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primum dicitur vindicta liberatus. quidam vindictae quoque 10
nomen tractum ab illo putant; Vindicio ipsi nomen fuisse. post
illum observatum, ut qui ita liberati essent, in civitatem ac-
cepti viderentur.

VI. His sicut acta erant nuntiatis incensus Tarquinius non 1
dolore solum tantae ad inritum cadentis spei sed etiam odio
iraque, postquam dolo viam obsaeptam vidit, bellum aperte

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mium... pecunia. Le pubbliche ricompense in danaro per chi avesse svelato
un complotto consistevano in 100,000 assi per l'uomo libero (cfr. 35, 26,
14; 39, 19, 3) e in 25, 20 o 10,000 assi per lo schiavo, il quale oltre a
tale benefizio aveva anche l'altro della libertà, che gli veniva restituita a
spese dello stato, cfr. 4, 45, 2. 61, 10; 22, 33, 2; 26, 27, 9; 27, 3, 5.
10. primum in luogo di primus, cfr. 18, 4; 4, 22, 7; 6, 11, 7; 23, 10, 10;
Cic. de or. 3, 67. vindicta. Una delle forme della manumissio cioè
della liberazione dello schiavo era appunto la manumissio vindicta (le
altre due, come è noto, erano la manum. censu e la manum. testamento).
Essa avea luogo, al pari di tutti gli altri processi per vindicatio (actio
in rem), innanzi al pretore, al quale si presentavano da un lato il padrone
dello schiavo che si voleva rendere libero, e dall'altro un rappresentante
dello schiavo stesso (ordinariamente un littore), il quale pigliava il nome
speciale di assertor, quia manu asserebat in libertatem (cfr. Liv. 3, 44-
50; Ter. Ad. 2, 1, 40). Questi, toccando sulla testa lo schiavo per mezzo
della vindicta (un'assicella chiamata anche festuca o virga), pronunziava
la formola solenne della vindicatio in libertatem che era del seguente tenore:
hunc hominem liberum esse aio secundum suam causam sicut dixi, ecce
tibi vindictam imposui. Ed allora l'antico padrone, pigliando per mano lo
schiavo, lo faceva girare intorno a sè e poi lo lasciava in libertà colle pa-
role: hunc hominum liberum esse volo. Dopo di che il magistrato dichia-
rava lo schiavo uscito per sempre di servitù. — quidam. Livio ha ragione
di dubitare dell'etimologia assegnata comunemente nella tradizione al nome
vindicta, il quale invece di derivare da Vindicius, ha dato esso stesso
origine a tale gentilizio. Quella voce è connessa con vim dicere (gr. deinvúvai)
ed indica la dichiarazione del diritto di proprietà, che negli antichi pro-
cessi per vindicatio qualcuno affermava di avere su di una data cosa.
Vindicio. In seguito gli schiavi liberati a spese dello stato pigliarono il
nome dal magistrato, che aveva presieduto alla loro liberazione. In un
periodo più antico troviamo ancora che essi son riconosciuti coll'appellativo
di Romani (cfr. Servius Romanus 4, 61, 10); qui invece esso piglia sem-
plicemente il nome dalla forma della sua liberazione.
an. eiq., che ricorre nuovamente in Svet. Aug. 92, 57.
mezzo della vindicta. Solo in seguito a questa liberazione solenne, per causa
di grandi benefizii resi allo stato, lo schiavo poteva essere ammesso a far
parte della cittadinanza.

observatum ut
ita, cioè per

VI. Guerra colle due città di Veio e di Tarquinia. - 1. ad
inritum cadentis spei speranza andata a vuoto, delusa», cfr. 28, 31,
1: spem ad inritum redactam; 26, 37, 8: ad vanum et inritum victo-
riam redactam; 2, 31, 5: promissa inrita caderent. dolo dat. dipen-
dente da obsaeptam, cfr. 4, 25, 12: ut obsaeptum plebi sit ad honorem

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2 moliendum ratus circumire supplex Etruriae urbes, orare maxume Veientes Tarquiniensesque, ne se ortum, eiusdem sanguinis, extorrem egentem ex tanto modo regno cum liberis adulescentibus ante oculos suos perire sinerent. alios peregre in regnum Romam accitos; se regem, augentem bello Roma3 num imperium, a proximis scelerata coniuratione pulsum. eos inter se, quia nemo unus satis dignus regno visus sit, partes regni rapuisse, bona sua diripienda populo dedisse, ne quis expers sceleris esset. patriam se regnumque suum repetere et persequi ingratos cives velle. ferrent opem, adiuvarent; suas quoque veteres iniurias ultum irent, totiens caesas legiones,

