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loro semplicità, al pari delle parole di Maria al pargoletto Gesù e di quelle de' pastori, nella Lauda per la natività; al pari del lamento di Maria su le membra del figliuolo, nella Devozione del venerdì santo.

II

Come altri generi letterari, il dramma religioso italiano giunse al più alto grado di svolgimento e di perfezione in Firenze. Colà ebbe più specialmente nome di Rappresentazione; sostituì l'ottava a' metri un po' troppo angusti, di cui s'era servito nella regione nativa; usò costantemente l'Annunziazione, recitata da un Angiolo, per esporre in breve l'argomento ed esortare gli uditori all'attenzione benevola, al silenzio, e la Licenza per ringraziare l'uditorio e accommiatarlo.

Ignoriamo il tempo preciso del passaggio di esso dall'Umbria alla Toscana, e ci mancano notizie e documenti dell'elaborazione, a cui fu sottoposto, prima di giungere alla forma definitiva, nata, a giudizio del D'Ancona, dal connubio della devozione umbra con << certe pompe cittadinesche, onde ab antico soleva celebrarsi la festa del santo Patrono» in Firenze. Si fece risalire la Rappresentazione di uno santo padre e d'uno monaco al secolo XIV, almeno agli ultimi anni di esso; ma le ragioni poco solide, addotte a prova di questa opinione, furono agevolmente confutate: nemmeno si può giudicarla un dramma claustrale, destinato a essere udito solo da frati, poichè, per tacer d'altro, mal s'intenderebbe come essi si acconciassero ad ascoltare tranquillamente la dipintura satirica de' costumi loro, messa in bocca al Compare.

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Al pari della lirica e dell'epica popolare, la rappresentazione sacra fu sollevata, abbellita, ingentilita,

acquistò importanza di forma letteraria durante il predominio mediceo, soprattutto al tempo di Lorenzo il Magnifico, per opera di Feo Belcari, di Bernardo e di Antonia Pulci, di Lorenzo di Pier Francesco de' Medici e dello stesso Magnifico. Sette rappresentazioni compose Pierozzo Castellano de' Castellani, professore di diritto canonico a Pisa; una Giuliano Dati fiorentino, vissuto molti anni e morto a Roma nel 1523. Di moltissime altre ignoriamo gli autori. L'Abramo ed Isac del Belcari fu rappresentato nel 1449; il San Giovanni e Paulo del Magnifico quarant'anni dopo. Qualche volta si recitarono in chiesa (l'Abramo ed Isac in quella di Cestello); altre volte, in oratòri, in sale di conventi, o all'aria aperta, in un prato, in piazza. Attori (voci) erano giovinetti e fanciulli, diretti da un festaiuolo, raccolti in compagnie devote, dette anche scuole. Quella del Vangelista rappresentò il San Giovanni Paulo; tra gli attori che, in grazia de' teneri anni, chiedevano scusa di non saper bene i versi e di non saper sostenere bene le parti di signori, di vecchi, di donne - erano Lorenzo de' Medici padre di Palla, di soli sette anni, e Giuliano terzogenito del Magnifico, di circa dieci. D'ordinario si assisteva allo spettacolo in giorni solenni, verso sera. Ne' primi tempi i versi, almeno in parte, si cantavano.

Senza tumulto stian le voci chete,

Massimamente poi quando si canta,

si legge nell' annunziazione del San Giovanni e Paulo. Nella Rappresentazione d'uno Santo padre e d'uno Monaco, il secondo, mentre appresta i cibi, canta tre ottave come rispetti; alla fine di essa la didascalia avverte: «puossi cantare qualche cosa, come, per esempio, il Taddeo e qualche lauda appartenente a materia di gaudio.» Nell' Abramo ed Isac, il patriarca, a un certo

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punto, dice una stanza a ballo, il figliuolo, mentre scende dal monte, va cantando due ottave, vedutili tornar sani e salvi, Sara, a dispetto degli anni, con tutti gli altri di casa, meno Abramo e i due angioli, balla, cantando una laude. Non mancava la musica, specie al principio e alla fine. « Il festaiolo scrive il D'Ancona - quando cominciava lo spettacolo, andava a sedere, certo in posto separato, come il corego del dramma greco: forse sul palco stesso, ma non confuso cogli attori. I personaggi investiti di qualche dignità, come i re e gl'imperatori, stavano ordinariamente anch'essi a sedere, che era segno della loro maggioranza. Gli altri, quando non avevano cosa alcuna da dire, mettevansi pure a sedere ai loro posti; ma recitavano in piedi, mentre i da più dicevano stando seduti, salvo casi particolari ed avvertiti. Perchè infatti un di costoro parli innanzi di porsi in sedia, debbesi trattare di cose di grande importanza o di gran segretezza e premura, come nella Regina Ester, ove Assuero tornato a palazzo e innanzi si ponga a sedere chiama lo scalco da canto e in segreto gli ordina di far prendere i traditori. Anche il re Avenerio, nel Barlaam e Josafat, tornato a casa dice ai suoi baroni, prima che ritorni a sedere, la sua risoluzione di abdicare in favore del figlio. Le regine partecipavano al privilegio dei loro augusti consorti. Quella della Santa Cristina, giungendo presso al marito, non gli parla se non posta a sedere: nella Santa Uliva lo sposo, datole l'anello, la piglia per mano, menala a sedere, e posta in sedia dà ordine ai suonatori che dien dentro ne' suoni; nella Stella l'imperatore, comandando al siniscalco di punire la regina madre, gli dice:

