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Si può dire di Bosone quel che il D'Ancona disse di Stefanuccio Colonna: 1 « Troppo piccolo sarebbe il personaggio, troppo meschina l'occasione per una siffatta poesia ». Piccolo il personaggio per sè stesso, perchè, quantunque fosse stato podestà in parecchie città, capitano del popolo e vicario di Lodovico il Bavaro a Pisa (dove, poveretto, finì con l'esser messo in prigione), quantunque nominato al governo di Roma, non è certo da mettere a paro con Stefano Colonna il giovine, il guerriero valorosissimo, al quale il poeta potè scrivere:

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Seguite là dove vi chiama

Vostra fortuna, dritto per la strada,

Che vi può dar, dopo la morte ancora

Mille e mill' anni, al mondo onore e fama. 2

Tanto meno Bosone è paragonabile con Stefano Colonna il vecchio, con colui che il Petrarca « non istette in dubbio di rassomigliare a Giulio Cesare e a Scipione l'Africano » e chiamò « fenice risorta dalle ceneri degli antichi eroi ». 3 Che cosa aveva fatto, che cosa poteva far sperare di sè il gubbiese, perchè il Petrarca ponesse tanta fiducia in lui, da confidare che proprio lui avrebbe ridonato a Roma la pace e avviatala alla grandezza antica? Eccitabile, facile ad illudersi quanto si vuole, il poeta avrebbe visto da sè l'esagerazione dei versi:

Io parlo a te, però ch'altrove un raggio
Non veggio di vertù ch'al mondo è spenta.

1 Studi, p. 73.

2 Son. Vinse Annibal, ecc., scritto per la vittoria che Stefano Colonna il giovine riportò su i suoi nemici, nel 1333, a San Cesario. Cfr. FRACASSETTI, Lettere di F. P., lib. III, 3, vol. I, p. 409.

3 BORGOGNONI, op. cit., pp. 11 e 12.

Nel 1337 egli credeva di vedere e ammirava la virtù in parecchi, soprattutto ne' Colonnesi, come provano le sue lettere di quel tempo. 1

Ma Bosone era poeta e« questa qualità non potrebbe aver esercitato una grande influenza sul Petrarca? » Qual poeta fosse Bosone, l' ha ben dimostrato testé il Mazzatinti, 2 che gli ha pure definitivamente tolto il vanto, comunque meschino, di aver composto l'Avventuroso Ciciliano. I versi a lui attribuiti, parte non son suoi, parte sono « inintelligibili », parte « non valgono nulla »: insomma, egli « ha perduto ogni lode di letterato ». 3 Del sonetto che Cino da Pistoia potrebbe avergli diretto, il Carducci opina: « No, l'amoroso messer Cino, non può aver pensato questi rei versi... ». 4 E lo avrebbe giudicato poeta il Petrarca, il quale a tanto pochi credeva convenisse tal nome, che, quando Cola di Rienzo fu tenuto dal volgo di Avignone poeta, scrisse severamente a Francesco dei Santi

1 Nella sola lettera 13 del lib. II delle Famil., scritta da Capranica, nel 1337, al cardinale G. Colonna, il poeta chiama Orso dell'Anguillara « ospite generoso quant'altri mai, forte di consiglio, gentilmente severo, e dignitosamente benigno inverso i suoi, delle Muse amicissimo, e de' migliori ingegni ammiratore ed estimatore preclaro » accenna al vescovo Giovanni Colonna come ad uomo unico al mondo e quasi divino, dice il valore di Stefano Colonna

degnissimo di poemi. Ed. e vol. cit., p. 396.

2 Bosone da Gubbio e le sue opere, negli Studi di Filol. rom. del MONACI, fasc. 2.

3 Ivi, pp. 325 seg.

4 Della varia fortuna di Dante, negli Studi letterari; Livorno, Vigo, 1874, pp. 274-75. Il CARDUCCI, nella prefazione alle Rime di M. Cino da Pistoia, ecc. (Firenze, Barbèra, 1862, p. XLIV) scrisse di Bosone: << Poco spirito ebbe d'eleganza e men di poesia

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Apostoli: «A meritare il nome di poeta non basta far versi! » 1

«

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Troppo meschina sarebbe anche l'occasione della poesia. Nessuno potrebbe provarlo meglio del Bartoli. È egli presumibile domanderò con lui che il Petrarca potesse riporre così grandi speranze in quella vecchia e cadente magistratura senatoria? Si può credere che parlando a chi aveva un altro collega, pari di dignità e di autorità, gli dicesse ch'egli era giunto all'onorata verga, con la qual Roma e' suoi erranti correggi? Non sembrano queste parole indicare piuttosto un potere pieno ed assoluto? » 2 Troppo meschina, inoltre, chi rifletta che Benedetto XII elesse Bosone e Jacopo de' Gabrielli senatori per un anno solo. Quel che il Petrarca spera e aspetta nella canzone, oltre a richieder pieno e assoluto potere, richiedeva assai maggior durata di esso. Nè basta: il Petrarca non poteva ignorare che, nell'anno 1337, il vero senatore era il papa. Sicuro, proprio il papa, al quale, nel luglio di quell'anno appunto, il popolo romano aveva, unanime, conferito le cariche e dignità di senatore, capitano, sindaco e difensore della città. E Benedetto XII, occupato in altre e diverse faccende, pensò di nominare due delegati, o luogotenenti, o vicari, per un anno, con lo stipendio di seimila fiorini. Luogotenente del papa e stipendiato da lui, Bosone avrebbe meritato le lodi. grandissime e la fiducia straordinaria di Francesco Pe

1 Familiar., XIII, 6. II PETRARCA citò i versi d'ORAZIO (Serm., I, IV):

...

neque enim concludere versum

Dixeris esse satis; neque, si quis scribat uti nos
Sermoni propiora, putes hunc esse poetam.