iter. circumire... orare: infin. storici. 2. se ortum « un loro discendente, un loro concittadino, uno che era nato in mezzo a loro ». Sebbene la costruzione sia alquanto dura, e la mancanza della prep. a o ex accanto a se non interamente giustificata (cfr. però 1, 49, 9 e oriundus ex Etruscis in 2, 9, 1 di fronte ad Argis oriundos in 37, 56, 7; Tac. Ann. 12, 37: claris maioribus ortum; Cic. de off. 1, 116; Or. Sat. 1, 6, 10), pure non vi ha dubbio che il se debba considerarsi quale ablativo e riferirsi ai Tarquinienses innanzi ricordati. Il Madvig e Moritz Müller non se ne contentano e propongono di scrivere il primo: ne se (acc.) ex ipsis ortum e il secondo: ne se consortem eiusdem sanguinis. Si noti che ortum è qui adoperato da Livio colla funzione di participio sostantivato.

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eiusdem sanguinis si riferisce ad ortum o meglio al concetto generico virum o hominem che è in esso sottinteso: cfr. per una simile ellissi del nome generico accanto al genitivo di qualità 3, 27, 1; 22, 60, 5: Torquatus, priscae ac nimis durae severitatis, ita locutus fertur e Cic. pro Sext. 56, 120. extorrem egentem, cfr. per l'asindeto 37, 53, 21 e Verg. 1, 384: ipse ignotus egens. Quanto all'ellissi di terra o pur di regno accanto ad extorris, cfr. 5, 30, 6; 31, 29, 11; 37, 53, 21. ex tanto modo regno è un abl. di tempo che non ha alcuna relazione con extorris: « dopo di aver posseduto sino a poco tempo fa un regno così grande, cfr. 1, 16, 2 e 27, 2, 8: ex iam segni proelio. modo in funzione d'agg. (« di cui essi erano stati padroni fino ad ora») ricorre anche in Tac. Ann. 2, 75: pulcherrimo modo matrimonio e Curt. 4, 1, 1: Dareus tanti modo exercitus rex. liberis adulescent., cfr. n. 4, 1. alios: iperbole, poichè non si riferisce ad altri che a Numa. augentem, mentre era occupato coll'assedio di Ardea ad estendere i confini della città. proximis, Bruto e Collatino che eran prossimi parenti del re, cfr. 1, 56, 7. 57, 6 - 3. inter se rapuisse espressione brachilogica che fa propriamente le veci di raptas inter se divisisse, cfr. Cic. de rep. 1, 68: rapiunt inter se reipublicae statum e Liv. 40, 8, 13: mos sibi cuique rapiendi tyrannidem. unus nessuno separatamente, da solo », cfr. 3, 12, 4, 14, 4; 32, 20, 7; Cic. Tusc. 5, 105; Ces. b. c. 3, 18, 2: ad neminem unum summa imperii redit. persequi poena afficere, cfr. 40, 11, 10; 42, 43, 7. iniurias. Questo discorso va riferito soprattutto ai Veienti, coi quali già molte volte Roma aveva avuto occasione di combattere, cfr. 1, 15, 1: agri parte multatis in centum annos indutiae datae; 1, 33, 2: ager finesque

:

=

nemo

- veteres

agrum ademptum. haec moverunt Veientes, ac pro se quisque 4 Romano saltem duce ignominias demendas belloque amissa repetenda minaciter fremunt. Tarquinienses nomen ac cognatio movet: pulchrum videbatur suos Romae regnare. ita duo dua- 5 rum civitatium exercitus ad repetendum regnum belloque persequendos Romanos secuti Tarquinium. Postquam in agrum Romanum ventum est, obviam hosti consules eunt: Valerius 6 quadrato agmine peditem ducit; Brutus ad explorandum cum equitatu antecessit. eodem modo primus eques hostium agminis fuit, praeerat Arruns Tarquinius, filius regis: rex ipse cum legionibus sequebatur. Arruns ubi ex lictoribus procul consulem 7 esse, deinde iam propius ac certius facie quoque Brutum cognovit, inflammatus ira ille est vir inquit, « qui nos extorres expulit patria. ipse en ille nostris decoratus insignibus magnifice incedit. di regum ultores adeste ». concitat calcaribus 8 equum atque in ipsum infestus consulem derigit. sensit in se iri Brutus. decorum erat tum ipsis capessere pugnam ducibus, silva Mesia Veientibus adempta; 1, 42, 2: fusoque ingenti hostium (Veientium) exercitu Romam rediit. 4. haec, cioè il ricordo delle ingiurie sofferte. Romano saltem duce: pur sotto un condottiero Romano volevano essere guidati alla vittoria, poichè non erano riusciti da soli a vendicarsi, cfr. 39, 1; 53, 11. — minaciter appartiene a fremunt. ac cognatio mostra chiaramente come le iniuriae, di cui si è innanzi fatto parola, toccassero soltanto i Veienti. — pulchrum καλόν « onorevole », cfr. 34, 58, 10; 23, 5, 14; Verg. 2, 317. suos, loro concittadini. 5. ad repetendum regnum, sott. Tarquinio. 6. quadrato agmine. L'esercito, marciando in quadrato, poteva ove fosse stato assalito spiegarsi più facilmente in ordine di battaglia, cfr. 21, 5, 16. ducit... antecessit: cfr. per questo alternarsi del presente storico col perf. 1, 30, 1. — primus : anche il fronte dell'esercito nemico era formato dalla cavalleria. praeerat... sequebatur: si notino i due imperf. descrittivi e l'uso assoluto del v. praesum. 7. lictoribus, dai quali anche in guerra i consoli dovevano essere preceduti, cfr. 24, 44, 10. cognovit unito a Brutum significa riconobbe, riferito a consulem esse ha il senso di << si accorse, comprese ». — - propius, fatto di già più vicino di quel che non era quando scorse i littori. extorres, predic. prolettico, cfr. 37, 29, 11: extorri eiecto; 5, 30, 6: extorrem agerent. ipse è posto innanzi ad en per accrescerne l'energia: pareva che Bruto avesse scacciati i Tarquinii per regnare in loro vece. Cfr. per una simile collocazione di parole 3, 17, 6: primus en ego; 28, 27, 9. — incedere indica il passo solenne e dignitoso di chi è investito di altissimo ufficio. regum ultores, cfr. 1, 59, 10: ultores parentum dii.· 8. infestus con violenza », cfr. 19, 6: equum infestus admisit; 19, 8: tantaque vis infestis venientium hastis fuit. derigit è la grafia che adoperano quasi costantemente i migliori manoscritti di Livio in luogo di dirigit, cfr. 1, 11, 9. iri: l'inf. pass. dei

