 24, 3; 48,

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