Vanne alla sedia sua e non tardare,

E cavale di testa la corona.

1 Vol. I, p. 349.

Dio padre non si presentava altrimenti innanzi al pubblico, se non seduto; e così pure Satanasso, che è re dell'Inferno: onde nel Teofilo, quando ei risponde all'invocazione del negromante e salta su dagli abissi, i diavoli rizzano una sedia, e Belzebù a sedere dimanda la ragione dell'essere stato incomodato. » Con gran cura si cercava conseguire l'illusione scenica, imitando scrupolosamente e minuziosamente la realtà e non risparmiando agli spettatori la vista di atti e di oggetti, che oggi, con tutto il realismo e il naturalismo, farebbero nausea, schifo, ribrezzo. Nella Devozione umbra i frustatori frustavano Cristo un poco, devotamente, o proprio dovevan mostrare soltanto de li dare alcuno colpo; a ben altre scene si assisteva in Firenze, quando si trattava di rappresentare martiri di vergini e di santi. A Sant' Agata si mozzavano le poppe, - Santa Dorotea era messa su la graticola, poi così nuda legata ad una colonna e crudelmente con gli uncini laniata, San Romolo trascinato per la gola, e i suoi discepoli, chi per un piede, chi per un braccio, uno altro per i capelli, l'altro per tutte e due le braccia, Santa Juliana spogliata, legata ad una colonna, battuta forte, straziata da una doccia di piombo liquefatto sul capo, messa a una ruota piena di rasoi, infine decapitata. Ma si ha da ritenere che si procurasse di conciliare alla meglio la decenza, la necessità di non far soffrire realmente gli attori, con l'illusione scenica.

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La rappresentazione sacra non conobbe le famose unità di tempo e di luogo. Rispetto alla prima, basti osservare che, nell' Abramo e Isac, passano sei giorni dalla partenza del patriarca e del figliuolo al ritorno loro a casa, nel Barlaam e Josafat, i fatti si svolgono dalla nascita del protagonista alla sua assunzione al trono e all' abdicazione, nel S. Giovanni e Paulo, tre imperatori occupano successivamente il trono. Spesso

i personaggi stessi facevano sapere quanti giorni, o mesi, o anni, fossero passati da un episodio all'altro. E, rispetto all'unità di luogo, basterebbe ricordar che i fatti della Passione avvengono in varie parti di Gerusalemme, per la via che mena dalla città al Calvario e, da ultimo, sul monte. Nella Rappresentazione d'uno Santo padre e d'uno Monaco, si va dalla casa del giovane alla dimora del santo padre, nell' Abramo ed Isac, dalla casa di Abramo alla montagna, su cui deve farsi il sacrificio, e da questa a quella, nel Barlaam e Josafat, dalla reggia al palazzo dov'è custodito Josafat e viceversa, più volte, sinchè il giovane non ripara al deserto, nel S. Giovanni e Paulo, dalla capitale si corre con Gallicano in Dacia, si torna con lui alla capitale, dove s'assiste all'esaltazione di Giuliano e, lontano dalla reggia certamente, al supplizio di Giovanni e di Paolo, si segue Giuliano in Oriente, si fa sosta a Cesarea, donde si parte per esser presenti alla morte dell' Apostata. Molto più vivace immaginazione della nostra dovevan avere gli spettatori delle sacre rappresentazioni, sotto gli occhi dei quali, in piccolo spazio, contemporaneamente, apparivano, sin dal principio, i diversi luoghi, dove l'azione si sarebbe svolta, ed anche i personaggi, ciascuno al posto, o scompartimento assegnatogli. Talora i nomi di luoghi e di edifizi eran indicati da cartelli; più spesso l'attore annunziava d'andare, o di trovarsi in un dato luogo. Le indicazioni da cui è preceduto l'Abramo ed Agar danno un'idea sufficiente dell'aspetto del palcoscenico, sul quale fu rappresentato: « Abraam sta a sedere in luogo un poco rilevato e Sarra appresso a lui et a' piedi loro da mano destra debbe star Isac, e da mano sinistra un poco più discosto debbe stare Ismael con Agar sua madre; et alla fine del palco da man destra debbe essere un altare, dove Abraam va a fare orazione, et alla mano

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