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Col forte rast[r]o apre la dura terra
Et la prepara al nutritiuo humore,
Acciò ch' el seme suo uigore afferra,

Lo Agricoltore.

Di gioia il petto mio tutto si spoglia
Et con le fronde casca ogni speranza
Nè romper pote la mia firma doglia
Nulla baldanza.

Eolo, iracondo, in furia poi si moue,
Et tutto il uelo suo Cimbale inbianca;
Batte Vulcano, et sempre tona Joue,
Nè mai si stanca.

Seque le belue con soi veltri ogni hora
Quel Meleacro, et con ardor si pone
Fra pruni e stecchi, quando più lavora
Freddo aquilone.

Appress' il tiz[z]o sta la pigra vecchia,
Volgend' il stame, e narra sua novella;
Fugge il nocchiero, chè nel flutto specchia

Negra procella.

Ardo lo inverno, agiaccio in meza estate,
Nè mi ralegra primauer nè autonno;

Tutte delizie son per me passate

Et pers' il mondo. 1

Il concetto della poesia e qualche immagine mi paiono tolti da un'ode di Orazio:

Diffugere nives, redeunt jam gramina campis,

Arboribusque comae ;

Mutat terra vices, et decrescentia ripas

Flumina praetereunt.

Gratia cum Nymphis, geminisque sororibus, audet
Ducere nuda choros.

1 Mss. di Monaco.

Immortalia ne speres, monet annus,

Quae rapit hora diem.

et almum

Frigora mitescunt Zephyris: ver proterit aestas,
Interitura, simul

Pomifer autumnus fruges effuderit, et mox
Bruma recurrit iners. 1

Ma Orazio accenna alle varie stagioni e passa oltre; il Casanova si ferma a dipingerle, ad una ad una, in una serie di quadretti. E la situazione è diversa. Orazio dal rapido correre del tempo fa scaturire la massima desolante: Pulvis et umbra sumus!; il Casanova ricorre alla varietà delle stagioni, per dar risalto all'immutabilità del suo dolore.

Egli ha preso dalla mitologia nomi e colori; però vi ha aggiunto del suo non poche immagini. Ha osato di più; ha composto la prima ode saffica rimata, di cui si abbia notizia. Il vanto d'essere stato primo ad adoperar questo metro, non spetta più ad Angiolo di Costanzo.

1 Carm. Lib. IV, od. 7. Cfr. Lib. I, 4.

CAMILLO PORZIO

Dopo le ricerche amorose di Agostino Gervasio, 1 il Beltrani, il Fiorentino, il Minieri-Riccio 2 hanno messo in luce altri non pochi particolari della vita di Camillo Porzio; ma la sua biografia compiuta non s'è potuta ancora, e forse, non si potrà scriver mai. A cominciare dal bel principio, ignoriamo l'anno della sua nascita: sappiamo soltanto che fu uno de' sette figliuoli del celebre filosofo Simone, il quale, verso la fine. del 1525, aveva sposato, in Napoli, Porzia d'Anna.

Fatti gli studi di giurisprudenza all' Università di Bologna, si addottorò in utroque jure a Pisa, il 19 settembre del 1552. Il padre, ch'era a Napoli, lo voleva presso di sè; ma egli si mostrava restio a contentarlo, forse perchè gli rincresceva di porsi, ancor molto giovane, alla cura degli affari domestici. Bisognò che Simone pregasse ripetutamente il duca Cosimo di in

1 Intorno alla vita ed agli scritti di C. P. napoletano, ragionamento di AGOSTINO GERVASIO (1832) ripubblicato nell'ediz. Pomba delle opere del Porzio, Torino, 1852.

2 GIAMBATTISTA BELTRANI, Degli studi su C. P. e sulle sue opere, nella Rivista Europa, vol. VII (1878) pp. 76-88 e 233-52FRANCESCO FIORENTINO, Della vita e delle opere di Simone Porzio, nella N. Antologia, vol. XIII e XIV (1879) — C. MINIERI-RICCIO, recensione dello scritto del Beltrani nell'Archivio Storico per le prov. napol., Anno III, f. 3.o (1878).

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