=

nomen

9 avide itaque se certamini offert: adeoque infestis animis concurrerunt, neuter, dum hostem volneraret, sui protegendi corporis memor, ut contrario ictu per parmam uterque trasfixus, 10 duabus haerentes hastis moribundi ex equis lapsi sint. simul et cetera equestris pugna coepit, neque ita multo post et pedites superveniunt. ibi varia victoria et velut aequo Marte pu

memor.

dum

pur di

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-

--

v. intransitivi ha sempre significato impersonale, cfr. 37, 5, 4: ad Naupactum iri placuit; 28, 7, 18: veriti ne ad se iretur. decorum, come a tempo degli eroi, cfr. 19, 5; 1, 12, 2. ipsis personalmente D è diviso da ducibus per metterne maggiormente in mostra il significato. itaque, cfr. per la collocazione di questa parola n. 1, 25, 10. — offert, cioè Brutus. 9. neuter: il pronome negativo vien non di rado apposto ad un concetto affermativo (cfr. 40, 30, 9 e Tac. Hist. 4, 2), senza dire che neuter memor è poi qui di gran lunga più efficace di uterque imcoll'inf. contrario ictu << dal colpo dell'avversario, dall'urto del nemico », cfr. Cic. Tusc. 4, 50: comminus ictu contrario e Val. Mass. 5, 6, 1: pariter inlatis hastis. - per parmam transfixus. La parma era di forma rotonda e di proporzioni non molto grandi e serviva quale scudo non solo ai cavalieri (cfr. 4, 38, 3), ma anche ai veliti (cfr. 38, 21, 13). Alcuni scorgono una contradizione tra il neuter memor sui protegendi corporis e il per parmam transfixus, notando che tanto l'uno quanto l'altro capitano avevano cercato di parare collo scudo l'impeto del nemico; ma essi però non badano che nè l'uno nè l'altro avevano cercato di evitarlo sia con un abile movimento del corpo o pure del cavallo, sia collo sviare il colpo della lancia nemica. Del resto la testimonianza di Livio si trova qui pienamente d'accordo con quella di Dionigi 5, 15 : καὶ λογισμὸν οὐχ ὧν πείσονται λαβόντες ... φέρουσι ταῖς σαρίσαις ἀφύκτους κατ' ἀλλήλων πληγὰς ἀμφότεροι δι' ἀσπίδων τε καὶ θωράκων. duabus le due aste con cui si eran feriti rimasero conficcate ciascuna