2 Storia della lett. ital., vol. VII, p. 128.

trarca! 1 A Bosone, nominato dal papa per far le veci di lui, avrebbe il poeta potuto dire: « Questa gentil madre ti ha chiamato acciocchè sterpi da lei le male

1 << Benedictus Ep., etc. Dilectis filiis Nobilibus Viris Iacobo Conti (sic) de Gabrielibus et Bosono Novelli militibus de Eugubio sal.... Prefatus populus gerens erga personam nostram devotionis et reverentie filialis affectum Senatoriam, Capitaneatum, sindacatum et defensoratum dicte Vrbis ad vitam nostram nobis iamdudum unanimi voluntate commisit, per nos vel alium seu alios iuxta nostrum beneplacitum exercendos et administrandos.... Nos autem.... diversis et variis.... negotiorum.... sarcinis occupati.... vobis Senatoriam, etc. usque ad annum unum a data presentium inchoandum tenore presentium duximus committendos.... Datum Avinione Idibus Octobris, Pontificatus nostri anno tercio >>.

<< Senatoribus urbis pontifex assignat consuetum salarium sex millium florenorum. Benedictus ep. etc. Dilectis filiis Nobilibus viris Iacobo Canti de Gabrielibus et Bosono Novello etc. Dat. Avin. Id. Octob.>> THEINER, Codex diplomaticus Dominii temporalis S. Sedis; Rome, impr. du Vatican, 1862, t. II, L, LI.

Dopo un anno, i due luogotenenti ottennero proroga dell'ufficio: « Iacobo de Gabrielibus et Bossono Novello senatoria Urbis cum consueto salario prorogatur.... Quia per vestrorum laudabilia experimenta virtutum redditi sumus certi, quod in regimine dictorum Urbis et populi, omni partialitate remota, consulte ac provide et laudabiliter vos gessistis etc. predictam commissionem per nos de huiusmodi Senatoria etc. vobis factam, a fine dicti anni usque ad festum beati Iohannis Baptistae proximo futurum tenore presentium duximus prorogandum, cum sala rio pro rata huiusmodi temporis.... Dat. Avin. VII. Kalen. Augusti ». Ivi, LVIII.

Però nell'ottobre dello stesso anno 1338 (quarto del pontificato di Benedetto) son nominati senatori Matteo Orsino e Pietro Colonna, con le stesse frasi e formule usate già per Iacopo e Bosone, per esempio: « Ad vos igitur genere nobiles, morum venustate conspicuos, in rebus agendis providos ac fidelitatis et constantie virtutibus redimitos.... Considerantes firmaque fiducia et indubitata tenentes, quod sub vestri providi regiminis tempore in prefata Urbs pax reformabitur, et reformata, deo auxiliante, servabitur, et reddetur iusticia universis etc. Ivi, LXI, p. 39 e p. 28, col. 1.a Cfr. GREGOROVIUS, Storia della città di Roma, ecc. Venezia Antonelli, 1873, vol. VI, pp. 230-32.

piante?» L'aveva forse chiamato Roma? 1 Del resto, ammesso che il Petrarca ignorasse finanche il nome di Jacopo de' Gabrielli, non doveva ignorare che Bosone, per legge, aveva un compagno. Il più bello è, che, in tutte le lettere del papa a que' due, sempre il nome dell'oscuro, dell'ignoto Jacopo de' Gabrielli precede quello del suo illustre collega. 2 Questo che significa? Una prova a favore del suo dubbio, il Bartoli ha pensato di trovarla in una tal quale corrispondenza tra una stanza della canzone e una lettera, scritta dal Petrarca nel 1337.

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A me pare corrispondenza vera non ci sia. Nella lettera, datata da Capranica, il Petrarca descrive i luoghi circostanti, amenissimi e fertili: sola, soggiunge, « sola da questa terra è bandita la pace ». << Chiuso nell'armi veglia sul gregge il pastore meglio dai ladroni che non dai lupi a difesa: coperto di lorica il bifolco ad uso di pungolo villanesco adopera

1 Ciò valga di risposta al D'OVIDIO, il quale, da questa frase, ricava che lo Spirto gentile dovette essere Bosone, perchè invitato di fuori.

2 Oltre le lettere già indicate, si veggano queste altre nel

THEINER:

LVI. << Senatoribus Urbis, ut qui tempore treugarum pontem Milvium aliosque pontes Urbis destruxerant ad eos reficiendos compellant. Dilectis filiis Nobilibus viris Iacobo de Gabrielibus et Boso Novello, etc. Dat. Avin. Id. Aprilis ».

LVII. << Consilio et populo Urbis, ut ab impositione novorum onerum in Patrimonio ac Campania et Maritima ratione militum per eos tenendorum abstineant. Dilectis filiis Nobilibus viris Iacobo Canti de Gabrielibus, et Bosono Novello Militibus de Eugubio, senatorie officium pro nobis in Urbe gerentibus, nec non Consilio et populo Urbis, etc. Dat. Avin. IIII Kal. Maii ». Se di questi documenti si fosse ricordato il BARTOLI, non avrebbe parlato ripetutamente di Bosone come se solo costui avesse governato Roma nel 1337. Vedi la Domenica del Fracassa, anno II n. 5.

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