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avversarii di tanto numero, quanto pareva imperò che de' tre ordini, l'ecclesiastico non aveva ricevuto dalla scisma se non oltraggi e rapine: il popolare, in cambio d'un sottilissimo censo il quale prima si pagava a san Pietro, esser stato oppresso da infinite gravezze: fra la nobiltà solamente averci alcuni ingrassati con le prede ecclesiastiche; ma questi a rispetto di tutti gli altri esser pochi, dependenti dalla beneficenza della reina negli ufficii da lor posseduti, e tali che potrebbonsi per altro modo quietare. Pregavala in somma a scuotersi da quel trepidare importuno, ed a rimuoverne parimente l'animo dell'imperadore a cui egli fra tanto sarebbe andato col titolo dell' altra sua legazione.

Continuossi dal cardinale il viaggio, avendo mandato in (1) Francia l'abate di s. Saluto con lettere al re ed a'ministri regii, e papali, le quali davano contezza di questo suo nuovo carico e commise al Fiordibello il medesimo ufficio con Cesare. Egli per via fermossi alquanto a Dilinga, luogo del cardinal d'Augusta, a

(1) Tutto appare dal mentovato registro.

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fine d'aspettar le fide del duca di Virtemberga e d'altri signori eretici, le cui terre gli conveniva di toccare. Ivi lo trovò il Peningo (1) ritornato d'Inghilterra con una lettera amorevolissima e religiosissima scrittagli dalla reina (2) di sua propria mano, la qual ne' particolari si rimetteva alla voce del portatore : e l'ambasciata era in sustanza: che il Polo s'avvicinasse (3) piampiano, venendo a Brusselles, e che la reina s'intenderebbe seco per lettere, le quali farebbegli consegnare dal vescovo d'Arras per assicurarne il perveni

mento.

Il cardinal Dandino già richiamato dalla sua legazione era tornato (4) verso Italia, e veduto il cardinal Polo per via, gli aveva predetta poca soddisfazion di Cesare in quella sua nuova commessione. E ciò gli fu poi raffermato dal Fiordibel

(1) A' 20 d'ottobre 1553.

(2) Segnata a'7 d'ottobre 1553.

(3) Appare dalla lettera del cardinal Polo segnata il dì 21 d' ottobre, e dalla instruzione portata a Roma dal Peningo segnata lo stesso giorno.

(4) Tutto appare da una del Fiordibello al cardinal Polo a' 15 d'ottobre, e da una del Polo al` papa a' 21 d' ottobre 1553.

lo, il quale tosto che ne diè annunzio al vescovo d'Arras, il vide far atto d'una spiacevole maraviglia. Il pontefice non aver premesso di ciò verun cenno all'imperadore: come potersi sperar effetto della pace da un Legato solo, quando nulla avevano operato due, i quali erano rivocati? esser questa legazione per apparire un velo della legazione inglese: sì che fortemente se ne dorrebbe la reina, la quale abborriva in tal tempo così fatta dimostrazione, sì come contraria al ben suo e del publico e sapere il vescovo ch'ella aveva ciò dichiarato al cardinale. Ma contuttociò proseguendo egli il cammino, ed entrato di poche leghe nello stato del duca di Virtemberga da cui aveva ricevuta la sicurtà del passo, gli sopravvenne Giovanni di Mendozza, il quale gli portò (1) una lettera di credenza da Cesare, ed insieme ambasciata, (2) che per gravissime cagioni, le quali sua maestà aveva significate al pontefice, non giudicava ben fat

(1) Segnata a' 15 d'ottobre.

(2) Tutto sta in lettere ed in instruzioni mandate a Roma dal cardinal Polo a' 27 d'ottobre per altro messo, richiamando il Peningo ch'era per via.

to ch'ei venisse alla corte. Per tanto il richiedeva, che si fermasse o quivi o in altro luogo per via. Le cagioni furono esplicate poi dal Mendozza, ed erano le già riferite, ed oltre a ciò, che sarebbe stato con carico dell'imperadore, se mandandosi un Legato solo, questi andasse dapprima a lui, e così mostrasse, che nella sua parte fosse la difficultà della pace, e'l bisogno dell'industria per impetrarla. Toccò ancora quasi per incidenza il matrimonio della reina: mostrando, che ciò faceva mestiero che precedesse l'altre opere: e che conveniva farlo con forestiero per torre il contrasto fra'paesani, a'quali sarebbe stata incomportabile la soggezione verso chi dianzi miravano con equalità di stato, e con emulazione d'affetto. Sopra che il Polo tennesi in dire, ch'erano cose degne di gran considerazione. Ma non così tennesi in dissimular la puntura di quell'arresto, dolendosi, che ciò avveniva con indegnità della sede apostolica: ch'egli avendo commessione dal papa di andare avanti, non vedeva come potesse per volontà d'altro principe rattenersi. Meglio essere, che l'imperadore parlasse

svelatamente, e dichiarasse ripugnanza alla sua persona particolare, che ad una legazion pontificia in universale. Il Mendozza cercò di levargli questa sospicione quanto era alla sua persona : e gli propose di venir con lentezza, e di fermarsi a Liegi. Ma il cardinale riputò maggior suo disonore arrivar così presso alla corte, e dimorar ivi poi, quasi picchiando all'uscio, e non impetrando l'entrata. Senza che, parevagli, che starebbe quivi più sotto chiave, non avendo libertà di poter andare alla reina per altra via quando volesse. Onde amò meglio di ristare a Dilinga. Ed ivi pochi di appresso ricevette commessione per lettere del cardinal del Monte (1), che avendo addotte l'imperadore al pontefice ragioni probabili intorno alla fermata di lui, si contentasse di non procedere, finchè a sua maestà non paresse opportuno. E benchè l'abate di san Saluto avesse trovata (2) buona disposizione in Francia sopra l'andata colà del Polo,

(1) Lettera del cardinal del Monte al Polo a' 28 d'ottobre 1553.

(2) Quello che segue, tutto sta in innumerabili lettere e scritture del già detto registro.

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