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nel corpo del nemico. haerentes hastis: haerere è costruito frequentemente con in, più raramente come è qui col semplice ablativo, cfr. 30, 10, 17: haerentem unco; 34, 48, 6: haerentem visceribus. — moribundi quasi morti, quasi sul punto di spirare », cfr. 20, 3: moribundus defluxit. lapsi sint. Si noti l'alternarsi che qui ha luogo del plurale col singolare e come esso è fatto con un senso di arte finissimo: nell'uterque transfixus si adombra il momento della mischia in cui l'uno e l'altro restano come feriti di un colpo solo, nell'haerentes hastis lapsi sint si descrive il movimento diverso che fanno nel cadere quei due corpi, i quali al momento dell'urto parevano diventati un corpo solo. Una ragione pari a questa ha fatto preferire di sopra il neuter memor all'uterque immemor. Per questo alternarsi così poetico del plurale col singolare si può mettere a raffronto il luogo dell'inferno dantesco, in cui Pier della Vigna così descrive il risorgere a nuova vita del corpo dei suicidi: « Come l'altre verrem per nostre spoglie, Ma non però che alcuna sen rivesta, Che non è giusto aver ciò che uom si toglie. Qui le trascineremo, e per la mesta Selva saranno i nostri corpi appesi, Ciascuno al prun dell'ombra sua molesta ». 10. pugna coepit o coepta est ricorre anche in 7, 14, 10; 9, 39, 6; 10, 36, 3; 31, 37, 2. superveniunt è adoperato quasi sempre da

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gnatum est: dextera utrimque cornua vicere, laeva superata. Veientes, vinci ab Romano milite adsueti, fusi fugatique; Tar- 11 quiniensis, novus hostis, non stetit solum, sed etiam ab sua parte, Romanum pepulit.

VII. Ita cum pugnatum esset, tantus terror Tarquinium 1 atque Etruscos incessit, ut omissa inrita re nocte ambo exercitus, Veiens Tarquiniensisque, suas quisque abirent domos. adiciunt miracula huic pugnae: silentio proximae noctis ex silva 2 Arsia ingentem editam vocem Silvani vocem eam creditam haec dicta: uno plus Tuscorum cecidisse in acie; vincere bello

-

stetit

Livio assolutamente, senza cioè la dipendenza di un dat., cfr. 24, 16, 7; 27, 28, 17. ibi, cfr, 20, 12. varia vict., cfr. n. 1, 33, 4. velut aequo Marte. Il velut è qui aggiunto per indicare che ci furono delle sconfitte dall'una e dall'altra parte, sicchè il combattimento non si potè veramente dire senza alcun risultato, ma d'altro lato per ciascuna parte le sconfitte furono pareggiate dalle vittorie riportate. 11. Tarquiniensis, il nome del popolo è qui adoperato al sing. in senso collettivo invece del plurale, cfr. Samnis, Carthaginiensis 24, 47, 7; Volscus 2, 22, 1. resistette all'impeto del nemico », cfr. 56, 11. VII. Riconoscimento della sovranità popolare e promulgazione delle leggi Valerie. 1. omissa inrita re « senza aspettare il risultato finale d combattimento; cfr. per l'asindeto 8, 12, 9: omisso infecto bello e n. 1, 14, 4. — ambo quisque: il primo descrive l'allontanamento Lo assa dal campo di battaglia, il secondo la ritirata di ciascuno dei due eserciti verso il proprio paese. Avendo Livio

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lo scopo di mettere in moet la diversa direzione che pigliano i due eserciti preferisce anche qui, come quasi abitualmente altrove, l'uso di quisque ad uterque; cfr. 30, 11; 44, 9; 1, 24, 3; 4, 43, 11; 10, 12, 3: diversique consules ad suum quisque bellum proficiscuntur; 10, 26, 6. Per la relazione di quisque con un nome collettivo cfr. 59 11 e 6, 15, 3: senatus... plebs quisque. Quanto al plurale suas in ne con quisque cfr. 1, 44, 1 e 25, 10, 9: Tarentinos recipere se in domos uas quemque iussit; e quanto all'uso di domos in luogo di domum rifu to a moltitudine si ricordi l'uso identico che fanno i classici del plurale. 2. adiciunt, sott. auctores, cioè la tradizione raccolta e riferita dagli annalisti, cfr. 25, 39, 16: verae gloriae miracula adfingunt. pugnae, cioè propriamente nella descrizione del modo come seguì la battaglia. s. Arsia non lungi dal Gianicolo tra la via Aurelia e la via Claudia, cfr. Plut. Popl. 9: tò *Αρσιον ἄλσος, Dion. 5, 16: δρυμὸς ἱερὸς ἥρωος Ορατίου. Silvanus, cfr. Val. Mass. 1, 8, 5. Era questa un'altra forma del Dio Fauno = gr. Pan, cfr. n. 1, 5, 2), al quale si attribuiva la proprietà di gettare col suo grido di guerra il panico in mezzo ai nemici, cfr. 1, 27, 7: Pallori ac Pavori e Cic. de nat. d. 3, 15. haec dicta. Si noti l'asindeto per indicare la successione del racconto. Son queste le parole pronunziate dal nume. uno plus Tuscorum, sott. quam Romanorum. Si noti che uno è qui abl. di misura ( per un solo, uno di più ») e che plus è sostantivato (e perciò regge il gen. partitivo) e fa le veci di plures Tuscos, efr.

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