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Parrà che io sia andato troppo per le lunghe; ma ho creduto necessario quasi pesare ad una ad una le parole del passo controverso. Sin qui, per altro, ho, con i commentatori, dato all'ancor del primo verso valore e significato di avverbio. Ma ancor può esser congiunzione e significare anche, ancorchè, sinanche. Per conseguenza, il passo che analizziamo potrebbe essere ordinato così: Uno che, ancor (anche, sinanche) da presso, ti vide come ecc. 1 Nè debbo tacere, infine, che il secondo verso si presta a un'interpretazione alquanto più libera di quella già esposta, ed è: A quel modo che altri s'innamora di te per fama, ossia conforme, tal quale ti dipinge la fama agli altri, si che s'innamorino di te. Claudiano aveva detto: Minuit praesentia famam; nel caso nostro si tratterebbe precisamente del contrario. Il poeta stesso ci ha lasciato notizia dell'ammirazione che gl'ispirò Cola quando lo conobbe, delle speranze che suscitò nell'animo suo: allorchè i fatti vennero a dimostrare quanto fosse meritata quella, quanto fondate queste, dovette esser lieto di essere stato il primo a vedere, a giudicare Cola per quel che soltanto più tardi si doveva manifestare agli altri. Ciò, se non erro, è confermato da una frase dell' hortatoria: «Testis ego sibi sum semper eum hoc quod tandem peperit sub proecordiis habuisse ».

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Tanto la prima, quanto la seconda interpretazione, ci svelano ne' due versi un ricordo naturalissimo e opportuno, ricordo che, attestando antica fiducia, si collega con l'esortazione implicitamente contenuta negli altri:

1 Debbo questa osservazione a un mio antico compagno di scuola l'avv. Giovanni Polito De Rosa, al quale le cure del grave suo ufzio di pretore non impediscono di occuparsi di studi letterari.

2 De bello Gildonico, 385. Mi suggerisce questa riflessione il mio carissimo prof. L. Morandi.

Dice che Roma ogni ora

Con gli occhi di dolor bagnati e molli

Ti chier mercè da tutti i sette colli.

E codesto legame cesserebbe di esserci, e non s'intenderebbe la presenza di que' due versi nel bel mezzo dell'ultima stanza, se la canzone non fosse stata composta per Cola di Rienzo. Infatti, qual bisogno, quale opportunità, quale convenienza avrebbe indotto il poeta a dire a un Colonna, o a qualunque altra persona:

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un che non ti vide ancor da presso

Se non come per fama uom s'innamora ?

E a far di questa osservazione quasi la premessa de' tre versi finali?

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Un mio dottissimo amico mi diceva, non è molto: « Vedrai che tra cinque anni si tornerà a credere la canzone Spirto gentil.... diretta a Cola di Rienzo ». Sarei troppo presuntuoso se osassi pensare che, per opera mia, il vaticinio si possa avverare un sol giorno prima del termine, che il mio amico e avrà avuto le sue buone ragioni certamente ha assegnato. Ma, intanto, non sarà stato del tutto inutile dichiarare perchè senza peccare di credulità fanciullesca, senza costringere fatti e documenti a dire quel che non dicono, senza giudicare il passato co' criteri e con i sentimenti dell'oggi sia lecito credere « la causa del tribuno non ancora irremissibilmente perduta.

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SUL TEATRO ITALIANO ANTICO

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